lunedì 25 agosto 2008
KLEDI KADIU
Anche questo post giaceva nella mia mente da tempo.
Io lo dedico a quel ragazzo albanese che ho incontrato nell’ultimo meeting che abbiamo fatto sul Kosovo a Torino. In realtà non so come si chiama. E’ scappato quando mi sono avvicinata con carta e penna per chiedergli l’email. I miei amici dicono che dovrei stare io in Kosovo per risolvere i problemi, visto che faccio così tanta paura che scappano tutti (quindi anche gli americani).
Quello che so con certezza è che se tutte le persone fossero come Kledi non ci sarebbero le guerre e le persone si stimerebbero per quel che sono e si vivrebbe bene, perché ci si aiuterebbe un con l’altro.
Questo lo so perché il povero Kledi ha subito un’agressione con insulti e pestaggi, ma non ha avuto una sola parola cattiva contro chi gli ha fatto del male e l’ha insultato solo perché è albanese.
Si è limitato a sporgere regolare denuncia e si chiede perché tanta cattiveria quando tutti gli vogliono un bene infinito.
Lui non sa che a Roma e non solo a Roma, negli ultimi tempi, si sono moltiplicate le aggressioni agli stranieri e non solo agli stranieri, ma anche ai gay.
E’ il frutto di una politica di giustizia “fai da te”. Le ronde che molti comuni hanno adottato come “aiuto” alle forze dell’ordine si sono tramutate in cinque ragazzi assassini a Verona.
Quindi io spero che i nostri mass media cambino rotta e mandino in onda tante interviste a persone buone come Kledi.
Chi semina vento raccoglie tempesta e l’unico vento che amiamo è quello che emanano le persone che costruiscono la pace.
Kledi è maestro di danza, ma è anche maestro di vita.
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