sabato 31 ottobre 2009
Il nostro campione Umberto !
Umberto ha preso un altro premio !!
E' il Premio letterario nazionale "Erice Anteka"
Siamo cosi' contenti che non stiamo più nella pelle !
Umberto ha vinto con un racconto che si intitola Spittifair. Se ce lo richiedete tramite mail , ve lo possiamo mandare.
Grazie grande Umberto, non vediamo l'ora di leggere il tuo prossimo libro.
Broj jedan per noi !
Umberto Li Gioi
venerdì 30 ottobre 2009
Sesta lezione di italiano
Le doppie !!
La voglia scalpitava, strillava,
tuonava..cantava..
Da notte fonda nel petto di..
Paola..oh..Paola..
La noia quella sera era troppa
E cercava, chiamava
200 principi e invece lei era la
dama del castello
RIT:
Il tuo è un rosso relativo
Senza macchia d'amore ma adesso
Canterà dentro di te
Per la gran solitudine e..
Forza..amati per questa sera
Che domani torni in te ma
Non ti diverte perché
Vuoi qualcosa di più facile.
La timidezza c'era ma svaniva,
scappava di notte..si dileguava
dagli occhi di..
Paola..oh..Paola
Giocava a rimpiattino nascondeva
E mostrava, cercava
Il cacciatore e invece lei era la
Preda dentro il bosco
RIT:
...
E non riposi più
Solo lo schermo e tu (e provo pena)
Tastiera e anima
Posso dimostrarti adesso che ha
Ben altre forme il sesso...
La voglia scalpitava, strillava, tuonava..cantava..
Da notte fonda nel petto di..
Paola..oh..Paola..
La noia quella sera era troppa
E cercava, chiamava
200 principi e invece lei era la
Dama del castello
Strillava, notte, petto, troppa, castello, rosso, adesso, timidezza, scappava, occhi, rimpiattino, cacciatore ...
Rosso relativo
giovedì 29 ottobre 2009
E' nato Politibalkando !
Ebbene si ! Era una decisione presa da tempo, meditata, vagliata e poi attuata.
Negli ultimi tempi balkan mi stava troppo stretto.
Quando abbiamo aperto io, Francy e Ske, abbiamo detto niente politica, ma non sapevo cio' che sarebbe successo nel mio paese. Tutti e tre pensavamo alla politica balkanika. Tradizioni, musica e cultura e tutto cio' che unisce, ma niente di cio' che divide.
Potevo pensare che il nostro governo avrebbe fatto le leggi razziali ?
Potevo pensare che a Febbraio 09, nel nord est Italia, avrei sentito in tv dei sindaci incitare al razzismo ?
E qui sempre a fare lo slalom tra i post di politica mancati per essere fedele agli impegni presi e i blog balkanici che di politica ne parlano e ne parlano male.
Ma cio' che ha fatto traboccare il vaso è stata una persona che sotto falso nome è andata ad insultare su un blog balkaniko e poi è venuta da me e mi ha detto :
"Non ce l'ho con te, ma la' me lo lasciano fare"
In quel momento ho detto basta. Giusto il tempo per una piccola litigata con gli amici che gestiscono gli altri blog balkanici educati e poi la decisione di fare qualcosa di concreto.
Questo blog è una bella opportunità per tutti.
Per me è una scommessa verso quei blog pieni di insulti e anche verso me stessa, perchè scommetto con me stessa, prima ancora che con altri, di riuscire a condurre un blog politico senza insulti e in maniera educata.
Finalmente potrò gestire le minacce, se ve ne saranno e sono convinta che arriveranno una marea di persone favolose a dire il loro pensiero, come è successo qui, su balkan.
Ci sarà uno spazio ospiti, sempre che i post siano educati e mi scagliero' contro tutte le mafie.
Tenete quindi sempre pronti 2 kg di arance !
Politibalkando, il mio sesto blog !
mercoledì 28 ottobre 2009
Giovanni De Cecco
Dedicato al nostro gustoloso Daniele D.B.
Giovanni è un ragazzo bellissimo, con due occhi grandi come la simpatia che comunica a tutti.
Pensate che non trovavo notizie per fare questo post e gli ho scritto una mail.
Lui risponde: " Ah bella ! Adesso sono a Bucarest, e ho difficoltà ad inviarti quello che mi riguarda. Scrivimi esattamente quante righe vuoi e su che cosa (concerti, influenze,conti bancari, ecc...). Grazie mille!"
Ma Giovanni è un bravissimo pianista e un antidivo.
Bravo e bello e simpatico !
Il 25 Ottobre scorso ha tenuto un concerto a Bucarest e l'8 Dicembre sarà in Germania, al Castello di Wolfburg con Leonardo Jeszenski al violino.
Giovanni De Cecco
Gypsy pianist
www.giovannidececco.com
Giovanni è un ragazzo bellissimo, con due occhi grandi come la simpatia che comunica a tutti.
Pensate che non trovavo notizie per fare questo post e gli ho scritto una mail.
Lui risponde: " Ah bella ! Adesso sono a Bucarest, e ho difficoltà ad inviarti quello che mi riguarda. Scrivimi esattamente quante righe vuoi e su che cosa (concerti, influenze,conti bancari, ecc...). Grazie mille!"
Ma Giovanni è un bravissimo pianista e un antidivo.
Bravo e bello e simpatico !
Il 25 Ottobre scorso ha tenuto un concerto a Bucarest e l'8 Dicembre sarà in Germania, al Castello di Wolfburg con Leonardo Jeszenski al violino.
Giovanni De Cecco
Gypsy pianist
www.giovannidececco.com
martedì 27 ottobre 2009
Il Lago di Bled in Slovenia
Raga, vi è mai capitato di raccontare delle grosse balle ?
A me si, spesso, ma se sono dette a fin di bene non sono peccato.
Quindi, ragion per cui, vi posso dire che la nostra amica "Angelka" ha un amico favoloso di nome Adam, che è stato spesso in ferie in un paradiso terrestre di nome "Bled" in Slovenia.
Ad Adam dedichiamo questo bellissimo post facendogli i complimenti per quanto è carino e anche perchè è un grosso imprenditore italiano e sta facendo di tutto per salvare la nostra economia. Grande Adam !
Una delle più rinomate e incantevoli bellezze della Slovenia è sicuramente il lago di Bled. Fu formato dal ghiacciaio del Triglav, l'isolotto invece è emerso in superficie poco dopo e con il suo fascino ha subito attratto l'attenzione pubblica. L'isola di Bled è l'unica isola lacustre naturale della Slovenia. Sin dalla sua nascita l'isolotto al centro del lago di Bled fu considerato depositario di una missione divina e su di esso iniziarono ad adorare le divinità.
Il visitatore può solcare la superficie del lago di Bled a bordo delle tipiche imbarcazioni, una specie di gondola alpina, denominata “pletnja” (barca coperta). Soltanto con queste è possibile raggiungere l'isola. Una volta sbarcati, 99 gradini vi separano dalla vetta, dove vi attende la chiesetta e la campana dei desideri, una particolarità della chiesa insulare, oggetto di attrazione per molti turisti. Sono rari i turisti che vengono in Slovenia e tralasciano una visita a Bled, rinomato proprio per il suo lago alpino.
Lago di Bled
P.s. Ogni domanda privata va fatta per mail balkan_crew at yahoo.it
N.b. Il Lago di Bled esiste veramente; è sull'esistenza di Angelka, tanto bella che sembra finta, che nutriamo qualche dubbio !
A me si, spesso, ma se sono dette a fin di bene non sono peccato.
Quindi, ragion per cui, vi posso dire che la nostra amica "Angelka" ha un amico favoloso di nome Adam, che è stato spesso in ferie in un paradiso terrestre di nome "Bled" in Slovenia.
Ad Adam dedichiamo questo bellissimo post facendogli i complimenti per quanto è carino e anche perchè è un grosso imprenditore italiano e sta facendo di tutto per salvare la nostra economia. Grande Adam !
Una delle più rinomate e incantevoli bellezze della Slovenia è sicuramente il lago di Bled. Fu formato dal ghiacciaio del Triglav, l'isolotto invece è emerso in superficie poco dopo e con il suo fascino ha subito attratto l'attenzione pubblica. L'isola di Bled è l'unica isola lacustre naturale della Slovenia. Sin dalla sua nascita l'isolotto al centro del lago di Bled fu considerato depositario di una missione divina e su di esso iniziarono ad adorare le divinità.
Il visitatore può solcare la superficie del lago di Bled a bordo delle tipiche imbarcazioni, una specie di gondola alpina, denominata “pletnja” (barca coperta). Soltanto con queste è possibile raggiungere l'isola. Una volta sbarcati, 99 gradini vi separano dalla vetta, dove vi attende la chiesetta e la campana dei desideri, una particolarità della chiesa insulare, oggetto di attrazione per molti turisti. Sono rari i turisti che vengono in Slovenia e tralasciano una visita a Bled, rinomato proprio per il suo lago alpino.
Lago di Bled
P.s. Ogni domanda privata va fatta per mail balkan_crew at yahoo.it
N.b. Il Lago di Bled esiste veramente; è sull'esistenza di Angelka, tanto bella che sembra finta, che nutriamo qualche dubbio !
lunedì 26 ottobre 2009
Miran Hrovatin
Miran Hrovatin (Trieste, 1949 – Mogadiscio, 20 marzo 1994) è stato un fotografo e cineoperatore italiano.
Hrovatin faceva parte della comunità italiana di lingua slovena. Lavorava per l'agenzia Videoest di Trieste e per Rai 3.
Venne ucciso in un agguato assieme a Ilaria Alpi, il 20 marzo 1994, mentre si trovava a Mogadiscio per Rai Tre per seguire la guerra civile somala e per indagare su un traffico d'armi e di rifiuti tossici illegali che vedeva coinvolti anche alcune istituzioni italiane.
Miran parlava perfettamente il serbo-croato e ha documentato per anni la guerra nella ex-Yugoslavia. Era stato a Belgrado anche con Ilaria Alpi.
Interessante il post di "Uno e nessuno"
Blu notte parte 1 di 11. Potete poi cercare le altre 10 parti. Il documentario è agghiacciante. Trovate il tempo per guardarlo, vi assicuro che crederete ancora di più alla vita.
Un abbraccio forte forte alla moglie e al figlio di Miran che ci hanno insegnato la dignità nel dolore e un abbraccio ancora più forte ai genitori di Ilaria.
In particolare alla mamma di Ilaria vogliamo dire : lei ci ha dato una grande lezione di vita e forse un domani lei non ci sarà più e nemmeno noi, ma i nostri figli e tante persone seguiranno il suo esempio. Mai un'incertezza, mai, la ricerca della giustizia semore al primo posto. Grazie Luciana Alpi !
domenica 25 ottobre 2009
Artur e Marina e Roberto e il giornalismo
Carissimi,
come abbiamo più volte ribadito il nostro blog non si occupa di politica. In realtà tutti noi ci occupiamo anche di politica nella nostra vita privata o discutendo su altri blog.
Balkan-crew è nato per parlare di cultura, tradizioni, musica, cucina e tutto cio' che unisce e non divide e poi ci sono già molti altri blog che trattano la politica balkanika.
Purtroppo ogni tanto si sfora, perchè le nostre vite sono immerse nella politica e il primo problema che questo blog ha trattato è stato il problema del "visto" che è molto legato alla politica, perchè ogni legge sull'immigrazione cambia la vita dei popoli.
Ora tengo a precisare che questo post non è fatto per fare della propaganda politica, ma bensi' per aiutare tre amici che da molto tempo si occupano di Balkani.
Questi tre amici sono Roberto Spagnoli, Artur Nura e Marina Sikora e dalla notte dei tempi hanno una trasmissione su Radio Radicale dedicata appunto ai Balkani.
Radio Radicale è in pericolo e c'è chi dà colpa alla crisi, chi alla nostra politica dell'informazione, chi ad altri fattori, ma noi abbiamo un solo desiderio : ovvero che queste persone possano ancora svolgere il loro prezioso lavoro.
Sappiate che in ogni parte del mondo non è facile avere un'informazione corretta.
Non è raro, purtroppo, sentire al tg che un giornalista ha perso la vita e uno dei miei ideali di vita sono stati Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ai quali va un affettuoso pensiero da parte di tutta la nostra ciurma.
Io, nella trasmissione di Roberto, Artur e Marina, ho visto la limpidezza, la freschezza e l'onestà del buon giornalismo.
E poi dobbiamo festeggiare i tre anni di passaggio a sud est col suo autore : Roberto.
Grande Robi !! Bravo e bello.. le ragazze della nostra ciurma sono tutte pazze di te !!
Artur Nura è un giornalista albanese nato a Tirana. Di lui dice:
"Sono un giornalista albanese Free Lance. Corrispondente di Radio Radicale. Ho scritto in lingua inglese per Central Europe Review, che oggi si e' convertita in Transition On Line, TOL. Sono stato per tre anni il capo redattore di GjeliVizion, un'emittenete televisiva locale della capitale albanese (Tirana) ed in cui ho condotto due programi diversi: un Forum - Sondaggio Televisivo a filo diretto ai cittadini, e un altro a livello profesionale.
Ho ricominciato a scrivere anche per i giornali Albanesi principalmente "Standard" e balkanweb.com sezione analisi".
Artur Nura
www.arturnura.com
Marina Szikora, 50 anni, croata, nata a Zagabria, vive a Budapest (Ungheria), laureata alla Facolta’ di Filosofia dell’Universita’ di Zagabria in lingua e letteratura italiana e letteratura comparata. E’ consigliere generale del PRT e corrispondente di Radio Radicale. E’ stata rappresentante del PRT per le attivita’ politiche in Europa centrale e sudorientale nonche’ rappresentante radicale alla Commissione per i diritti umani alle Nazioni Unite di Ginevra.
Marina Szikora
Mi chiamo Roberto Spagnoli, sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, sono giornalista professionista e lavoro a Radio Radicale.
Non sono mai riuscito a fare progetti sul mio futuro, ma ho sempre avuto le idee abbastanza chiare su quello che NON avrei voluto fare nella vita.
Le mie prime esperienze radiofoniche risalgono alla seconda metà degli anni '70, all'epoca delle "radio libere". Anni di grandi speranze e di gran divertimento.
Raggiunta la maggiore età e conquistata la maturità (nel senso di diploma), mi sono iscritto al Dams di Bologna e me ne sono andato di casa trasferendomi a Milano. Volevo fare l'artista e ho lavorato qualche anno in vari gruppi di teatro underground (nel vero senso della parola). Nella "Milano da bere" per me sono stati anni di autentica vita bohemienne. Poi grazie ad un laboratorio teatrale con Giorgio Albertazzi ho capito che il palcoscenico non era roba per me.
Assolti i miei doveri verso la patria (venti mesi di servizio civile sulle ambulanze) mi sono trasferito a Roma e dopo una breve esperienza di lavoro nel cinema (non come attore) ho lavorato per sette anni al Partito radicale attraverso il quale sono approdato a Radio Radicale rendendomi conto che in fondo il giornalismo era stato sempre il mio interesse.
Mi piace molto viaggiare e mi piace altrettanto tornare a casa. Quando posso volo in mongolfiera. Mi piace il mare, amo molto la musica e stare a tavola con gente simpatica.
Cerco di fare il mio lavoro meglio che posso. Ho cominciato a occuparmi con continuità di sud est europeo quasi per caso più o meno sei anni fa e se c'è una cosa che ho imparato in questo tempo è che quando si parla di Balcani non bisogna avere certezze perché quando si pensa di avere capito tutto è proprio il momento in cui si sta andando fuori strada."
Passaggio a sud-est
Dopo 33 anni che Radio Radicale, per generale riconoscimento, ha svolto e svolge un servizio pubblico senza precedenti e senza confronti possibili, si è forse sul punto di impedirle proprio questa funzione e proprio nell'attuale contesto della comunicazione e della democrazia in Italia.
come abbiamo più volte ribadito il nostro blog non si occupa di politica. In realtà tutti noi ci occupiamo anche di politica nella nostra vita privata o discutendo su altri blog.
Balkan-crew è nato per parlare di cultura, tradizioni, musica, cucina e tutto cio' che unisce e non divide e poi ci sono già molti altri blog che trattano la politica balkanika.
Purtroppo ogni tanto si sfora, perchè le nostre vite sono immerse nella politica e il primo problema che questo blog ha trattato è stato il problema del "visto" che è molto legato alla politica, perchè ogni legge sull'immigrazione cambia la vita dei popoli.
Ora tengo a precisare che questo post non è fatto per fare della propaganda politica, ma bensi' per aiutare tre amici che da molto tempo si occupano di Balkani.
Questi tre amici sono Roberto Spagnoli, Artur Nura e Marina Sikora e dalla notte dei tempi hanno una trasmissione su Radio Radicale dedicata appunto ai Balkani.
Radio Radicale è in pericolo e c'è chi dà colpa alla crisi, chi alla nostra politica dell'informazione, chi ad altri fattori, ma noi abbiamo un solo desiderio : ovvero che queste persone possano ancora svolgere il loro prezioso lavoro.
Sappiate che in ogni parte del mondo non è facile avere un'informazione corretta.
Non è raro, purtroppo, sentire al tg che un giornalista ha perso la vita e uno dei miei ideali di vita sono stati Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ai quali va un affettuoso pensiero da parte di tutta la nostra ciurma.
Io, nella trasmissione di Roberto, Artur e Marina, ho visto la limpidezza, la freschezza e l'onestà del buon giornalismo.
E poi dobbiamo festeggiare i tre anni di passaggio a sud est col suo autore : Roberto.
Grande Robi !! Bravo e bello.. le ragazze della nostra ciurma sono tutte pazze di te !!
Artur Nura è un giornalista albanese nato a Tirana. Di lui dice:
"Sono un giornalista albanese Free Lance. Corrispondente di Radio Radicale. Ho scritto in lingua inglese per Central Europe Review, che oggi si e' convertita in Transition On Line, TOL. Sono stato per tre anni il capo redattore di GjeliVizion, un'emittenete televisiva locale della capitale albanese (Tirana) ed in cui ho condotto due programi diversi: un Forum - Sondaggio Televisivo a filo diretto ai cittadini, e un altro a livello profesionale.
Ho ricominciato a scrivere anche per i giornali Albanesi principalmente "Standard" e balkanweb.com sezione analisi".
Artur Nura
www.arturnura.com
Marina Szikora, 50 anni, croata, nata a Zagabria, vive a Budapest (Ungheria), laureata alla Facolta’ di Filosofia dell’Universita’ di Zagabria in lingua e letteratura italiana e letteratura comparata. E’ consigliere generale del PRT e corrispondente di Radio Radicale. E’ stata rappresentante del PRT per le attivita’ politiche in Europa centrale e sudorientale nonche’ rappresentante radicale alla Commissione per i diritti umani alle Nazioni Unite di Ginevra.
Marina Szikora
Mi chiamo Roberto Spagnoli, sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, sono giornalista professionista e lavoro a Radio Radicale.
Non sono mai riuscito a fare progetti sul mio futuro, ma ho sempre avuto le idee abbastanza chiare su quello che NON avrei voluto fare nella vita.
Le mie prime esperienze radiofoniche risalgono alla seconda metà degli anni '70, all'epoca delle "radio libere". Anni di grandi speranze e di gran divertimento.
Raggiunta la maggiore età e conquistata la maturità (nel senso di diploma), mi sono iscritto al Dams di Bologna e me ne sono andato di casa trasferendomi a Milano. Volevo fare l'artista e ho lavorato qualche anno in vari gruppi di teatro underground (nel vero senso della parola). Nella "Milano da bere" per me sono stati anni di autentica vita bohemienne. Poi grazie ad un laboratorio teatrale con Giorgio Albertazzi ho capito che il palcoscenico non era roba per me.
Assolti i miei doveri verso la patria (venti mesi di servizio civile sulle ambulanze) mi sono trasferito a Roma e dopo una breve esperienza di lavoro nel cinema (non come attore) ho lavorato per sette anni al Partito radicale attraverso il quale sono approdato a Radio Radicale rendendomi conto che in fondo il giornalismo era stato sempre il mio interesse.
Mi piace molto viaggiare e mi piace altrettanto tornare a casa. Quando posso volo in mongolfiera. Mi piace il mare, amo molto la musica e stare a tavola con gente simpatica.
Cerco di fare il mio lavoro meglio che posso. Ho cominciato a occuparmi con continuità di sud est europeo quasi per caso più o meno sei anni fa e se c'è una cosa che ho imparato in questo tempo è che quando si parla di Balcani non bisogna avere certezze perché quando si pensa di avere capito tutto è proprio il momento in cui si sta andando fuori strada."
Passaggio a sud-est
Dopo 33 anni che Radio Radicale, per generale riconoscimento, ha svolto e svolge un servizio pubblico senza precedenti e senza confronti possibili, si è forse sul punto di impedirle proprio questa funzione e proprio nell'attuale contesto della comunicazione e della democrazia in Italia.
sabato 24 ottobre 2009
Quinta lezione di italiano
Waiting for Zeljko in desperated way !!
Se bastasse una bella canzone
a far piovere amore
si potrebbe cantarla un milione
un milione di volte
bastasse già
bastasse già
non ci vorrebbe poi tanto a imparare ad amare di più
se bastasse una vera canzone
per convincere gli altri
si potrebbe cantarla più forte
visto che sono in tanti
fosse così fosse così
non si dovrebbe lottare per farsi sentire di più
se bastasse una buona canzone
a far dare una mano
si potrebbe trovarla nel cuore
senza andare lontano
bastasse già bastasse già
non ci sarebbe bisogno di chiedere la carità
dedicato a tutti quelli che
sono allo sbando
dedicato a tutti quelli che
non hanno avuto ancora niente
e sono ai margini da sempre
dedicato a tutti quelli che
stanno aspettando
dedicato a tutti quelli che
rimangono dei sognatori
per questo sempre più da soli
se bastasse una grande canzone
per parlare di pace
si potrebbe chiamarla per nome
aggiungendo una voce
e un'altra poi e un'altra poi
finche diventa di un solo colore più vivo che mai
dedicato a tutti quelli che
sono allo sbando
dedicato a tutti quelli che
hanno provato ad inventare
una canzone per cambiare
dedicato a tutti quelli che
stanno aspettando
dedicato a tutti quelli che
venuti su con troppo vento
quel tempo gli è rimasto dentro
in ogni senso
hanno creduto cercato e voluto che fosse così
Se bastasse una bella canzone
Grande Eros !
Very difficult time : conditional
could - would
se bastasse, se fosse, se potrebbe, ci vorrebbe ...
If you come I would be happy, se venissi (tu) sarei felice
Se bastasse una bella canzone, if could be sufficent only a nice song
If you don't understand it's normally because this is only a despaerated message for our teacher Zeljko. He must start !!! I am not able !!!
Se bastasse una bella canzone
a far piovere amore
si potrebbe cantarla un milione
un milione di volte
bastasse già
bastasse già
non ci vorrebbe poi tanto a imparare ad amare di più
se bastasse una vera canzone
per convincere gli altri
si potrebbe cantarla più forte
visto che sono in tanti
fosse così fosse così
non si dovrebbe lottare per farsi sentire di più
se bastasse una buona canzone
a far dare una mano
si potrebbe trovarla nel cuore
senza andare lontano
bastasse già bastasse già
non ci sarebbe bisogno di chiedere la carità
dedicato a tutti quelli che
sono allo sbando
dedicato a tutti quelli che
non hanno avuto ancora niente
e sono ai margini da sempre
dedicato a tutti quelli che
stanno aspettando
dedicato a tutti quelli che
rimangono dei sognatori
per questo sempre più da soli
se bastasse una grande canzone
per parlare di pace
si potrebbe chiamarla per nome
aggiungendo una voce
e un'altra poi e un'altra poi
finche diventa di un solo colore più vivo che mai
dedicato a tutti quelli che
sono allo sbando
dedicato a tutti quelli che
hanno provato ad inventare
una canzone per cambiare
dedicato a tutti quelli che
stanno aspettando
dedicato a tutti quelli che
venuti su con troppo vento
quel tempo gli è rimasto dentro
in ogni senso
hanno creduto cercato e voluto che fosse così
Se bastasse una bella canzone
Grande Eros !
Very difficult time : conditional
could - would
se bastasse, se fosse, se potrebbe, ci vorrebbe ...
If you come I would be happy, se venissi (tu) sarei felice
Se bastasse una bella canzone, if could be sufficent only a nice song
If you don't understand it's normally because this is only a despaerated message for our teacher Zeljko. He must start !!! I am not able !!!
venerdì 23 ottobre 2009
La Kocani orkestar a Torino
Sono disperata, disperata sono !!!
Simona ci ha scritto e non so' bene quando, ma alcune favole sono nella mia città e c'è un concerto meraviglioso da qualche parte in qualche giorno.
Lo dobbiamo trovare, questione di vita o di morte.
Potrebbe essere questo ?
torino.zero.eu/eventi/2009/10/31/kocani-orkestar/
Ciao a tutti sono Simona, la moglie di Ajnur. Mi ha fatto molto sorridere rivedere queste bellessime foto scattate da Ciccio quando Ajnur l'ha conosciuto a Palermo e l'ha accolto con il calore che un vero siciliano sa dare. Ajnur ne conserva un caro ricordo ed insieme spesso facciamo tanti buoni propositi, tra cui farci vivi, scrivere, tenere i contatti con Ciccio e il mondo dei burekeaters, ma in questi due anni sono successe tante cose(tra cui il matrimonio civile, l'acquisto della casa e complicazioni connesse!!!) ed ogni volta i nostri buoni propositi sono scivolati miseramente nella quotidiana lotta! Non ho voluto perdere però questa inaspettata occasione per scrivere due righe. Ajnur oggi è partito per un concerto a Torino, il 28 sarà a Foggia e la lunga turnè autunnale si concluderà in Svizzera. Beh se a qualcuno interessa seguirli nei loro concerti andando su questo sito c'è la programmazione dei concerti: www.divanoprod.com. Buon weekend a tutti.
Qui abbiamo brutte notizie :
VENERDì 23 OTTOBRE - sala Espace, ore 21.00
KOCANI ORKESTAR (Macedonia)
Durak Demirov, sassofono
Turan Gaberov, tromba
Sukri Kadriev, tromba
Nijazi Alimov, tuba baritono
Saban Jasarov, tapan (percussione)
Suad Asanov, basso tuba
Redzai Durmisev, tuba baritono
Sukri Zejnelov, tuba baritono
Dzeladin Demirov, clarinetto
Ajnur Azizov, voce
Vinko Stefanov, fisarmonica
www.grigiotorino.it
Aspettate che dico a mio marito che inseguo Ajnur a Foggia..
Francy.. manda avanti il blog tu per qualche giorno !!!
Simona ci ha scritto e non so' bene quando, ma alcune favole sono nella mia città e c'è un concerto meraviglioso da qualche parte in qualche giorno.
Lo dobbiamo trovare, questione di vita o di morte.
Potrebbe essere questo ?
torino.zero.eu/eventi/2009/10/31/kocani-orkestar/
Ciao a tutti sono Simona, la moglie di Ajnur. Mi ha fatto molto sorridere rivedere queste bellessime foto scattate da Ciccio quando Ajnur l'ha conosciuto a Palermo e l'ha accolto con il calore che un vero siciliano sa dare. Ajnur ne conserva un caro ricordo ed insieme spesso facciamo tanti buoni propositi, tra cui farci vivi, scrivere, tenere i contatti con Ciccio e il mondo dei burekeaters, ma in questi due anni sono successe tante cose(tra cui il matrimonio civile, l'acquisto della casa e complicazioni connesse!!!) ed ogni volta i nostri buoni propositi sono scivolati miseramente nella quotidiana lotta! Non ho voluto perdere però questa inaspettata occasione per scrivere due righe. Ajnur oggi è partito per un concerto a Torino, il 28 sarà a Foggia e la lunga turnè autunnale si concluderà in Svizzera. Beh se a qualcuno interessa seguirli nei loro concerti andando su questo sito c'è la programmazione dei concerti: www.divanoprod.com. Buon weekend a tutti.
Qui abbiamo brutte notizie :
VENERDì 23 OTTOBRE - sala Espace, ore 21.00
KOCANI ORKESTAR (Macedonia)
Durak Demirov, sassofono
Turan Gaberov, tromba
Sukri Kadriev, tromba
Nijazi Alimov, tuba baritono
Saban Jasarov, tapan (percussione)
Suad Asanov, basso tuba
Redzai Durmisev, tuba baritono
Sukri Zejnelov, tuba baritono
Dzeladin Demirov, clarinetto
Ajnur Azizov, voce
Vinko Stefanov, fisarmonica
www.grigiotorino.it
Aspettate che dico a mio marito che inseguo Ajnur a Foggia..
Francy.. manda avanti il blog tu per qualche giorno !!!
giovedì 22 ottobre 2009
Rita e "Il giardino dei giusti"
In un'epoca nella quale siamo ormai abituati a sentire solo di violenze, cattiverie e prevaricazioni sui deboli, avere notizia che c'è anche il "Bene" e che esso talvolta trionfa, è indubbiamente una cosa che fa scalpore.
Sono spesso le persone semplici, gli ultimi, a dare esempio di bontà e ad agire contro corrente e certamente non si tratta di gente animata da una fede o da un'ideologia, ma di persone che obbediscono alla propria coscienza, che nutrono sentimenti di umana solidarietà e senso di giustizia e che talvolta passano inosservati.
Si tratta di Giusti, di modelli esemplari della veglia della coscienza di fronte al male e all'ingiustizia e vanno ricordati.
Per questo ad essi è dedicato il Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, nato con lo scopo di far emergere il concetto di giusto come universale, indipendentemente dal particolare contesto storico o geografico e di rendere omaggio a coloro che si sono opposti ai crimini contro l'umanità perpetrati a partire dal secolo scorso.
Sul muro che lo delimita è citata la frase di Hannah Arendt, There is always an option to say Yes or No, Si può sempre dire un sì o un no, sintesi perfetta del libero arbitrio e della scelta etica.
Qui ciascun Giusto viene onorato con una pianta recante il suo nome ed in un centro di documentazione vengono raccolte le vicende dei Giusti, allo scopo di tenere vivi e trasmettere la memoria ed il valore del loro operato.
Questo giardino, in località Terranegra, confina con un argine e l'ambizioso progetto è di farlo proseguire salendo con le piante lungo l'argine stesso, fino all'incrocio con il Bacchiglione, per poi seguire il corso del fiume raggiungendo l'Adriatico, scandendo così un percorso, una Via dei Giusti.
Attraverso il loro esempio la città di Padova vuole far riflettere tutti noi, ma in particolare i giovani, con l'auspicio che sappiano mantenere vigile la propria coscienza ed effettuare sempre scelte etiche nel rispetto della dignità umana.
Un anno fa è stato inaugurato il Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, con la messa a dimora di dieci piante dedicate a dieci Giusti di quattro diversi genocidi (Armenia, Shoa, Ruanda, Bosnia) ed il 18 ottobre scorso ne sono stati piantati altri dieci.
La storia di Ivanka Sucur della delegazione bosniaca, presente alla cerimonia con Elvis, è stata particolarmente commovente, un vero esempio di “bratstvo i jedinstvo”.
Di etnia croata, ella è nata nel 1950 a Kakanj, in Bosnia Erzegovina. Durante l'assedio di Sarajevo suo marito fu ucciso dalle forze serbo bosniache e lei rimase vedova con tre figli. Il 16 ottobre 1993 uscì di casa per rimediare del cibo e dell'acqua, nonostante sulla città fosse in corso un pesante bombardamento. Nel quartiere periferico di Hrasnica trovò un bimbo abbandonato, di circa un anno e mezzo. Lo prese con sé e lo portò in salvo. In un contesto così drammatico, devastato dalla propaganda nazionalista e dal fanatismo religioso, le autorità competenti rifiutarono di prendersi carico del bambino, perché non se ne conosceva l'identità. Ivanka lo portò a casa sua. Mentre lo stava cambiando trovò un pezzo di carta su cui era scritto: Elvis, nato a Capljina il 9 gennaio 1992. Qualche mese dopo Ivanka scoprì che il bambino era di famiglia musulmana, che la madre era morta e il padre lo aveva abbandonato, e decise di tenerlo con sé come un quarto figlio. Per questo gesto generoso Ivanka Sucur ha dovuto fronteggiare anche l'ostilità di chi avversava qualunque forma di riavvicinamento fra le diverse etnie. Ivanka è riuscita ad assicurare un'esistenza dignitosa al bambino, lasciandogli tra l'altro, lei cattolica, piena libertà di scegliere il suo credo religioso, e oggi Elvis è musulmano. Con la sua azione, così nobile e così profondamente umana, Ivanka Sucur è un modello esemplare, cui possono guardare quanti hanno a cuore la riconciliazione e la pace. Nel 2008 le è stato conferito a Sarajevo il premio Dusko Kondor al Coraggio Civile, promosso da GARIWO Sarajevo.
Rita Bettin
mercoledì 21 ottobre 2009
La prof.ssa Carmela Decaro e i Balkani
Nei giorni scorsi stavo casualmente ascoltando "Rai nettuno", un canale televisivo che riesco a vedere con la parabola.
La trasmissione era interessante e si trattava di una lezione di "Diritto pubblico comparato" tenuta dalla prof. Carmela Decaro.
Sono stata subito interessata alla trasmissione e mi è venuto diverse volte un bel sorriso riguardo agli accenni alla nostra Costituzione, ma qui non trattiamo nulla che possa riguardare la politica italiana (tranne alcune piccole eccezioni tipo il matrimonio tra italiani e stranieri che è quasi impossibile).
Immaginate il mio stupore quando sento dalla professoressa la frase :
"...la Serbia è stata creata e si regge sugli aiuti internazionali..."
Tutto subito ho pensato di aver sentito male, ma anche i miei figli hanno sentito questa frase.
Ora io mi chiedo se per aiuti si intendono le migliaia di bombe scaricate in 78 giorni e in 78 notti dalla NATO con la conseguenza di migliaia di vite spezzate.
A questo proposito chiediamo spiegazioni alla prof. Decaro, certi che aspetteremo tutto il tempo necessario, ma anche certi di non scordare di rimanere in attesa di questa risposta, se non altro per quei bambini che come aiuti, si aspettavano la vita e non la morte.
Sotto un certo punto di vista speriamo che l'America, l'Europa e i paesi loro amici non aiutino più nessuno, cosi'chè si possano salvare delle vite umane innocenti.
Il tutto poi si colora di un ulteriore lato discutibile: la prof. Carmela Decaro è Capodipartimento per le politiche comunitarie. Da qui potete capire la nostra preoccupazione e il perchè ci sia una scarsa fiducia in tutti questi incontri politici pro-Europa.
Forse varrebbe la pena ricominciare dalla geografia.
La Serbia è una delle più vecchie nazioni dei Balkani e e ha un passato complicato. Certo che se i mass media ci continuano a proprinare delle distorsioni della realtà, non è poi così facile, per il povero ascoltatore, farsi un'idea realistica della situazione!
martedì 20 ottobre 2009
Ohrid and Kliment and Elisa and...
Nei giorni scorsi stavo pensando che balkan-crew era un attimo a riposo.
Da Maggio ad Agosto, ci sono piovute tante favole che abbiamo veramente pensato di non farcela.
Naturalmente fa molto piacere vedersi arrivare delle mail con dei complimenti, ma c'erano dei periodi in cui non si riusciva a rispondere a tutti in tempi normali e si andava verso tempi biblici.
Questo anche perchè ci sono arrivate tante richieste diverse tra cui una ragazza che non sapeva se il fidanzato fosse serbo o albanese. Molti eventi musicali e alcuni meetings non hanno potuto trovare lo spazio necessario, perchè più di un post al giorno non si puo' sparaflesciare.
Tre giorni fà è successa nuovamente un cosa carina: ci sono piovute due favole meravigliose.
Kliment ed Elisa sono veramente un coppia carina. Macedone lui e italiana lei, vanno d'amore e daccordo.
La prima cosa che ho pensato quando li abbiamo conosciuti è stata : speriamo ci portino bene per questa nuova legge sui matrimoni misti che, scusate, ha un bel po' di razzismo incorporato, perchè sono diventati praticamente impossibili.
Le persone si innamorano al di là delle frontiere, perchè l'amore non ha confini.
Chissà quando avremo dei politici intelligenti che lo capiscono.
Quindi, questi due bei ragazzi ci hanno fatto un bellissimo regalo: le foto di San Clemente di Ohrid, un gioiello !
E sempre sulla Macedonia ricordiamo Transbalkanika di Giulia Salmaso
Quella che segue è una mail privata, ma è cosi' bella che ho deciso di pubblicarla, nella speranza che Francy e Kli mi perdonino !
Ciao Kliment
Che gioia di trovare gente come te in rete! Hai subito capito lo spirito di Balkan-Crew.
E noi siamo fierissimi di allargare la nostra ciurma, quindi a te ed alla tua fidanzata un grandissimo benvenuto!!!
(E questa settimana hai un post dedicato a te su Balkan e poi anche il post apparso oggi potrebbe interessarti, parliamo di un artista di Skopje molto bravo ...che espone in Italia - a Genova).
Ti mando un caro saluto dalla Svizzera
Ciao
Francesca (Sajkaca)
Per cio' che riguarda le coppie ultrashengen ricordiamo Ciccio e Biljana e
Alessandro e Tamara, Ivan e Dafne di burek eaters e, naturalmente, Francy e Nemanja.
Da Maggio ad Agosto, ci sono piovute tante favole che abbiamo veramente pensato di non farcela.
Naturalmente fa molto piacere vedersi arrivare delle mail con dei complimenti, ma c'erano dei periodi in cui non si riusciva a rispondere a tutti in tempi normali e si andava verso tempi biblici.
Questo anche perchè ci sono arrivate tante richieste diverse tra cui una ragazza che non sapeva se il fidanzato fosse serbo o albanese. Molti eventi musicali e alcuni meetings non hanno potuto trovare lo spazio necessario, perchè più di un post al giorno non si puo' sparaflesciare.
Tre giorni fà è successa nuovamente un cosa carina: ci sono piovute due favole meravigliose.
Kliment ed Elisa sono veramente un coppia carina. Macedone lui e italiana lei, vanno d'amore e daccordo.
La prima cosa che ho pensato quando li abbiamo conosciuti è stata : speriamo ci portino bene per questa nuova legge sui matrimoni misti che, scusate, ha un bel po' di razzismo incorporato, perchè sono diventati praticamente impossibili.
Le persone si innamorano al di là delle frontiere, perchè l'amore non ha confini.
Chissà quando avremo dei politici intelligenti che lo capiscono.
Quindi, questi due bei ragazzi ci hanno fatto un bellissimo regalo: le foto di San Clemente di Ohrid, un gioiello !
E sempre sulla Macedonia ricordiamo Transbalkanika di Giulia Salmaso
Quella che segue è una mail privata, ma è cosi' bella che ho deciso di pubblicarla, nella speranza che Francy e Kli mi perdonino !
Ciao Kliment
Che gioia di trovare gente come te in rete! Hai subito capito lo spirito di Balkan-Crew.
E noi siamo fierissimi di allargare la nostra ciurma, quindi a te ed alla tua fidanzata un grandissimo benvenuto!!!
(E questa settimana hai un post dedicato a te su Balkan e poi anche il post apparso oggi potrebbe interessarti, parliamo di un artista di Skopje molto bravo ...che espone in Italia - a Genova).
Ti mando un caro saluto dalla Svizzera
Ciao
Francesca (Sajkaca)
Per cio' che riguarda le coppie ultrashengen ricordiamo Ciccio e Biljana e
Alessandro e Tamara, Ivan e Dafne di burek eaters e, naturalmente, Francy e Nemanja.
domenica 18 ottobre 2009
Miroslav Masin - pittura in Macedonia
Me l'ha fatto conoscere la mia amica Biljana e quando sono andata a curiosare fra i suoi lavori, sono rimasta colpita dall'estetica dei suoi disegni e dalla forza che trasmettono vedendoli nell'insieme.
Miroslav Masin e come l'uomo fu creato dalla trota di Ohrid
La trota di Ohrid è un pesce endemico della Macedonia che si differenzia dagli altri pesci nell'anatomia, nel colore e nelle abbitudini - quindi ha abbastanza possibilità per creare un uomo -oppure per Miroslav Masin di orchestrare la rapsodia visuale della trota di Ohrid.Così Masin ha creato una serie di quadri esperimendando con la simbolica di questo pesce speciale, fingendo una specie di storia dell'evoluzione dalla trota all'uomo, usando espressioni della mitologia e delle favole.
Vedete una serie di quadri che passano da simboli di fertilità, di vitalità per comporsi poi in un uomo trota....ogni quadro in qualche modo incatenato con l'altro..
Questa era per esempio una mostra al Cultural Center “Grigor Prlicev” a Ohrid (Macedonia) nell agosto del 2008 e che potete vedere qui sul suo sito.
Uno dei suoi più recenti lavori 2008
La serie cicli di trasformazione creata nel 1998
Una delle ossessioni di Masin sono le serie di quadri dove si simula un'evoluzione, uno sviluppo....oppure dei cicli di trasformazione.
La serie cicli di trasformazione creata nel 1998
Sul suo sito vedete che è molto attivo e che ha esposto in molte gallerie in giro per il mondo
(Macedonia, Serbia, Montenegro, Inghilterra, Moldavia, Rep. Ceca, Australia, Danimarca, Francia, Bulgaria, Germania, Turchia e USA).
Qualche dato biografico: Miroslav Masin è nato nel 1963 è si è diplomato nel 1988 all'academina di arte di Skopje e poi ha studiato in Inghilterra, in Francia ed i Cechia. Indirizzo: Ul. 1257 br. 2, n.Jurija - G. Petrov, 1000 Skopje, R. Macedonia; Studio (++389) 02 20 37 222;
Sito internet: www.masin.com.mk
venerdì 16 ottobre 2009
Giacomo Scotti
Carissimi.. questo post giaceva nelle bozze quasi dal primo giorno. Ho incontrato Giacomo Scotti all'università di Torino e sono rimasta fulminata.
Davvero una persona pulita, schietta, sincera, semplice. Che dire di più !
Ha parlato per due ore e siamo rimaste a bocca aperta senza fiatare.
Per riassumere brevemente posso dire che viveva in Italia da giovane quando un soldato ha ucciso suo fratello perchè era partigiano.
Allora Giacomo ha deciso di trasferirsi in Yugoslavia e sotto Tito ha passato degli anni favolosi.
Bellissimo il racconto del suo viaggio ad Arandjelovac, il paese di Sandra che cogliamo l'occasione di salutare.
Ultimamente Giacomo Scotti è stato intervistato da Vic.
Giacomo Scotti è, in tutti i sensi, un uomo di frontiera, ottanta anni compiuti in questi giorni, vive tra Fiume e Trieste ed è diventato uno dei più grandi scrittori di quella che, in mancanza di meglio, chiamiamo ancora ex Jugoslavia. Nel suo caso potremmo definirlo come “scrittore della frontiera orientale”.
Uomo di frontiera, come si diceva, che nella sua vita ha visto abbattere molti confini prodotti dalla lunga guerra fredda ma che ne ha anche visti sorgere di nuovi, generati dalla sanguinosa disintegrazione balcanica. E sempre come uomo di frontiera necessariamente curioso e cosmopolita, ha spaziato dalla letteratura bosniaca a quella macedone, dalla poesia istriana ai reportage sulle guerre jugoslave, dalle ricerche storiche sulle foibe e sulla repressione dei “nemici del socialismo” titino fino alle fiabe e leggende dell'Adriatico, mare a cui è particolarmente legato e che contempla dalla sua vecchia casa fiumana e dalle rive triestine. Ha pubblicato più di centocinquanta opere in italiano e croato, spesso tradotte in più lingue.
Allora, Giacomo Scotti, come è arrivato nell'allora Jugoslavia?
Io sono di Saviano, cittadina a venti chilometri da Napoli, e la mia storia è molto diversa da quella di coloro che varcarono il confine orientale per “costruire il socialismo” perché inviati dal PCI di Togliatti o per motivi ideologici come i tremila operai di Monfalcone. In realtà avevo avuto un fratello nella regia marina a Pola e proprio attraverso mio nipote conobbi le canzoni istriane. Poi gli eventi della guerra, la morte tragica nel 1943 di un fratello trucidato dai tedeschi in ritirata e la morte di mio padre mi portarono prima a fare la mascotte di un reggimento scozzese ed in seguito, nel 1947, a lavorare a Monfalcone e a Ronchi dei Legionari e poi a Pola e quindi a studiare a Fiume, dove l'università non costava e a cui mi legava il ricordo del fratello marinaio, scomparso nella battaglia di Capo Matapan nel 1941. Per mantenermi, iniziai a fare il tipografo, il correttore di bozze, il giornalista.
Nessuna componente ideologica quindi?
Ideologica no, ma ideale si, e grande. Avevo circa venti anni e credevo molto nella costruzione di quello che era un mondo radicalmente nuovo, socialmente più giusto - si pensi solo all'idea dell'autogestione operaia -che affrontavo con grandi speranze e con grande volontarismo anche se le difficoltà erano immense: siamo vissuti male, con tanto di tessera di razionamento, fino al 1959, quando in Italia si assaporava già il boom economico. Come mi definirono scherzosamente alcuni amici successivamente, ero una specie di “profugo dalla parte sbagliata”.
Quando si accorse che questo mondo nuovo presentava in realtà “difetti vecchi”?
Quando tutta la struttura creata da Tito diede segni di burocratizzazione e di insostituibilità, a cominciare da lui stesso, che avrebbe dovuto cedere il potere e non fare il presidente a vita. Accantonata la generazione partigiana che aveva fatto la guerra e che aveva creato la Jugoslavia socialista, affiorarono i carrieristi e la rotazione delle cariche si rivelò solo orizzontale, per cui le persone giravano tra diversi incarichi di potere, ma erano sempre le stesse. Guarda caso gli uomini che costituirono poi il partito di Tudjman provenivano disinvoltamente dalle stesse strutture di potere precedenti
Se a ciò aggiungiamo che la Costituzione del 1974 aveva permesso così tanta autonomia alle sei repubbliche jugoslave da svuotare il potere federale, allora si può dire che tutto era pronto per il tragico epilogo degli anni Novanta.
Cosa rimane degli “slavi del sud” a quasi venti anni dallo scoppio delle guerre balcaniche?
Rimane un grande mosaico tragicamente rotto e non più riaggiustato, nonostante gli anni.
Le guerre hanno acuito distanze e differenze, mentre chi più ha saputo trarre profitto dal capitalismo che ha sostituito l'economia autogestionaria sono stati i business della corruzione e dei traffici di droga e di prostituzione, gestiti da una criminalità paradossalmente ancora jugoslava dato che è davvero multietnica e che gode della protezione offerta dalle molteplici cittadinanze permesse dai tanti Stati nati sulle ceneri della Federazione. In ogni caso abbiamo conosciuto una economia che ha premiato poche famiglie, ha creato tanti poveri e ha messo in ginocchio la classe media.
C'è un fenomeno curioso che chiamano jugonostalgia, che non è rimpianto del socialismo o della vecchia Jugoslavia – tutti qui hanno ancora paura dell’egemonia dell’altro - ma piuttosto voglia di giustizia, di benessere, di libertà. Oggi si fa fatica a spostarsi fra uno Stato e l'altro, non ci sono scambi culturali, perfino i libri di testo continuano a dividere nelle menti dei ragazzi, e questo impoverisce anche antropologicamente tutti questi popoli.
- Potrà l'Europa ricompattare le tante divisioni e le tante ferite con cui i Balcani hanno iniziato il ventunesimo secolo?
Non tanto l'Unione Europea, che appare piuttosto egoista, quanto l'Europa stessa potrà fare qualcosa ricordandosi semplicemente che i Balcani non sono un “altro” misterioso e minaccioso, ma sono Europa vera e da sempre: Europa romana, bizantina, veneziana, Mitteleuropa austriaca. Più che pensare alla Turchia l’Unione Europea dovrebbe aprirsi a questo “cuore dell’Europa”. Anche la Bosnia, oggi completamente adagiata sugli aiuti internazionali, ne avrebbe uno stimolo. Certo, c’è il problema del Kosovo: ma c’è ormai chi pensa che un Kosovo unito alla Serbia sarebbe stato un pasticcio ancora maggiore, vista la demografia divergente dei due paesi: meglio piuttosto “ritagliare” la città di Mitrovica alla Serbia, tutelare come zone libere i luoghi sacri cari alla fede ortodossa slava e per il resto lasciare il Kosovo al suo destino.
E’ stata la guerra fredda – che qui ha stabilito il suo lungo confine – ad aver allontanato per tanti anni i Balcani dall’abbraccio con l’Europa. Ma oggi è solo l'ignoranza reciproca che tiene in piedi le nostre troppe frontiere.
Vittorio Filippi
In questi giorni è stato presentato il suo libro:
"Obbedire non è una virtù, soprattutto quando la storia obbliga tutti indistintamente a prendere delle decisioni individuali. Giacomo Scotti ci racconta una storia apparentemente piccola ma emblematica di italiani che hanno scelto di entrare nelle file partigiane jugoslave titine, un risveglio di coscienza che ha trasformato degli occupanti in liberatori. Pagine apparentemente lontane di resistenza ma che in modo inquietante ci interrogano ancor oggi sulla nostra capacità di scegliere con la nostra testa, senza credere che gli eventi siano ineluttabili. Ne parliamo con l'autore (a sua volta partito dalla campagna napoletana per diventare jugoslavo nel 1947), cercando insieme di riannodare i fili della memoria senza aver paura delle tragedie che essa riserva.
Il bosco dopo il mare, di Giacomo Scotti (Infinito Edizioni, 2009)
Davvero una persona pulita, schietta, sincera, semplice. Che dire di più !
Ha parlato per due ore e siamo rimaste a bocca aperta senza fiatare.
Per riassumere brevemente posso dire che viveva in Italia da giovane quando un soldato ha ucciso suo fratello perchè era partigiano.
Allora Giacomo ha deciso di trasferirsi in Yugoslavia e sotto Tito ha passato degli anni favolosi.
Bellissimo il racconto del suo viaggio ad Arandjelovac, il paese di Sandra che cogliamo l'occasione di salutare.
Ultimamente Giacomo Scotti è stato intervistato da Vic.
Giacomo Scotti è, in tutti i sensi, un uomo di frontiera, ottanta anni compiuti in questi giorni, vive tra Fiume e Trieste ed è diventato uno dei più grandi scrittori di quella che, in mancanza di meglio, chiamiamo ancora ex Jugoslavia. Nel suo caso potremmo definirlo come “scrittore della frontiera orientale”.
Uomo di frontiera, come si diceva, che nella sua vita ha visto abbattere molti confini prodotti dalla lunga guerra fredda ma che ne ha anche visti sorgere di nuovi, generati dalla sanguinosa disintegrazione balcanica. E sempre come uomo di frontiera necessariamente curioso e cosmopolita, ha spaziato dalla letteratura bosniaca a quella macedone, dalla poesia istriana ai reportage sulle guerre jugoslave, dalle ricerche storiche sulle foibe e sulla repressione dei “nemici del socialismo” titino fino alle fiabe e leggende dell'Adriatico, mare a cui è particolarmente legato e che contempla dalla sua vecchia casa fiumana e dalle rive triestine. Ha pubblicato più di centocinquanta opere in italiano e croato, spesso tradotte in più lingue.
Allora, Giacomo Scotti, come è arrivato nell'allora Jugoslavia?
Io sono di Saviano, cittadina a venti chilometri da Napoli, e la mia storia è molto diversa da quella di coloro che varcarono il confine orientale per “costruire il socialismo” perché inviati dal PCI di Togliatti o per motivi ideologici come i tremila operai di Monfalcone. In realtà avevo avuto un fratello nella regia marina a Pola e proprio attraverso mio nipote conobbi le canzoni istriane. Poi gli eventi della guerra, la morte tragica nel 1943 di un fratello trucidato dai tedeschi in ritirata e la morte di mio padre mi portarono prima a fare la mascotte di un reggimento scozzese ed in seguito, nel 1947, a lavorare a Monfalcone e a Ronchi dei Legionari e poi a Pola e quindi a studiare a Fiume, dove l'università non costava e a cui mi legava il ricordo del fratello marinaio, scomparso nella battaglia di Capo Matapan nel 1941. Per mantenermi, iniziai a fare il tipografo, il correttore di bozze, il giornalista.
Nessuna componente ideologica quindi?
Ideologica no, ma ideale si, e grande. Avevo circa venti anni e credevo molto nella costruzione di quello che era un mondo radicalmente nuovo, socialmente più giusto - si pensi solo all'idea dell'autogestione operaia -che affrontavo con grandi speranze e con grande volontarismo anche se le difficoltà erano immense: siamo vissuti male, con tanto di tessera di razionamento, fino al 1959, quando in Italia si assaporava già il boom economico. Come mi definirono scherzosamente alcuni amici successivamente, ero una specie di “profugo dalla parte sbagliata”.
Quando si accorse che questo mondo nuovo presentava in realtà “difetti vecchi”?
Quando tutta la struttura creata da Tito diede segni di burocratizzazione e di insostituibilità, a cominciare da lui stesso, che avrebbe dovuto cedere il potere e non fare il presidente a vita. Accantonata la generazione partigiana che aveva fatto la guerra e che aveva creato la Jugoslavia socialista, affiorarono i carrieristi e la rotazione delle cariche si rivelò solo orizzontale, per cui le persone giravano tra diversi incarichi di potere, ma erano sempre le stesse. Guarda caso gli uomini che costituirono poi il partito di Tudjman provenivano disinvoltamente dalle stesse strutture di potere precedenti
Se a ciò aggiungiamo che la Costituzione del 1974 aveva permesso così tanta autonomia alle sei repubbliche jugoslave da svuotare il potere federale, allora si può dire che tutto era pronto per il tragico epilogo degli anni Novanta.
Cosa rimane degli “slavi del sud” a quasi venti anni dallo scoppio delle guerre balcaniche?
Rimane un grande mosaico tragicamente rotto e non più riaggiustato, nonostante gli anni.
Le guerre hanno acuito distanze e differenze, mentre chi più ha saputo trarre profitto dal capitalismo che ha sostituito l'economia autogestionaria sono stati i business della corruzione e dei traffici di droga e di prostituzione, gestiti da una criminalità paradossalmente ancora jugoslava dato che è davvero multietnica e che gode della protezione offerta dalle molteplici cittadinanze permesse dai tanti Stati nati sulle ceneri della Federazione. In ogni caso abbiamo conosciuto una economia che ha premiato poche famiglie, ha creato tanti poveri e ha messo in ginocchio la classe media.
C'è un fenomeno curioso che chiamano jugonostalgia, che non è rimpianto del socialismo o della vecchia Jugoslavia – tutti qui hanno ancora paura dell’egemonia dell’altro - ma piuttosto voglia di giustizia, di benessere, di libertà. Oggi si fa fatica a spostarsi fra uno Stato e l'altro, non ci sono scambi culturali, perfino i libri di testo continuano a dividere nelle menti dei ragazzi, e questo impoverisce anche antropologicamente tutti questi popoli.
- Potrà l'Europa ricompattare le tante divisioni e le tante ferite con cui i Balcani hanno iniziato il ventunesimo secolo?
Non tanto l'Unione Europea, che appare piuttosto egoista, quanto l'Europa stessa potrà fare qualcosa ricordandosi semplicemente che i Balcani non sono un “altro” misterioso e minaccioso, ma sono Europa vera e da sempre: Europa romana, bizantina, veneziana, Mitteleuropa austriaca. Più che pensare alla Turchia l’Unione Europea dovrebbe aprirsi a questo “cuore dell’Europa”. Anche la Bosnia, oggi completamente adagiata sugli aiuti internazionali, ne avrebbe uno stimolo. Certo, c’è il problema del Kosovo: ma c’è ormai chi pensa che un Kosovo unito alla Serbia sarebbe stato un pasticcio ancora maggiore, vista la demografia divergente dei due paesi: meglio piuttosto “ritagliare” la città di Mitrovica alla Serbia, tutelare come zone libere i luoghi sacri cari alla fede ortodossa slava e per il resto lasciare il Kosovo al suo destino.
E’ stata la guerra fredda – che qui ha stabilito il suo lungo confine – ad aver allontanato per tanti anni i Balcani dall’abbraccio con l’Europa. Ma oggi è solo l'ignoranza reciproca che tiene in piedi le nostre troppe frontiere.
Vittorio Filippi
In questi giorni è stato presentato il suo libro:
"Obbedire non è una virtù, soprattutto quando la storia obbliga tutti indistintamente a prendere delle decisioni individuali. Giacomo Scotti ci racconta una storia apparentemente piccola ma emblematica di italiani che hanno scelto di entrare nelle file partigiane jugoslave titine, un risveglio di coscienza che ha trasformato degli occupanti in liberatori. Pagine apparentemente lontane di resistenza ma che in modo inquietante ci interrogano ancor oggi sulla nostra capacità di scegliere con la nostra testa, senza credere che gli eventi siano ineluttabili. Ne parliamo con l'autore (a sua volta partito dalla campagna napoletana per diventare jugoslavo nel 1947), cercando insieme di riannodare i fili della memoria senza aver paura delle tragedie che essa riserva.
Il bosco dopo il mare, di Giacomo Scotti (Infinito Edizioni, 2009)
giovedì 15 ottobre 2009
A trip to Kalabrialand
Konacno ! Dopo 7 anni sono riuscita a fare un salto in Calabria. Un piccolo viaggetto che è stato meraviglioso.
Ho rivisto tutti i parenti di mio marito e gli amici. Sono stati tutti molto carini e gentilissimi, ma non avevo dubbi di questo !
In particolare sono stata contenta di aver visto la mia cuginetta albanese Rudina e la mia cuginetta russa Nadia. Due favole di cugine !!
Non parliamo poi dei bambini, ovvero di 5 bambine che sono nate in questi 7 anni.
Sembravano finte tanto erano belle !!
Ma non sono capaci a fare un maschietto da quelle parti ??
La Calabria purtroppo è in ginocchio. Non sono mai arrivati i soldi che erano stati promessi per le alluvioni e le trombe d'aria, mentre sono arrivati un sacco di soldi ad alcuni enti che, francamente, hanno qualcosa di dubbio.
Ho raccolto l'appello della comunità arabesh che lancia l's.o.s. contro la legge Gelmini che ha annientato ogni scuola in lingua arabesh.
Mi chiedo anche cosa ne sarà della scuola in lingua serba che doveva sorgere vicino a Vicenza.
Ecco una bellissima realtà che non c'è più:
Nel cuore montano della Calabria, a pochi chilometri da Cosenza, un piccolo centro arroccato su una collina ai cui piedi si allarga la piana di Sibari, custodisce tradizioni e saperi dimenticati da secoli. Firmo è uno dei ventidue paesi nel sud d’Italia a conservare l’Arabesh, l’antico albanese, ma anche le tradizioni ed il rito greco-bizantino. Sembra proprio essersi fermato al XV secolo questo villaggio, all’epoca della sua nascita quando nel 1495 giunsero famiglie profughe dell'Albania in fuga dell'occupazione Turca Ottoma
www.stile.it/articolo/firmo-litalia-dellarabesh
martedì 13 ottobre 2009
SRPSKI HIP HOP
Dai primi anni 80 esiste il rap serbo, con delle band come i "Badvajzer" (Budweiser) oppure i "Who is the best" che resero il movimento conosciuto un po' in tutta la Serbia e nella Ex-Yugoslavia.
Ma solo nel 1995 partì la prima ondata, un po' più popolare di Serbian hip-hop che iniziò più o meno con l'album "Da li imaš pravo?" (Hai diritto?) di "Gru", uno dei pochi artisti che riuscì a a rimanere popolare anche più tardi. Gru si divertiva a fare pezzi che rispecchiavano un po' lo stile di vita "Playboy" e da "Gangster" che andavano molto di moda negli anni 90.
Altri artisti della prima onda di rap serbo erano: i Voodo Popeye, i Full Moon, gli Straight Jackin', i Sunshine (che hanno fatto la colonna sonora del Film Jedan na Jedan), i Bad Copy, i Belgarde Ghetto, i CYA, gli 187 e i Monteniggers. Dopo questo corto momento di gloria, alla fine degli anni 90, con la guerra del Kosovo e i bombardamenti NATO, non si sentì più molto parlare di questi artisti, la produzione di CD e video rallentò e si fecero pochissimi concerti.
Il silezio si spezza nel 2002 quando vien fondato il label indipendente "Bassivity Music" (sparito nel 2007) che aveva sotto contratto un paio di ottimi artisti rap della Serbia, della Bosnia e della Croazia e faceva distribuzione di CD un po' in tutto il territorio dell'ex Jugoslavia. Il primo CD di questo label fu "Ekipa Stigla" dei V.I.P. (Relja Milankovic e Ivan Jovic) un album che considero ancora oggi uno dei migliori di quel periodo.
Qui un brano appunto di "Ekipa Stigla" che si chiama "Moj Zivot" degli V.I.P. con la voce in sottofondo della bravissima Josipa Lisac.
E qui "Oci u Oci" di Struka, un'altro degli artisti della casa Bassivity!
Un'altro album molto bello fu quello di Marcelo: "De Facto" uscito nel 2003 con dei video prodotti con pochi soldi (siamo in periodo post guerra) ma con occhio estremamente estetico.
Guardate voi stessi che bello il video di "Srbija Kuca na promaji" di Marcelo.
Negli ultimi anni il rap serbo incomincia ad assomigliare sempre di più a quello internazionale e un paio di artisti sono riusciti a farsi produrre dalle grandi case discografiche (in mano ai producenti di turbofolk) e nonostante tutto hanno prodotto un paio di brani carini. Ma mai più cosi autentici e creativi come nel periodo post bombardamenti e di quando la Serbia se ne stava isolata con una banda di artisti che non dormivano affatto.
Qui uno dei pezzi recenti di "Wikluh Sky" insieme alla cantante Ana Stanic..un mix di rap e hip-hop reso molto mainstream...ma carino.
E qui di nuovo Wikluh Sky, questa volta con Marcelo.(Questo video lo adoro!!!)
Per gli interessati do i link dei più famosi siti di rap serbo (che esistono da un casino di tempo e per fortuna vensono ancora aggiornati)
Serbian Underground musica e magazine hip-hop gratis da scaricare RADIVIZIJA Pezzi, video, news e testi Prijedor Rap
Il sito rap di Prijedor (Republika Srpska)
Uno degli artisti underground da tenere sott'occhio è "Blokovski", il rapper di Novi Beograd che da una voce ai blocchi della città satellite vicino a Belgrado. Con la sua casa discografica "Carski Rez" (qui il sito) e il label di grafica Zinedin Dizajn (che si ocupa di cartelloni e CD-Cover, qui il sito) ha creato una rete di artisti rap.
domenica 11 ottobre 2009
L'amore altro. Un odissea nel Kosovo
La vicenda si svolge nel Kosovo, protagonisti due veneti, Boris e Giulia, che si recano a Prizren Bas a visitare Clizia, la sorella di lei, medico volontario all’ospedale dell’International Assistance. Giunti a destinazione, i due giovani entreranno presto nel mirino dei trafficanti di droga e gas tossici che trasformeranno quella che per loro doveva essere una piacevole gita turistica al parco nazionale di Brezovica, in un incubo che comincerà col rumore di uno sparo e darà avvio a una lunga catena di morti e di sogni distrutti.
Perché in questo racconto tutti hanno un sogno da realizzare che li rende forti e insieme fragili e si scontra con i sogni degli altri personaggi. Sogni d’amore, dove bisogno di sicurezza, passione e ideali umanitari s’intrecciano e reciprocamente si annullano. L’intraprendente Giulia ama il pavido Boris che però si è innamorato della bella Arifa, l’infermiera kosovara di Clizia. Ma anche Arifa e Clizia coltivano un sogno comune, il più nobile tra gli ideali, l’unico che alla fine si avvererà. Non ci sono vincitori in questa storia, ma soltanto sogni e ideali che nascono spontanei in mezzo alla violenza come i bambini in tempo di guerra, come fiori su un terreno minato. Finale a sorpresa in un romanzo ben costruito, a tensione crescente, coinvolgente e appassionante come un thriller ma scritto principalmente per esaltare il valore della speranza in una terra martoriata da rivalità, criminalità e odi etnici atavici.
AUSILIO BERTOLI, nato nel vicentino, ha svolto diversi lavori, tra cui il ricercatore sociale.
Tra i suoi libri: l’antologia di racconti Gente tagliata (1996), l’antologia di racconti Giostra mentale (2001), introdotta da Elvio Guagnini, l’e-book Amore di banca (2003), il saggio I temi della comunicazione (2004) e il romanzo La sirena dell’immortalità (2008).
Ausilio Bertoli è stato gentilissimo e molto cortese e ha risposto alle nostre domande:
...Vi ringrazio anzitutto dell'attenzione che mi avete prestato.
Riguardo al libro "L'amore altro. Un'odissea nel Kosovo", riporto alcune considerazioni da me effettuate e riportate da alcuni giornalisti.
"E' un romanzo puro, con personaggi di fantasia, dove i protagonisti sono non a caso un giovane volontario vicentino e una ragazza padovana, entrambi impegnati in una missione umanitaria che diventerà una "odissea" non appena arrivano nel Kosovo. Non un libro di storia, bensì una storia avvincente dove l'umanità degli incontri passa attraverso le tinte e forti parole degli scontri che vi si sono consumati. Romanzo, certo, in cui però vi è un carattere autobiografico, vista la conoscenza che ho della geografia balcanica..
Nella terra dei corvi, cioè il Kosovo ci sono stato prima dei tragici fatti del 2006. La sua più recente e tragica storia poi, l'ho vista e letta a distanza. Da quel mio primo incontro fisico ho coltivato una mia personale convinzione da cui è germogliata la storia del libro: l'utopia che vorrebbe gli uomini e gli schieramenti superare i muri della storia per poi costruire un mondo migliore".
Ma è possibile? "I personaggi de L'amore altro, cresciuti nella nostra cultura veneta, non prendono posizione verso le responsabilità storiche delle fazioni che si sono combattute, ma offrono con il loro esempio una forma di altruismo che non è insegnamento civico, ma sincera condivisione. Il mio - concludo - è e resta un romanzo che però, nella sua complessità ha tutte le caratteristiche per mostrarsi come un fotogramma del Kosovo dei nostri giorni. Con in più una speranza: quella che si può imparare a convivere in pace".
Riguardo ai balcanici in diaspora: "capisco la disperazione e la rabbia di dover migrare per una truce volontà altrui, dopo aver sopportato violenze e crudeltà inumane, e spero veramente - al di là delle utopie - che possiate tornare dove siete nati e cresciuti, dove in breve avete le vostre radici"
Un abbraccio, Ausilio Bertoli
www.ausiliobertoli.it
Da parte di tutta la nostra ciurma un sincero ringraziamento e un caloroso complimento per come ci si è avvicinati al problema Kosovo. Grande Ausilio Bertoli !
Noi leggiamo di tutto e di più sui Balkani e mai nessuno aveva saputo trattare questo argomento con tanta umiltà e dando così tanto spazio alla speranza.
sabato 10 ottobre 2009
Graditi ospiti della Svoboda
E.. olè !!! Che bel cd !!!
Questo lavoro nasce da una passione di lunga data per la musica yiddish e per quella rom, e vuole essere un omaggio a due popoli che, con la loro cultura e le loro tradizioni, hanno composto musiche e canzoni che a tutt’oggi apprezziamo per la bellezza delle melodie, per le armonie suggestive, per la ritmica coinvolgente e per il cuore con cui vengono interpretate.
Da sempre ebrei, rom e sinti sono, loro malgrado, popoli erranti e le loro musiche sono frutto di scambi tra le loro culture e quelle dei paesi in cui si sono trovati a vivere.
Il titolo – volutamente ironico – è in realtà un sentito ringraziamento rivolto a chi ci ha regalato canzoni così belle; a Nico, che ha voluto celebrare i valori della Resistenza in lingua Romanes con Sa i rat kelassa; a Teo, che ha condiviso con noi parte del nostro viaggio musicale, concludendolo con questo progetto.
Ci auguriamo, grazie anche ai nostri arrangiamenti, di aver reso un giusto omaggio a questi popoli, e che questo lavoro sia un gradito sentire per chi lo ascolterà.
Potete trovarlo in vendita ai nostri concerti, potete richiederlo tramite mail e in qualche modo troveremo un modo per farvelo avere. A presto lo metteremo in vendita anche online tramite i principali circuiti come iTunes, Amazon ecc.
Il prezzo? 10 euro, meglio che comprare due pacchetti di sigarette. E fa anche più bene !
Svoboda.it
Questo lavoro nasce da una passione di lunga data per la musica yiddish e per quella rom, e vuole essere un omaggio a due popoli che, con la loro cultura e le loro tradizioni, hanno composto musiche e canzoni che a tutt’oggi apprezziamo per la bellezza delle melodie, per le armonie suggestive, per la ritmica coinvolgente e per il cuore con cui vengono interpretate.
Da sempre ebrei, rom e sinti sono, loro malgrado, popoli erranti e le loro musiche sono frutto di scambi tra le loro culture e quelle dei paesi in cui si sono trovati a vivere.
Il titolo – volutamente ironico – è in realtà un sentito ringraziamento rivolto a chi ci ha regalato canzoni così belle; a Nico, che ha voluto celebrare i valori della Resistenza in lingua Romanes con Sa i rat kelassa; a Teo, che ha condiviso con noi parte del nostro viaggio musicale, concludendolo con questo progetto.
Ci auguriamo, grazie anche ai nostri arrangiamenti, di aver reso un giusto omaggio a questi popoli, e che questo lavoro sia un gradito sentire per chi lo ascolterà.
Potete trovarlo in vendita ai nostri concerti, potete richiederlo tramite mail e in qualche modo troveremo un modo per farvelo avere. A presto lo metteremo in vendita anche online tramite i principali circuiti come iTunes, Amazon ecc.
Il prezzo? 10 euro, meglio che comprare due pacchetti di sigarette. E fa anche più bene !
Svoboda.it
venerdì 9 ottobre 2009
La balkan-crew va al Poli !
Ieri si è laureato uno dei mie numerosi figli. 99 su 110. Intelligente come la mamma, è stato un po' più fortunato di sua sorella che per 22 volte ha provato a passare l'ultimo esame di lingue e letterature moderne. L'esame incriminato è la grammatica tedesca. Francy, ma sti krukki ???
Voi direte : che c'entra coi Balkani ??
Bè, mentre ero li ad aspettare ho avuto una gradevolissima sorpresa !
Ho conosciuto il nostro Grissino balkaniko !!!
Pensate che ho sempre pensato che si chiamasse Giancarlo, invece si chiama in tutt'altro modo, ma tutti lo chiamano Grissino.
E' simpaticissimo! Come tutti i ragazzi belli e figaccioni, ha la tartaruga sul petto, ma ha anche il guscio sopra !!
Ah! Ah! sto scherzando Grissino ! E' una maniera di dire che hai un po' di pancetta !
Quindi, nella gioia di questa conoscenza, vi annuncio che:
STASERA 10 Ottobre,Dj Grissino si sposta con la sua Caravan Etnique a Pinerolo per lo Jerk Festival, precisamente al Circolo Arci Stanamore...
Ma per chi resta a Torino c'è:
la "Black market" all'Hiroshima mon amour in Via Bossoli 83
The black market
Alberto e Davide
E visto che siamo in tema musicale, ecco uno splendido ballo dedicato solo a Francesca.
giovedì 8 ottobre 2009
A trip to happyland 12
Uno spazio meritatissimo va ai regali. Se tenete conto che molti dei miei amici non hanno un lavoro stabile e chi lavora ha uno stipendio medio di 197 euro con dei prezzi quasi uguali ai nostri, capite cosa vuol dire per queste persone regalarmi qualcosa.
Eppure i serbi non danno nessun valore al denaro. Oggi possono darmi tutto quello che hanno, domani si vedrà !
E si è sempre visto bene, perchè non sono rimasti mai a piedi, o meglio, a piedi ci vanno tante volte perchè la benzina è a un euro al litro, ma si sono sempre riempiti la pancia, anche durante le guerre e le nostre bombe.
Tra quello che mi è stato regalato e cio' che ho comprato, ho portato a casa 8 yeans, 2 maglie, biancheria varia, vari oggettini, 3 dvd e una macchina per fare le palacinke.
Tale macchina ha passato i controlli all'aereoporto con ispezioni nei minimi dettagli. Pero' io mi mordo sempre la lingua molto tardi perchè come ho detto a Dejan che mi piaceva quel marchingegno, subito : "è tua".
Ringrazio tutti, sia quelli che mi hanno dato i regalini materiali, sia quelli che mi hanno regalato la loro amicizia con dei momenti di serenità. Grazie di cuore.
Ormai siamo abituati che in Eu andiamo con gli euro e pensare sempre a quanto costa una cosa che si paga in dinari è un lavoro un po' stressante.
Pensate che nel 2001 mi davano 60 dinari per un euro, ora 94 !!!!
Dejan mi ha anche fatto ragionare e io non sono andata nel 2002 per la prima volta, ma nel 2001, 8 anni fa...!!!
Il mio carroarmato portafortuna ce l'ho sempre in tasca quando vado in Serbia.
Me lo sono messo in tasca il primo giorno in cui sono arrivata la e fino ad oggi mi ha sempre portato fortuna. Hvala moj tenk !
Nella foto potete vedere il regalino di Ksenija con una bellissima dedica e il cd di Dusan : "la mia Serbia". Cio' i lacrimoni !
La macchina sforna palacinke
Dopo il post di Francy non potevo non acquistare "Kurzadzije" !!
Hvala Srbijo !
Eppure i serbi non danno nessun valore al denaro. Oggi possono darmi tutto quello che hanno, domani si vedrà !
E si è sempre visto bene, perchè non sono rimasti mai a piedi, o meglio, a piedi ci vanno tante volte perchè la benzina è a un euro al litro, ma si sono sempre riempiti la pancia, anche durante le guerre e le nostre bombe.
Tra quello che mi è stato regalato e cio' che ho comprato, ho portato a casa 8 yeans, 2 maglie, biancheria varia, vari oggettini, 3 dvd e una macchina per fare le palacinke.
Tale macchina ha passato i controlli all'aereoporto con ispezioni nei minimi dettagli. Pero' io mi mordo sempre la lingua molto tardi perchè come ho detto a Dejan che mi piaceva quel marchingegno, subito : "è tua".
Ringrazio tutti, sia quelli che mi hanno dato i regalini materiali, sia quelli che mi hanno regalato la loro amicizia con dei momenti di serenità. Grazie di cuore.
Ormai siamo abituati che in Eu andiamo con gli euro e pensare sempre a quanto costa una cosa che si paga in dinari è un lavoro un po' stressante.
Pensate che nel 2001 mi davano 60 dinari per un euro, ora 94 !!!!
Dejan mi ha anche fatto ragionare e io non sono andata nel 2002 per la prima volta, ma nel 2001, 8 anni fa...!!!
Il mio carroarmato portafortuna ce l'ho sempre in tasca quando vado in Serbia.
Me lo sono messo in tasca il primo giorno in cui sono arrivata la e fino ad oggi mi ha sempre portato fortuna. Hvala moj tenk !
Nella foto potete vedere il regalino di Ksenija con una bellissima dedica e il cd di Dusan : "la mia Serbia". Cio' i lacrimoni !
La macchina sforna palacinke
Dopo il post di Francy non potevo non acquistare "Kurzadzije" !!
Hvala Srbijo !