giovedì 30 dicembre 2010
Canestri senza reti 2010 è finito !
Sigh ! Sigh !
Oggi due brutte notizie : Cacak ha perso e i ragazzi sono partiti.
Ivrea è vuota senza di loro.
A ogni arrivo bisognerebbe già prendere la forza per la partenza !!!
Sigh.. speriamo di vederci ancora.. magari in Serbia !
E chi ha vinto ??? Ma i nostri amici di Mestre !!! Bravissimi !!!
Conclusa l'undicesima edizione di Canestri senza Reti. Per la prima volta è una squadra italiana ad aggiudicarsi il torneo ed è il Leoncino Mestre, che si impone 57-54 sul Sant Josep Badalona. Da segnalare anche il primo ingresso nelle Top 4 dei padroni di casa della Rgi Lettera 22 Ivrea di coach Degano.
1 LEONCINO MESTRE 9 PALL. MAROSTICA
2 SANT JOSEP BADALONA 10 PINO DRAGONS FIRENZE
3 CASTIGLIONE MURRI BOLOGNA 11 PALL. MONCALIERI SAN MAURO
4 LETTERA 22 IVREA 12 BASKET GIOVANE VICENZA
5 AURORA DESIO 13 AUXILIUM TORINO
6 MLADOST CACAK 14 JUNIOR CASALE M.TO
7 APL LISSONE 15 RADNICKI KRAGUIEVAC
8 SALINAS FALCONS TUZLA 16 DRAZEN PETROVIC SIBENIK
Scuola basket Lettera 22
mercoledì 29 dicembre 2010
Terzo giorno di Canestri senza reti 2010
Oggi Cacak ha vinto !!
Quindi domani si gioca per il 5° o 6° posto.
Oggi abbiamo fatto shopping duro ! Ieri avevamo solo scherzato. Oggi ore e ore per i negozi più "in" di Ivrea.
La scena era sempre la stessa. I negozianti si spaventavano a morte appena si entrava. D'altra parte eravamo 22 ragazzi e 4 adulti. Allora io dicevo : "Pace.. veniamo in pace.. non siamo armati". Così i negozianti si tranquillizzavano un po' e si passava alla seconda fase. I ragazzi chiedevano le taglie e il costo dei vestiti e iniziava un tam tam di "ti capisco - non ti capisco" cosi' divertente che alle volte non intervenivo perchè loro si facevano capire anche a gesti. Piano piano si passava alla fase in cui i negozianti capivano che i ragazzi volevano spendere e si illuminavano d'immenso. Si usciva sempre col negoziante che diceva : "Vi vedo ancora prima che partiate ? Venitemi a salutare prima della partenza e ditemi come vi siete piazzati nel torneo !"
Il mio serbo è diventato più che buono. Ho capito tante frasi che si dicevano tra loro i ragazzi :
- Ma quanto rompe Lina per le foto !
- Ma perchè Lina viene ogni anno a Cacak ?
- Ah.. bò.. avrà un amante... !!!
E poi abbiamo scoperto che Kuljo ha la fidanzata.. da da da dannnn !!!!!!!!!!!!!!!
E domani.. sigh.. partono ! Ripiegatemi in valigia !!
www.scuolabasketlettera22.com
martedì 28 dicembre 2010
Morire dalle risate al torneo Canestri senza reti..
Carissimi,
la seconda giornata del torneo eporediese di "Canestri senza reti" ha visto una rovinosa caduta della squadra di Cacak che ha perso contro la terribile squadra di Mestre.
Io però mi sono quasi pisciata addosso dalle risate per una figuraccia di quelle davvero storiche !
Come premessa vi dico che tra la nostra crew è famosa la figuraccia di Sandra al meeting sul Kosovo. La povera Sandra si era alzata per andare a salutare Goran e quest'ultimo gli aveva detto : "Sai che c'è mio fratello ? E' seduto là... "
E Sandra va a dare la mano a un ragazzo e dice : "Piacere Sandra"
L'altro : "Piacere Lorenzo". E Goran : "Non è quello mio fratello, è quello seduto dopo "
E Sandra : "Piacere Sandra". E Goran : "No quello... quello dopo ..."
Alla fine Sandra ha fatto conoscenza con tutta una fila di persone prima di arrivare al fratello di Goran giusto.
A me è capitata una cosa simile.
Arrivo nella sala mensa e non vedo gli allenatori di Cacak. Chiedo a Paolo e lui mi dice : "I ragazzi di Cacak sono seduti là in fondo".
Parliamo di una sala mensa che ha tanti tavoli grossi con i ragazzi seduti attorno.
Allora io vado al tavolo indicatomi e inizio a parlare serbo. I ragazzi mi guardano stupiti e attoniti. Io, credendo di non essere capita, mi do' ancora piu' da fare col mio scarso serbo e i ragazzi sono sempre più attoniti e mi guardano a bocca aperta. Ad un certo punto sento Paolo che dall'altra parte della sala urla : "Lina, i serbi sono al tavolo dopo.. quei ragazzi sono italiani !" E giu'.. tutta la sala a ridere !
Comunque oggi il mio serbo è migliorato anche perchè ho avuto una spalla fantastica ! Maria.. draga moja !!!
Scuola basket Lettera 22 Ivrea
lunedì 27 dicembre 2010
Canestri senza reti 2010 è iniziato
Ebbene si'... la favola si ripete.
I ragazzi della scuola basket Lettera 22 di Ivrea e i ragazzi di Montaldo Dora anche quest'anno hanno ripetuto il miracolo.
Ancora una volta dei bambini serbi, bosniaci e croati giocano assieme.
Io sono emozionatissima. Da anni seguo questo torneo e ogni volta provo le emozioni della prima volta.
Quest'anno poi ho avuto una grande, magnifica sorpresa !
Il nostro Kuljo, quel ragazzo che tre anni fa ho portato in giro per Ivrea e che faceva girare con la bocca aperta tutte le ragazze, è passato da semplice assistente ad allenatore titolare. Quanto urla !!! Ma che gioco i suoi ragazzi ! Davvero fenomenali.
Che dire.. ci aspettano 4 giorni fantastici.. Io pero' faccio una fatica a parlare serbo !!!! Aiuto.. sono fuori allenamento !
Varese Cacak a Montaldo Dora
Scuola basket Lettera 22 Ivrea
domenica 26 dicembre 2010
EaST Journal diventa rivista
Il grande Matteo Zola ci ha comunicato una notizia fantastica !
La redazione di EaST Journal si è fatta magazine !
Ottanta pagine di reportage, dossier, approfondimenti. Scaricabili gratuitamente in normale versione pdf o consultabile on-line nella versione e-book. L'estrema destra serba, i problemi dell'informazione in Russia, l'islam in Bosnia, il muro che divide Cipro, e ancora: economia, cultura, mostre, fotografie, interviste esclusive a Vera Politkovskaja, Luke Harding, Aleksandra Radonich. Senza dimenticare l'attualità: dall'elettrodotto che collegherà Montenegro ed Italia, alla protesta in Bielorussia contro Lukashenko. Ce n'è davvero per tutti i gusti. Provare per credere e, se vi piace, diffondeteci. Buona lettura
Matteo Zola
Grazie Matteo, sei sempre nel nostro cuore !
Numero zero. East journal diventa rivista
venerdì 24 dicembre 2010
mercoledì 22 dicembre 2010
Agi e la Banditz music
Agron Isaku, detto Agi, è una bellissimo ragazzo kosovaro trasferitosi in Svizzera.
Suona con il suo amico Andrea in un bellissimo gruppo che si chiama Banditz music.
A dir la verità... è da così tanto tempo che questo post giace nelle bozze che non ricordo chi me l'ha suggerito, ma... vedendo quanto sono belli questi ragazzi.. ho proprio pensato di proporvelo !
.. Agron Isaku ..
Born on the 24th of October 1979, Kosovo-born Agron Isaku lives since 21 years in Switzerland. As a consistently person he is surrounded by the same 5 or 6 best friends in all these years and this constancy is one of Agrons trademarks; not only when it comes to friendship, but also in his business: Continous he works for his goals, always with care and meticulously preparation – not usual for a eventmanager of his “size”, but the nightlife is not just a job for Agron – it’s his passion, since the age of 14. With his activities for his clients and his own projects he was able to make his name to a successfull brand in Switzerland. but all this is only the preparation for the step to internationality.
My space Banditz music
domenica 19 dicembre 2010
Voci dal silenzio di Alessandro Di Meo
Cari tutti,
ringraziandovi per l'interesse dimostrato, come augurio per il prossimo anno, vi regalo 3 piccoli video, ideati, girati e montati in questo mese (un grazie a Domenico Chirico e a Claudio Accheri).
Parlano del recente viaggio in Serbia e in Kosovo dove abbiamo portato tutta la nostra solidarietà ai terremotati di Kraljevo... ai profughi serbi che cercano di tornare nella loro terra, il Kosovo e la Metohija... alle famiglie dei villaggi serbi del Kosovo stesso, che ancora resistono nonostante tutto. Il documentario si intitola "Voci dal Silenzio".
Una cosa importante: stiamo cercando di attivare dei sostegni a distanza per alcune famiglie serbe dei villaggi del Kosovo, in collaborazione con i monaci del monastero di Decani. Abbiamo già portato a 9 famiglie il nostro sostegno, ma abbiamo bisogno di continuarlo nel prossimo anno perchè non ci sono altri fondi.
Si tratta di 360 euro all'anno, 30 euro mensili. Chi volesse aderire può farlo inviando una mail di risposta. Ci attiveremo fin da subito per contattarvi ed avviare così il sostegno.
Chi volesse contribuire (causale: Sostegni Kosovo), può farlo contattando Un Ponte per... o visitando il sito: www.unponteper.it .
Alessandro Di Meo
Terremoto a Kraljevo
Kosovo e Metohija
Villaggi serbi del Kosovo
www.unponteper
Da una favola chiamata Samantha
Un terremoto dimenticato da tutti i massmedia
sabato 18 dicembre 2010
Kosovo, il rapporto sui tagliagole divenuti statisti
Anche oggi niente post di cucina, è un week end caldo !
Siamo dinuovo su politibalkando per l'ultimo rapporto fatto al consiglio d'Europa degli ultimi anni di storia kosovara.
E' agghiacciante !
12 anni di storia Kosovara
martedì 14 dicembre 2010
Fantastico Pedrag Matvejevic a Torino !
Davvero un incontro fantastico quello che si è tenuto il 14 dicembre 2010 presso il Circolo dei lettori a Torino.
Pedrag Matvejevic ha presentato il suo nuovo libro : Pane nostro.
L’autore ha preso come soggetto il pane e ha visitato tanti popoli e tanti gruppi etnici del Mediterraneo che hanno in comune questo semplice cibo.
L’incontro è stato moderato dalla fantastica Anja Gunjak, esperta di cooperazione con la sponda Adriatica del Mediterraneo.
Hanno partecipato oltre all’autore :
Antonio Ferigo, vicepresidente dell’Istituto Paralleli
Gianluca Solera, scrittore
Marcella Filippa, storica e saggista
Sono stati toccati infiniti temi e non riesco a scrivere tutto.
Cerco di passarvi più informazioni possibili.
Matvejevic è nato a Mostar, da padre russo, anche se nato a Odessa e madre croata.
È stato condannato da un tribunale di Zagabria a cinque mesi di prigione nel 2005 per calunnia e ingiuria nei confronti dello scrittore Mile Pešorda, ma la sua unica colpa è stata quella di dire che gli intellettuali hanno le loro colpe nel conflitto interetnico delle guerre nella ex Yu. La condanna è stata amnistiata.
Il papà di Matvejevic diceva a Pedrag di portare il pane ai tedeschi prigionieri in Yu ed è morto in un campo di concentramento invocando del pane.
Spesso sentiamo dire che ci sono delle punizioni a “pane e acqua”, ma il pane è l’alimento principale di tutti i popoli mediterranei e non solo.
Il pane viene benedetto in Albania prima di essere offerto all’ospite, il pane non si getta mai via, il digiuno dona la saggezza ai governatori (mettiamo a pane e acqua i politici italiani !), il pane è importantissimo nelle Sacre scritture ed è manna dal cielo.
Matvejevic ha vissuto 15 giorni con il popolo rom per vedere come fanno il pane, ha vissuto con gli eremiti e si è informato come fanno il pane nel deserto nel nord Africa.
Attualmente nel mondo un miliardo di persone non ha nemmeno un tozzo di pane, ma ben presto potremmo salire a due miliardi.
Una cosa strana. In Serbia il pane si dice hleb e in Croazia kruh. Basta dire kruh in Serbia e hleb in Croazia per vedere il panico nell’interlocutore !
Fantastica moderatrice !
Fantastico Matt !
venerdì 10 dicembre 2010
Le rivelazioni di Wikileaks sul Kosovo
Perdonateci se sparaflesciamo a raffica, ma non potevamo più aspettare !
Wikileaks dice ciò che noi diciamo da secoli !
Per alcuni giorni ci trasferiamo qui :
POLITIBALKANDO
mercoledì 8 dicembre 2010
Intervista a Paolo Motta
Come sei entrato nel mondo del fumetto?
Avevo studiato tanti anni fa sceneggiatura fumettistica con Carlo Pedrocchi, ex caporedattore dell’Intrepido, però poi ho studiato pure sceneggiatura cinematografica con Moira Longo e Heiko Caimi. In pratica ero indeciso tra fumetto e cinema. Alla fine vedendo che nel nostro paese il cinema è in una crisi anche peggiore di quella delle “nuvole parlanti”, ho optato per queste ultime. Dopo un periodo “fanzianaro” ho pubblicato il mio primo fumetto da professionista per Nicola Pesce Editore ed in seguito ho collaborato con EF Edizioni, una piccola casa editrice che, tuttavia, si dedica più che altro alla stampa erotica. Sebbene EF e la gente che vi lavora mi hanno insegnato molto, non volevo ghettizzarmi facendo solo storie erotiche. Infatti ho convinto quel editore a pubblicare anche alcune mie storie di tutt’altro genere: così c’è stato Dominatrici dell’Universo che conteneva storie di fantascienza, fantasy e horror, di cui una sottoforma di fotoromanzo ed ora è in preparazione una serie, intitolata Teen Robot, di cui non anticipo niente.
L’agenzia Zio Van Helsing (che è poi un mio nickname) nasce invece da uno strano pensiero che mi ha sempre accompagnato: se non dovessi riuscire a sfondare io come fumettista, mi piacerebbe almeno aver aiutato altri ad imporsi. Per cui ora, oltre a continuare a sceneggiare i miei fumetti, mi occupo di promuovere presso gli editori nostrani alcuni disegnatori stranieri ancora poco noti da noi.
-Che rapporto hai coi Blacani?
Devo riconoscere che fino a poco tempo fa il mio interesse per i Balcani, e più in generale per l’Europa dell’Est, si limitava alla spiritualità ortodossa e alle vicende della loro storia. Non mi ero mai chiesto chi fossero i fumettisti e gli illustratori di quella regione. Solo recentemente Tome Trajkov, un amico conosciuto on line che fa parte dell’associazione Comic Center of Macedonia-Veles, mi ha mostrato dei disegni di artisti macedoni dei quali ho riconosciuto subito l’indubbio valore: Aleksandar Cakoski dal tratto “arioso” e trasognato; Vesna Niechevska-Saravinova molto portata nel disegnare fantasy e pin-up; Darko Bogdanov, forse il più promettente dei tre, con un segno corposo e ricco di chiaroscuri.
-Quali sono gli autori di punta di Zio Van Helsing?
Oltre ai tre che ho citato, rappresento anche alcuni disegnatori dell’Argentina: Fer Gris, Dante Ginevra, German Curti, Daniel “Dakota” Acosta e Diego Eduardo Prevail. Praticamente mi muovo tra l’Est e il Sud. Il fumetto argentino, o meglio la historiera come dicono loro mi ha sempre affascinato. Già da studente divoravo riviste come Lanciostory e Skorpio che pubblicavano i grandi autori latino-americani. Tra quelle pagine ho scoperto gli sceneggiatori Hector G. Oesterheld, Carlos Trillo, Eduardo Mazzitelli e Ricardo Barreiro che hanno indubbiamente segnato il mio modo di scrivere, nonché i disegnatori Juan Zanotto, Carlos Meglia, Eduardo Risso, Enrique Alcatena, Alberto Breccia e suo figlio Enrique. Di solito si dice che gli argentini hanno imparato dai nordamericani e dagli italiani (molti nostri connazionali hanno lavorato per editori di laggiù), io penso che, almeno per certi versi, li abbiano superati entrambi.
-Come vedi il futuro del fumetto italiano e internazionale?
Siamo dominati dalle major statunitensi e giapponesi che possono contare sull’uso di altri media per promuovere i loro fumetti: si pensi a quanti film ultimante vengono tratti dai supereroi Marvel e DC oppure alla sempre abbondante presenza di cartoni nipponici sulle nostre TV. Se escludiamo Francia e Belgio, dove il fumetto è considerato una specie di istituzione nazionale, tutti gli altri paesi sono divenuti un po’ un terzo mondo, quelli che devono accontentarsi delle briciole. A questo si aggiunge che diventa sempre più difficile ottenere compensi, svolgendo professioni di tipo “artistico-creativo”. Dappertutto disegnatori e sceneggiatori corrono ai ripari, magari improvvisandosi editori in proprio, oppure mettendo i loro lavori on line. Spesso si aggregano fra loro e nascono gruppi come i Superamici, i Cani o il compianto Self-Comics in Italia, La Duende in Patagonia, il Clan Nahualli in Colombia, Producciones Balazos in Messico, il Comic Center of Macedonia-Veles che copre Macedonia, Bulgaria e Kossovo.
D’altro canto se del punto di vista commerciale non stiamo bene, la qualità dei lavori in circolazione si è notevolmente alzata. Oggi un prodotto immediato, di puro intrattenimento, come erano Tex o Diabolik non avrebbe speranze. Il punto di riferimento è più Corto Maltese, avventura mescolata però a cultura e riflessione. Insomma non siamo mai stati così peggio, ma non siamo neanche mai stati così meglio.
Paolo Motta
Zio Van Helsing
Comic agency
Islam e ortodossia
Avevo studiato tanti anni fa sceneggiatura fumettistica con Carlo Pedrocchi, ex caporedattore dell’Intrepido, però poi ho studiato pure sceneggiatura cinematografica con Moira Longo e Heiko Caimi. In pratica ero indeciso tra fumetto e cinema. Alla fine vedendo che nel nostro paese il cinema è in una crisi anche peggiore di quella delle “nuvole parlanti”, ho optato per queste ultime. Dopo un periodo “fanzianaro” ho pubblicato il mio primo fumetto da professionista per Nicola Pesce Editore ed in seguito ho collaborato con EF Edizioni, una piccola casa editrice che, tuttavia, si dedica più che altro alla stampa erotica. Sebbene EF e la gente che vi lavora mi hanno insegnato molto, non volevo ghettizzarmi facendo solo storie erotiche. Infatti ho convinto quel editore a pubblicare anche alcune mie storie di tutt’altro genere: così c’è stato Dominatrici dell’Universo che conteneva storie di fantascienza, fantasy e horror, di cui una sottoforma di fotoromanzo ed ora è in preparazione una serie, intitolata Teen Robot, di cui non anticipo niente.
L’agenzia Zio Van Helsing (che è poi un mio nickname) nasce invece da uno strano pensiero che mi ha sempre accompagnato: se non dovessi riuscire a sfondare io come fumettista, mi piacerebbe almeno aver aiutato altri ad imporsi. Per cui ora, oltre a continuare a sceneggiare i miei fumetti, mi occupo di promuovere presso gli editori nostrani alcuni disegnatori stranieri ancora poco noti da noi.
-Che rapporto hai coi Blacani?
Devo riconoscere che fino a poco tempo fa il mio interesse per i Balcani, e più in generale per l’Europa dell’Est, si limitava alla spiritualità ortodossa e alle vicende della loro storia. Non mi ero mai chiesto chi fossero i fumettisti e gli illustratori di quella regione. Solo recentemente Tome Trajkov, un amico conosciuto on line che fa parte dell’associazione Comic Center of Macedonia-Veles, mi ha mostrato dei disegni di artisti macedoni dei quali ho riconosciuto subito l’indubbio valore: Aleksandar Cakoski dal tratto “arioso” e trasognato; Vesna Niechevska-Saravinova molto portata nel disegnare fantasy e pin-up; Darko Bogdanov, forse il più promettente dei tre, con un segno corposo e ricco di chiaroscuri.
-Quali sono gli autori di punta di Zio Van Helsing?
Oltre ai tre che ho citato, rappresento anche alcuni disegnatori dell’Argentina: Fer Gris, Dante Ginevra, German Curti, Daniel “Dakota” Acosta e Diego Eduardo Prevail. Praticamente mi muovo tra l’Est e il Sud. Il fumetto argentino, o meglio la historiera come dicono loro mi ha sempre affascinato. Già da studente divoravo riviste come Lanciostory e Skorpio che pubblicavano i grandi autori latino-americani. Tra quelle pagine ho scoperto gli sceneggiatori Hector G. Oesterheld, Carlos Trillo, Eduardo Mazzitelli e Ricardo Barreiro che hanno indubbiamente segnato il mio modo di scrivere, nonché i disegnatori Juan Zanotto, Carlos Meglia, Eduardo Risso, Enrique Alcatena, Alberto Breccia e suo figlio Enrique. Di solito si dice che gli argentini hanno imparato dai nordamericani e dagli italiani (molti nostri connazionali hanno lavorato per editori di laggiù), io penso che, almeno per certi versi, li abbiano superati entrambi.
-Come vedi il futuro del fumetto italiano e internazionale?
Siamo dominati dalle major statunitensi e giapponesi che possono contare sull’uso di altri media per promuovere i loro fumetti: si pensi a quanti film ultimante vengono tratti dai supereroi Marvel e DC oppure alla sempre abbondante presenza di cartoni nipponici sulle nostre TV. Se escludiamo Francia e Belgio, dove il fumetto è considerato una specie di istituzione nazionale, tutti gli altri paesi sono divenuti un po’ un terzo mondo, quelli che devono accontentarsi delle briciole. A questo si aggiunge che diventa sempre più difficile ottenere compensi, svolgendo professioni di tipo “artistico-creativo”. Dappertutto disegnatori e sceneggiatori corrono ai ripari, magari improvvisandosi editori in proprio, oppure mettendo i loro lavori on line. Spesso si aggregano fra loro e nascono gruppi come i Superamici, i Cani o il compianto Self-Comics in Italia, La Duende in Patagonia, il Clan Nahualli in Colombia, Producciones Balazos in Messico, il Comic Center of Macedonia-Veles che copre Macedonia, Bulgaria e Kossovo.
D’altro canto se del punto di vista commerciale non stiamo bene, la qualità dei lavori in circolazione si è notevolmente alzata. Oggi un prodotto immediato, di puro intrattenimento, come erano Tex o Diabolik non avrebbe speranze. Il punto di riferimento è più Corto Maltese, avventura mescolata però a cultura e riflessione. Insomma non siamo mai stati così peggio, ma non siamo neanche mai stati così meglio.
Paolo Motta
Zio Van Helsing
Comic agency
Islam e ortodossia
martedì 7 dicembre 2010
Associazione Italia - Bosnia a Torino
Riceviamo da Chiara e pubblicchiamo :
Nei mesi di Novembre e Dicembre 2010, a Torino, abbiamo avuto più di una occasione per incontrare persone e paesaggi della Bosnia.
C'è stata l'iniziativa dell'Associaizone Italia Bosnia
Associazione Italia - Bosnia
Questo evento ha brillato per la bellezza della giovanissima pianista dodicenne Emina Huskice, della sua musica, delle foto del giovane Eldin Hasanagice, delle opere d'arte della pittrice/grafica Lejla Rizvanovicdi e per la bontà dei piatti tipici della cucina bosniaca annaffiati da ottima e ghiacciata "pivo di Sarajevo".
Questo evento ha portato a Torino un uomo affascinante come Jovan Divjak.
Io lo vidi in divisa da generale nella Sarajevo del Gennaio 1995 ( ha l'eta di mio padre e ha la tenerezza e l'ironia balkanica del mio adorato Sergheiìj)
E poi c'erano anche altri scrittori, persone vere e coraggiose, come Enisa Bukvic e Božidar Stanišic, introdotti dalla "speciale torinese-sarajevese" Anja Gunjak.
Io non mi stanco mai di ascoltare persone provenienti dalla ex Jugo, che raccontano la ricchezza della loro terra e della loro multicultura, persone che con noi "fanno memoria" di cosa si è vissuto negli anni Novanta del Novecento al di qua e al di là del mare Adriatico, che condividono con noi le speranze per il presente ed il futuro dei giovani. In alcuni discorsi mi è sembrato di cogliere un pensiero particolare per chi (come mio figlio) è nato nell'anno degli Accordi di Dayton e quindi con i suoi 15 anni si affaccia ora al mondo degli adulti.
Grazie per la bellissima serata !
Chiara
Ciò che fa una nazione non è il parlare la stessa lingua,
ne l'appartenere alla stessa stirpe etnografica,
ma l'aver fatto insieme grandi cose nel passato
e il volerne fare ancora nell'avvenire"
Joseph Ernest Renan
Grazie a ciascuna delle mie appartenenze,
prese separatamente,
ho una certa parentela con un gran numero di miei simili:
grazie agli stessi criteri,
presi tutti insieme,
ho la mia identità personale
che non si confonde con nessun’altra.
Moreno Locatelli
lunedì 6 dicembre 2010
V.M.A. Beograd
Da un sacco di tempo volevo fare questo post.
Questo ospedale è fantastico e ha curato molti miei amici che erano in brutte condizioni.
In Occidente abbiamo l'idea che i Balkani sono come il terzo mondo, mentre questo ospedale è all'avanguardia soprattutto se lo paragoniamo a certi nostri ospedali italiani !
E poi l'avete vista l'architettura ? Francy impazzirebbe !
Vojnomedicinska akademija
V.M.A.
Wiky
sabato 4 dicembre 2010
Roma fest
In teoria oggi ci sarebbe dovuto essere il post di cucina, ma abbiamo già postato in settimana e quindi dedichiamo uno spazio a questo fantastico popolo che ha origine per lo più tra i Balkani e il Caucaso e che vive ancora oggi le stesse persecuzioni dell'epoca nazista.
La storia si ripete sempre.. purtroppo !
Roma fest
Gypsy dance
Jelem jelem
Gypsy songs
Gypsy music in BG
Gypsy music in YU
Serbian gypsy
Mahalla
La storia si ripete sempre.. purtroppo !
Roma fest
Gypsy dance
Jelem jelem
Gypsy songs
Gypsy music in BG
Gypsy music in YU
Serbian gypsy
Mahalla
giovedì 2 dicembre 2010
Islam e ortodossia
Ho recentemente letto il testo di una conferenza dal titolo "La natura dell'Islam", tenuta nel 2007 all'Istituto San Sergio di Parigi da Georges Khodr', il metropolita greco-ortodosso di Biblo e Botrys (Libano). Ci sono alcuni punti di questa conferenza che mi hanno profondamente colpito: innanzitutto mons. Khodr' mette in risalto il fatto che, nonostante le vicende storiche avverse, un profondo dialogo tra musulmani e cristiani esisteva già fin dall'inizio della storia islamica. Per primo San Giovanni di Damasco si occupa dell'Islam, considerandolo però una setta all'interno del cristianesimo stesso, infatti "il suo dialogo immaginario con un sarrazin mostra evidentemente che San Giovanni non conosceva abbastanza l'arabo per leggere il Corano, sebbene fosse amico del califfo Yazid [...]. I suoi errori furono presto dissipati dai teologi della Siria e dell'Iraq che acquisirono una conoscenza perfetta dell'Islam", mentre in tempi recenti, spiega Khodr’, "I più forti in questa materia mi sembrano gli arabisti russi che si sono occupati più approfonditamente della tematica musulmana rispetto agli occidentali".
Dall'altro lato l'Islam stesso è forse più vicino alla religione cristiana che non l'ebraismo post-biblico, avendo adottato come suo profeta lo stesso Gesù Cristo, fatto oggetto di una grande venerazione specie presso i sufi, gli asceti musulmani. Tra gli altri profeti menzionati nel Corano troviamo poi "Maria, Zaccaria padre di Giovanni Battista, il Battista stesso, Idris ( forse assimilato a Ermete Trismegisto), Noè, Abramo, Giuseppe, Saul, Salomone, Elia, Giona e Giobbe e dei personaggi non biblici come Luqman, Houd, Calih e Chou'aib, che sono propriamente dei profeti arabi".
Di sicuro la religione di Maometto è qualcosa più di un compendio tra il monoteismo cristiano e quello ebraico: il metropolita Khodr' insiste sulla sua natura propriamente araba, suggerendo che in origine Allah dovesse essere il dio principale di un pantheon più esteso, una sorta di Zeus o di Odino, nel quale però Maometto riconobbe i tratti del Dio unico di cristiani ed ebrei. Non a caso quando il Profeta dell'Islam ripulì la Ka'aba della Mecca da tutti gli idoli, oltre alla celebre Pietra Nera, risparmiò anche un'icona di Maria Theotokos (Madre di Dio) che rimase lì ancora per molti secoli.
Dalla lettura di molte sure del Corano si nota che Maometto doveva avere una certa conoscenza non solo dei testi biblici ma anche di diversi apocrifi e del monachesimo ortodosso, forse per mezzo di Waraka Ben Nauphal, un giudeo-cristiano, cugino della sua prima moglie Khadija. L'idea che Gesù non fosse morto sulla croce ma assunto direttamente in Cielo viene quasi sicuramente dai docetisti, eretici che negavano l'Incarnazione del Messia. Descrizioni della vita ultraterrena in cui compaiono giardini meravigliosi con alberi ombrosi e frutti succulenti, ricordano quelle dei testi siriaci, ma anche alcuni brani dell'ufficio funebre del rito bizantino. E forse il Corano, letto senza i vari commenti successivi, non è nemmeno così opposto al concetto di Trinità come si crede. Maometto tende a condannare chi affianca al culto di Allah quello di Gesù e Maria, considerandoli due altri dei minori. Questa credenza viene da lui attribuita ad una comunità chiamata Nazarà, nome che potrebbe fare pensare a Nazareth e quindi ai cristiani, non fosse che in arabo, allora come oggi, essi vengono denominati "masshi'in", seguaci del Messia e non Nazareni o Nazorei.
Certo, mons. Khodr' non è uno di quegli ecumenisti semplicistici e frettolosi che mettono in risalto le somiglianze, scordandosi delle differenze. Innanzitutto nell'Islam è assente il concetto di "storia della Salvezza". Dio è eterno e non esiste alcuna mediazione fra lui e la storia. Il modo con cui offre la sua misericordia ai credenti non ha nulla a che vedere con la kenosis cristiana. In quanto alla vita dopo il Giudizio finale e la Resurrezione, il Corano pare non fare distinzioni tra piaceri/pene fisici e beatitudine/dannazione spirituale. Non esiste come nel Vangelo l'idea di un "corpo glorisoso" dei risorti che li rende "simili agli angeli". Inoltre non c'è nessuna visione del Volto di Dio, nè una condivisione delle energie divine, tema caro agli esicasti, padri spirituali della Chiesa Ortodossa. Allah resta inconoscibile per l'uomo e non divide la sua condizione con nessuno.
Khodr' si sofferma infine sul dialogo islamo-cristiano attuale. Al momento molti studiosi musulmani cercano di conoscere i testi del cristianesimo sia ortodosso, sia eterodosso. Io stesso mi sono sorpreso, quando ho letto il romanzo Azazel di Youssef Ziedan, notando la profonda conoscenza della storia cristiana dei primi in possesso dell'autore, il quale oltre che romanziere è anche professore di filosofia musulmana e sufismo. Il metropolita libanese si domanda però se questo non resti solo un dialogo accademico.
Tutti conosciamo quanto siano difficili i rapporti tra le due fedi attualmente. I musulmani spesso considerano i cristiani in blocco "invasori crociati", dal canto nostro spesso siamo ancora legati all'idea del "feroce saladino" delle vecchie figurine a cui ora si sovrappone quella di Bin Laden. Per gli ortodossi la situazione è ancora più difficile, siccome tutti i paesi tradizionalmente ortodossi hanno conosciuto la dominazione islamica: persino la Valacchia nel XVI secolo era tenuta a pagare tributi ai turchi, mentre la Russia ha sperimentato l'occupazione di mongoli che avevano abbracciato l'Islam in Asia centrale. Nonostante questo esiste una "arabità" culturale che accomuna per lo meno i fedeli dei Patriarcati ortodossi di Antiochia, Gerusalemme e Alessandria ai musulmani. Anche se li si chiama comunemente greco-ortodossi, questi sono a tutti gli effetti degli arabo-ortodossi. Dall'altro lato ci sono musulmani europei, come ad esempio i bosniaci, che sono più vicini culturalmente a serbi e croati, piuttosto che agli egiziani o ai sauditi.
Per Georges Khodr’ esiste, oltre al bisogno di trovare un modo di convivere pacificamente, anche un motivo spirituale per comprendere l'Islam: ricordiamoci che scopo di ogni credente ortodosso è quello di arrivare a contemplare Dio dappertutto. Se San Giustino Martire poteva scorgere dei Logoi spermatikoi (semi del Verbo) nella mitologia pagana e nella filosofia greca, tanto più dovremmo trovarne noi in una religione che ha "adottato" Gesù e Maria. Io mi spingo anche più in là, affermando che tanto le diverse confessioni cristiane, tanto quelle islamiche (sunnismo, sciismo, sufismo, marabutismo, ecc.) hanno segnato un passaggio dal politeismo al monoteismo, ma oggi sono chiamate ad attuare un’evoluzione ulteriore: andare oltre tutti i concetti con cui abbiamo adornato il Dio unico, che hanno finito però per creare una barriera tra noi e Lui. Questo si chiama "apofatismo". Meister Eckhart e, più recentemente, Edward Schillebeeckx tra i cattolici romani, Isacco di Ninive tra gli ortodossi, Al-Hallag e Rabi'a tra i musulmani hanno già indicato la via.
Paolo Motta