mercoledì 19 maggio 2010
Leoreta Ndoci
Andando verso l’aeroporto, (ormai quasi quattro anni fa) mi chiedevo in continuazione: “ ma quanto devo ancora soffrire” ; ero sicura di non essere la sola alla quale frullava in testa questa domanda. Non avevo una risposta precisa ma ero sicura che per maturare, per radicarmi nella nuova realtà alla quale andavo in contro, avevo bisogno di faticare. E fatica vuol dire sofferenza. Ed ora eccomi qui ; devo dire che ho faticato tanto … quanti notti in bianco, quanti sorrisi spezzati da frasi di discriminazione; … e quel senso di non appartenenza a nessuna categoria era diventato parte di me. “Ne carne, ne pesce”. Mi sento così tutt’ora, con la differenza che questo “stato” inizia a piacermi. Certo che essere immigrati non è facile; si tratta di una sofferenza esistenziale, segreta . Differente dal dolore fisico, il quale si può curare con una medicina. Ora; studiando, imparando, vivendo molte cose mi rendo conto che la crisi esistenziale appartiene a tutti. Ora non mi vergogno più, quando i sorrisi si interrompono appena dico di essere “albanese”. Ora sorrido con ammarezza a queste persone che temono “ l’extracomunitario”, parola divenuta offensiva. Ora vedo questa follia umana di cinismo superficiale e di insicurezza. Quasi come un voluto rifugio nell’ ignoranza per non soffrire, per non capire. Perché la sapienza nasce dal dolore ed è fulcro di esso. La crescita in tutte le sue tappe, comporta l’acquisizione di una visione sempre più realistica del mondo e di conseguenza un contatto sempre più limpido con il dolore in tutte le sue sfumature. Ed ora mi pare di essere consapevole che il dolore per quanto ingiusto, non è mai inutile perché amplia il nostro angolo interiore.
Arrivo da un mondo sconosciuto
che a tanti fa paura …
Dico: “albanese”; e lo sguardo cambia
Il sorriso si gela fra le labbra,
svanisce …
Questo mi fa stare male,
mi fa sentire diversa …
ho paura del mondo
dove cercavo un rifugio
e invece mi sono persa …
E sento una fitta nel cuore
quando per essere cortese
ti presentano: “Loreta, lei è albanese” …
Allora nel silenzio
mi chiudo …
per non sentirmi abbattuta
o forse perché preferisco
essere una sconosciuta
Leoreta Ndoci
sei fantastica !
RispondiEliminaho una collega della tua età un po' razzista
le faro' leggere queste righe
dette da me le sorvolano la testa
dette da te mi sa' che andranno al cuore
grande !
vi supplico, vi scongiuro..
RispondiEliminafinchè possiamo diffondiamo questa notizia
presto ci toglieranno la libertà di parola
la prossima sarà la libertà di pensiero e poi verrà quella di esistere !
blog.libero.it/Linucka/8841896.html