giovedì 30 settembre 2010
Beli andeo iz Manastira Miliseva
Decisamente non sono tempi buoni nè in Italia e nè nei Balkani e nei momenti buii ciò che ti colpisce maggiormente sono i valori, quelli a cui non avresti mai pensato in momenti diversi, magari più futili. E' così che nei giorni scorsi mi è capitato di piangere davanti alla cassetta della posta appena ho intravisto la cartolina di Vladimir.
Vladimir è un mio amico di face book. Non l'ho mai conosciuto di persona, ma dal primo contatto on line mi ha dimostrato un'amicizia particolare.
Mi faceva sempre tanti complimenti su come provavo a parlare serbo e su come mi interessavo alle loro tradizioni.
Ha sempre messo a disposizione le sue foto e leggeva il nostro blog per quel poco che riusciva a capire dall'italiano. Un ragazzo fantastico.
In una piccola gita al Monastero mi ha pensata e mi ha inviato, senza saperlo, il più bell'angelo esistente al mondo : l'angelo bianco.
Hvala lepo prijatelj moj !
Manastir Miliseva
Orthodox Monastery
lunedì 27 settembre 2010
Ci arrivano fantastiche mails...
Carissima Lina, ho letto e visto con molto piacere tutte le cose che mi hai inviato, anche perché mi hanno fatto ulteriormente capire di avere molte cose in comune con te. Nel corso della mia vita, quando ero giovane e forte ho fatto per circa 12 anni la guida ed accompagnatrice turistica, ho viaggiato molto specialmente , oltre che nella nostra splendida Italia, nei Paesi dell’Est, parliamo della fine degli anni ’70 ed inizio ’80, fra tutti i viaggi quello che resterà sempre nel mio cuore sono quelli fatti in Jugoslavja (io continuerò sempre a chiamarla la mia Jugoslavja) la conosco penso quasi tutta, ci sono andata decine di volte e ogni volta ne ho amato un pezzetto di più. Puoi quindi immaginare la mia gioia leggere anche il tuo amore verso quella terra e quella care persone, delle quali non puoi parlarne quasi con nessuno perché pochissima gente è disposta ad andare in vacanza in quei magnifici posti, vanno tutti in Grecia, e pensano che andare in Jugoslavja faccia forse minor effetto sugli altri quando devono raccontare le loro vacanze! Mi dispiace per loro che sono così miseri di cuore. Avremo occasione di parlare di tante altre esperienze di vita. A presto Lucia V.
Ciao Lina, tutto quello che sono riuscita a leggere, l’ho dovuto rileggere almeno due volte, perché più che leggere, bevevo ciò che leggevo senza quasi capire niente, tanta è la voglia di sapere e di poter rivivere un tempo passato della mia vita, mi hanno fatto sorridere le palacinke , mi è tornato in mente lo strukli, lo conosci? A me piaceva tantissimo, il giro turistico che io facevo partiva o da Trieste e dalle grotte di Postumia, per andare a Zagabria, poi ai famosi Laghi di Plitvice, poi scendevo verso Zara, poi Sebenico e le cascate del fiume Krka, poi a Spalato, tutta la splendida costa fino a Dubrovnik, passando all’interno lungo il corso del bellissimo fiume Neretva andavo a Mostar, quante volte ho camminato sul famoso ponte, dove scivolavo sempre, ed ho pianto quando ho saputo che era stato distrutto dalla guerra, a Mostar c’era il capo di una moschea che mi voleva come sua quarta moglie, perché diceva che ero bellissima, e che sarei stata la sua preferita, io, prima di arrivare lo raccontavo alle persone del gruppo e tutti mi rimanevano vicino attentissimi e guardinghi, pronti a salvarmi, conosco la cara Sarajevo, anche lì come un po’ in tutte le città avevo qualche innamorato che mi aspettava sempre, che bei ricordi ! Non conosco Skopie, ma ho avuto l’occasione di andare in Albania, che conosco da Scutari a Sarande, quindi praticamente tutta. Sono passati tanti anni, ma è sempre vivo in me il ricordo e l’amore per quelle terre così care…e non mi sembra vero di poterne parlare con te, grazie alle T.d.g.. Aspetto qualche tua nuova mail sempre con gioia! Ciao a presto Lucia V.
domenica 26 settembre 2010
Festival del Mediterraneo 2010
Ciao Lina, ti mando un piccolo riassunto della manifestazione di Ancona, spero ti faccia piacere...
Io intanto mi preparo alla partenza , domani vado in moto nella mia amata isola di Vis (Croazia) e mai come questa volta ho così voglia di non tornare.......
Comunque mi gusterò un po' di profumi e soprattutto sapori balcanici anche voi della truppa ... Ciao Ciao, Veronica
Anche quest'anno il festival Adriatico Mediterraneo tenutosi ad Ancona dal 28 agosto al 5 settembre , ci ha regalato un'intera settimana ricca di appuntamenti ed iniziative. Il tema dominante di questa edizione è stata la Turchia e Istanbul capitale della cultura 2010.
La Mole Vanvitelliana, oltre ad essere stato splendido scenario di spettacoli teatrali e di danza orientale, è stata sede permanente di numerose mostre: "Tra miseria e splendore", reportage fotografico nei campi rom di Tirana, "gente di Instambul" di Matteo Tacconi, "Storia e identità del popolo albanese", "Mediterraneo 2000 anni dopo foto di persone da tutti i paesi affacciati su questo mare" e "Jasabd- the body" mostra personale della discussa poetessa Joumana Hadda e delle artiste Ninar Esber e Sama Alshaibi creatrici di una rivista libanese, che affronta senza censura i temi della sessualità e del corpo femminile nel mondo arabo.
All'arco di Traiano prima del tramonto, piacevoli aperitivi con vini marchigiani, ascoltando tra gli altri: Touch of Montenegro, Vento dell'Est (musica klezmer), Musique Touaregue dall'Algeria, Battente Italiana musica calabrese e la fantastica Zastava Orkestar con musica balcanica.
Infine a concludere l'evento due ospiti d'eccezione, Teresa De Sio e Carmen Consoli.
Ancona, grazie ad Adiatico Mediterraneo, si riconferma porta d'oriente in grado di accogliere la diversità e ridisegnare nuovi scenari di cooperazione...All'anno prossimo...
Veronica
sabato 25 settembre 2010
Ritorno dalla Zastava di Kragujevac. Parte quarta
Continua da qui
Alle 11 continuiamo questa intensissima mattinata con una visita al Centro 21 Ottobre per ragazzi down, che e’ il primo progetto significativo che abbiamo realizzato a Kragujevac nel 2005. Il centro era stato inaugurato a esattamente cinque anni fa, ed e’ gestito fino dalla sua fondazione da una Cooperativa Sociale dal significativo nome Ziveti – Vivere; un anno fa e’ stata rinnovata la convenzione quadriennale tra il Comune e la Cooperativa; la direttrice Jelena Trifunovic e’ particolarmente felice perche’ il centro era considerato fino ad ora un Progetto da parte dell’Assessorato per i Servizi Sociali, mentre da pochi giorni e’ stato classificato come Servizio; la differenza non e’ da poco perche’ un progetto puo’ essere chiuso da un momento all’altro mentre un servizio ha una sua stabilita’ certa nel tempo.
Consegnamo un modesto regalo di 250 euro da parte della nostra associazione, insieme a molta carta e molti pennarelli.
Saranno i ragazzi del Centro 21 ottobre a salutarvi alla fine di questa relazione.
Alle 18 incontriamo Ranko Golijanin, Direttore del Centro Stomatologico del Distretto della Sumadija, che vorrebbe iniziare una collaborazione con noi e soprattuto con la ONG Cooperazione Odontoiatrica Internazionale, con la quale noi abbiamo per molti anni realizzato progetti importanti in campo sanitario sociale, impiantando sei studi dentistici: quattro al Centro Medico della Zastava, uno alla Scuola Politecnica e uno alla Scuola Infermiere. In questo Centro distrettuale lavorano 51 dentisti, 86 operatori sanitari e 26 operatori non sanitari.
Eseguono 5000 – 6000 interventi al mese. Da quest’anno inoltre il Centro è diventato la base clinica del Corso di Laurea in stomatologia, aperto presso la Facolta’ di Medicina dell’Universita’ di Kragujevac.
Il problema principale, che non possono assolutamente risolvere da soli, e’ rappresentato dalle poltrone veramente vetuste, che hanno abbondantemente superato 30 anni di attività. Ma anche il resto della strumentazione non versa in buone condizioni...
Intendono aprire un reparto di Hospital Day, per i casi interventi piu’ complessi, e ci chiedono se possiamo aiutarli con quattro letti ortopedici; poco piu’ di un anno fa ne avevamo ricevuti molti in ottimo stato da parte della Casa di Riposo di San Giorgio di Nogaro, attraverso la Misericordia della Bassa Friulana; alcuni letti erano andati in Africa, cinque erano andati a dicembre scorso in Serbia, e ne rimangono ancora cinque, per cui possiamo promettere almeno quelli; per settembre prossimo organizzeremo la spedizione. Per altre strumentazioni si vedra’ di fare il possibile.
Alle 19 ci incontriamo con un folto gruppo di studenti del Liceo Ginnasio di Kragujevac, che, nonostante il periodo di vacanza, hanno manifestato il desiderio di conoscere la nostra attività e di avviare un proficuo scambio di relazioni culturali. E’ stata una delle esperienze piu’ interessanti nel corso di questi dieci anni. Questa e’ la Scuola da cui i nazisti prelevarono gli studenti (circa 300) e molti professori, fucilati poi insieme ad altri 7000 abitanti della citta’il 21 ottobre del 1941 in rappresaglia ad una azione partigiana.
L’invito questi ragazzi ci ha veramente sorpreso, ed in particolare ci ha colpito l’attenzione con cui hanno seguito le nostre due brevi relazioni di presentazione, una incentrata sulle motivazioni ideali e politiche che stanno alla base del nostro operare, nel segno della solidarietà fra i lavoratori, e l’altra più generale riguardante le basi culturali su cui si fonda la vicinanza e la convivenza fra i nostri due popoli.
Il dibattito che ne è scaturito ha confermato la nostra impressione di trovarci di fronte a degli interlocutori maturi e consapevoli (ci è subito venuto da pensare a quanti studenti di una qualsiasi scuola italiana sarebbero stati presenti in così gran numero la sera di un caldissimo venerdi’ di luglio, durante le vacanze scolastiche) dotati di uno spirito critico e di una curiosità che li motivano a voler conoscere realtà così distanti dalla loro esperienza, partendo comunque da un giusto orgoglio di appartenenza. Le due cose non sembrino in contraddizione, perché sempre il confronto presuppone la conoscenza di sé.
A seguire ci sono stati illustrati i progetti promossi e realizzati dagli studenti del Liceo, tramite il Parlamento degli studenti, organismo elettivo che, in forma autonoma rispetto al corpo docente, si occupa appunto di organizzare la vita culturale della scuola, promuovendo incontri con intellettuali, artisti e soggetti politici da tutta la Serbia.
Di forte impatto emotivo è stata la visita all’aula dedicata alla memoria degli studenti fucilati. Sono stati recuperati ed esposti le fotografie dei martiri e i loro ultimi messaggi prima della fine, nonché documenti dell’epoca relativi a quel triste evento. Pare certo il prossimo anno, in occasione del settantesimo anniversario della strage, il governo serbo finanzierà il progetto di trasformazione dell’aula in museo permanente dell’orrore nazifascista.
L’incontro si chiude con la promessa di rivederci ancora, magari riuscendo da parte nostra a favorire una qualche forma di gemellaggio con una o più scuole italiane. Un altro piccolo grande investimento nel segno del dialogo e della pacifica convivenza fra umani, che renda sempre più difficile giustificare altre “guerre umanitarie”.
mercoledì 22 settembre 2010
Il viaggio di Rita. Terza parte
Continua da qui
Alloggiamo in un hotel sulla strada che collega l'aeroporto a Skopje, scelto proprio per questo, anche se i miei 3 compagni di viaggio ne avrebbero preferito uno in pieno centro.
Tuttavia essi devono presto ricredersi, visto che, per le solite combinazioni balcaniche, il padre dei due gestori è un neopensionato della facoltà di filologia, e pur essendo specializzato in lingua russa, parla l'italiano, appreso durante vari soggiorni in Calabria a studiare la lingua delle comunità albanesi ivi residenti.
In Kosovo più del 70% della popolazione ha meno di 35 anni e pare non avere ricordi vividi del passato, neanche recente, mentre da un sessantenne si possono conoscere più cose.
Trascorriamo quindi volentieri del tempo con lui e con la sua amabile signora; ci mostrano le foto del loro matrimonio, un matrimonio misto, fra un musulmano ed una cattolica, scattate quarant'anni fa, quando erano belli, giovani e pieni di ideali.
Fra queste troviamo anche quelle di una vecchia Mercedes che pare incidentata, mentre in realtà mostra i danni subiti solo pochi anni fa, mentre si recavano a prestare aiuto ad una famiglia serba.
I loro occhi ne hanno viste di tutti i colori e le loro vite si trascinano nel ricordo del loro vissuto.
Pristina ha 600mila abitanti, è priva di moneta propria, si usa infatti l'euro e ovunque ci si trova in un cantiere aperto, tanto che l'aspetto della città è in continua fase di stravolgimento.
Frotte di giovani la gremiscono, eleganti di bell'aspetto e nulla facenti.
Grosse auto senza targa circolano liberamente e il mercato nero dilaga.
Fra gli altri, la presidiano i nostri carabinieri, ma ben poco di più possono fare, se non regalare caramelle ai bambini, che ovviamente li adorano.
Tutti parlano un ottimo inglese e sono molto accoglienti, forse consapevoli della necessità dei vari investimenti ed aiuti stranieri per la sopravvivenza dello stato.
Visitiamo Gracanice, una piccola enclave serba a soli 5 km dalla capitale.
Qui si parla serbo, la moneta è quella di Belgrado e le targhe delle auto sono ancora quelle vecchie, ma la vita pare tranquilla.
Scorgiamo alcuni ufficiali dell'esercito svedese, che molto gentilmente ci “prestano” la loro guida locale; un capitano si disarma e ci accompagna nella visita della splendida chiesa ortodossa adiacente al monastero del XIV secolo, che l'Unesco nel 2006 ha proclamato patrimonio dell'umanità.
Grazie alla sua torcia possiamo ammirare gli splendidi affreschi, visto che è molto buio e soltanto qui dall'interno della chiesa, riusciamo a renderci conto dell'altissima silhouette dell'edificio.
A quanto pare gli svedesi sono al termine della loro missione in questo luogo.
Decidiamo quindi di recarci nella ben più tristemente famosa Mitrovica, la città spaccata in due dal fiume Ibar, dove vivono circa metà dei 120mila serbi di tutto il Kosovo.
Parcheggiamo l'auto all'inizio del ponte, guardata dalla Gendarmerie Francaise, dato che qui, diversamente che a Gracanice, nella zona serba possono circolare solo le auto con la vecchia targa, mentre quelle con la nuova targa kosovara vanno tolte prima di varcare il ponte per non incorrere in spiacevoli incidenti.
Kosovo me fat ?
Alloggiamo in un hotel sulla strada che collega l'aeroporto a Skopje, scelto proprio per questo, anche se i miei 3 compagni di viaggio ne avrebbero preferito uno in pieno centro.
Tuttavia essi devono presto ricredersi, visto che, per le solite combinazioni balcaniche, il padre dei due gestori è un neopensionato della facoltà di filologia, e pur essendo specializzato in lingua russa, parla l'italiano, appreso durante vari soggiorni in Calabria a studiare la lingua delle comunità albanesi ivi residenti.
In Kosovo più del 70% della popolazione ha meno di 35 anni e pare non avere ricordi vividi del passato, neanche recente, mentre da un sessantenne si possono conoscere più cose.
Trascorriamo quindi volentieri del tempo con lui e con la sua amabile signora; ci mostrano le foto del loro matrimonio, un matrimonio misto, fra un musulmano ed una cattolica, scattate quarant'anni fa, quando erano belli, giovani e pieni di ideali.
Fra queste troviamo anche quelle di una vecchia Mercedes che pare incidentata, mentre in realtà mostra i danni subiti solo pochi anni fa, mentre si recavano a prestare aiuto ad una famiglia serba.
I loro occhi ne hanno viste di tutti i colori e le loro vite si trascinano nel ricordo del loro vissuto.
Pristina ha 600mila abitanti, è priva di moneta propria, si usa infatti l'euro e ovunque ci si trova in un cantiere aperto, tanto che l'aspetto della città è in continua fase di stravolgimento.
Frotte di giovani la gremiscono, eleganti di bell'aspetto e nulla facenti.
Grosse auto senza targa circolano liberamente e il mercato nero dilaga.
Fra gli altri, la presidiano i nostri carabinieri, ma ben poco di più possono fare, se non regalare caramelle ai bambini, che ovviamente li adorano.
Tutti parlano un ottimo inglese e sono molto accoglienti, forse consapevoli della necessità dei vari investimenti ed aiuti stranieri per la sopravvivenza dello stato.
Visitiamo Gracanice, una piccola enclave serba a soli 5 km dalla capitale.
Qui si parla serbo, la moneta è quella di Belgrado e le targhe delle auto sono ancora quelle vecchie, ma la vita pare tranquilla.
Scorgiamo alcuni ufficiali dell'esercito svedese, che molto gentilmente ci “prestano” la loro guida locale; un capitano si disarma e ci accompagna nella visita della splendida chiesa ortodossa adiacente al monastero del XIV secolo, che l'Unesco nel 2006 ha proclamato patrimonio dell'umanità.
Grazie alla sua torcia possiamo ammirare gli splendidi affreschi, visto che è molto buio e soltanto qui dall'interno della chiesa, riusciamo a renderci conto dell'altissima silhouette dell'edificio.
A quanto pare gli svedesi sono al termine della loro missione in questo luogo.
Decidiamo quindi di recarci nella ben più tristemente famosa Mitrovica, la città spaccata in due dal fiume Ibar, dove vivono circa metà dei 120mila serbi di tutto il Kosovo.
Parcheggiamo l'auto all'inizio del ponte, guardata dalla Gendarmerie Francaise, dato che qui, diversamente che a Gracanice, nella zona serba possono circolare solo le auto con la vecchia targa, mentre quelle con la nuova targa kosovara vanno tolte prima di varcare il ponte per non incorrere in spiacevoli incidenti.
Kosovo me fat ?
martedì 21 settembre 2010
I Nema problema in Via Sarpi
A casa mia ci siamo rifiutati di comprare il decoder e così vediamo la tv tramite il satellite e ci prendiamo il tg regionale che ci proprinano. Ogni settimana cambia regione. Il più bel tg regionale è quello romano, perchè ha un presentatore di colore che è di una simpatia senza fine ! Quello più brutto è quello lombardo. Ti viene proprio l'"epilessia e testa" come si dice in Calabria. Ma nei giorni scorsi ho visto i Nema problema in Via Sarpi, a Milano.
Via Sarpi è la Chinatown milanese ed è il posto in cui varie organizzazioni umanitarie hanno scommesso sull'antirazzismo che a Milano sta imperversando.
Vedere i Nema problema impegnati contro il razzismo mi ha fatto venire le lacrime agli occhi. Grazie ! Qualcosa di buono al tg3 lombardo !
Vivisarpi.it
Nema problema orkestar
domenica 19 settembre 2010
Mini Svoboda a Cambiano
Davvero fantastici questi Svobodi. Non finiremo mai di innamorarcene !
Oggi pero' dobbiamo fare doppi complimenti a Sergio per la pazienza dimostrata. Chiunque faccia del male a quest'uomo si ritroverà i Balkani contro !
Pazite ! Attenzione !
Vi amo troppissimo Svobodini !!!!!!!!!!
Jhonny
Le cocinelle
Come fai a non innamorarti ?
Hava nagila
Limonchikhi
Il vaso
Sboboda.it
venerdì 17 settembre 2010
Djuvec (Ђувеч)
Il Djuvec è un tradizionale piatto di riso, verdura e carne che si prepara un po' in tutti i balcani.
Per prepararlo esistono miglialia di ricette, gli ingredienti variano a secondo della regione e da cuoco a cuoco. Gli ingredienti comuni sono agnello, maiale o manzo e verdure come cipolle, pomodori, peperoni, piselli, fagiolini o melanzane. Poi ci vuole brodo di carne, sale, paprika, pepe, aglio e prezzemolo. Per il soffritto si può prendere l'olio di semi oppure strutto. Nella maggior parte delle ricette,si usa il riso, in certe si combinano patate e riso.
Per oggi propongo una ricetta particolare di Djuvec (questa ricetta viene dalla zona di Nis, Leskovac, e Vranje) che si chiama
Kasapski Djuvec (overo il Djuvec dell macellaio)
Ingredienti:
1kg di cipolle tagliate fine
1kg di carne di manzo tagliata a cubetti
300gr pomodori tagliati a cubetti
250gr di peperoni tagliati a cubetti (se trovati i peperoni "Kapia" a cornetto meglio ancora)
200gr di patate tagliate a cubetti
2 tazzine di riso
200gr di cornetti verdi tagliati a pezzetti
200gr di piselli freschi (funziona benissimo anche con quelli surgelati)
2 peperoncini tagliuzzati (se desiderate un po' di piccante)
1 tazzina e mezzo di olio di semi
sale, pepe, paprika dolce in polvere, prezzemolo trittato
Mettere a cuocere in acqua fredda la carne a cubetti e salare bene. Fare cuocere per circa mezz'oretta. In una pentola fare saltare le cipolle nell'olio. Poi aggiungere la verdura, il riso e le spezie (sale, pepe, paprika e prezzemolo).
Mischiare il tutto per bene e versare in una casseruola che va in forno. Aggiungere i cubetti di carne (sparparglarli bene) e aggiungere il brodo della carne affinche la verdura sia coperta.
Passate il tutto i forno a temperatura elevata finche si mette a cuocere. Poi abbassate a fuoco medio e lasciate cosi in forno per circa un'oretta e mezza.
Aspettiamo le vostre buone ricette per il Djuvec...che pubblicheremo volentieri (con foto!)
martedì 14 settembre 2010
Siamo nazionalisti ?
Bè.. diciamo che stiamo facendo un test.
In realtà noi di politica non ne dovremmo parlare.
Questi erano gli accordi, ma come si fà ?
Così penso che si possa fare una piccola riflessione sulla parola "nazionalista" poichè nella ex - Yu vi sono almeno due zone calde : la Bosnia e il Kosovo.
La mia scoperta è stata che io sono nazionalista rispetto all'Italia, in particolare da quando vedo che la vogliono dividere.
Quindi credo di capire tutti i nazionalisti balkanici anche se, naturalmente, sempre negli ambiti della democrazia.
Almeno questa è la linea ufficiale. Ogni tanto perdo la pazienza anche io contro l'idiozia.. ma dobbiamo sempre muoverci nella legalità, altrimenti non costruiremo niente di buono.
Si definisce nazionalismo l'ideologia, nata nel XIX secolo, relativa a quelle dottrine e movimenti che sostengono l'affermazione della nazione intesa come collettività omogenea e ritenuta depositaria di valori tradizionali tipici ed esclusivi del patrimonio culturale e spirituale nazionale, sebbene questa definizione non sia univoca.
Wiky
lunedì 13 settembre 2010
Il viaggio di Rita. Seconda parte
Continua da qui
A Bitola è particolare Shirok Sokak Ulica, la via dei Consolati, zona pedonale del centro storico, dove si alternano senza soluzione di continuità palazzi in stile neoclassico e belle case d’epoca dai colori vivaci.
La chiesa di Sveti Dimitria, costruita nel 1830 con le donazioni dei ricchi mercanti della città, è considerata la più bella chiesa ortodossa del periodo della rinascenza macedone.
A testimonianza della lunga dominazione ottomana le vecchie moschee, come quella di Isak del 1508 con una cupola centrale con diametro di 26 metri ed il minareto di quasi 45 metri.
La Torre dell’orologio, del XVII secolo a base rettangolare ed alta 30 metri.
Il Bezisten, vecchio mercato coperto, risalente al XVI secolo, dove per secoli i turchi acquistavano tessuti e capi d’abbigliamento. I Bagni Turchi e la medina.
Raggiungiamo l'antica e suggestiva città romana di Heraclea Lyncestis, posta sul tracciato dell'antica via Egnatia a piedi, percorrendo un parco gremito di gente e busti di eroi partigiani.
Skopje ci appare subito una città moderna, con grandi palazzi e belle strade.
Il terremoto del 1963 ha distrutto molti monumenti di rilievo e molte zone storiche, fra cui la casa natale di nene Teresa, come qui viene affettuosamente chiamata madre Teresa di Calcutta ed una targa commemorativa della sua nascita ci ricorda che proprio in quei giorni se ne celebrava il centenario. Poco distante, in Makedonska Ulica è stato recentemente eretto un mausoleo a lei dedicato.
Il museo cittadino è situato nella vecchia stazione ferroviaria di Skopje, danneggiata dal terremoto del 1963, dove l'orologio è rimasto fermo all'ora della catastrofe.
La scritta sulla parete di un edificio: “Makedonia in Europe, but for Makedonians”, la dice lunga.
Più interessante e significativa è sicuramente la città vecchia, raggiungibile percorrendo l'antico e suggestivo ponte ottomano sul fiume Vardar, voluto dal conquistatore turco Maometto II, il cosiddetto “ponte di pietra”, che collega la moderna piazza Macedonia alla medina turco-albanese. Qui troviamo un'autentica cittadella d'altri tempi, con piccole palazzine di uno o due piani, tetti in legno, stradine lastricate di marmo e possiamo gustare squisiti piatti e caffè turco, ascoltando la chiamata alla preghiera del muezzin.
Visitiamo Kratovo, posta nel cratere di un vulcano estinto, nei cui pressi si trova Kuklica una “città di pietra”, famosa per le stone dolls derivanti da erosione naturale e risalenti a 30 milioni di anni fa.
Poi Prilep, dove si coltiva il tabacco e praticamente ovunque ne vediamo foglie ad essiccare.
E' una città calda e polverosa, ma troviamo rifugio lungo il lago, con acque trasparenti e rive ghiaiose, gremito di giovani che prendono il sole.
Giungiamo alla vinaria di Tikves per una visita guidata alla più grande cantina dell'Est Europa, dove convergono le uve di Kavadarci e Negotino per la produzione di vini che non hanno nulla da invidiare a quelli italiani o francesi.
Sono proprio i giorni antecedenti la vendemmia e troviamo molti operatori di alta professionalità impegnati al lavoro. E' un luogo molto curato e vasto, nel quale si sposano saperi antichi e tecnologia d'avanguardia e dove abbiamo l'opportunità di degustare vini eccellenti accompagnati da ottime pietanze.
Con Matka salutiamo la Macedonia per ritornare in Kosovo. La bellezza del luogo ci colpisce per la sua spettacolarità. Attraverso un sentiero stretto che passa sotto un soffitto di rocce spioventi, giungiamo al lago artificiale, dove nel XIV secolo c'erano più di 80 monasteri in piena attività, di cui ne sono rimasti solo quattro: Sv. Andrea, Sv. Nikola, Sv. Troica, e Sv. Bogorodica. Sveti Andrea, costruito nel 1389, si trova sulle rive del lago, mentre gli altri tre sono sulle rocciose colline circostanti.
Le pareti verticali del canyon lungo il fiume Treska sono una sfida per i rocciatori e le acque del fiume un paradiso per gli appassionati di canoa.
Piccole barche offrirebbero ai visitatori l'opportunità di gite sul lago, ma optiamo per una gustosa sosta culinaria a base di carpa fritta.
Rientriamo dunque in Kosovo, facendo attenzione che sul nostro passaporto non vengano apposti timbri, al fine di non avere problemi per eventuali ingressi in Serbia e rieccoci a Pristina, da dove era partito il nostro viaggio....
A Bitola è particolare Shirok Sokak Ulica, la via dei Consolati, zona pedonale del centro storico, dove si alternano senza soluzione di continuità palazzi in stile neoclassico e belle case d’epoca dai colori vivaci.
La chiesa di Sveti Dimitria, costruita nel 1830 con le donazioni dei ricchi mercanti della città, è considerata la più bella chiesa ortodossa del periodo della rinascenza macedone.
A testimonianza della lunga dominazione ottomana le vecchie moschee, come quella di Isak del 1508 con una cupola centrale con diametro di 26 metri ed il minareto di quasi 45 metri.
La Torre dell’orologio, del XVII secolo a base rettangolare ed alta 30 metri.
Il Bezisten, vecchio mercato coperto, risalente al XVI secolo, dove per secoli i turchi acquistavano tessuti e capi d’abbigliamento. I Bagni Turchi e la medina.
Raggiungiamo l'antica e suggestiva città romana di Heraclea Lyncestis, posta sul tracciato dell'antica via Egnatia a piedi, percorrendo un parco gremito di gente e busti di eroi partigiani.
Skopje ci appare subito una città moderna, con grandi palazzi e belle strade.
Il terremoto del 1963 ha distrutto molti monumenti di rilievo e molte zone storiche, fra cui la casa natale di nene Teresa, come qui viene affettuosamente chiamata madre Teresa di Calcutta ed una targa commemorativa della sua nascita ci ricorda che proprio in quei giorni se ne celebrava il centenario. Poco distante, in Makedonska Ulica è stato recentemente eretto un mausoleo a lei dedicato.
Il museo cittadino è situato nella vecchia stazione ferroviaria di Skopje, danneggiata dal terremoto del 1963, dove l'orologio è rimasto fermo all'ora della catastrofe.
La scritta sulla parete di un edificio: “Makedonia in Europe, but for Makedonians”, la dice lunga.
Più interessante e significativa è sicuramente la città vecchia, raggiungibile percorrendo l'antico e suggestivo ponte ottomano sul fiume Vardar, voluto dal conquistatore turco Maometto II, il cosiddetto “ponte di pietra”, che collega la moderna piazza Macedonia alla medina turco-albanese. Qui troviamo un'autentica cittadella d'altri tempi, con piccole palazzine di uno o due piani, tetti in legno, stradine lastricate di marmo e possiamo gustare squisiti piatti e caffè turco, ascoltando la chiamata alla preghiera del muezzin.
Visitiamo Kratovo, posta nel cratere di un vulcano estinto, nei cui pressi si trova Kuklica una “città di pietra”, famosa per le stone dolls derivanti da erosione naturale e risalenti a 30 milioni di anni fa.
Poi Prilep, dove si coltiva il tabacco e praticamente ovunque ne vediamo foglie ad essiccare.
E' una città calda e polverosa, ma troviamo rifugio lungo il lago, con acque trasparenti e rive ghiaiose, gremito di giovani che prendono il sole.
Giungiamo alla vinaria di Tikves per una visita guidata alla più grande cantina dell'Est Europa, dove convergono le uve di Kavadarci e Negotino per la produzione di vini che non hanno nulla da invidiare a quelli italiani o francesi.
Sono proprio i giorni antecedenti la vendemmia e troviamo molti operatori di alta professionalità impegnati al lavoro. E' un luogo molto curato e vasto, nel quale si sposano saperi antichi e tecnologia d'avanguardia e dove abbiamo l'opportunità di degustare vini eccellenti accompagnati da ottime pietanze.
Con Matka salutiamo la Macedonia per ritornare in Kosovo. La bellezza del luogo ci colpisce per la sua spettacolarità. Attraverso un sentiero stretto che passa sotto un soffitto di rocce spioventi, giungiamo al lago artificiale, dove nel XIV secolo c'erano più di 80 monasteri in piena attività, di cui ne sono rimasti solo quattro: Sv. Andrea, Sv. Nikola, Sv. Troica, e Sv. Bogorodica. Sveti Andrea, costruito nel 1389, si trova sulle rive del lago, mentre gli altri tre sono sulle rocciose colline circostanti.
Le pareti verticali del canyon lungo il fiume Treska sono una sfida per i rocciatori e le acque del fiume un paradiso per gli appassionati di canoa.
Piccole barche offrirebbero ai visitatori l'opportunità di gite sul lago, ma optiamo per una gustosa sosta culinaria a base di carpa fritta.
Rientriamo dunque in Kosovo, facendo attenzione che sul nostro passaporto non vengano apposti timbri, al fine di non avere problemi per eventuali ingressi in Serbia e rieccoci a Pristina, da dove era partito il nostro viaggio....
sabato 11 settembre 2010
La Zastava orkestar a Soveria Simeri (CZ)
Esiste una donna stupenda. Si chiama Rosa. Non posso dire nulla di lei se non che è fantastica. Al ritorno dalle ferie mi si avvicina e mi dice : "Tu che ami i Balkani, la conosci la Zastava orkestar?" - Cavoletti di Beograd ! - Anche io li conosco !
E vai !!!!!! La Zastava nella brutta terra di Calabria ! Ma venite a Torino che siamo più simpatici ! Ih ! Ihhh !!!
Zastava orkestar alla festa della birra
Zastava in balkan-crew
Rosa e i dolci
venerdì 10 settembre 2010
La mozzarella e il kajmak
Ieri i nostri amici napoletani si sono fregati gli spaghetti con le vongole e i babà, ma noi vogliamo solleticare l'appetito ancor di più.
Cosa ci tolgono nelle diete dopo i dolci ? I formaggi !
Ma noi non ce ne preoccupiamo e li mangiamo ugualmente !
La mozzarella di bufala è un prodotto caseario dell'Italia meridionale, prodotto tradizionalmente in Campania, soprattutto nelle province di Caserta e Salerno, ma anche in alcune aree del napoletano e del beneventano.
La mozzarella di bufala campana è inoltre prodotta anche nelle aree del basso Lazio che fanno parte della regione storico-geografica della Terra di Lavoro, nonché a Manfredonia e San Giovanni Rotondo, in Capitanata.
Il termine mozzarella deriva dal nome dell'operazione di mozzatura compiuta per separare dall'impasto i singoli pezzi.
È spesso definita regina della cucina mediterranea, ma anche oro bianco o perla della tavola, in ossequio alle pregiate qualità alimentari e gustative del prodotto.
Tutto quello che leggerete da adesso a fine post deriva da una traduzione mia personale dall'inglese e potrebbe essere il contrario della realtà !
Anche il kajmak è prodotto dal latte di bufala ed è un latticino cremoso, simile alla panna.
Il metodo tradizionale di fare kajmak è quello di far bollire lentamente il latte, poi fate sbollire per due ore a fuoco molto basso. Spegnete il fuoco e fate scremare e lasciate raffreddare per parecchie ore o giorni. Il risultato è una spessa consistenza cremosa, non del tutto compatta a causa di fibre proteiche del latte.
Che dire ? lo proviamo a fare in casa il kajmak ?
Cosa ci tolgono nelle diete dopo i dolci ? I formaggi !
Ma noi non ce ne preoccupiamo e li mangiamo ugualmente !
La mozzarella di bufala è un prodotto caseario dell'Italia meridionale, prodotto tradizionalmente in Campania, soprattutto nelle province di Caserta e Salerno, ma anche in alcune aree del napoletano e del beneventano.
La mozzarella di bufala campana è inoltre prodotta anche nelle aree del basso Lazio che fanno parte della regione storico-geografica della Terra di Lavoro, nonché a Manfredonia e San Giovanni Rotondo, in Capitanata.
Il termine mozzarella deriva dal nome dell'operazione di mozzatura compiuta per separare dall'impasto i singoli pezzi.
È spesso definita regina della cucina mediterranea, ma anche oro bianco o perla della tavola, in ossequio alle pregiate qualità alimentari e gustative del prodotto.
Tutto quello che leggerete da adesso a fine post deriva da una traduzione mia personale dall'inglese e potrebbe essere il contrario della realtà !
Anche il kajmak è prodotto dal latte di bufala ed è un latticino cremoso, simile alla panna.
Il metodo tradizionale di fare kajmak è quello di far bollire lentamente il latte, poi fate sbollire per due ore a fuoco molto basso. Spegnete il fuoco e fate scremare e lasciate raffreddare per parecchie ore o giorni. Il risultato è una spessa consistenza cremosa, non del tutto compatta a causa di fibre proteiche del latte.
Che dire ? lo proviamo a fare in casa il kajmak ?
giovedì 9 settembre 2010
RITORNO DALLA ZASTAVA DI KRAGUJEVAC. Parte terza
Continua da qui qui
Tra i servizi per i bambini e quelli delle bambine e’ stato ricavato un piccolo locale di sgombero dove e’ stato installato anche uno scaldabagno (e l’immancabile angolo per la preparazione del caffe’, angolo che non manca mai in nessuna struttura della Serbia); questi nostri bambini avranno dunque anche l’acqua calda...
Lasciamo nell’aula di scuola materna tutti i giochi che abbiamo portato con noi; sara’ una bella sorpresa per i nostri piccoli amici al rientro scolastico a settembre.
Alle 10 altra c’e’ una nuova inaugurazione: la sede della Associazione Donatori di Sangue, in un locale di proprieta’ pubblica in pieno centro citta’, che abbiamo contribuito a realizzare insieme alla Associazione di Brescia.
Avevamo visitato la sede ad aprile, ancora al grezzo; il cambiamento e’ impressionante! Locali piccoli, bui e maleodoranti sembrano ora molto piu’ grandi e pieni di luce. I lavori eseguiti comprendono la costruzione di un bagno, la realizzazione dell’impianto elettrico e la ricopertura dei muri con cartongesso.
E’ presente anche l’Assessore all’ambiente ed alla cooperazione Srdjan Matovic, che ci consegna la lettera del Sindaco con la quale viene stabilito che il Comune si impegna a fornire gli arredi per la sede e a continuare a concedere i locali in uso gratuito, come era stato chiesto da noi ad aprile scorso, quando avevamo preso l’impegno di realizzare questo progetto
La bandiera della Pace, che avevamo firmato tutti insieme ad aprile, e’posta all’ingresso, assieme a quella della asoociazione. Con sorpresa e una certa emozione troviamo all’interno una grande bandiera della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia.
I soci della associazione sono quasi tutti lavoratori della Zastava ed hanno organizzato una donazione straordinaria di sangue in concomitanza a questa inaugurazione; il luogo scelto per la donazione e’ il Parco dell’amicizia, il grande prato antistante la sede del Sindacato Samostanli dei lavoratori della Zastava camion, la’ dove ad aprile 2009 avevamo inaugurato una grande palestra per i figli dei lavoratori Zastava.
A pranzo saremo loro ospiti; eravamo stati avvisati gia’ da molto tempo di questo invito; cio’ che non sapevamo, invece, che l’appuntamento per il pranzo e’ in una trattoria nelle campagne di Kragujevac alle tre e mezzo del pomeriggio!
Si tratta di un orario impossibile per noi, perche’ alle sei del pomeriggio abbiamo un altro appuntamento, ed un altro ancora alle sette. Conoscendo la durata media dei pasti serbi non si riuscirebbe a rispettare questi appuntamenti. Anticipiamo quindi a pranzo (perdendoci varie volte nelle colline che circondano Kragujevac prima di arrivare alla trattoria) alle due del pomeriggio; mangiamo da soli uno splendido pasto e ci incrociamo con i nostri amici solo per mezz’ora... vuol dire che dovremo ripetere l’esperienza......
martedì 7 settembre 2010
sabato 4 settembre 2010
Il viaggio di Rita. Prima parte
I Balcani sono proprio il paese delle coincidenze, dove in un gioco di incastri altrove inimmaginabile, tutto si aggiusta e trova il suo posto migliore.
Ne ho avuto l'ennesimo riscontro nei pressi di Gostivar, nella Repubblica di Macedonia, ad agosto scorso.
Provenendo da Tetovo, dopo averne visitato il mercato e comprato della frutta per il viaggio, il nostro vecchio fuoristrada noleggiato a Pristina, improvvisamente si ferma, in salita ed in luogo impervio. Emana vapore caldissimo e gocciola abbondante acqua, ma non facciamo neanche in tempo a rendercene conto che una giovane coppia si ferma per offrirci aiuto.
Balza vistosamente all'occhio la targa della loro auto, italiana.
Sono della zona di Mavrovo, anche se vivono a Montebelluna e si stanno recando a Skopje per una gita. Prima però si assicurano che arrivi il carroattrezzi per portarci in centro e ci danno i loro riferimenti per poterci rivedere.
Mentre cerchiamo faticosamente di comunicare con l'autista del carroattrezzi, che parla un inglese stentato e che ci ha voluti portare a rifocillarci in un ristorante locale, compare in scena un altro giovane e simpatico immigrato all'Aquila e di nuovo otteniamo aiuto. E' in compagnia dello zio, che fa il taxista all'aeroporto di Pristina. I due trafficano un po' col telefonino e trovano il modo di farci avere presto un'auto più nuova e funzionante. Persino il costo del carroattrezzi, sul quale evidentemente volevano farci la cresta, come per magia si dimezza.
Grazie a questo contrattempo ci siamo procurati delle amichevoli guide locali che rendono il nostro breve soggiorno nel parco nazionale di Mavrovo ancora più piacevole ed allegro.
Ceniamo in loro compagnia, con vista sul lago artificiale, gustando deliziose trote del fiume Radika, noto per la purezza delle sue acque.
Mavrovo è molto frequentata anche d'inverno, da appassionati di sci provenienti in particolare dai paesi dell'ex Jugaslavia, essendo rinomata stazione sciistica.
L'indomani, loro musulmani, ci accompagnano a visitare il monastero ortodosso di Sveti Jovan Bigorski del 1020, in fase di restauro dopo un incendio dello scorso anno.
Lo conoscono bene e sono amici dei monaci dato che da bambini lo frequentavano quotidianamente.
E' indubbiamente uno dei più belli ed antichi, appollaiato sul monte Bistra, in luogo impervio che non doveva essere neppure visibile ai turchi. Le preziose incisioni lignee della chiesa risalgono al 1830-1840 e gli strumenti con i quali sono state realizzate vennero poi buttati nel Radika per garantirne l'unicità.
Segue una impegnativa ma piacevole passeggiata lungo il Radika che ci conduce ad una splendida cascata, dalla quale si può gustare la purissima acqua.
Ohrid coi suoi 348 m/q è il lago naturale di origine tettonica più grande della Macedonia e anche uno dei più antichi d'Europa.
L'omonima città è bellissima, di uno splendore inimmaginabile e vi ci trascorriamo tranquille giornate di relax fra sole e bagni.
Qui, a giudicare dalle targhe provenienti praticamente da ogni dove, sembrerebbe attuarsi una serena e spensierata ricomposizione degli ormai frammentati paesi della ex Jugoslavia.
Visitiamo antiche chiese e monasteri ortodossi.
Sv. Sofia del 1035, sede episcopale, con 2 torri campanarie che, come sovente successe, fu trasformata in moschea.
Sv. Jovan Kaneo, idillica chiesetta dove sono state girate alcune scene di "Prima della pioggia", film-simbolo della maledizione balcanica.
Sv. Naum, nella parte meridionale del lago, fondata nel 905, dove i Santi Clemente e Naum, allievi di Cirillo e Metodio, scrissero le loro dottrine e idearono l'alfabeto cirillico.....
Ne ho avuto l'ennesimo riscontro nei pressi di Gostivar, nella Repubblica di Macedonia, ad agosto scorso.
Provenendo da Tetovo, dopo averne visitato il mercato e comprato della frutta per il viaggio, il nostro vecchio fuoristrada noleggiato a Pristina, improvvisamente si ferma, in salita ed in luogo impervio. Emana vapore caldissimo e gocciola abbondante acqua, ma non facciamo neanche in tempo a rendercene conto che una giovane coppia si ferma per offrirci aiuto.
Balza vistosamente all'occhio la targa della loro auto, italiana.
Sono della zona di Mavrovo, anche se vivono a Montebelluna e si stanno recando a Skopje per una gita. Prima però si assicurano che arrivi il carroattrezzi per portarci in centro e ci danno i loro riferimenti per poterci rivedere.
Mentre cerchiamo faticosamente di comunicare con l'autista del carroattrezzi, che parla un inglese stentato e che ci ha voluti portare a rifocillarci in un ristorante locale, compare in scena un altro giovane e simpatico immigrato all'Aquila e di nuovo otteniamo aiuto. E' in compagnia dello zio, che fa il taxista all'aeroporto di Pristina. I due trafficano un po' col telefonino e trovano il modo di farci avere presto un'auto più nuova e funzionante. Persino il costo del carroattrezzi, sul quale evidentemente volevano farci la cresta, come per magia si dimezza.
Grazie a questo contrattempo ci siamo procurati delle amichevoli guide locali che rendono il nostro breve soggiorno nel parco nazionale di Mavrovo ancora più piacevole ed allegro.
Ceniamo in loro compagnia, con vista sul lago artificiale, gustando deliziose trote del fiume Radika, noto per la purezza delle sue acque.
Mavrovo è molto frequentata anche d'inverno, da appassionati di sci provenienti in particolare dai paesi dell'ex Jugaslavia, essendo rinomata stazione sciistica.
L'indomani, loro musulmani, ci accompagnano a visitare il monastero ortodosso di Sveti Jovan Bigorski del 1020, in fase di restauro dopo un incendio dello scorso anno.
Lo conoscono bene e sono amici dei monaci dato che da bambini lo frequentavano quotidianamente.
E' indubbiamente uno dei più belli ed antichi, appollaiato sul monte Bistra, in luogo impervio che non doveva essere neppure visibile ai turchi. Le preziose incisioni lignee della chiesa risalgono al 1830-1840 e gli strumenti con i quali sono state realizzate vennero poi buttati nel Radika per garantirne l'unicità.
Segue una impegnativa ma piacevole passeggiata lungo il Radika che ci conduce ad una splendida cascata, dalla quale si può gustare la purissima acqua.
Ohrid coi suoi 348 m/q è il lago naturale di origine tettonica più grande della Macedonia e anche uno dei più antichi d'Europa.
L'omonima città è bellissima, di uno splendore inimmaginabile e vi ci trascorriamo tranquille giornate di relax fra sole e bagni.
Qui, a giudicare dalle targhe provenienti praticamente da ogni dove, sembrerebbe attuarsi una serena e spensierata ricomposizione degli ormai frammentati paesi della ex Jugoslavia.
Visitiamo antiche chiese e monasteri ortodossi.
Sv. Sofia del 1035, sede episcopale, con 2 torri campanarie che, come sovente successe, fu trasformata in moschea.
Sv. Jovan Kaneo, idillica chiesetta dove sono state girate alcune scene di "Prima della pioggia", film-simbolo della maledizione balcanica.
Sv. Naum, nella parte meridionale del lago, fondata nel 905, dove i Santi Clemente e Naum, allievi di Cirillo e Metodio, scrissero le loro dottrine e idearono l'alfabeto cirillico.....
venerdì 3 settembre 2010
La pizza !
Alla faccia dei nostri amici di Napoli che per oggi ci hanno mandato la ricetta del solito risottino, noi parliamo di un argomento più interessante : la pizza !
Dato che non è un bel periodo per me, mi appoggio a tanti ricordi e non posso scordare le sere in pizzeria con i miei amici a Cacak.
In Serbia la pizza è più buona che a Napoli, perchè al posto della mozzarella loro utilizzano il Kajmak, ovvero un formaggio fantastisco che è molto difficile trovare in Italia.
A Cacak ci sono tre pizzerie italiane : Padrone, Tema e Rimini.
In tutte e tre si ascolta musica italiana e la cosa che mi ha sconcertata non poco è che lì parlano tutti sottovoce. Davvero un problema per una persona parecchio sorda come me !
mercoledì 1 settembre 2010
Da una favola chiamata Piotr: "Lupi nella nebbia"
Davvero ho le lacrime agli occhi dalla gioia. L'anno scorso c'era stato Alex, un ragazzo giovanissimo che ci aveva chiesto di seguirlo passo passo nelle sue ferie balkanike e l'abbiamo fatto con immenso piacere. Quest'anno c'è Piotr che risponde a ogni nostro post e a ogni nostra mail con un interesse veramente ammirevole. Gli ho chiesto di commentare un libro che ha letto e lui.. subito :
Lupi nella nebbia
Autori: Ciulla Giuseppe Romano Vittorio
Sottotitolo: Kosovo: l'ONU ostaggio di mafie e USA
Un pugno in faccia dato con stile, così potrremmo definire questo libro.
Il taglio giornalistico rende il volume assolutamente consigliabile a chi
per la prima volta si avvicini all'intrico di interessi e passioni chiamato
Kosovo. Tuttavia anche chi padroneggiagià l'argomento può trovare in questo
libro importanti spunti di riflessione.
Gli autori, entrambi giornalisti free-lance collaboratori RAI, offrono
un'ampia panoramica della realtà, e della complessità, di questa regione.
A riprova della volontà di fare chiarezza senza cadere in sterili
posizioni ideologiche, vengono anche riprodotti diversi documenti
ufficiali, tra gli altri di ONU e UNMIK.
Ogni capitolo è una tappa nel viaggio verso, se non la verità, almeno il
tentare di capire come sia possibile che la classe politica al governo in
Kosovo sia immune da qualsiasi tentativo di messa in giudizio, nonostante
la palese connivenza (per non dire oltre) con la criminalità organizzata
dedita ai traffici più illegali, e redditizi.
Leggendo questo libro sembra incredibile che la "banalità" di quanto sta
avvenendo in oltre Adriatico non sia lampante agli occhi di tutti. e sembra
ancora più "strano" il fatto che la comunità internazionale permetta tutto
quanto è descritto, e documentato, dagli autori. Basti pensare alla
"liquidazione" degli avversari politici del premier Thaci.
Ma il sottotitolo del libro è eloquente...
Piotr
Grande Piotr !
Gli albanesi vanno in Eu col passaporto serbo
Hashim Thaci
“Con la Serbia noi kosovari non abbiamo nulla a spartire se non una comune ambizione ad entrare un giorno nell’Unione europea” ha detto il premier Thaci, ex combattente dell’esercito volontario albanese per l’indipendenza di Pristina da Belgrado, l’Uck. Poi, ringraziando l’Onu per quanto fatto in questi nove anni in terra kosovara ha gentilmente chiesto al Palazzo di vetro di ritirare dal territorio della nuova nazione le proprie truppe in quanto ritiene ormai concluso il compito dell’Unmik.
Davvero un ottimo lavoro presidente !!!!!
Il parere di Beppe Grillo