Il secondo grande flusso immigratorio dopo quello albanese del 1990 è stato quello degli anni 1992, ’93, ‘94 e ’95 conseguente alla dissoluzione della ex Jugoslavia e alla nascita dei nuovi Stati.
Prima i profughi croati in fuga da zone abitate dai serbi; subito dopo i serbi in fuga dalla Krajna. Più tardi i bosniaci in fuga dalla Bosnia ed Erzegovina. A Trieste e poi a Udine e via via in tutta la Regione Friuli Venezia Giulia gli arrivi furono massicci e tantissimi “passavano” per i vari Centri Servizi delle Caritas diocesane che per lo più li indirizzavano verso i campi profughi della provincia di Udine. A Cervignano c'era una realtà difficilissima, perché dovevano convivere assieme serbi, croati, bosniaci e poi a Purgessimo, vicino a Cividale, dove vivevano solo bosniaci, donne con bambini e vecchi (gli uomini erano a combattere o emigrati in Germania).
Un mio carissimo amico nonché sacerdote saveriano, Beppe Marano, all’epoca si era preso a cuore in modo particolare il campo profughi di Purgessimo. Io ed altri ragazzi (all’epoca avevo 17 anni) spesso lo seguivamo per incontrare i ragazzini bosniaci, giocarci assieme, insegnare loro un po’ di italiano: era alla fin fine un grosso aiuto che si dava a queste persone costrette a vivere in una caserma dismessa e davvero seguite malamente dai servizi sociali in quanto l’Italia (tutta) non era all'epoca affatto preparata ad un così importante fenomeno immigratorio.
Naturalmente per insegnare loro l’italiano fummo costretti anche noi ad imparare qualcosa in serbo croato (anzi... bosniaco!!!). Era davvero incredibile come si divertissero tutti a insegnarci (naturalmente oltre alle parolacce) ogni giorno termini nuovi e quanto piacere avessero quando sostavamo a sorseggiare nelle camerate il caffè turco che preparavano in condizioni davvero difficili. Ma quanto buono era qual caffè!
Fra i vari ragazzini mi aveva particolarmente colpito uno un po’ “matto” che si vestiva ed atteggiava in tutto e per tutto a Michael Jackson: era albanese. L’ho rivisto a Tirana qualche anno fa dopo almeno dieci anni dai fatti che vi sto narrando… incredibile: identico, inconfondibile!
Ma poi c’erano i dolcissimi Djevad e Djevada (fratellini), il piccolissimo Mustafa (nove anni e una vivacità pazzesca… colpiva il fatto che fosse davvero piccolo di statura, ma aveva una capacità di apprendimento fuori dal normale) e tanti tanti altri che ci correvano sempre incontro con la spontaneità e la gioia di chi, ogni giorno, si sveglia per ringraziare e non per chiedere.
Chiuse le mie peregrinazioni nei Balcani (perlomeno professionalmente) con l’apertura assieme a Fatmir della pizzeria conosco di giorno in giorno molta gente di tutte le provenienze come vi ha raccontato Lina nei post precedenti.
Dopo alcuni giorni dall'apertura del "Quartier Generale" come lo chiama Lina, un bambino molto simpatico viene a prendersi un trancio di pizza e, molto spontaneamente, sentendo me e Kurti parlare in albanese, ci racconta di essere bosniaco, ovvero figlio di un bosniaco.
Io, data la sagacia del pupotto, gli racconto d’aver partecipato ad azioni di volontariato a Purgessimo e suo padre a breve passa a salutarmi dicendomi che si ricordava di noi. La cosa mi ha fatto molto piacere, ma ieri sera è venuto…
“Ciao ti ricordi di me?”
Io “no…”
Lui “ Sono Mustafa”…
Prima i profughi croati in fuga da zone abitate dai serbi; subito dopo i serbi in fuga dalla Krajna. Più tardi i bosniaci in fuga dalla Bosnia ed Erzegovina. A Trieste e poi a Udine e via via in tutta la Regione Friuli Venezia Giulia gli arrivi furono massicci e tantissimi “passavano” per i vari Centri Servizi delle Caritas diocesane che per lo più li indirizzavano verso i campi profughi della provincia di Udine. A Cervignano c'era una realtà difficilissima, perché dovevano convivere assieme serbi, croati, bosniaci e poi a Purgessimo, vicino a Cividale, dove vivevano solo bosniaci, donne con bambini e vecchi (gli uomini erano a combattere o emigrati in Germania).
Un mio carissimo amico nonché sacerdote saveriano, Beppe Marano, all’epoca si era preso a cuore in modo particolare il campo profughi di Purgessimo. Io ed altri ragazzi (all’epoca avevo 17 anni) spesso lo seguivamo per incontrare i ragazzini bosniaci, giocarci assieme, insegnare loro un po’ di italiano: era alla fin fine un grosso aiuto che si dava a queste persone costrette a vivere in una caserma dismessa e davvero seguite malamente dai servizi sociali in quanto l’Italia (tutta) non era all'epoca affatto preparata ad un così importante fenomeno immigratorio.
Naturalmente per insegnare loro l’italiano fummo costretti anche noi ad imparare qualcosa in serbo croato (anzi... bosniaco!!!). Era davvero incredibile come si divertissero tutti a insegnarci (naturalmente oltre alle parolacce) ogni giorno termini nuovi e quanto piacere avessero quando sostavamo a sorseggiare nelle camerate il caffè turco che preparavano in condizioni davvero difficili. Ma quanto buono era qual caffè!
Fra i vari ragazzini mi aveva particolarmente colpito uno un po’ “matto” che si vestiva ed atteggiava in tutto e per tutto a Michael Jackson: era albanese. L’ho rivisto a Tirana qualche anno fa dopo almeno dieci anni dai fatti che vi sto narrando… incredibile: identico, inconfondibile!
Ma poi c’erano i dolcissimi Djevad e Djevada (fratellini), il piccolissimo Mustafa (nove anni e una vivacità pazzesca… colpiva il fatto che fosse davvero piccolo di statura, ma aveva una capacità di apprendimento fuori dal normale) e tanti tanti altri che ci correvano sempre incontro con la spontaneità e la gioia di chi, ogni giorno, si sveglia per ringraziare e non per chiedere.
Chiuse le mie peregrinazioni nei Balcani (perlomeno professionalmente) con l’apertura assieme a Fatmir della pizzeria conosco di giorno in giorno molta gente di tutte le provenienze come vi ha raccontato Lina nei post precedenti.
Dopo alcuni giorni dall'apertura del "Quartier Generale" come lo chiama Lina, un bambino molto simpatico viene a prendersi un trancio di pizza e, molto spontaneamente, sentendo me e Kurti parlare in albanese, ci racconta di essere bosniaco, ovvero figlio di un bosniaco.
Io, data la sagacia del pupotto, gli racconto d’aver partecipato ad azioni di volontariato a Purgessimo e suo padre a breve passa a salutarmi dicendomi che si ricordava di noi. La cosa mi ha fatto molto piacere, ma ieri sera è venuto…
“Ciao ti ricordi di me?”
Io “no…”
Lui “ Sono Mustafa”…
Voi non mi crederete, ma gli occhi mi si sono riempiti di lacrime, non ho saputo trattenere l’emozione perché per me quel bambino era diventato uomo in quel momento: i suoi tratti fisiognomici hanno fatto un balzo indietro di 17 anni ed un altro avanti. Ho rivisto il suo sorriso bambino e quella luce negli occhi neri di sempre con cui e da cui si può vedere e toccare il cuore.
Di quei giorni al campo profughi ricordo una grande amarezza perché vedevo gente cui era stato privato, tranciato di netto, il passato. Ma che in particolare non intravedeva nulla del proprio futuro.
Raramente si piange così, di felicità, perché in Mustafa ho visto rinato il futuro.
Fatmir poi mi ha preso un po' in giro dicendomi “femminuccia”… “io non ti capisco” (per le lacrime). È vero lui ne ha passate tante, ma io questo benedetto nord-est lo ho sempre vissuto così cercando di consacrarlo (nel mio piccolo) a terra di diaspore e di accoglienza, quello che dovrebbe essere tutto il mondo…
lascia alle spalle il passato e risali per tuffarti ancora
che bella storia ske
RispondiEliminasto piangendo anche io
spero che tu abbia il cellulare e che possiamo contattare ancora mustafà
già vedo una bella intervista !!!
dopo questa bellissima storia.. un'altra altrettanto carina..
RispondiEliminanon so' chi di voi si ricorda di samuele, il ragazzo che lavorava in macedonia..
http://balkan-crew.blogspot.com/2008/12/il-mitico-sam.html
il suo blog si è arricchito di una esperienza favolosa
date uno sguardo
http://prudello.blogspot.com/
e guardatevi anche il caparezza serbo !!
RispondiEliminache carino !!!
http://sajkaca.blogspot.com/2009/03/yesterday-i-watched-final-of-beovizija.html
La correzione: i primi profughi erano serbi, prima di ogni guerra nell'anno 1990. Profugati dalla Zara,Pola,Umago da una parte(Istria), Spalato e Ragusa(Dalmazia) e infine Vukovar e Osijek (Slavonia). Hanno profugato alla Vojvodina ed alla mia città di Sombor. Sono diventati i miei amici del cuore. Nel cavallo di 4 anni il numero è salito a 500.000, ma solo in 2 giorni delle operazioni militari "Lampo" e "Tempesta" il numero degli profugi ha saltato a 750.000.
RispondiEliminaScusate per aver usato questo bellissimo post per un informazione di questo tipo. Ma queste cose vengono ripetute x non essere dimenticate.
Saluti da Sanja, Sombor.
Ciao Sanja!
RispondiEliminaGrazie per la correzione, io mi riferivo ai profughi giunti a Udine e Trieste solamente.
Ad ogni modo sono stat a Sombor che è davvero una bellissima città.
Ho accompanato lì il qartetto Savinio (archi) che hanno suonato nella koncert hall del Comune.
Ancora grazie e ciao
Sken der
Quindi eri tu? Ma che bella foto che hai fatto! Bellissima!
RispondiEliminaSalutoni sempre da Sanja
Sanja... ma eri al concerto? Dove hai visto la foto?
RispondiEliminae voi non sapete quanto manca a me...
RispondiEliminaperchè non ti firmi anonimo ??
RispondiEliminasei il benvenuto !
Ciao, sono Mustafa! voglio dire un sentito GRAZIE!!! per la persona che sei!!! siccuramente il mondo sarebbe migliore ne esistessero di più co te... GRAZIE. P.S.metti una maxi in forno e gia che sei stappa due birre!!! arrivo...
RispondiEliminaehi !! mustafà !!
RispondiEliminarimaniamo in contatto !!
balkan_crew at yahoo.it