sabato 16 ottobre 2010

Il dibattito di Samantha

Per gentile concessione di Samantha e Alessandro B. pubblicchiamo un discorso fatto sul post di Alessandro Di Meo riguardante gli ultimi fatti di Belgrado e di Genova.
Sia Samantha che Alessandro B. che Alessandro Di Meo fanno parte dell'organizzazione umanitaria "Un ponte per...". Se qualcosa non è chiaro, possiamo chiedere agli autori. Il tono è di dialogo a tu per tu...


Non mi piace fare l'avvocato difensore delle persone, ma degli ideali e delle azioni del "gruppo area serbia" del "Ponte" sì.
Proprio perchè le parole sono importanti, e le frasi che esse compongono, invito a rileggere forse con maggiore attenzione le cose scritte da Di Meo o di altri che siano, se pur spesso scritte con "passione civile" e "legittimo sconforto", che forse distingue molti di noi del "Ponte" dal razionalismo e dall'equilibrismo dei politici, e dai strumentalizzatori di fatti e di notizie mal riportate... la categoria dei giornalisti e dei cronisti più passa il tempo e più si sta bruciando per l'ignoranza dimostrata (ovviamente non tutti).
Ognuno risponde e dice quello che crede e che sente, però attenzione a trovare il pretesto per tirar fuori sensibilità personali solo sulle cose che conosciamo e ci interessano.... uno sforzo per contestualizzare dovremmo farlo tutti. Non devo sottolineare io le volte che Di Meo evidenzia la tristezza e la disapprovazione e la PREOCCUPAZIONE per quello che è successo ieri sera. Nessuno giustifica di per se le manifestazioni e le provocazioni violente e invasive. Chi ha leso il diritto altrui va punito, anche se pure questo dovrebbe valere sempre e non solo quando ci fa comodo. La storia insegna. Tra diritto e danno a volte ce ne passa...
E' triste che si debba arrivare a eventi e scene come quelle viste ieri sera in tv, sebbene le telecamere non inquadrano sempre la realtà e la totalità... a caldo è difficile stabilire e ti perdi sempre cose, a freddo hanno già colto l'occasione per strumentalizzare... Le voci di coro sono un danno allucinante alla realtà dei fatti.
Il Gay Pride è un fenomeno, un simbolo, che nella parte buona rappresenta e difende i diritti, e non è qui processato.... però "il pride di Belgrado" può essere stato scomodo, intempestivo e probabilmente strumentalizzato, ti sei risposto da solo Alessandro (B.), allora lo vedi che volendo uno sa interpretare bene certe espressioni? Il tema non è Gay Pride; è Serbia, è quello che la comunità internazionale e mediatica sta contribuendo a costruire consapevole e/o meno per far entrare la Serbia nelle nostre cronache e nel linguaggio politico quotidiano che tristemente ci appartiene.
Però si parte da oggi, dal momento in cui la Serbia degna o non degna, si sta giocando il suo ingresso in Europa, forse unica scelta... e la storia? e la memoria? e i diritti calpestati?
Ti costringono a giocare in difesa, quando la controinformazione esiste solo da una parte. Sono passati 12 anni. Qui non è questione di schierarsi, non si sta coi teppisti, si sta con un ideale vissuto tra la gente, con la disperata voglia di non far cadere un punto di vista della storia, delle memorie, dei fatti e dei racconti, che potrebbe essere ancora importante per il futuro di un paese e della sua gente, e non solo per loro...
Bell'esempio s'è dato a tutti quei ragazzini, italiani, serbi, strumentalizzati pure loro nel minestrone della propagandistica sportiva e mediatica, i ragazzini malati, il saluto ai militari morti (non sappiamo che la guerra uccide ? perchè giocare la partita allora???), i teppisti serbi che gridano Kosovo cuore di Serbia (o SERVI... il che non mi stupirebbe a questo punto, brava l'istituzione di polizia, sì sì, che li ha fatti entrare).

Samantha


Alessandro,
forse la passione civile e il legittimo sconforto per i fatti di ieri ti hanno fatto sottovalutare la portata di alcune tue affermazioni; permettimi di commentarne tre che non credo vadano fatte passare sotto silenzio:

1) "Ma in Serbia si organizza il Gay Pride": il gay pride non si organizza da solo, lo organizzano centinaia di persone per difendere i propri diritti di esseri umani;

2) cosa "assolutamente prioritaria nella Serbia di oggi": se è o no una priorità lo decidono quelle centinaia di persone di cui sopra e le migliaia che rappresentano, non certo noi;

3) "assurda provocazione": il pride di Belgrado può essere stato scomodo, intempestivo e probabilmente strumentalizzato ma una manifestazione politica a sostegno dei diritti di una minoranza non è mai assurda e solo l'autorità costituita, patriarcale, machista e omofoba può considerarla come una provocazione. In realtà il pride è sempre la legittima e gioiosa rivendicazione da parte della comunità GLBT del proprio diritto a vivere una vita felice e dignitosa. Non esiste una gerarchia fra i diritti!

Le varie richieste che negli anni la comunità GLBT h avanzato, dai diritti di base ai matrimoni fino alle adozioni, sono state spesso bollate dalla chiesa cattolica o da esponenti delle varie destre come assurde provocazioni e quindi neanche discusse. Per come ti conosco Alessandro sono certo che tu non intendevi avvalorare questa tesi e questo approccio con le tre affermazioni che ho citato. Ma, come sai meglio di me, le parole sono importanti e la cultura del rispetto e la consapevolezza dell'importanza delle battaglie della comunità GLBT in tutto il mondo vanno promosse e ribadite costantemente perché, se mai ci sono veramente state, ora certamente si stanno perdendo, soprattutto in Italia, ed è importante che il "Ponte" stia dalla parte giusta con le parole giuste. E visto che quella del "Ponte" è una delle poche comunità alle quali mi sento di appartenere, ci tengo che su queste questioni si discuta con la giusta attenzione a tutte le sensibilità.

Alessandro B.

Non voltiamo la faccia

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