Sandro Provvisionato
Uck: l'armata dell'ombra.
L'esercito di liberazione del Kosovo. Una guerra tra mafia, politica e terrorismo
Gamberetti 2000
Era passato un anno esatto dalle prime bombe lanciate dalla Nato sulla Jugoslavia per guarirla dal suo male incurabile. A dodici mesi di distanza da quando l'Occidente aveva fatto calare dall'alto la sua umanità sulla Serbia, sul Kosovo, sul Montenegro, nell'ospedale di Pancevo, che sta a quattro passi da ciò che resta del Petrolchimico bombardato, cominciavano a registrarsi i primi casi di malformazioni neonatali. Per dirla più seccamente, stavano nascendo bambini deformi. Ricordo lucidamente gli occhi penetranti della dottoressa Mica Saric-Tanaskovic, responsabile dell'ufficio di igiene e tutela ambientale di quella città martire, mentre mi riversava addosso i numeri della catastrofe ambientale, e i suoi effetti sugli uomini, gli animali, la terra, l'aria, il Danubio e gli altri corsi d'acqua violentati. Poi passammo a parlare del popolo serbo, del popolo albanese, dei popoli dei paesi occidentali che avevano partecipato alla guerra 'umanitaria', a parole contro un uomo, nei fatti contro un solo popolo, il popolo 'nemico'. Preso da un senso di orgoglio che mi aiutava a nascondere un, forse insensato o forse no, senso di colpa, sfoderai il meglio della mia cultura, una frase molto 'politically correct': non ci sono popoli buoni e popoli cattivi. "Lei ha ragione" mi rispose senza batter ciglio la dottoressa "non ci sono popoli buoni e popoli cattivi. Ma purtroppo ci sono popoli che hanno perduto sensibilità e valori".
Sono parole che colpiscono al cuore, e fanno riflettere. Mi sono tornate in mente leggendo il bel libro di Sandro Provvisionato (1.) Quando soldati morti nei combattimenti vengono spogliati della divisa e rivestiti da civili; quando ai civili uccisi vengono deturpati i corpi per far inorridire il mondo civile (cioè quello occidentale); quando donne e bambini già morti di morte naturale vengono fucilati alla schiena; quando tutti questi poveri corpi vengono spostati da una parte all'altra del Kosovo e sotterrati insieme per costruire una 'fossa comune', da offrire al raccapriccio generale attraverso l'ufficio stampa della Nato; quando tutti questi fatti vengono testimoniati fedelmente, le parole della dottoressa di Pancevo rimbombano nelle orecchie: "Ci sono popoli che hanno perduto sensibilità e valori".
E Provvisionato è un testimone straordinario, senza pruriti etnici, di quel che è successo prima, durante e dopo i 78 giorni della guerra non dichiarata, combattuta dall'alto in nome dell'umanità. E allora, leggendo la cronaca impietosa del caporedattore del Tg5, non puoi fare a meno di interrogarti, certamente sulle responsabilità politiche di Milosevic, di Clinton, di D'Alema e di tutti gli altri a cui spetterebbe di sedere sul banco degli imputati all'Aja, al tribunale contro i crimini di guerra, ma anche sui comportamenti dei popoli, quello serbo, quello albanese, quelli occidentali. Popoli che "hanno perduto sensibilità e valori".
Sulle colpe dei serbi sappiamo tutto, ce le hanno raccontate (ma non molto documentate) in tutte le salse, con verità, e soprattutto menzogne. Provvisionato ci racconta (documentandoli) i crimini di parte kosovara-albanese, la complicità di una parte della popolazione e quel che è capitato e continua a capitare dopo la 'liberazione' agli albanesi non complici: la stessa sorte dei non albanesi, dei serbi, dei rom, dei gorani, dei turchi.
Uck: l'armata dell'ombra è un testo impegnativo che ricostruisce la genesi del dramma kosovaro, in particolare rifacendo la storia dell'Uck dalle sue origini più lontane e dai suoi antenati. Da quando, ai tempi di Tito e fino a pochi anni fa, il nazionalismo della maggioranza albanese della regione era di marca strettamente marxista-leninista in quanto legato idealmente all'enverismo, cioè a quell'Enver Hoxha che nella vicina Repubblica delle aquile aveva scelto come faro la Cina e aveva chiuso un'intero popolo in un'isola strappata al mondo circostante.
Fino alla caduta del 'muro', gli albanesi kosovari non ebbero mai aiuti concreti dal paese di lingua madre: Hoxha non aveva interesse ad acutizzare il conflitto con Belgrado e l'isolamento del paese. E tutti gli aiuti che essi ricevettero successivamente dall'Albania, fosse a guida di destra (Berisha) o di sinistra (Nano prima e Meta poi), non favorirono certo una soluzione politica del conflitto con Belgrado. Dal faro Enver Hoxha al faro Bill Clinton, 300 pagine fitte fitte di eventi raccontano la nascita di un'armata che non ha mai combattuto, o meglio, quando l'ha fatto, ha perduto rovinosamente mandando al massacro uomini e ragazzi e provocando stragi tra i civili: direttamente con azioni terroristiche contro la popolazione serba, indirettamente abbandonando i civili albanesi nelle mani dell'esercito di Belgrado e della rappresaglia. Un esercito, quello dell'Uck, come testimonia Provvisionato in ogni passaggio del suo libro, che ha sempre puntato solo e soltanto sull'azione dell'Occidente - pronto a credere a false stragi e a false fosse comuni - delegando ad altri la sua liberazione.
Ci è totalmente estraneo il giudizio secondo il quale il popolo albanese ha perso sensibilità e valori più del popolo serbo. Non è certamente questa l'intenzione dell'inviato di guerra né la nostra. Viene piuttosto da riflettere sui nostri, di popoli, e non solo di governi. Chi ha caricato, armato, sostenuto l'Uck è forse ancor più responsabile dei crimini che in Kosovo si sono perpetrati.
Tutte le guerre sono sporche, dietro ogni guerra si nascondono i 'crimini efferati', e davanti gli interessi economici. Spesso compaiono mafie nei conflitti armati. Sempre più spesso si tentano delle guerre letture in chiave religiosa ed etnica. È difficile dunque sostenere che l'ultima (speriamo, ma è solo una speranza) guerra balcanica sia stata più sporca di quelle che l'hanno preceduta o che si svolgono in altre parti del mondo. E che la prima vittima della guerra sia la verità, è vero da che mondo è mondo e da che guerra è guerra. Quel che si può dire 'in più', in questo caso, è che mai una guerra è stata motivata e condita con tanto revisionismo linguistico: è stata chiamata umanitaria una guerra che ha provocato migliaia di morti tra i serbi e tra gli albanesi, un milione di profughi albanesi durante e almeno 250.000 tra serbi e rom dopo; e i civili ammazzati, contadini, operai, viaggiatori nei treni e nei pullman, profughi incolonnati in fuga da bombe e repressione, giornalisti al lavoro erano 'effetti collaterali'. Quasi unici obiettivi colpiti, visto che l'armata di Belgrado è uscita praticamente indenne dalla 'pulizia' della Nato.
I nomi suscitano emozioni conseguenti: i kosovari albanesi in fuga verso le coste pugliesi sono stati profughi fino alle ore 21.49 del 9 giugno 1999, per poi ridiventare clandestini indesiderati da affondare nel mare Adriatico o da rimandare in fretta fra le macerie delle loro case. I rom, invece, zingari erano e zingari sono rimasti, indesiderati sempre e comunque, fino a rimpatriarli a forza nelle loro case occupate dai 'vincitori' di etnia albanese.
Anche le bugie pesano di più se provengono dalla bocca dei potenti, e potenti non erano e non sono né gli albanesi né i serbi. Chi non ricorda il mezzo milione di albanesi ammazzati da Milosevic secondo la Nato? E poi i duecentomila, i centomila, fino ai duemilacento (in qualche modo) accertati dal magistrato Carla Del Ponte? E la strage di Racak? E le fosse comuni che andavano e venivano come folate di vento balcanico? E le videocassette manipolate dal comando Nato per dimostrare che il missile che ha colpito e dilaniato quel treno sul ponte di Grdelica non poteva essere fermato?
Ma le bugie più terribili, per gli effetti che hanno provocato, sono quelle di Rambouillet e della finta ricerca di una soluzione non militare per il Kosovo, quando la guerra era già stata decisa. Ma di questo, i lettori della "rivista" sanno già tutto. L'autore della prefazione al libro di Provvisionato, Tommaso Di Francesco, ha già scritto quel che c'era da scivere. Lo stesso si può dire per la pulizia etnica al rovescio, degli albanesi contro i serbi, i rom, i goranci, i turchi, gli albanesi 'collaborazionisti', iniziata il giorno della fine della guerra e in corso ancora oggi.
Quel che colpisce positivamente nel libro, è la ricchezza delle fonti (e la documentazione internazionale) a sostegno delle tesi - più che tesi sono cronache - dell'autore. Se si potesse fare una sintesi di Uck: l'armata dell'ombra, essa andrebbe inserita tra i libri di testo nelle scuole dell'obbligo. Non soltanto per non costringere gli studenti a studiare una storia sempre scritta dai vincitori, ma anche per le riflessioni stimolate dal libro di Provvisionato. Del resto, questa recensione non è un riassunto del libro ma un insieme di suggestioni e riflessioni.
Abbiamo usato il termine 'vincitori'. C'è scappato di penna. La guerra in Kosovo l'hanno persa tutti: le popolazioni che l'hanno vista scendere dall'alto, i profughi di ogni colore ed etnia, i bambini di ogni fede ed etnia che saltano e continueranno a saltare sulle cluster bomb. L'ha persa lo sconfitto Milosevic e l'ha persa il vincitore Occidente, che lungi dall'aver risolto il conflitto kosovaro ha legittimato una terribile pulizia etnica. Una sola cosa non si può dire: che la fermezza della Nato abbia liberato, sia pure un anno e mezzo dopo, i serbi dal giogo di 'Slobo': se Milosevic ha resistito per tanto tempo al potere è proprio grazie alla politica criminale e dissennata dell'Occidente, prima con l'embargo, poi con le bombe, infine di nuovo con l'embargo. Come sempre, i popoli, o si liberano da soli, o non saranno mai liberi. I kosovari albanesi di oggi ce lo ricordano, insieme all'Uck in doppio petto, pronta per le prime elezioni monoetniche del Kosovo.
note:
1. Sandro Provvisionato, Uck: l'armata dell'ombra. L'esercito di liberazione del Kosovo. Una guerra tra mafia, politica e terrorismo, prefazione di Tommaso Di Francesco, Gamberetti, 2000, pp. 304, lire 30.000.
Loris Campetti
Sandro Provvisionato
spiacenti..
RispondiEliminaera in programma un post di festa..
pazienza...
la nuova monovolume della fiat sarà prodotta in serbia
RispondiEliminatolto lavoro alla polonia lo si dà a pomigliano e lo si toglie a torino...
non vi sembra un'unica strategia di imporre una "guerra tra poveri" ?
http://www.repubblica.it/esteri/2010/07/22/news/kosovo_onu-5756968/?ref=HREC1-2
RispondiEliminaper fortuna che la risoluzione 1244 del 1999 l'hanno scritta loro!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Petizione
RispondiEliminagrazie daniele
RispondiEliminapurtroppo, con tutti gli interessi americani in quella zona, non poteva essere diversamente
grazie fabrizio
la petizione è per aiutare i bambini che vivono in un campo rom piazzato su una discarica
io credo di aver firmato.. è un po' complicato !
era solo per far notare la grande contraddizione. ma forse neanche tu l'hai letta la risoluzione 1244...
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