venerdì 24 aprile 2009

Una favola chiamata Mario Bellizzi

In una delle mie tante discussioni con Artur Nura (non trovo pace con quest'uomo anche se ci stimiamo e ci rispettiamo) è arrivato un certo "Mario Bellizzi". In quel momento il nome non mi ha detto nulla, ma la sua maniera di scrivere mi ha subito colpito. Col tempo ho scoperto che è uno scrittore favoloso e ho cercato di intervistarlo in tutti i modi. Ancora non sapevo che Mario è la persona più riservata dell'universo. Così niente intervista. Gli ho chiesto allora di poter parlare di lui sul nostro blog e la risposta è stata : guai a te !
Sucessivamente un bel balletto di tira e molla, finchè un giorno mi trovo sulla mail un bellissimo regalo: il suo ultimo libro !
Io mi sono illuminata d'immenso !
L'ho contattato e gli ho detto : allora Mario posso parlare di te ?
Ma fai un po' quel che vuoi.
Così io ho prepaprato questo post che è rimasto fermo nelle bozze per almeno 10 giorni, perchè nel frattempo ho mandato un altro messaggio a Mario dicendo che avevo pronto il pezzo e lui : guai a te !
Ma oggi ho deciso di fare il fattaccio, perchè ieri Mario ha risposto ad una richiesta di aiuto che ci è stata fatta sulla 5° lezione di albanese.
Così non c'è nulla da fare caro dott. Bellizzi, il suo destino è la celebrità !

Mario Bellizzi è un poeta di lingua Arberesh, una minoranza del sud Italia, ed è nato a San Basile, in provincia di Cosenza. Ha già pubblicato diversi scritti come ad esempio "Chi siamo" e "Bukura morea".
Nel 2008 un nuovo libro : "Good bye, shin vasil"



Questa pubblicazione trae origine da un prezioso lavoro sulla
poesia popolare della comunità di San Basile, curato da Mario
Bellizzi nel 1982, in qualità di amministratore dell’Ente. Era
ormai tempo di dare a quella vecchia Antologia un’adeguata
divulgazione e una rivisitazione accurata, un approfondimento dei
contenuti fruendo anche del contributo della dott.ssa Maria Laurito,
responsabile dello Sportello Linguistico. L’iniziativa, intrapresa e
perseguita fortemente da questa Amministrazione Comunale, mira a
salvaguardare e custodire le espressioni più pregnanti e significative
della nostra identità etnica e linguistica italo-albanese promovendone
il riconoscimento culturale. Il ricordo è un luogo d’incontro e la
poesia è uno dei mezzi più nobili per raggiungerlo; esso ha in sé
una traccia di malinconia perché racchiude il trascorrere del tempo.
Giungervi cullati dal flebile dondolio delle parole seguendo il ritmo
del canto, fa vedere quella malinconia trasformarsi in nostalgia e
il sentimento in speranza. È questa la meravigliosa alchimia della
poesia, anche di quella popolare, che riconduce al passato per
sostenere il nostro incontro con il futuro. In tempi come i nostri,
incerti e confusi, volgere lo sguardo alla tradizione, intesa non come
vincolo o arretratezza, ma come forza propulsiva, è un’attività che
vivifica e rafforza. Anche nei movimenti giovanili, a volte caotici,
alla ricerca di nuovi diritti e di una libertà più visibile, si avverte il
bisogno di uno sguardo al passato, per trovare magari l’entusiasmo
di proiettarsi al futuro. Questo volgersi dolcemente ad un passato
che accomuna, e quindi anche alla tradizione, trasmette un senso di
incompletezza biografica e induce ad un percorso di esplorazione
delle nostre anime e del mondo, da cui non si può che trarre nuova
linfa per progredire.



Questa è una poesia dedicata ad una ragazza albanese costretta a prostituirsi in Italia

Anche tu provieni da un antico paese del mondo
lo stesso dei miei antenati(quelli del XV secolo)
quelli delle tre galee di Andrea Doria
come ai tempi del profugo-clandestino Enea
la prima con drappi e seta, la seconda con pane, vino e olio
la terza con uomini e donne.
Un paese dove Kadarè vuole scorresse l’Acheronte
e le aquile facevano il nido.
Sul tuo volto di luna, Oriente e Occidente,
hai come testimoni dal 400 d.C.
Improbabili navi
la prima con hascisc e kalashnikov
la seconda con prostitute e magnaccia
la terza con bambini e affamati fantasmi
già prigionieri nella preistoria e ora del tardo capitalismo
quello delle paillette e dei quiz
ti hanno portata di notte nei porti di Brindisi, Otranto, …
e poi con sgangherate alfette
nell’archeologia sommessa e violenta
accecante di miseria della Domiziana.
Senza abiti regali, senza diademi, con altri Kanun
Oracoli televisivi in mente
assieme a polacche brasiliane africane
in un bislacco carnevale-Vallja, di mode e colori,
mi chiami con accento balcanico …
Saranda? Kavaja? Durazzo? Valona?
Scutari? Fier? Berat? Tirana?
E mi offri il tuo corpo, il tuo tempo,
per una manciata di dollari.
Forse sei di Berat …
Folate di sentimenti, magma di visioni
incerte metastoriche …
cicli epici, infezioni dell’anima,
assenze di trame, caos, imponderabilità.
Un tragico seme è ciò che posso donarti sorella albanese.
A maggio nelle nostre zone d’ombra
fioriranno le icone rosse di Onufri
e si udiranno i liuti vibrare
con possenti e dolci corde di mare Jonio.




Le foto sono di Mario Bellizzi e ci sono state prestate per sua gentile concessione.

2 commenti:

  1. ti prego di perdonarmi mario..
    questo blog accomuna molte persone, di diversa provenienza, ma bbiamo una cosa in comune..
    cerchiamo tutti gli stessi valori e il tuo libro è favoloso
    ricco di insegnamenti popolari
    poi ieri mi hai fatto piangere inviandomi quegli appunti di grammatica
    l'avevo chiesto a tutti i miei amici albanesi.. ma forse gli altri non hanno avuto tempo..
    ho studiato anche io
    anzi.. li riposto qui cosi' servono come aiuto ai ragazzi che ci leggono e stanno studiando
    i nostri corsi sono frequentatissimi..
    anzi.. che ne diresti di andare avnti col corso di albanese, che il nostro prof è troppo impegnato ?

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  2. da una favola chiamata mario bellizzi :

    Verbi della 2 classe: raggruppa i verbi con tema in vocale doppia (impropr. dittongo) (-ie-, -ye-, -ua-). Al presente indicativo aggiungono regolarmente le desinenze “-j, -n, ecc.” senza provocare mutamenti nel tema. All’aoristo questi verbi riducono la doppia vocale nella corrispondente vocale semplice: “ua” ≥”o”, “ye” ≥”e”. Inoltre inseriscono la “-v-“ eufonica, come quelli della 1. classe, nella 1° e 2° pers. singolari. I temi in “-ye-“ alla terza persona singolare prendono la desinenza “-u-“.
    All’ottativo prendono le desinenze con “-f-“: -fsha, ecc.
    Esempi:
    Ind. presente: Shkruaj, shkruan, shkruajmë, ecc.
    Imperf. : shkruaja, shkruante, shkruanim, ecc.
    Aoristo: shkrova, shkrove, shkroi, shkruam, ecc.
    Ottativo presente: shkrofsha, ecc.
    Participio: shkruar.

    Indicativo presente: lyej, lyen, lyen, lyejmë, lyeni, lyeinë
    Imperf: lyeja, lyeje, lyenim, ecc.
    Aoristo: leva, leve, leu, lyem, lyet, lyen.
    Ottativo pres. : lefsha, ecc.
    Participio: lyer.

    grazie mario.. ti amiamo alla follia !!

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