sabato 29 novembre 2008

Grande Gian Matteo !

Non so’ quanti di voi si sono accorti che nei nostri preferiti c’è un blog particolare : Metapolis.
La storia incomincia l’estate scorsa, quando sfruculiando (come al solito) in internet, ho visto un blog : Borala.
Tutto subito non mi ha entusiasmata molto. Io sono per i blog con tante foto e Borala non ne ha,ma ho lasciato due o tre commenti. Mi ricordo che una persona mi ha risposto e mi ha fatto i complimenti per Balkan-crew. Poi un giorno sono tornata la e vedo un bellissimo post sui balkani, anche se non mi ricordo esattamente di cosa trattava. L’autore era Gian Matteo Apuzzo, ma il nome non mi diceva assolutamente nulla. Ho lasciato un commento, lui mi ha risposto ed è così che abbiamo iniziato a conoscere un altro suo blog : Metapolis.
Di questo ce ne siamo innamorati a prima vista. Non parliamo poi di Francesca che è architetto. Lei va pazza per i blog come Metapolis.


Io invece mi sono innamorata dell’autore grazie alla sua presentazione :
Mio padre mi diceva sempre che io non sarei mai diventato ricco perché non riesco a dire in una o al massimo due parole il mio mestiere. Ed infatti ogni volta che qualcuno mi chiede cosa faccio parte un giro di parole che messe per iscritto occuperebbero almeno due righe.
In realtà sono un libero professionista, uno del grande mondo delle partite iva, ma anche la definizione della mia classe di partita iva lascia spazio alla vaghezza: “ricerca e sviluppo anche sperimentale nelle scienze sociali e umanistiche”. E cioè?
Da quando ho avuto delle docenze universitarie tutto è divenuto più semplice, potendo dire “insegno all’Università”. Ho un dottorato in Scienze Sociali, ma anche nell’insegnamento ho spaziato in diverse discipline, dalla sociologia del territorio, al governo locale, alla governance e progettazione partecipata, allo sviluppo locale, alla metodologia della ricerca.
Eppure essere docente universitario non è che una parte delle mie attività. Probabilmente sono un nomade del lavoro, tipico della contemporaneità, ma sono contento di aver fatto più cose: il progettista, il consulente, l’esperto, l’osservatore, il docente, il ricercatore e anche il ghost writer.
Ho studiato e lavorato nelle periferie urbane, nella progettazione partecipata e sociale, nello sviluppo socio-territoriale , nella progettazione strategica, nella cooperazione transfrontaliera, nel post-conflitto e nella progettazione europea.
Forse per questo mi occupo di città. Perché la città è un tutto e se non è tutto non è città. La città è pluralità, diversità, moltitudine. La città è cooperazione e conflitto. La città è futuro e memoria. La città è integrazione e esclusione.
Ho avuto la fortuna di viaggiare, per lavoro e per studio, ma anche per piacere, e di osservare più mondi, passando dall’America Latina all’Europa ai Balcani, dalle favelas di San Paolo agli spazi contesi di Mostar e Mitrovica, dalla collaborazione transfrontaliera di Copenhagen-Malmoe a quella di Gorizia–Nova Gorica, dal foresight territoriale delle città francesi alla transizione dell’Europa dell’est, dai grandi luoghi della politica europea a Bruxelles alle associazioni di anziani di quartiere di Trieste.
Ah, mi occupo anche di politica – in fondo la città è uno spazio politico - ma questa è tutta un’altra storia…


Ecco, questo è Gian Matteo sul blog. Chi è nella realtà ve lo posso dire solo perché ogni tanto mi scrive delle mail carine. Lui abita a 800 km da casa mia. Ma mi ha detto che è stato a Torino e che si è innamorato della mia città e poi abbiamo una passione in comune : la balkania !
In questi giorni è arrivata la bella notizia : ha preso un premio !!!
Sono stati resi noti i vincitori del "Premio speciale Scritture di Frontiera", promosso dall'associazione Altamarea e con il sostegno del Centro Interdipartimentale di ricerca sulla pace "IRENE" dell’Università di Udine di cui Fulvio Salimbeni è direttore. Per la saggistica il riconoscimento è andato a Gian Matteo Apuzzo, professore di Sociologia del Territorio e Progettazione Sociale all’Università di Trieste, coordinatore del Master in Cooperazione con l’Europa Centro-Orientale Balcanica per l’Università di Padova e di Trieste, direttore dell'Istituto Maritain e collaboratore di Osservatorio sui Balcani e Caucaso.
Nelle motivazioni del premio si sottolinea l'attività che Gian Matteo Apuzzo svolge da anni nel favorire la conoscenza dell’Altro e il dialogo interculturale organizzando e promuovendo conferenze e pubblicando numerosi testi sui temi della povertà urbana e sul problema dell’abitazione in America Latina così come sul dramma delle città divise, studio quest’utlimo di grande attualità anche in ambito accademico, nonché dei progetti socio-territoriali e delle attività di formazione in modo particolare verso i Balcani per conto dell’Istituto Jacques Maritain.
E poi particolare rilievo è stato dato alla sua collaborazione con Osservatorio sui Balcani e Caucaso, in particolare per il progetto AestOvest, che percorre quel ''confine mobile'' che molto ha diviso, ma che ora è divenuto più che mai un'opportunità di relazioni, contribuendo con ciò a contestare con gli strumenti della ragione e del sapere l’imperversante nefasto mito degli scontri di civiltà. I suoi articoli ne l’Osservatorio sui Balcani sono tradotti anche in sloveno, croato e inglese.





Vi faccio una piccola confidenza.. rimanga tra noi.. Negli ultimi giorni sto colloquiando in un blog che non è per nulla facile. Anzi direi che vi sono delle persone con idee veramente estremiste e se non fosse per le molte persone che mi esprimono solidarietà, avrei già mollato. Invece arriva sempre la risposta a tutto. Matteo ha vinto perché ha promosso il dialogo interculturale. Mi sento ancora di più spinta a scrivere su quel blog. Non sò se per loro sarà una buona notizia questa, ma se c’è riuscito Matteo ci riuscirò io e ci riusciremo tutti. E’ anche l’unica soluzione se vogliamo la pace nei balkani.
Grazie Matteo per tutto !

venerdì 28 novembre 2008

L'EUROPA INCONTRA I SUOI VICINI



Il 6 Maggio 2007 si è svolto presso la Villa Gualino a Torino il meeting : “L’Europa incontra i suoi vicini”.
L’UE ama far conoscere le realtà extraeuropee che collaborano e i paesi amici.
Di sicuro non posso citarveli tutti. Ogni paese aveva uno stand, un piatto tipico, un corpo di ballo e una piccola orchestra.
Oltre agli stati UE mi ricordo il Marocco, l’Albania, la Croazia e la Russia, ma sicuramente ne scordo alcuni.



Io mi sono sentita coinvolta in prima persona nell’organizzazione dello stand serbo , perché la mia amica Sandra di Arandjelovac è stata colta dal panico.
Un giorno sento Sandra disperata che mi chiama per dirmi che non aveva nulla di serbo se non alcuni libri e non sapeva che portare per mettere in mostra nello stand.
Io ho iniziato il tam tam e.. incredibilmente sono arrivate : bandiere, vestiti tipici, prodotti tipici e soprattutto serbi in carne ed ossa !!!



Abbiamo preso in giro tutto il giorno il professore di serbo-croato presso l’Università di Torino che è arrivato con un dvd di posti turistici . “Ohi prof.. questo dove lo mettiamo ???”
La mia amica Sandra e la ragazza albanese responsabile dello stand dell’Albania si sono guardate un attimo negli occhi, si sono capite al volo, si sono presentate ed abbracciate.
Durante tutta la giornata, centinaia di persone , si sono alternate nella visita e hanno discusso di molte cose, ma soprattutto di politica.
I presupposti c’erano tutti poiché nelle cartine esposte il Kosovo era già indipendente. Questo ci ha lasciati un po' perplessi. Parliamo di un anno prima della auto-proclamazione che è avvenuta nel Febbraio 2008. Comunque tutte le politiche che servono a dividere non fanno presa sulla brava gente e noi abbiamo fatto amicizia e scherzato con tutti.


E’ stato bello vedere che nascevano amicizie e molti ragazzi andavano presso lo stand marocchino per un tatuaggio particolare. Sembrava fatto di nutella.
In quel giorno abbiamo conosciuto Zoran e sua moglie Sdenka. Loro sono di Majdenpek e sono di una simpatia bez kraja (senza fine).
Non ne parliamo dell’emozione di ballare il Kolo ! In questo la balkania è favolosa !



Qui un po' di foto

Da Alfredo della Moldavia :
Ieri nella bellissima cornice di "Villa Gualino" a Torino si è svolto questo bellissimo incontro che ha visto riuniti i partecipanti di tutti quei paesi che oggi sono i vicini dell' Unione Europea.
L' ETF (ente organizzatore dell'evento) ha messo a disposizione dei partecipanti la sua meravigliosa ed ampia terrazza panoramica sulla città con tanto di stands montati ad'oc e personalizzati con il nome del paese visitatore.
La manifestazione ha avuto inizio alle 10 del mattino e la nostra delegazione è stata una delle primissime ad arrivare e ad allestire il mproprio stand, avevamo come vicini gli stands di "comune di Torino", Armenia e Georgia...inutile dire che immediatamente con i simpaticissimi caucasici si è istaurato un bellissimo feeling che ha portato allegria e fratellanza per tutta la durata dell'evento.
L'Associazione Speranza di Torino, capeggiata dalla sua energica e brillante presidentessa, insieme a tutti i suoi membri ed al nostro Sergiu cel Mare hanno preparato un variopinto ed atrattivo stand che per buona parte dell'esposizione ha accalappiato l'interesse dei molti visitatori.


A disposizione degli ospiti che ci hanno visitato c'erano tantissimi depliants informativi sulle più svariate sfaccettature della vita moldava ed inoltre una piccola guida turistica che io ho preparato per l'evento.
Inutile dire che l'esposizione eno-gastronomica ha avuto un enorme successo...il pane tradizionale al sale per il benvenuto e le specialità moldave offerte dall'Associazione Speranza sono state gradite e molto aprezzate da tutti, in più il nostro Sergiu (aiutato anche da Viky) si è trasformato in un abilissimo barman distribuendo per gran parte della giornata i vini delle diverse cantine moldave che hanno contribuito alla riuscita di questa manifestazione.
Ai più interessati visitatori (nonchè a tutti i moldavi presenti) è stata consegnata una copia del nostro giornale, tutti ci hanno fatto i complimenti per la varietà di informazioni interessanti contenute ed inoltre per essere assolutamente la prima ed unica pubblicazione italiana sulla Moldava e per i moldavi!
Durante la manifestazione c'è stata anche una parte artistica in cui tutti i paesi hanno presentato uno spettacolo etnico con cantanti rigorosamente in abiti tradizionali, inutile dire che anche in questo caso le musiche ed i balli popolari presentati dalla delegazione moldava (hora e Sirba) sono stati uno degli epicentri di affluenza del pubblico presente. Il mio giudizio è che solo la delegazione del Marocco ha offerto uno spettacolo superiore.
Molto interessanti sono stati anche gli stands dei paesi balcanici, Serbia e Macedonia in testa. mentre ha lasciato molto a desiderare la misera esposizione offerta da Ucraina e Russia.
Georgiani, Armeni e sopratutto gli Uzbechi hanno poi aggiunto un'intensissima nota di colore grazie ai loro abiti tradizionali molto variopinti.
Insomma è stata una giornata di eccezionale fratellanza tra i popoli in cui il sorriso e la cordialità hanno prevalso su ogni altra cosa!!!
All'Associazione Speranza di Torino va detta solamente una cosa: grazie !
Alfredito
fonte : Italia- Moldova community


fonte :http://www.mergimtari.info

martedì 25 novembre 2008

Prve ne pozabiš nikoli! (La prima non te la scorderai mai)


Oggi un post leggero che evocherà sentimenti di nostalgia d'infanzia da un po' di lettori: vorrei parlavi di una bevanda che mi piace moltissimo e che potrebbe essere un po' come il "Chinotto" in Italia, o la "Rivella" in Svizzera, o l "Almdudler" in Austria o (e probailmente è l'associazione più tipica) la Coca-Cola negli USA!

Nel 1953 un certo Emerik Zelinka (un chimico del laboratorio della "Slovenijavino") creò una bevanda a base di ingredienti naturali (con una nota tipica di rosa canina, vitamina C piacevolmente acida tratta da limoni e aranci, varie erbe (11 erbe in tutto), acqua di fonte e zucchero caramellitzzato.
In quel periodo era molto difficile trovare la Coca-Cola americana nella Ex-Jugoslavia socialista e cosi con la Cockta si provò a lanciare una bevanda indigena che in più non contiene ne caffeina ne acido fosforico.

Il nome Cockta pare sia derivato da Cocktail (in riferimento al cocktail di ingredineti) ma fa pensare anche al nome della bevanda da concorrenziare! Nelle pubblicità veniva un po' venduto lo stile di vita occidentale...anche qui come la bevanda di concorrenza americana. Negli anni settanta la cockta era la bevanda tipica da famiglia e all'inizio negli anni ottanta invece era la bevanda "moda" dei giovani e godeva di un sucesso strepitoso.
Però con il calo del socialismo e i tumulti politici (e sicuramente anche per l'arrivo di bevande estere sul mercato e anche imitazioni) la vendita della Cockta ne risentì.


Dopo il 2000 con un immagine più studiata (con corporate identity, logo nuovo e bottiglietta nuova pur non alterando troppo l'immagine originale) la Cockta ritornò una bevanda di nuovo molto popolare. La si beve un po' dapertutto nei balcani.

Abbiamo creato un inchiesta per vedere la popolarità della Cockta tra i balcanofili di Balkan-Crew. Molimo vas: Glasajte! (Votate!)


Todays post will probably provoce some feelings of nostalgia for some 'readers: I wrote about a drink that could be compared with "Chinotto" in Italy, "Rivella" in Switzerland , "Almdudler" in Austria or (and this is the most tipical association) Coca-Cola in the USA!

In 1953 Emerik Zelinka (a chemist of the Slovenijavino laboratory ) created a beverage made of natural ingredients (with dog rose, slightly acid vitamin C from lemons and oranges, various herbs (11 herbs throughout ), Spring water and caramelized sugar. In that period it was very difficult to find american Coca-Cola in the Socialist Yugoslavia and so it was with Cockta, that a competing drink was launched and it even didn't contained caffeine or phosphoric acid.

The name " Cockta " aparently derives from Cocktail (in reference to the cocktail of ingredients) but also suggests a link to the american concurrent! In the advertising campain a western lifestyle was suggested (one more hint to Coca-Cola). In the 70's Cockta was a typical family drink, later in the early 80's it was a "fashion" drink among young people and enjoyed a great success.
But with the decline of socialism and political changes (and certainly also for the arrival of foreign drinks on the market and even imitations) the sales of Cockta were affected.

After 2000 the image was rewamped (with corporate identity, new logo and new bottle , however without altering the original image too much) Cockta returned again the very popular drink as it used to be before. The drink is sold quite everywhere in the Balkans and is exported to many countries.

On the right, we created a survey to see the popularity of Cockta among the balcan-addicts of Balkan-Crew. Molimo vas: Glasajte! (Vote!)

lunedì 24 novembre 2008

L'Albanese 5° lezione (sostantivi determinati e indeterminati)

Eccoci qui per la 5a lezioncina... so che sarà un po' un casino, ma vi chiedo solo di leggerla attentamente, non serve studiare... solo capire il meccanismo. Perché?

Per deliziarvi prima del PDF palloso che vi ho preaparato eccovi una scenetta scutarina dove il medico spiega molto semplicemente la causa di un dolore.... i perché spesso si nascondono dietro alle cose semplici...

Ascoltare è il primo passo per imparare e scommetto che anche chi non sa una parola di albanese ancora potrebbe capire il significato... azionate l'intuito!!!






PREMETE QUI PER LA 5a LEZIONE

venerdì 21 novembre 2008

CACAK (HISTORY)


Se per caso non siete seduti.. sedetevi..
Vi sto per dare una di quelle notizie shock !
Vi servirò Cacak in tutte le salse. E’ la città in cui vorrei vivere (se solo si potesse andare a dormire con la pancia piena) ed è la città in cui vive il mio miglior amico.
E’ anche la città che mi ha fatto trovare lavoro, ma questo ve lo devo spiegare un po’ meglio.
Lavorando con quei bei contratti a progetto che finiscono, perché hanno un tempo massimo di rinnovo, mi sono ritrovata spesso a gironzolare per dei colloqui di lavoro.
Ad un colloquio mi sono sentita dire : ma chi ce lo dice che lei ne sa qualcosa di computer?
Quel giorno sono tornata a casa e ho fatto in fretta e furia la pagina in italiano di Wikipedia : Cacak..
Il giorno dopo sono andata al colloquio dicendo : questa l’ho fatta ieri per lei.
E la signora : e chi me lo assicura ?
Perché adesso potrei farle la pagina dei colloqui stupidi e delle domande idiote che mi sento fare ogni qual volta cerco lavoro.
Ora non dovrei neanche più fare una pagina di Wikipedia , perché ho 5 blog


Ma torniamo alla nostra cara Cacak. La storia che è scritta in Wikipedia l’ho scritta io e quindi comincio ad avere dei dubbi sulla veridicità di alcune affermazioni.
Di sicuro era una colonia romana poiché ci sono ancora adesso i resti e si pensa che siano risalenti al terzo secolo a. C.
Non ho notizie precise da darvi se non che raggiungere queste mura è impossibile.
Io ci sono arrivata scavalcando un cancello privato perché le mura romane sono esattamente in mezzo a delle proprietà private.


La prima volta che ho visto questo “tesoro” abbandonato mi sono molto arrabbiata.
Ho iniziato ad inveire con i miei amici dicendo :- Vedete.. non sareste nulla senza gli italiani !
Non avreste sviluppo, cultura, tradizioni culinarie mediterranee…
Poi ho dovuto fermarmi, visto che ero in minoranza.


La risposta che mi hanno dato loro mi ha lasciata senza parole.
Mi hanno detto : - Vedi Lina, tu vieni qua dal tuo mondo ed è normale che sei contenta di trovare delle tracce della tua civiltà. Noi però molte civiltà le abbiamo subite e avremmo voluto da sempre costruire le nostre tradizioni e le nostre usanze. Spesso ce le hanno distrutte ed è per questo che non ci piace poi così tanto tenere cura di queste mura romane, mentre quasi veneriamo la statua del nostro grande condottiero che ha combattuto fino alla morte contro l’impero ottomano.


Il grande condottiero si chiama Stepa Stepanovic ed è stato un maresciallo dell’esercito serbo dal 1876 al 1918; è morto a Cacak nel 1929.
Stepanović ottenne risultati significativi nelle guerre contro i turchi, in particolare nella Battaglia di Jedren nel marzo 1913, durante la Prima guerra dei Balcani. Nella seconda guerra balcanica le sue forze sono state dispiegate nella regione di Nis, con un accampamento in Pirot.


All'inizio della prima guerra mondiale è stato capo di stato maggiore e responsabile di mobilitazione e di alcuni preparativi di guerra. Nella prima guerra mondiale, egli ha portato una grande vittoria nella Battaglia di CER, dove la sua Seconda Armata sconfisse l'esercito austriaco. Questa è stata la prima vittoria alleata della guerra, e Stepanovic fu promosso a Vojvoda (Field-Marshal). Il suo esercito ebbe altri successi conseguiti nella Battaglia di Drina e la Battaglia di Kolubara, oltre alla difesa della Serbia nel 1915.



Una cosa che non sono mai riuscita a visitare a Cacak è il museo archeologico.
In realtà trattasi di museo archeologico, ma all'interno vi sono attività anche rivolte alle distruzioni e ricostruzioni degli ultimi anni. Che rimanga tra noi.. non sono neanche sicura che quello in foto sia il museo archeologico !!!




Qui ci sono un po' di foto.

Прича је написана у Уикипедији, написа и ја почео да су сумњу у веродостојност неких тврдњи.
То је сигурно римска колонија, јер су сада још увек и сматрамо да се иде назад у трећем веку а. Ц.
Ја немам новости да вам прецизни него да је постигнут тим зидовима је немогуће.
Ја сам достигла укрштање врата јер је приватни римских зидина су управо усред приватне имовине.
Први пут сам то видио "благо" лефт ме јако разљути.
Почела сам се инвеире са својим пријатељима рекао: - Видиш .. не би ништа без Италијани!
Ти не би развој, култура, медитеранског кулинарских традиција ...
Тада сам морала престати јер сам био у мањини.
Одговор који сам им дао лево ми занијеми.
То ми је рекао: - Погледај Лина, ти дошао овде из свог света и нормално је да си сретна трагове пронаћи ваше цивилизације. Ми, међутим, много претрпела и цивилизација ми смо увек хтели изградити нашу традицију и наше обичаје. Често су били уништени и да је зато што ми се не свиђа толико бринути ових римских зидина, а готово части кип од наших велика вођа који су се борили до смрти против Османлијског царства.
Велики вођа се назива Деведзиц Степановиц и српске војске је био Маршал 1876 - 1918, умро у Чачак 1929.
Степановиц постигнуте значајне резултате у ратовима против Турака, особито у битке Једрен у марту 1913, током Првог балканског рата. У другој балкански рат, његове снаге су размјештене у подручју Ниша, с камп у Пирот.
На почетку Првог светског рата био је начелник штаба и одговоран је за мобилизацију и неке припреме за рат. У првом светском рату, он је довео велику побједу у Битка ЦЕРс, где је његова порази Друге армије аустријске војске. То је био први савезнички победу рата, а промакнут је до Степановиц Војводе (Подручје-Маршал). Његова војска су други успјеси битке Дрине и битка Колубара, осим за одбрану Србија у 1915.
Једна ствар Никад нисам успео посетити у Чачак је Археолошки музеј.
У стварности ово је Археолошки музеј, али унутра има и активности с циљем уништавања и реконструкцију последњих година.

Se c'è qualcuno un po' arrugginito col cirillico ...
The story about Cacak in Wikipedia I have written and then I began to have doubts about the veracity of some claims.
It certainly was a Roman colony since there are now still remains and we think they are going back to the third century a. C.
I have no news to give you precise than that achieved these walls is impossible.
I have reached a crossing gate because the private Roman walls are exactly in the midst of private property.
The first time I saw this "treasure" left me very angry.
I started to inveire with my friends saying - You see .. would not nothing without the Italians!
You would not have development, culture, Mediterranean culinary traditions ...
Then I had to stop because I was in the minority.
The answer that they gave left me speechless.
They told me: - View Lina, you come here from your world and it is normal that you are happy to find traces of your civilization. We, however, many civilizations we suffered and we always wanted to build our traditions and our customs. Often they were destroyed and that is why we don't like so much take care of these Roman walls, while nearly venerate the statue of our great leader who fought to the death against the Ottoman empire.
The great leader is called Stepa Stepanovic and was a Serbian army marshal from 1876 to 1918, died in Cacak in 1929.
Stepanovic achieved significant results in the wars against the Turks, in particular in the Battle of Jedren in March 1913, during the First Balkan War. In the second Balkan war, its forces have been deployed in the region of Nis, with a camp in Pirot.
At the beginning of the First World War was chief of staff and responsible for the mobilization and some preparations for war. In the first world war, he brought a great victory in the Battle of Cers, where his Second Army defeated the Austrian army. This was the first allied victory of the war, and was promoted to Stepanovic Vojvode (Field-Marshal). Its army had other successes of the Battle of Drina and the Battle of Kolubara, in addition to the defense of Serbia in 1915.
One thing I have never managed to visit in Cacak is the archaeological museum.
In reality this is the archaeological museum, but inside there are also activities aimed at the destruction and reconstruction of recent years.

giovedì 20 novembre 2008

Lingua serbo-croata. Lezione 5

Signore e signori, ho cambiato idea, “didatticamente” parlando. Credo sia inutile andare a vedere tutti i casi uno per uno; inoltre già abbiamo visto nelle lezioni precedenti cosa traducono. Al massimo ci torneremo nella costruzione delle frase se/quando avrete dei dubbi. Giusto per farvi impazzire un po’ oggi affronteremo

I VERBI

Nel serbo-croato si distinguono:
- la forma infinita del verbo (o più semplicemente l’infinito);
- i modi: imperativo, condizionale I e condizionale II (o condizionale passato);
- i tempi: presente, perfetto, imperfetto, aoristo, piuccheperfetto, futuro I e futuro II (o futuro anteriore);
- participio passato attivo e passivo

il verbo ha due aspetti: perfettivo (che indica di solito un’azione compiuta e/o limitata nel tempo) ed imperfettivo (che indica di solito un’azione generica e/o prolungata nel tempo, non compiuta e/o ripetitiva).
(Esempio listati – sfogliare, prolistati – finire di sfogliare o sfogliare completamente).
Non esiste una regola precisa (e ti pareva), ma vi posso dire che i verbi imperfettivi si formano generalmente da quelli percettivi mediante:
- prefisso (graditi – costruire, izgraditi – finire di costruire);
- suffisso (vikati – gridare, viknuti – lanciare un grido).

Alcuni verbi hanno un’unica forma per l’aspetto percettivo ed imperfettivo: vidjeti – vedere, ručati – pranzare, doručkovati – fare colazione, …Di questo gruppetto fanno parte anche i verbi di origine straniera in –irati: telefonirati – telefonare, organizirati – organizzare.
Data la complessità dell’argomento (e vi assicuro che è davvero molto complesso il verbo serbo-croato) vi segno i tempi ed i modi più usati assieme ad alcune regole e linee guida generiche.

VERBI AUSILIARI
I verbi ausiliari in serbo-croato sono il VERBO ESSERE (glagol biti) ed il VERBO VOLERE (glagol htjeti).
Analizziamo con calama il primo. Il verbo essere al presente ha una forma imperfettiva, che può essere enclitica o tonica, ed una imperfettiva-perfettiva. La forma enclitica e quella percettiva-imperfettiva servono a formare i tempi composti. La forma enclitica viene utilizzata ad inizio frase o quando si vuole dare enfasi al discorso.

TEMPI SEMPLICI
Presente
F. enclitica f. tonica f. imperfettiva-perfettiva
Sam (io sono) jesam budem
Si (tu sei) jesi budeš
Je (egli è) jest bude
Smo (noi siamo) jesmo budem
Ste (voi siete) jeste budete
Su (essi sono) jesu budu

F. interrogativa F. negativa
Jesam li? Nisam
Jesi li? Nisi
Je li? Nije
Jesmo li? Nismo
Jeste li? Niste
Jesu li? Nisu

Imperfetto Aoristo
Bijah/bjeh Bih
Bijaše/bješe Bi
Bijaše/bješe Bi
Bijasmo/bjesmo Bismo
Bijaste/bjeste Biste
Bijahu/bjehu Biše/bi

Imperativo Participio
- sing. Bio – Bila – Bilo (maschile, femminile, neutro)
Budi plur. Bili – Bile – Bila (maschile, femminile, neutro)
Neka bude
Budino
Budite
Neka budu

TEMPI COMPOSTI
Perfetto Piuccheperfetto
Bio sam Ja bijah bio
Bio si Ti bijaše bio
Bio je On bijaše bio
Bili smo Mi bijasmo bili
Bili ste Vi binaste bili
Bili su Oni bijahu bili

Futuro I
Bit ću / ja ću biti
Bit ćeš / ti ćeš biti
Bit će / on će biti
Bit ćemo / mi ćemo biti
Bit ćete / vi ćete biti
Bit će / oni će biti

Condizionale I Condizionale II
Bio bih Bio bih bio
Bio bi Bio bi bio
Bio bi Bio bi bio
Bili bismo Bili bismo bili
Bili biste Bili biste bili
Bili bi Bili bi bili

martedì 18 novembre 2008

"Zimnica" le proviste per l'inverno

Una bella tradizione che nei balcani e ancora molto difusa, è la preparazioni di proviste per l'inverno.
Qui in occidente siamo abbituati a trovare la frutta e la verdura tutto l'anno, in inverno ci arrivano le produzioni di serra dall'Olanda e dal Marocco. Nei balca
ni si vive un po' più con le stagioni, l'autunno è periodo di gran lavoro con il cibo.
Qui a lato ho fotografato la frutta e le noci che mi ha preparato mio suocero da portarmi in Svizzera. Ha raccolto queste cose nel suo giardino nelle zone di Leskovac.

Le noci finiranno dentro le "Baklava" e nello "Strudla sa orahima" e con le pere (di 3 qualità diverse) potrò fare del "kompot" o della gelatina alle pere.

In this picture are 3 quality of pears and nuts that my father-in-law gave me to make nice things for the winter. Everything it's from his garden in the south of Serbia. I also got a lot of quinces, and with them I made a couple of jars of Quince Preserve.


E poi mi sono portata dietro anche un paio di chili di "dunje" (mele cotogne) con le quali ho fatto subito un sacco di marmellata.


Ma la cosa più tipica che la casalinga dei balcani si trova a fare in autunno è la "turšija" la verdura sotto aceto.
E qui non si parla di qualche vasetto di vetro con qualche cipollina e cetriolino ma di barili interi con tantissimi chili di verdura, lavata, mondata e tagliata.
Alla verdura si aggiunge un liquido fatto di 4 parti di acqua e 1 parte di aceto, zucchero, sale e conservante (vinobran).
Si chiude il barile ermeticamente e lo si lascia per almeno 3 settimane chiuso in un posto fresco.
Although shops all over the balkans sell variety of pickels packed in jars or plastic bags, many housewives (specially if they have their own garden) still prefer to prepare their own pickles or
"turšija" for winter. Cucumber, bellpepper, green tomatoes, cauwlflower and carrots are mixed with a brine of Water, vinegar, salt, sugar and a conservant (vinobran). After letting it stand in a jar for at least 3 weeks the "turšija" should be ready. Like that it holds over the entire winter.
Il weekend scorso ho portato a casa 35kg di verdura (che mi ha procurato il mio ortolano curdo, sapendo che doveva sceglierla bene, perchè per fare riuscire la "turšija" non deve esserci verdura ammaccata).
E dopo un paio di ore di lavoro ho riempito il barile!
Adesso lo messo giù in cantina...e vi farò sapere fra un mese come è riuscita!
Last wekeend I prepared not less than 35 kg of vegetables to make so much
"turšija" that it lasts until spring!

Cavolfiori, carote, pomodori verdi,
peperoni bianchi, peperoni rossi, cetriolini


Per saperne di più sulla "zimnica" c'è questo link che vi porta sulla pagina di Dragana, che ha tutta una collezione di lecornie per l'inverno.
If you want to know more about winter preserves follow this link at Dragana's page, she has a great collection of goodies for the winter.

Qua a Zurigo riconosco subito dal balcone dove abita una famiglia dei balcani, basta vedere il barilotto blu con la "turšija" messo furoi appena si abbassano le temperature.

Here in Zurich it's easy to recognize where people from the Balkans live, just watch the blue jars with
"turšija" on their balcony as soon as it gets cold.









lunedì 17 novembre 2008

GRISSINO BALKANICO !


Opa Gente mi chiamo Dj Grissino, ho 22 anni e sono nato a Torino. Ho origini Veneto/Napoletane e questa fusione è molto stramba ecco perché sono cosi (non è colpa mia eh eh)!
Si lo so tutti me lo chiedono… perché Dj Grissino ???
Ah …partiamo da qua va…il mio nome è nato una sera durante una cena a casa di uno dei miei migliori amici. I genitori non c’erano (e a 15 anni in cucina era già tanto far bollire l’acqua per la pasta) e mentre sperimentavamo da mangiare, per riempire i miei buchi neri, mi sgranocchiavo quei bastoncini di farina, acqua e strutto chiamati Grissini… il giorno dopo BOOM : Grissino qua e Grissino la.
Da tre anni non mi tolgo la bombetta che ho in testa, ma mi sembra che “mi dona” !


La mia passione per la musica nasce, come tutti, da piccoli e per questo devo molto ai miei genitori che già da quando ero un’impasto di farina e acqua mi facevano ascoltare buona musica. Da George Benson a Bob Marley ai Led Zeppelin e crescendo,con il tempo ci si raffina sempre più con l’orecchio.
All’età di 10 anni iniziai ad appassionarmi alla musica rap. Dall’underground al vecchio e sempre buono old school anni 80 primi 90 grazie anche a Dj Koma con la sua Funk Famiglia (vicini di casa e amici di sempre).
Con il passare degli anni il mio orecchio mi impose di capire da dove nacque il rap.
Allora risfoderai i vinili di Papà nel vecchio ripostiglio di casa.
“IL BUCO” ,dischi del calibro di Billy Cobham, Jimmy Castor Bunch, The Temptations, Chic ecc….


E no! …lui... l’orecchio.. faceva domande…
JAZZ!!! fu la risposta sonora : dallo Swing anni ‘20 al Groove Modern Jazz del ‘75 (questo mi ha sconvolto).
Il Jazz è un genere che si evolve in tutti i generi da Louis Armstrong a Bruce Hornsby a Goran Bregovic!!!
Eh già proprio lui! Bregovic Goran con un’ orchestra al suo seguito. L’unico che fa ballare una folla minacciandola con un’arma: Kalasnjikov!!! Allora che faccio?
Inizio ad entrare nel profondo di questa cultura che fa del canto del gallo una canzone e del funerale una festa anche se dolorosa, ma Goran vuole così…
E Kusturica ci mette il suo grazie ai suoi film. Alcuni dicono che non è effettivamente così li, eppur sempre un film vero è !
Ma durante le feste il cuore della gente rispecchia questo,e io sono per le feste,
un po’ come la mia parte TERRONA.

In questi ultimi 2 anni mi ha travolto tutto questo grazie anche ad un amico: Dj Ghiacciolo di Firenze ; l’unico Dj con cui ho trovato la vera intesa. A volte il pezzo che mette lui è quello che ho preparato io per dopo (e viceversa).
Ecco i locali e i posti principali in cui l’hanno mosso a Cous Cous:
ChaChaRum di Candiolo (tutto iniziò da li), vari locali dei Murazzi (da Giancarlo al Pudduh), Feste BURDELLA, passando per bocciofile, Imbarchini, Feste in spiagge a Barcellona, Firenze, Cuneo, Festival Traffic di Torino , locali di provincia, molti Baretti e per le Piazze, Strade di San Salvario,con il mio Furgone!!!


Sentilo il trombone è l’anima del sound Balkanico ti sale dentro, ti droga..
ne vuoi di più ne vuoi di più? Muovilo a Cous Cous!!!
Qui alcune foto

sabato 15 novembre 2008

Le leggende di Vilina e Rozafa, il sacrifico della donna nelle società antiche

Czech, Lech , Mech (o Rus)




La leggenda, comune a tutte le popolazioni slave, nella versione Croata di Zagorie (Krapina), narra di tre fratelli, Czech, Lech and Mech, alla ricerca di una terra ove insediarsi. In questa versione della leggenda tutte le tribù slave erano giunte nell’attuale Croazia ed erano comandate da un unico principe di nome Croat sottomesso ai romani.

Quando morì lasciò i tre figli Czech, Lech, Mech e la figlia Vilina. I tre maschi tramarono immediatamente per ribellarsi al dominio romano, ma la sorella li tradì svelando il piano al Procuratore Romano della quale si era innamorata. Fu così che i fratelli, venuti a conoscenza del tradimento, murarono la donna all’interno della torre del castello di Krapina che infatti porta ancor oggi il nome di Torre di Vilina e suo figlio dopo essere stato legato alle corna d’un bue selvatico e portato fra Veliki zlijeb e Majdinsko zrno dove fu sepolto da un eremita. Per questo motivo questo luogo si chiama ancor oggi Lepoglava che significa “bella testa” e tale nome viene attribuito alla bellezza dello sfortunato bimbo. I tre fratelli quindi decisero quindi di spostarsi ad est e dopo aver attraversato tre fiumi Czech fondò il regno ceco, Lech quello polacco e Mech quello russo.



Due sono gli elementi fondamentali di questa leggenda associata ad una concreta località: Zagorje.
Il primo è che essa identifica Croat come unico ancestrale principe dei popoli slavi.
Il secondo identifica invece il territorio croato come il punto di partenza per le dominazioni dei popoli slavi quindi che tale terra potrebbe essere quella in cui per primi si sono insediati stabilmente gli slavi.



Rozafa

La leggenda di Scutari


Una delle lggende più antiche dell’Albania è quella di Rozafa e del castello di Scutari. Essa racconta di tre fratelli impegnati nella costruzione delle mura della fortezza. Durante la notte il lavoro eseguito nella giornata crollava. I tre fratelli appresero da un vecchio saggio che le mura per essere forti e solide necessitavano del sacrificio di una delle loro mogli. La scelta della moglie doveva avvenire casualmente. Colei che l’indomani sarebbe giunta con il pranzo sarebbe stata immolata per il bene della comunità. Il giuramento di assoluto silenzio venne infranto da due dei tre fratelli che raccontarono tutto alle rispettive mogli. Fu così che toccò alla moglie del più giovane dei fratelli e madre di un bambino, portare l’indomani il pranzo. Le venne raccontato quanto il vecchio saggio aveva detto e il giuramento che era stato fatto fra di loro. La giovane accettò di farsi murare viva all'interno delle mura, ma pose come unica condizione che una gamba, un braccio, un occhio ed una mammella, rimanessero scoperti per poter vedere, cullare, accarezzare e allattare il proprio figlio.



Questa è la versione tradizionale, che tutti conoscono e si raccontano, tuttavia non si escludono altre varianti. L'umanista nazionale Marin Barleti, scutarino, ci ha, nella sua opera "Gli assedi di Scutari", raccontato quanto segue. Il nome ROZAFAT deriverebbe dalla composizione dei nomi di Roza, una giovane donna sconosciuta, e di Fa, suo fratello. I due giovani costruirono il castello in tempi remoti.



Con grande probabilità queste leggende hanno un'origine ancestrale, che si perde nella notte dei tempi, leggende vicine a quelle del diluvio universale, per capirci.


Molti di voi ricorderanno ERZEBETH BATHORY, la nobile ungherese (realmente esistita) che ha fatto una fine simile (ma siamo nel 1500), ma le vere e proprie leggende di questo tipo esistono in Marocco come in India e via dicendo...


Quello che le accomuna è "la donna murata" (che dice molto del ruolo della donna nelle società...) tant'è che Rozafa è un simbolo per le donne albanesi, preso a rappresentazione di quel "riscatto della donna" che è necessario ci sia in Albania (nel resto del mondo occidentale si è avuto col femminismo, fenomeno che ha fatto anche molti danni), paese in cui la donna è madre e capofamiglia al punto quasi di divenire la base della società albanese (ove la famiglia si possa considerare l'agglomerato sociale più piccolo di una comunità).


Ma l'Albania è un paese in cui, specie nella società rurale, la donna era al contempo schiava dell'uomo in qualche maniera "capotribù" che anche a livello familiare godeva di diritti superiori.


In tutte le società antiche l'uomo semina nei solchi dell'aratro tirato dalle vacche, la donna annaffia, la donna cura la pianta, ne raccoglie il frutto.

La donna accende e mantiene viva la fiamma, scalda la casa, allatta i figli, li cresce...


Quindi non c'è da sconvolgersi se le società vedessero nella donna un bene prezioso il cui "sacrificio", nella leggeda, poteva portare a qualcosa di grande, enormemente importante come la nascita di una cultura, di una città, di un nuovo mondo. In fondo la donna è la Genesi. "Era" per i greci era la terra, la madre.


Il sacrificio nelle società antiche è "nascita", o rinascita, è nuova vita come l'inverno marcisce gli involucri dei semi, il ghiaccio spezza i gusci delle noci e consente ai gherigli di germogliare, a primavera.

Così il capro sgozzato offerto agli dei è rinuncia del cibo, necessaria per ricevere in cambio il favore degli dei, la bona fortuna come dicevano i latini.

Il tragodòs, il canto del capro, in greco, diede il dome alla tragedia, al teatro e il mondo è il teatro dove consumiamo ogni giorno come protagonisti o come coro le nostre giornate.


Tornando a Vilina e Rozafa dunque non v'è nulla da sconvolgersi: il sacrificio della donna, che probabilmente è divenuto leggenda in seguito ad un fatto accaduto davvero, rappresenta il massimo dei sacrifici: privarsi di ciò che genera no stessi, l'umano, (ed in fondo la scelta di castità di molti ordini religiosi è qualcosa di simile) per ottenere dal fato qualcosa di immensamente superiore, per passare dallo stato "larvale" della tribù a quello di una vera e propria società e dunque di una vera e propria cultura.


Il diluvio universale in fondo non è qualcosa di molto diverso: Dio elimina il mondo per crearne uno nuovo, migliore. Ecco che invero nella leggenda del "la donna murata" diventa maggiormente protagonista l'uomo perché in tal caso non è Dio a decidere, ma l'essere umano più fautore e meno rivolto a Dio quanto osservatore della natura, del concreto, del ciclo delle stagioni, dei rapporti causa effetto.


Vi sono altri elementi comuni nelle storie di Rozafa e Vilina: il saggio ed il bambino (non comui ad altre leggende simili).


Questo mi induce a pensare che il punto di incontro sia dunque stimabile nel periodo preslavo ovvero quello illirico... periodo che amo molto perché in esso ritrovo le origini comuni di albanesi e serbi e macedoni e croati e sloveni et.... e vi ritrovo dunque un po' le finalità del nostro blog: trovare gli accordi, i dialoghi, la comunione di quella che come chima Lina è la BALCANIA!


;)


Ciao a tutti!


Skender

venerdì 14 novembre 2008

ANGEL WARRIORS CACAK


Carissimi maschietti, state leggendo questo post ? potete chiudere !
E’ interamente dedicato a noi donne. Per voi, spero, di poter fare un bellissimo reportage i primi di Gennaio 2009, con le squadre di pallavolo femminili a Ivrea.
Ora noi femminucce ci sgraniamo gli occhi !
Sono ben 6 anni che vado a Cacak e tutti si sono ben guardati dal dirmi che esisteva una favolosa squadra di football americano !!!
Solo per caso sono venuta a conoscenza di questi bellissimi ragazzi. Ho cercato quante più informazioni possibili, ma io so’ com’è la vita da quelle parti. Molte ore di lavoro per pochi soldi e poi la sera ancora gli allenamenti. Sono riuscita a parlare solo con alcuni anche se mi riprometto di andare a vedere una partita se, come e quando riuscirò ad andare ancora a Cacak.
Quello che ho capito è che tutto l’orgoglio serbo in questa squadra è all’ennesima potenza, perché loro si sentono una cosa sola.


Poi ho capito un’altra cosa. Non piacciono solo a me ! Le ragazze di Cacak sono tutte euforiche e fanno il tifo alla stregua delle ragazze americane. Credo che abbiate visto le ragazze ponpon nei film.


E che dire di Tim Sharp e la sua esperienza biennale a Cacak dai lontani States ? Cosa avrei dato per incontrarlo !!! Certo che si sarebbe spaventato del mio inglese !!


Ma quanto sono belle le ragazze a Cacak ?

Che dire di più ? fateci sognare !!!



P.S. Agli eventuali commenti in serbo risponderà Francesca.
Serbian people, my colleague Frances understand you and she speaks well English and Serbian. Ask her if you have questions !

Many people asked me to translate and than I have done, but, please, excuse my mistakes !
Sam katastrofa na taljanskom i na engleskom takode!!!
Dear boys, are reading this post? You can quit!
Wholly dedicated to us women. For you, I hope, to make a beautiful reportage next January 2009, with the women's volleyball teams in Ivrea.
Now, girls, we ginned eyes!
There are 6 years that I go to Cacak and nobody said me that there is a fabulous team of American football!
Just by chance I came to know these wonderful boys. I tried as much informations as possible, but I know life in Serbia. Many hours of work for little salary and then again in the evening as well. I hope to see a game where, how and when to go yet succeed in Cacak.
What I understood is that “all Serbian pride” is in this team, because they feel one.
Then I realized something else. Not just like me! The girls of Cacak are all euphoric just like American girls. I think you've seen the girls Ponpon in films.
And what about Tim Sharp and his two-years experience in Cacak away from the States? What would have to meet him! Certainly that was scared of my English!
And there's more! Not only football, but baseball too!
I think a very young team, because Nikola has his little brother playing a baseball.
Know that for a Serbian man is not so frequently have these opportunities!
What can we say more? let us dream!

Le foto sono di proprietà degli Angel Warriors e sono protette da Copyright

giovedì 13 novembre 2008

Lingua serbo-croata. Lezione 4

Salve a tutti! Allora adesso completiamo la lezione della volta scorsa. La settimana prossima, invece, andremo ad analizzare i casi ad uno ad uno, in modo tale da vedere la maggior parte degli usi di ognuno di loro. Per adesso, però, riprendiamo con:


DECLINAZIONE DEI SOSTANTIVI FEMMINILI CHE TERMINANO IN –A O IN CONSONANTE

Singolare
Nom. Liječnic-a Peć
Gen. Liječnic-e Peć-i
Dat. Liječnic-i Peć-i
Acc. Liječnic-u Peć
Voc. Liječnic-e Peć-i
Loc. Liječnic-i Peć-i
Strum. Liječnic-om Peć-u/-i
(dottoressa) (stufa)


Plurale
Nom. Liječnic-e Peć-i
Gen Liječnic-a Peć-i
Dat. Liječnic-ama Peć-ima
Acc. Liječnic-e Peć-i
Voc. Liječnic-e Peć-i
Loc. Liječnic-ama Peć-ima
Strum. Liječnic-ama Peć-ima

Particolarità
Seguono la declinazione dei femminili in consonante anche i sostantivi collettivi in –AD (momčad – squadra).
Alcuni sostantivi femminili hanno al nominativo singolare la cosiddetta A mobile, che si perde negli altri casi (Ad. Es. miesao – pensiero nom. sing. / Mieli nom. pl.).
I sostantivi femminili che terminano in –KA o nei quali la terminazione –A è preceduta da -NJ, -L, -LJ, -M, -R, -V nel genitivo plurale inseriscono la A mobile tra le due consonanti (ad. es. djevojka – ragazza nom. sing. / djevojaka gen. pl.).
Seguono la declinazione dei femminili in –A anche alcuni sostantivi maschili come ubojica – assassino, pritaša – seguace, izdajica – traditore.


DECLINAZIONE DEI SOSTANTIVI NEUTRI CHE TERMINANO IN –O ED IN –E

Singolare
Nom. Sel-o Im-e Polj-e
Gen. Sel-a Imen-a Polj-a
Dat. Sel-u Imen-u Polj-u
Acc. Sel-o Im-e Polj-e
Voc. Sel-o Im-e Polj-e
Loc. Sel-u Imen-u Polj-u
Strum. Sel-om Imen-om Polj-em
(villaggio) (nome) (campo)


Plurale
Nom. Sel-a Imen-a Polj-a
Gen Sel-a Imen-a Polj-a
Dat. Sel-ima Imen-ima Polj-ima
Acc. Sel-a Imen-a Polj-a
Voc. Sel-a Imen-a Polj-a
Loc. Sel-ima Imen-ima Polj-ima
Strum. Sel-ima Imen-ima Polj-ima
Particolarità
I sostantivi neutri si dividono in:
- sostantivi che nel tema hanno lo stesso numero di sillabe, in tutti i casi e che seguono il modello di declinazione di selo;
- sostantivi che nel tema di nominativo, accusativo e vocativo singolare hanno una sillaba in meno rispetto agli altri casi e seguono il modello di ime.
Come il modello di polje si declinano i sostantivi verbali ed i nomi neutri collettivi (ad. es. igranje – gioco; bilje – piante).

IL FEMMINILE DEI SOSTANTIVI

Il femminile dei sostantivi si forma aggiungendo i suffissi -ica, -inja, -kinja, -ka, -a al maschile:
Maschile Femminile
Car Car-ica (imperatore-imperatrice)
Junak Junak-inja (eroe-eroina)
Daktilograf Daktilograf-kinja (dattilografo-dattilografa)
Maneken Maneken-ka (modello-modella)
Unuk Unuk-a (nipote maschio-nipote femmina)

Doviđenja!

martedì 11 novembre 2008

Four favourite things in Belgrade - post from Danica Radovanovic

Since I was writing my column on Belgrade for two years, I would like to show to the Balkan-Crew readers my 4 favorite things in Belgrade, my favorite spots or things. There are lot of great, interesting places in Belgrade and so it's hard to write just about four of them as each corner of the city has its own charm.
But these 4 things are the ones that are emotionally meaningful for me:

Per due anni ho tenuto una rubrica su Belgrado in Internet, e mi chiesero di mostrare le 4 cose che mi piaciono di più di Belgrado. Ma Belgrado è talmente bella che ho fatto fatica a sceglierne solo 4. Queste che vi presento , cari lettori di Balkan-Crew, sono quelle che veramente mi stanno a cuore:

1. Dorcol, upper side, downtown of Belgrade, near Kalemegdan , near my former Universities, Plato and down to Faculty of Maths, old beautiful streets with its own story, all down coming to real Dorcol, its churches and.....

1. Dorcol, il vecchio quaritere vicino a Kalemegdan, vicino alla mia università. Questo quartiere con le sue stradine piene di storia che portano giù al vecchio Dorcol, poi le chiese ....


2. Markets, open lively markets with food and other goods. Someone said that you have to go first to the open market when you visit some city in order to know better the soul of the city and its habitants, people who live there.

2. I mercati all'aperto con il loro cibo e altre cose. Qualcuno ha detto che la prima cosa da fare quando si visita la città è di andare al mercato per conoscere l'anima della città e dei suoi abitanti.

One of my favourite is Bajloni market, also downtown, a market with its own culture.
Next to Bajloni is the Bitef Theatre building.

Uno dei miei mercati preferiti è il "Bajloni", in centro città è un mercato con il suo prorio stile. Vicino al mercato "Bajloni" c'è il teatro del BITEF (festival internazionale del teatro).

3. Beside cozy small warm coffeeshops and indoor lovely places, one of the nice outdoor places to be and enjoy the view, is the biggest and the greatest Serbian orthodox temple on Balkans - Saint Sava temple/church.

3. A parte alcuni baretti piccoli e carini e altri posti accoglienti, uno dei posti veramente belli all'aperto per godersi la vista, è alla più grande chiesa ortodossa serba dei balcani: il tempio di San Sava.

A different view of this architecture masterpiece.

Da un altro punto di vista

4. Plazma keks (special unique kind of bisquit) that every child and adult love. It's Serbian brand, and wherever I go abroad - I take Plazma keks with me. You can eat it per se, with pancakes and melted chocolate, mix with bananas or make delicious cake from this petit beurre.

4. I biscottini "Plazma" che grandi e piccoli amano. "plazma" è una marca serba, e quando vado all'estero - mi porto dietro questi biscotti. Mangiati cosi come sono, o con crespelle e Nutella, con pezzetti di banana o semplicemente per fare le torte.

If you have some comments or questions regarding a certain spot in Belgrade, feel free to leave a comment and I will reply. I live in Belgrade and I'm very interested in Italy.


Se avete qualche domanda su Belgrado o sulla Serbia...lasciate un commento e vi risponderò (per favore in inglese oppure in serbo, ok?). Vivo a Belgrado e m'interessa molto l'Italia.

Danica Radovanovic
PhD candidate in digital communications
Project coordinator, Researcher
Web activist, blogger

site: http://www.danicar.org
twitter:http://twitter.com/danicar