venerdì 29 maggio 2009

Mitar Tarabic - il Nostradamus serbo


Il mondo occidentale parla di Nostradamus e delle sue profezie...ma lo sapevate che la Serbia ha il suo "Nostradamus"?
In Serbia Nostradamus non è molto conosciuto, tanto è vero che alcuni serbi (per esempio mio marito) pensano che Nostradamus sia il gobbo che suona le campane di Notredame.... :-)

In un piccolo paesino dell'ovest de
lla Serbia che si chiama Kremna nel 19esimo secolo viveva Mitar Tarabic (1829-1899), un contadino povero ed analfabeta che però ogni tanto aveva delle visioni. Mitar che era molto religioso e aveva come padrino un sacerdote (il prete ortodosso Zaharije Zaharic ,1836-1918) gli dettava i suoi "episodi in cui vedeva nel futuro" e Zaharic li annotò tutti in un quaderno che fu noto come креманско пророчанство “Kremansko proročanstvo” (le profezie di Kremna).



Il quaderno è stato danneggiato dal fuoco durante l'ocupazione dell'armata bulgara. Il testo è ora in possesso del nipote di Zaharic: Dejan Malenkovic.


Le predizioni erano di tipo di stile di vita del futuro oppure (le più note) del tipo politico, infatti ha predetto con una certa precisione degli eventi a partire dall fine della prima guerra mondiale.



Esempio di visione:
"Dopo la grande guerra l'Austria sparirà a la Serbia sarà grande come un vero reame. Vivremo insieme ai nostri fratelli del nord. Per qualche anno vivremo in pace e con prosperità. Ma non durerà a lungo. Un odio velenoso arriverà fra la nostra gente, vedo anche molto sangue, sarà orribile. Non so perchè ma probabilmente per questo odio."

Fatti storici:
Nel 1918 l'impero austro-ungherese si dissolve e si foma il Il Regno di Jugoslavia. Il nuovo regno funziona abbastanza bene, ma si divulgano problemi economici, sociali e politici dovuti ai vari partiti politici. Nel 1928 um membro del partito radicale tira fuori una pistola in parlamento e uccide 3 deputati della Croazia. Così dopo sanguinosi scontri segue un regime militare.


La casa di Tarabic a Kremna (non c'è più)

Visione:
"Poi quello che siede sul trono sarà ucciso. Lascierà una vedova ed un orfano. Un suo parente salirà sul trono e regnerà giustamente e si occuperà dei figli di suo cugino. Ma la gente non lo amerà e lo accuserà di non essere un buon re. Verrà
imprigionato dall'esercito. La sua vita sarà salvata dal re e la regina inglesi. Così sul trono vuoto si siederä il figlio del nostro re morto. Ma regnerà solo per qualche giorno. I suoi soldati lo porteranno dall'altra parte dei mari, perchè il nostro paese verrà di nuovo invaso da un'armata cattiva. Tutta l'Europa sarà sotto il regno di un' anti-croce uncinata."

Fatti storici:
Nel 1934, visitando Marseilles, il re Aleksandar Karadjordjevic viene ucciso da un nazionalista croato. Il principe Pavle Karadjordjevic (il suo cugino) regna per un po' visto che il figlio di Aleksandar (Petar) è ancora minorenne. Pavel non è per niente popolare, perciò viene portato dalla sua armata in Inghilterra. Il giovane principe Petar quindi diventa re, ma deve fuggire dalla Jugoslavia per l'arrivo dei nazzisti. Nel 1941 la Jugoslavia viene occupata dai tedeschi. L'ombra della svastica copre grandi pezzi d'Europa.


Profezia:

"Un uomo con gli occhi blu ed una stella sulla sua fronte romperà la lunga amicizia con in nostri fratelli ortodossi, i russi. Non mostra gratituddine del fatto che è per loro che siede sul nostro trono. Ci sarà un grande odio tra noi e la russia e ci sarà anche sangue. Ma queste ferite si rimargineranno presto e saremo di nuovo amici dei russi. Questa amicizia sarà solo superficiale, formale."


Fatti storici:
Nel 1948 Tito non vuole che la jugoslavia diventi uno stato nano della Russia. Tronca tutti gli accordi politici con Stalin, l'uomo che lo formò politiocamente negli anni 20, e lo rispedì in Juogoslavia per organizzare un efficiente stato comunista. Tito la fece pagare a tutti gli opponenti nel partito che si contrariano al suo desiderio. Nel 1954, l'anno dopo la morte di Stalin, si ristabilirono le relazioni economiche e politiche con la Russia, ma non si trattava di relazioni "sincere".

Tarabic e Zaharic nel 1907

Profezia: "Nel nostro paese il periodo di prosperità durerà a lungo. Tante generazioni nasceranno e moriranno in periodo di pace e sapranno solo cos'è la guerra tramite libri di storia, parole e strane aparizioni" (Le strane aparizioni si riferiscono prbabilmente alla televisione, alla radio). "Il nostro reame sarà forte, amato e rispettato da tutti. La gente mangierà solo pane bianco e bigio quando e se lo vorrà. Tutti viaggeranno in carri senza bue che li traina. La gente viaggerà nel cielo guardando già il nostro paese da una'altezza che è il doppio della montagna Tara. Giù a Uzice, ed intorno alle montagne, si costruiranno tante fabriche, e la gente lascierà la campagna e vorrà lavorare nelle fabriche. Per un po' ameranno ciò, a poi vorranno tornare al loro paese. La Serbia sarà nel suo momento più prosperoso quando arriverà l'uomo con gli occhi blu ed il cavallo bianco e sarà al governo. L'uomo porterà in Serbia una specie di nuova religione e tutti porteranno delle stelle sulla fronte. Questo uomo sul nostro trono, sarà forte e sano, e vivrà a lungo, quasi 100 anni. Gli piacerà andare a caccia, e in un incidente di caccia cadrà da cavallo e perderà una gamba. Quindi morirà di questa ferita e non di vecchiaia."

Fatti storici:
Semplicemente ma abbastanza accuratamente, Tarabic descrive la vita in Jugoslavia dopo la secoda guerra mondiale fino alla morte di Tito nel 1981. Tito arrivò in Serbia dalla Croazia, e portò con se veramente una specie di nuovo religione: il comunismo (e sui berretti si portava la croce in fronte). Non ebbe il descritto incidente di caccia (sepure gli piaceva cavalcare e andare a caccia). Comunque la causa della sua morte era dovuta all'amputazione di una gamba causata da un forte diabete.

Qui ci son altre profezie (in inglese).

A Kremna c'è semplicemente una tavoletta nel luogo dove si troverebbe la casa (caduta alle fiamme) dei Tarabic. Il villaggio che conta 800 case sperse nella zona è una buona base per esplorare il Parco Nazionale di Tara e la Mokra Gora. C'è un motel (Sargan), dei negozi e 9 taverne (kafane), scuola, chiesa, biblioteca e sala cinema. C'è il campetto di calcio, di basket e un'ambulatorio. Una cinquantina di famiglie affittano stanze a turisti che cercano un posto tranquillo in un clima con aria veramente pura (vedi parco nazionale di Tara).
Ma vi racconterò presto di più di questa zona......

Dijana Pavlović


Ho avuto una notizia favolosa... !!!
Chiedo scusa se faccio una piccola eccezione alla regola, ma io che abito nel nord-ovest Italia posso votatre una serba al Parlamento Europeo !!!
Nemmeno io ci credevo ! Ma sono troppo contenta. Di solito non ci occupiamo di politica, ma stavolta lo facciamo perchè la vita di questa ragazza è una cosa favolosa !

Nata e vissuta in Serbia fino al 1999, Dijana si laurea nello stesso anno nella Facoltà delle Arti Drammatiche di Belgrado. Sempre nel 1999 si trasferisce a Milano, dove si sposa e dove attualmente lavora.
Da tempo Dijana promuove la cultura e la letteratura Rom e svolge anche il ruolo di mediatrice culturale nelle scuole. È stata candidata per il consiglio comunale di Milano nel 2006 nella lista Uniti con Dario Fo e al Parlamento italiano nel 2008 nelle file della Sinistra Arcobaleno.
Agli inizi del 2007 promuove con associazioni, comitati, esponenti della società civile la Rete Nopattodilegalità che si propone di contrastare il Patto di legalità e socialità del Comune di Milano che sottopone a un doppio regime legale i cittadini Rom.
Nell’ottobre 2007, attuando uno sciopero della fame contro il Comune di Milano, favorisce la costituzione di un tavolo – che raccoglie le associazioni e il sindacato milanesi – che elabora una piattaforma di intervento sulla questione Rom

Vi consiglio di leggere l'intervista a Dijana che si trova.. dove ? Ma naturalmente su Mahalla.
E quanto è bella questa ragazza !

Guardate questo filmato in you tube.
DIJANA PAVLOVIC E LO SGOMBERO FINTO

A Guido, bambino zingaro

Nel tremolio della tua voce
Sento la mia voglia di gridare
Nei tuoi occhi troppo neri
Prevedo il futuro, tuo e mio.

Conosco la rabbia che ti spezza il cuore.
Disadattato, irriso, temuto, spaventato,
morso, succhiato, sputato, dimenticato.
Forse anche rispettato, ma che importa?

Affamato di pane e di una carezza,
sicuro solo per stringere il pugno,
sei predatore, sei carnefice,
sei immobile, disteso sulla croce.

Ti insegneranno a ridere, a mascherarti,
fare l’amore con una donna,
a mentire, trovare sempre la parola giusta,
forse anche a sognare, forse anche a sperare.

Ma nel tuo piccolo cuore spezzato
Continuerai a stringere il pugno
Per quell’ultimo diretto, il KO del tuo passato,
per non dire mai – io accetto.

Dijana Pavlovic

giovedì 28 maggio 2009

Spasovdan


Come abbiamo detto molte volte, noi rispondiamo al razzismo con la cultura.
Questi giorni non sono molto positivi. Stanno succedendo delle brutte cose sia in Italia che nei Balkani. Ma non ne vogliamo parlare.
In risposta abbiamo questa bellissima giornata dell'Ascensione di Nostro Signore che viene celebrata in maniera solenne a Belgrado e in tutti i Balkani..
Tanto per cambiare mi ritrovo a tradurre con la mia bassisima conoscenza delle lingue e quindi ci potrebbero essere degli errori.
La festa di Spasovdan è celebrata a Belgrado in maniera grandiosa poichè è la "slava" della città.
La processione si svolge con a capo i vescovi della chiesa ortodossa serba e la croce di Gerusalemme. Vi sono poi molti uomini in costumi medioevali e bambini in costumi tradizionali.
Tutto questo mi ricorda le tradizioni albanesi che si stanno tramandando di generazione in generazione in alcune località della Calabria.
Naturalmente tutto questo lo sappiamo grazie alla nostra favola Mario Bellizzi.

Ecco un filmato in cui si celebra la festa.

P.s a n.b. non avendo foto a disposizione ho rubato da "jedna fotka na dan", ma non glielo dite perchè s'inrabbiano.

lunedì 25 maggio 2009

Si balla il Kolo !!!!


Si avvicina la data del nostro primo compleanno e vorremmo festeggiare con voi.
Fin dai primi viaggi in Balkania mi sono stupita di come i balkanici hanno uno spirito di amicizia, di festa, di.. non saprei nemmeno dire, ma forse la parola esatta è "empatia".
In Italia è molto difficile che delle persone che non si conoscono facciano "gruppo".
Nei balkani è facilissimo. Ad ogni festa loro si metteno in cerchio e ballano il "kolo" che in alcune parti, soprattutto verso la Macedonia, viene chiamato "oro".
E' un ballo molto antico e vi sono diverse varianti.
Io ero disperata fino al giorno in cui abbiamo incontrato la nostra nuova amica Maria.
Lei ha fatto un bellismo post su questa danza e ha scritto i passi:

two steps to the right
one to the left
another one to the right

two steps to the left
one to the right
another one to the left

Così ho preso per mano mia figlia ( che è un po' meno elefante di me!) e abbiamo provato davanti al pc.
Incredibile !! Una volta imparata la base, ci siamo messe a fare tutte le varianti...
E abbiamo dato anche l'imput a Maria che ha fatto un secondo post con il kolo che ballano a Cacak !! Grande Maria !


Anche nella nostra ciurma si balla il Kolo !

Questi siamo noi!
Questo è quello che riescono a fare i serbi con una fisarmonica al Kalemegdan
Questo è il kolo che si balla a Cacak
Guardate come ha imparato bene Maria !



E..questo vuol dire essere balkanici !!!

E non poteva mancare un simpatico kolo di Guca.



Questo post è dedicato ad Aleksandar di Pirot che vive a Torino, fa la spola tra l'Italia e la Serbia e sa ballare solo i balli piemontesi !!
Alex.. adesso non hai più scuse !

Viaggiare i balkani


E' incredibile !!!
La nostra favola Matteo è da 15 giorni nei balkani. Ci starà ancora una settimana e ha poco tempo libero.
Ma non manca settimana che non trovi il momento di mandarci email o sms per chiederci come stiamo.
Nei giorni scorsi ci ha messo in contatto con un ragazzo molto simpatico di nome Luca.
Luca partecipa ad un progetto molto grande.
Per evitare errori faccio copia/incolla.



Dal 2002 le associazioni trentine “Progetto Prijedor” e “Tremembè” hanno dato corpo ad un programma specifico dedicato allo sviluppo del turismo responsabile nell’area balcanica che ha preso il nome di “Viaggiare i Balcani”. Il progetto, nato a partire dalle relazioni di cooperazione comunitaria ormai consolidate fra l’associazionismo trentino e diversi territori dell’Europa di mezzo, ha avuto ed ha come obiettivo quello di far conoscere una regione della quale in genere si colgono solo gli stereotipi e i luoghi comuni, quando in realtà vi ritroviamo straordinarie ricchezze sia di carattere ambientale che culturale, ma anche tracce importanti di una comune storia europea. L’esito di sei anni di attività è stato positivo e partire da questa nostra iniziativa l’idea di un turismo intelligente sensibile all’ambiente, alle culture, alle tradizioni e ai sapori locali, ma anche attento alle vicende che lungo la storia e da ultimo negli anni novanta hanno segnato questa parte d’Europa, si è fatta largo, divenendo un ambito di ricerca e di lavoro per numerose realtà della regione.



A cominciare dal nostro amico Gianni, noi abbiamo avuto una sacco di richieste per itinerari turistici nel Balkani.
Così abbiamo appoggiato con molto piacere questa iniziativa e ringraziamo Luca per la sua simpatia.
Il loro bellissimo sito è viaggiareibalcani



Ljubisa Sekulic i Slavko Vrucinic sono i proprietari della prima foto

domenica 24 maggio 2009

Hvala lepo Vincenzo


Questo post è un atto dovuto, un grande ringraziamento ad un ragazzo favoloso.
Abbiamo incontrato Vincenzo per puro caso. Eppure ci siamo subito capiti.
Anche lui ha una grande passione per i Balkani. Anche lui vede esattamente come noi i problemi e le eventuali prospettive. Anche lui come noi vuole lasciare fuori la politica da tutto cio' che è tradizione, usi e costumi.
Dobbiamo cercare cio' che ci unisce e parlando con lui abbiamo scoperto il suo grande lavoro.
Mentre noi, un anno fa, eravamo indaffarati ad aprire il nostro blog, lui era altrettanto indaffarato ad aprire un gruppo : "A tribute to the south slavic people".
Oggi è un grande giorno perchè il gruppo ha raggiunto e superato i 1.000 componenti.
La nostra ciurma lo ha aiutato a raggiungere questo obiettivo e lui, per ringraziarci, ci ha fatto una grande pubblicità, così che le nostre entrate (già molto numerose) hanno avuto un ulteriore incremento, anzi direi un vero picco !!
E non è tutto! Vincenzo ha contattato un gruppo simile e si stanno pensando delle belle cooperazioni per il futuro.. Forse un blog, chissà, vedremo. Noi certo.. facciamo il tifo.
Quindi, chiunque di voi sia in face book puo' accedere a questo gruppo.
Io mi fermerei qui. Vincenzo ha delle belle storie da raccontarci, come ad esempio quella di Vukovar, ma è giusto che lo faccia lui.
Da parte nostra un grande grande GRAZIE !

sabato 23 maggio 2009

L'albanese 7° lezione

CONVERSAZIONE
Buongiorno - Miredita

Come stai? - Si je?

Che lingua impari? - C’fare gjuhe meson?

Imparo l’albanese - Mesoj shqipen

Capisci se parlo piano? - kupton nese flas ngadale?

Si capisco - po kuptoj

Chi è il tuo insegnante? - kush eshte mesuesi yt

Il mio insegnante è X - mesuesi im eshte X…

Leggi? - lexon ?

Si - po

Studi a casa ? - studion ne shtepi ?

Si - po


Vocabolario

Come - si
chi - kush
studi - studion

Stai - je
è - eshte
leggi - lexon

Lingua - gjuhe
il mio - i imi
casa - shtepi

Impari/o - meson - mesoj
insegnante- mesues/e
scuola - shkolle

Dialogo A Casa

Buongiorno - Miredita

Buongiorno Sara, come è andato oggi a scuola?- Miredita Sara,si shkoi sot shkolle

Bene - Mire

Sei stanca? Vuoi mangiare qualcosa? - Je e Lodhur? Do te hash ndonje gje?

No mamma, grazie, ho mangiato un panino - Jo mami faleminderit, kam ngrene nje panine.

Adesso cosa devi fare? - Tani cfare do besh?
Vado a riposare e dopo studio- Do shkoj te pushoj e pastaj te studioj

D‘accordo, buon riposo - Dakort pushim te mire


Vocabolario

Come- si
adesso - tani
domani - neser

Oggi - sot
cosa - cfare
dopodomani - pasneser

Bene - mire
vado - shkoj
ieri - dje

Mangiato - ngrene
riposo - pushim
l’altro ieri - pardje

Dopo - pastaj / me vone
anno - vit
secolo - shekull


Gennaio-Janar ,
Febbraio-Shkurt ,
Marzo - Mars ,
Aprile - Prill ,
Maggio - Maj ,
Giugno - Qershor ,
Luglio-Korrik,
Agosto-Gusht,
Settembre- Shtator,
Ottobre- Tetor,
Novembre-Nentor,
Dicembre- Dhjetor


Se avete domande commentate come anonimi oppure mandate una mail a adrenola@yahoo.it

mercoledì 20 maggio 2009

Ma cos'è questa "crew" ?

Carissimi,
l’anno scorso in questo periodo stavamo impaginando il blog e scegliendo il nome.
Per quanto riguarda il nome le proposte erano tante, ma ha vinto quella di Francy perché io, lei e Ske avevamo deciso di aprire per dare voce alle tante richieste di persone in diaspora.
La prima pagina che abbiamo fatto è stata quella delle presentazioni.
La sorte ha voluto che sia stata quella meno letta.
Quante volte ci chiedono : ma cos’è questa “crew” ? Sulla pagina della presentazione non ci capita mai nessuno.
Fateci caso, voi in questo momento, sapete dov’è ?
Bè, abbiamo deciso di aggiornarla. In un anno sono cambiate tante cose e quindi ci ripresentiamo :


Lina è sempre più vecchia e sempre più strega. Continua a commentare sui vari blog balkanici e si scatena sugli altri suoi 4, anche se in realtà riesce a scrivere solo su 3 dei suoi 5 (blog).
E’ disperata per la situazione politica italiana riguardante gli stranieri. Tutti i suoi sogni di portare il suo miglior amico in Italia anche solo per un viaggio turistico di pochi giorni, non si sono ancora avverati e i suoi amici balkanici in Italia rischiano l’espulsione.
Ragion per cui testa bassa e musica, cultura e tradizioni balcaniche. Dobbiamo far capire che questi stranieri non sono orchi cattivi, ma persone favolose che lavorano e portano benessere.
Pensate adesso l’Italia senza i tanti stranieri che lavorano e pagano le pensioni ai pensionati italiani.


Alessandro, nonché Skender, nonché Ske per gli amici, ha cambiato lavoro per avere più tempo da dedicare alla famiglia e a noi, ma non so’ se è stata la scelta giusta per quello che riguarda il tempo libero.
Di sicuro è stata la scelta giusta per ciò che riguarda balkan-crew , perché la sua pizzeria è diventata un consolato e anche un punto di riferimento per molti.


Francesca continua il suo lavoro di giovane mamma scrivendo anche lei qui e in “Nothing against Serbia”. Il suo bambino di soli 8 anni parla diverse lingue e ha la fortuna di festeggiare tante cose : due volte Natale (quello cattolico e quello ortodosso), due volte Pasqua, la slava a Gennaio, vidovdan.. e tante altre feste della cultura balkanica .


Ai primi tre vagoni si sono aggiunti gli insegnanti.
Non vi potete nemmeno immaginare quanto sono seguiti i nostri corsi di lingua.
E forse nemmeno immaginate quanto sia difficile fare una lezione.
In questo i nostri insegnanti sono favolosi, ma aimè con poco tempo !



Davor ha momentaneamente sospeso il corso di serbo-croato e il corso di sloveno causa lavoro.
Lina lo sta aspettando per riprendere la guerra sportiva tra Serbia e Croazia che aveva così tanto appassionato i tifosi di calcio, pallanuoto, tennis….
Speriamo si possa riprendere al più presto


Milica, la nostra favolosa e bellissima insegnante di italiano dirige un’azienda a Belgrado e vi lascio immaginare…


Eli è al momento la nostra titolare del corso di albanese, essendo Ske latitante causa pratiche nel suo consolato.. E’ bravissima, ma molto molto esigente..

E poi c'è la sezione ospiti...
Persone favolose ! Matteo, Riccardo, Alfredo, Rita, Domenico, Dejan, Umberto, Sasa, Mario, Danica, Pietro, Luca Nat e Luka Ik, Ivano, Samuele, Grissino, Veronica e l'impareggiabile e mitico Fatmir... e .. si sta per aggiungere un ragazzo favoloso: Vincenzo.
Ecco il nostro motore.
Per chi volesse vedere la prima pagina di presentazione, basta cliccare su abbiamo nella sezione "Why the balkan-crew"

EUROVISION 2009 - BOSNIA & HERZEGOVINA


Diciamocelo chiaramente... quest'anno l'Eurofestival ci ha lasciato un po' l'amaro in bocca. Dopo l'esclusione della Serbia (che avrebbe fatto un 10° posto col televoto in semifinale, ma la giuria non l'ha pensata allo stesso modo, e quindi: napolje!!!) era rimasta in gara la bellissima canzone della Bosnia, ma anche questa non ha avuto un grande successo (9° posto).
Ma a noi piace tanto ! Sia la canzone che il cantante ! E Paola di Bihac l'ha anche tradotta. Acqua limpida

Ho chiesto ad alcuni dalle mie parti
dov'e' che abita la mia anima

Perche' dicono, cara, che
mi nascondi un segreto.
Ho chiesto che mi restituiscano
quel tempo,
quei giorni, quelle ore,

la primavera
profuma d'amore.
Cosi' dicono.
Partoriscimi in un'alba di maggio Bagnami in acqua limpida
Conservo un fiore
quando tutti gli altri se ne vanno Conservo te finche' avro' vita
Ruba un po' di sole per noi
non hai domani, non hai oggi
E' facile
quando una canzone trova il tuo cuore Partoriscimi in un'alba di maggio
Bagnami
in acqua limpida
Conservo un fiore
quando tutti gli altri se ne vanno
Avro' cura di te
finche' avro' vita"


Francy mi segnala che la Bosnia&Herzegovina ha in realtà un bellissimo repertoir di entrate per l'eurofestival, godetevi qui i capolavori degli ultimi anni:

Eurovision 2008
Elvir Lakovic Laka - Pokušaj



La canzone è molto carina, il testo divertente...e scioglilingua...provate a starci dietro mentre fate il karaoke!)

Ne silazi sa čardaka
rek'o mi je pjevač Laka
Ne klepeći nanulama
nemoj da se praviš dama
Ne silazi sa čardaka rek'o mi je lično Laka
Ne silazi sa čardaka dok ti ljubav nije jaka

Na moju omiljenu foru
Prevarim faunu i floru
Da život nije postao u moru
Nego od ljubavi

Kolike protraćismo dane
Ležeći jedući banane
Pa spadosmo na niske grane
Bez ljubavi

Pokušaću da te poljubim a ti se pravi luda
Pokušaću da te poljubim a ti se pravi luda
Pokušaću da te probudim a ti se pravi budna

Ne silazi sa čardaka rek'o mi je pjevač Laka
Ne klepeći nanulama nemoj da se praviš dama
Ne silazi sa čardaka rek'o mi je lično Laka
Ne silazi sa čardaka dok ti ljubav nije jaka

Pokušaću da te poljubim a ti se pravi luda
Pokušaću da te poljubim a ti se pravi luda
Pokušaću da te probudim a ti se pravi budna


Eurovision 2006 Hari Mata Hari - Lejla


una bellissima canzone d'amore! (e se ascoltate i primi accordi della canzone del 2009...sentite qualche somiglianza con Lejla?)
Niz polje vjetar mirise

I bol me prati kao sjena
Dal' negdje zamnom uzdises
Gdje si od mene sakrivena

U kosu stavi ruzmarin
I jedan cvijet kraj sadrvana
Lejla

Zar bi mogla ti drugog voljeti

Ako te sutra zaprose
Znaj tamo necu biti ja
Lako se tuge oproste
Al' samo ljubav nikada

Zar bi mogla ti drugog voljeti

Golube,moj golube
Nosi joj suze mjesto pjesme

Ja odlazim,k'o da sam kriv
Sto voljeh onu koju nesmijem

Golube,moj golube
Nosi joj suze mjesto pjesme

Odlazim,k'o da sam kriv
Sto voljeh tebe koju nesmijem

Sto voljeh tebe
Lejla



Ecco il video di Bistra voda. Per la cronaca il festival è stato vinto dalla Norvegia con questa bella canzone

By Francy e Lina zajedno !

martedì 19 maggio 2009

Agesci Progetto Serbia-Sombor

Questa volta non ho voglia di scrivere.
Sto piangendo, perchè ho appena letto le due seguenti esperienze che vi riporto.
Le informazioni necessarie le trovate qui www.progettosombor.org/


Ancora una volta torno a casa da Sombor e ancora una volta mi ritrovo sdraiata sul mio letto a riflettere su ciò che ho vissuto. Continuo a chiedermi, e questa domanda non mi abbandona mai, come fanno dei bambini a saper donare tutto quell'affetto che ogni volta mi donano. Io non credo di meritarlo. Com'è possibile che sappiano accogliere così all'improvviso delle persone sconosciute nella loro vita così incondizionatamente e così a pieno.
E' una cosa che mi lascia sempre a bocca aperta. Io credo, e vorrei avere modo di dirglielo e di dimostrarglielo, che sono veramente unici e che sono in grado di insegnare a tutti un modo migliore di vivere. Donare amore dovrebbe essere così facile in ogni momento e in ogni luogo della nostra vita e forse il mondo sarebbe migliore se ogni persona sapesse farlo come loro.
Ma come sempre mi porto a casa da Sombor anche tanta tristezza. Tristezza perché non so se rivedrò mai più quei bimbi a cui tanto mi sono affezionata.
Tristezza perché ogni volta vado là con la speranza di rivedere la Vale, l'Ivona, Kornel, Saša, l'Ivana, Adam, Bratislav e Lazo per sapere e vedere con i miei occhi che stanno bene e sono felici e per abbracciarli ancora una volta e questa speranza ogni volta muore perché ovviamente e giustamente loro non tornano al Miroslav perché vivono con le loro nuove famiglie che li hanno accolti, spero felicemente.
Ma ogni volta ci sono nuovi bambini che entrano nel mio cuore a colmare il vuoto che loro hanno lasciato. Primo fra tutti Zolika, l'unico che dimostri la sua età al Miroslav, maturo, coraggioso,affettuoso, dolce e con cui avevo creato un legame speciale fin dai primi minuti che ero al Miroslav. Di lui mi ricorderò sicuramente i baci, gli abbracci, la determinazione nei suoi occhi e la profondità dei suoi occhi.
E poi Đuro, i suoi schizzi, le sue violenze, gli urli, ma anche gli abbracci, i regali, il suo DOBRO JUTRO una mattina in tenda appena svegliata e le lacrime l'ultimo giorno.
E ancora Saša, i suoi sorrisi e i suoi abbracci e la fatica che faceva a camminare con il suo piedino tutto storto e di come gli si illuminava il visino quando si nominavano le sorelle accolte tutte e tre in una famiglia.
E poi Arnold, Lepa, Mladen, Đorđica, Robika, Boba, Milan, Josif, Felipe, Dragana, Goran, Sanja, Nikolaj, Đorđe, Esma.
Io non so se quando tornerò riuscirò a rivederli tutti, ma spero che Dio ascolti le mie preghiere e li protegga tutti, uno per uno, e doni loro una vita felice, piena di amore e affetto che li ripaghi x tutto quello che già gli è stato tolto.


Ci hanno chiesto di raccontarvi cos’è Sombor…ma come si fa in poche parole a raccontarlo??
Sombor è un insieme di emozioni che ti rimangono dentro per tutta la vita.
Sombor è amore.
A Sombor abbiamo conosciuto un amore più puro, più essenziale, fatto di sorrisi, di abbracci, di carezze; ci si accorge che la vita non è fatta di vestiti e sapone, ma di coccole, baci della buonanotte e sorrisi; è fatta di parole non dette, di intese silenziose.
A noi viene spontaneo pensare che gli aiuti economici siano quelli più graditi, ma in realtà a Sombor si può andare anche a mani vuote, basta essere carichi d’amore.
Arrivi là e credi di essere preparato: hai il tuo sapone, il tuo set antipidocchi, perché ti hanno detto che ti devi lavare spesso; poi scendi dal pullman, il primo bambino ti saluta, il secondo ti salta in braccio ed ecco che le tue difese calano e ti rendi conto che non eri preparato a niente di tutto questo.
Passi una settimana in mezzo a urla, corse, giochi, canzoni e bans e ti accorgi che nonostante tutto quello che gli è successo, questi bambini sono pieni di gioia di vivere e di amore. Allora cominciano a mancarti i tuoi genitori e l’affetto della tua famiglia e ti chiedi come mai solo in quel momento li valorizzi così tanto.
La magia di Sombor trasforma una partita di calcetto saponato nella finale dei mondiali, la cena italiana nel cenone di capodanno, lo shampoo in oro colato, la gita a Subotica nel giro del mondo e tutte le piccole cose in eventi speciali.
E ancora…
La magia di Sombor fa sì che le parole per una volta non servano perché non sono l’unico modo di comunicare e i sorrisi vadano al di là delle frontiere (linguistiche) e che senza parole riesci a dire tanto.
E con che forza allora si possono lasciare là quei bimbi?
L’unica cosa che ci viene in mente è tornare per far capire a quei bambini che nel mondo c’è qualcuno che gli vuole bene veramente e che non li abbandona come già sono stati abbandonati.



Non dimenticate il post di Francy.

domenica 17 maggio 2009

FAVOLOSO UMBERTO (TERZA PARTE)


Arrivammo a Decani il 28 di agosto, in una mattina soleggiata e calda così come lo erano state tutte quelle che ci avevano accolto nei nostri giorni in Kosovo.
Alloggiammo a Prizren, in un piccolo e comodo albergo consigliatoci da chi aveva già affrontato questo tipo di viaggio. Da lì, ogni mattina, dopo una tranquilla colazione, ci spostavamo in autobus verso le mete stabilite.
Decani ci spalancò le sue porte tra memoriali d’eccidi glorificati dalla bandiera rossa con l’aquila bicipite e lapidi incise con i nomi dei combattenti caduti nella guerra “di liberazione” combattuta alla fine del secolo.
E statue snelle di guerriglieri immortalati in posizioni bellicose.
L’animata cittadina di Decani girava tutta attorno ad aiuole e rotonde, con tanta gente seduta fuori dai bar a bere birra Peja o a raccontarsi chiacchiere.
Chiedemmo all’autista di un furgoncino posteggiato ai bordi della strada di condurci al monastero serbo. Per cinque euro accettò senza batter ciglio, avvertendoci però che ci avrebbe lasciato al primo posto di blocco sulla salita che di lì a poco avremmo affrontato. In effetti si trattava solamente un paio di chilometri.
Ci infilammo in un’angusta via che s’intrufolava a sua volta tra alberi che sembravano stringerla nel loro ombroso e rinfrescante abbraccio.
Poi la strada si allargò, divenendo sconnessa, e gli alberi lasciarono spazio alla vista mozzafiato sulle valli del fiume Bistrica, e allo spettacolo delle montagne circostanti che si stendevano a perdita d’occhio davanti a noi. Da una parte il precipizio, dall’altra mura di roccia.
Il furgoncino avanzava lentamente, senza oltrepassare la soglia dei 40 km/h, mentre comparivano sempre più frequenti le segnalazioni di rallentare indicanti l’approssimarsi del primo filtro di controllo che i soldati dell’esercito italiano mantenevano con pazienza ed attenzione.
Enormi blocchi di cemento, seminati a scacchiera lungo la strada, creavano una gincana che le auto dovevano necessariamente affrontare a bassissima velocità.
L’autista fermò la sua marcia, e ai primi soldati che si avvicinarono porse i documenti indicando a gesti la nostra presenza. Quindi scendemmo, e gli stessi soldati chiesero anche a noi di tirar fuori i documenti. Lo fecero in inglese, e quando gli dicemmo di essere italiani, allentarono subito la tensione con un istintivo “ e che ci siete venuti a fare qui?”.


Tennero comunque i documenti e ci accompagnarono al posto di guardia, una garitta di legno con i vetri blindati, scheggiati da colpi che potevano essere di pietre scagliate da lontano.
Avevano l’obbligo di registrare chiunque entrasse nel monastero, ma furono molto cordiali seppur nel delicato espletamento della propria attività.
Ce li restituirono in pochi minuti, chiamandoci per nome, e ci diedero il loro benvenuto al monastero serbo-ortodosso di Visoki Decani (Decani alto).
L’atmosfera rilassata che ci accolse contrastava con tutto il mondo che girava attorno a quella splendida opera d’arte. Potrò sembrare ripetitivo ma varcare la porta d’ingresso di questi paradisi vuol dire varcare la soglia di un’altra dimensione.
Lì dentro la guerra, i contrasti intestini e tutte le altre storie sembravano lontane migliaia di miglia.
La costruzione principale del complesso diffondeva la luce del sole, espandendola con la sua pietra chiara e i suoi marmi bianchi al contrasto col verde brillante dell’erba appena tagliata.
Era un giorno di festa.


Ce ne accorgemmo dalla quantità di gente che affollava il prato e sostava sotto gli alberi, intenta ad affettare il pane e a mangiare tranquillamente.
Bambini giocavano dando calci ad un pallone, mentre gruppetti di ragazze vestite per l’occasione passeggiavano sotto braccio chiacchierando e confessandosi a vicenda i segreti delle prime passioni.
Alcune persone avevano addirittura imbandito una piccola tavola con una serie di vivande da consumare sul posto. Tutto aveva l’aria di un’allegra scampagnata alla quale partecipavano un centinaio d’invitati.
E in effetti era così.
Qualcuno mi spiegò che il 28 agosto, secondo il vecchio calendario giuliano, ancora ufficialmente riconosciuto dal patriarcato serbo-ortodosso, non era altro che il nostro 15 agosto, e quindi quel giorno cadeva proprio la festa dell’Assunzione della Vergine.
Giornata dedicata naturalmente, oltre che ai sacri riti, anche a piacevoli ore da trascorrere all’aperto e in compagnia.
E quell’atmosfera allietava l’austero luogo incastonato tra boschi sperduti.
Entrammo nella chiesa per visitare gli splendidi affreschi, tra i quali quello raffigurante l’albero genealogico della dinastia Nemanja, situato sulla parete orientale del nartece. Un vero e proprio arazzo dipinto sul muro, che sembrava averlo assorbito per farne parte di sè.
Ci accodammo ad un gruppo di nostri ufficiali dell’esercito per ascoltare le descrizioni artistiche sulle opere d’arte che un gigantesco frate andava sciorinando con il suo accento flemmatico, parlando comunque un ottimo italiano.


Sosteneva con dignità, senza riferimento alcuno nelle parole, la propria vita di “assediato”. L’anomala situazione dei monasteri serbi in Kosovo e Metohija sembrava trasparire dal suo modo di illustrare la storia dei suoi predecessori a persone che erano da considerare, allo stesso tempo, sia difensori che occupanti. E, contemporaneamente, trapelava tutta la sua gratitudine verso quegli “stranieri”che li proteggevano, mentre questi lo stavano ad ascoltare ammirati di tanta saggezza.
E così ci parlò della favolosa iconostasi che avevamo davanti ai nostri occhi stupiti, che ci narrò essere l’unica originale appartenente al medioevo serbo. Vicino ad essa la tomba del fondatore del monastero, re Stefan Uros III “Decanski”, che il figlio Stefan Uros IV “Dusan”, l’imperatore sotto il quale la Serbia aveva raggiunto il suo massimo splendore nell’epoca, aveva fatto seppellire secondo la sua volontà, forse dopo averne addirittura procurato la sua morte.


Ci disse che la superficie affrescata della chiesa era da considerarsi la più grande superficie con affreschi sopravvissuti al tempo ed alla storia. In effetti, nonostante le dimensioni, bastava guardarsi attorno per perdersi tra migliaia di disegni e decine di scene complete. Non mancava chiaramente la figura di Decanski che, come fondatore, offriva il suo monastero a Dio, reggendolo tra le braccia.
Poi ci salutò, scusandosi di doverci lasciare poichè lo aspettavano due ufficiali polacchi, suoi vecchi amici.
Uscimmo.
La luce del sole abbagliò nuovamente i nostri sguardi.



Comprai una piccola croce di legno che da allora porto sempre con me, legata al collo.
Ridiscendemmo a piedi quella salita che ci aveva portato fin là, dopo aver augurato buon lavoro ai nostri soldati.
Quella sera, quando ancora il sole era lontano dall’orizzonte, sulla strada polverosa verso Prizren, il nostro autobus ne sorpassò un altro che procedeva lentamente, scortato da alcuni veicoli militari dell’esercito italiano.
Capimmo.
Capimmo che trasportava la gente serba che quella mattina aveva trascorso la giornata di ferragosto, la festa dell’Assunzione della Vergine, al monastero di Decani.
Un velo di tristezza ci riportò a quella realtà che la leggenda nella quale avevamo vissuto per poche ore aveva dissipato.

Le prime due foto ci sono state regalate da Alberto samopravo.net
Le altre foto arrivano dal compagno di escursione di Umberto Li Gioi
Non vi scordate del bellissimo racconto di Alf !

sabato 16 maggio 2009

L'albanese 6° lezione

Annuntio vobis gaudium magnum !!
Abbiamo trovato una supplente.
Il nostro titolare è troppo incasinato e Eli, una bellissima e giovane mamma, si è proposta di continuare il corso.
E' nata a Shkoder (Al) e li ha fatto il liceo artististico, poi si è trasferita a Tirana e in seguito in Italia, dove fa l'interprete.
Ma questa insegnate è tremenda !!
Studiate o non si passa il corso !!
Se avete domande fatele a adrenola@yahoo.it e noi gliele giriamo



Il verbo ausiliario ESSERE (Folja ndihmese JAM)


Une Jam - Io Sono
Ti Je - Tu Sei
Ai/ajo Eshte - Egli/Essa E’

Ne Jemi - Noi Siamo
Ju Jeni - Voi Siete
Ata/Ato Jane - Essi/e Sono


Espressioni (shprehje)


E’ vero - S’eshte e vertete
Non è vero - Nuk eshte e vertete
E’ presto - Eshte shpejt
E’ tardi - Eshte vone
E’ bello - Eshte bukur
E’ giusto - eshte e drejte
E’ meglio - Eshte me mire
Chi è assente - Kush mungon
Tutti sono presenti - Te gjithe jane te pranishem

I primi dieci numerali cardinali - Dhjete numeroret e pare themelore

Uno - Nje
Due - Dy
Tre - Tre
Quattro - Kater
Cinque - Pese

Sei – Gjashte
Sette – Shtate
Otto – Tete
Nove – Nente
Dieci - Dhjete


Vocabolario

Verbo - folja
Ausiliario - ndihmes
Espressione - shprehje
Presto - shpejt
Meglio - mire
Assente- mungon
Bello - bukur
Giusto - drejt
Tardi - vone
Presente- i/e pranishem

Il verbo ausiliario AVERE (Folja ndihmese KAM)

Io Ho - Une Kam
Tu Hai - Ti Ke
Egli/Essa Ha - Ai/Ajo Ka

Noi Abbiamo - Ne Kemi
Voi Avete - Ju Keni
Essi/Esse Hanno - Ata/Ato Kane


I primi dieci numerali ordinari
Dhjete numeroret e pare rrjeshtore

Primo - I pare
Secondo - I dyte
Terzo - I trete
Quarto - I katert
Quinto - I peste


Sesto - I gjashte
Settimo - I shtate
Ottavo - I tete
Nono - I nente
Decimo - I dhjete



Espressioni - Shprehje

Buon giorno - Miredita
Buona sera - Mirembrema
Buona notte - Naten e mire
Grazie - Faleminderit
Prego , vi prego - Ju lutem
Mi scusi - Me falni
Amico - Mik
Bene - Mire
Male - Keq
Sera - Darke
Notte - Nate
Giorno - Dite
Attenzione - Kujdes
Compagno - Shok


I giorni della settimana - Ditet e nave

Lunedì - E hene
Martedì - E marte
Mercoledì - E merkure


Giovedì - E enjte
Venerdì - E premte
Sabato - E shtune
Domenica - E diele

venerdì 15 maggio 2009

Sarma sa Lukom

Sicuramente tutti voi si ricordano del bellissimo post sul sarmale di Daniela e Giovanni.
La sarma o sarmale è un piatto tipico dell'est. Daniela e Giovanni sono rumeni, ma questo piatto è conosciuto in tutti i balkani.
Che dire poi se è preparato da una favola come Luka ?



Diciamo che Luka aveva iniziato, ma alla prima foto mandata in onda in face book, si sono alzati un coro di: PULISCI !!!



Cosi' sono arrivate 4 ragazze !!




E la sarma ha cambiato colore !
... no.. c'è qualcosa che non va !!



Per la ricetta naturalmente c'è la magica Dragana



Oppure c'è la nostra ricetta !!!


Quest'ultima foto ve la devo spiegare...
... allora.. originariamente c'era una foto in cui tutti i ragazzi e le ragazze erano seduti attorno ad un tavolo a mangiare la sarma..
ma.. effettivamente Luka stava un po' male in quella foto e mi ha chiesto di sostituirla...
purtroppo tante foto sono sfocate e non le posso pubblicare, ma questa mi piace tanto!
Risale alla sera che abbiamo conosciuto Luka a Pinerolo.
Io l'avevo capito subito che era una favola !!
Così è anche un'occasione per rivedersi il nostro mitico Kolo ballato da Joka e Milenko!
Un giorno si metterà Luka ai miei piedi a ballare questo kolo, senno' io rimetto tutte le sue foto strane compresa quella di sua madre che gli butta la testa sotto l'acqua fredda perchè aveva bevuto troppa rakija! ih! ih!


giovedì 14 maggio 2009

Lepenski Vir

Riceviamo da Sasa e pubblicchiamo molto volentieri:


Lepenski Vir è situato sulla riva meridionale del Danubio nella Serbia orientale, vicino alla cittadina di Donji Milanovac e in prossimità delle Porte di ferro, la gola formata dal fiume lungo il confine tra Serbia e Romania. I primi scavi risalgono al 1965, ma solo nel 1967, in seguito al ritrovamento delle prime sculture mesolitiche, fu possibile riconoscere la notevole importanza della scoperta. -
Si pensa che la civiltà più antica del mondo sia egizia, o greca, o romana. Non è così, esiste una civiltà di 3000 anni più antica dell’Egitto. E’ quella di epoca Cromagnon di Lepenski Vir in Serbia. Purtroppo ignorata dagli stessi serbi che ne hanno allagato il preziosissimo sito per farne un lago artificiale (sigh!).
Tale e quale avvenne in Egitto dove furono gli americani a spostare i monumenti, anche lì per costruire un bacino artificiale che poi si è dimostrato rovinoso per il Nilo e le sue terre.
La popolazione del sito serbo nacque come tribù di cacciatori, quindi dal paleolitico, poi nel 5300 a.c. subì la “rivoluzione neolitica” con addomesticamento degli animali e agricoltura.
Vi regnò il culto della Madre Terra, in cui il morto non veniva bruciato, caratteristica delle società patriarcali nomadi, ma interrato in varie posizioni a seconda dell’epoca, di cui la più antica in posizione fetale, come rientro nel corpo materno di Madre Terra.
Purtroppo l’immagine della Grande Madre non viene quasi mai riportata, come di solito avviene nella nostra cultura. Se ne ha una fuggevole visione solo in questo filmato perché è d’obbligo che il matriarcato passi sotto silenzio.
Gli scavi terminarono nel 1971 e sotto la guida dell’archeologo Dragoslav Srejovic dell’Università di Belgrado.
Il sito giace a circa 100 km da Belgrado, si compone di una serie di villaggi mesolitici su un altopiano del Danubio, abitato ininterrottamente dal 6400 fino al 4900 a.c., un ciclo di 1500 anni, pochi centri sono durati tanto.
L’area presenta fondi di capanne a raggiera e in semicerchio con forma trapezoidale. Un insediamento centrale con dieci villaggi satelliti.
La cosa curiosa è che gli insediamenti posti sia a destra che a sinistra del fiume presentano sempre lo stesso orientamento, il che fa pensare a una simbologia di tipo religioso.
Le case di legno, bada bene, case non capanne, furono costruite con palanche piallate con l’arenaria, intonacate poi con calcare indurito e brunite con pigmenti rossi e bianchi, con focolare al centro, spesso ornato da teste di pietra e spirali.
Molte delle case contennero altari e sculture, spesso di dimensioni monumentali; alcune riproducevano una creatura metà umana e metà pesce, poi una grande spirale che si ripete in sculture di pietra e sui pavimenti delle case, con evidente scopo religioso e atropopaico, come noi poniamo l’immagine della Madonna o di Gesù all’ingresso delle case. O come a Cartagine si ripeteva negli androni l’immagine della Dea Madre Tanit.


La spirale è caratteristica delle società matriarcali simboleggiando il ciclo di andata e ritorno della natura: dall’interno all’esterno, la nascita, e dall’esterno all’interno, la morte. La spirale è caratteristica del matriarcato e della cultura animista perché molto vicine alla natura.
Le sculture mostrano grandi ciottoli di pietra arenaria con figura umana, inizialmente solo la testa, con incise spirali e il segno ad 8, altro simbolo del ciclo infinito.
Domina poi un uovo di pietra con serpente a rilievo, simbolo che troveremo poi nella più tarda religione degli Ofiti in cui Eurimione, la Grande Madre, crea il mondo generando l’uovo attorno a cui si avvolge un serpente.
Del resto anche in Italia a Sarnano è stato rinvenuto un gigantesco uovo scolpito in pietra del paleolitico. Sembrano i corrispondenti onphalos, l’ombelico del mondo, che si trovano un po’ ovunque nell’antico matriarcato.
Vi si trova un cimitero con sepolture in pose rituali e culto dei morti. Altre sepolture importanti dietro alle case in corrispondenza del camino, come a lasciare antenati tutelari della casa alias i Penati Romani. I neonati invece venivano sepolti sotto il terreno della casa, come a loro perenne protezione da parte della matriarca.
In più un mistero, una pietra sferica, perforata ai poli che, girevole se infilata su un bastoncino, di ben 7.000 anni fa e nessuno sa a che servisse, solcata da linee orizzontali e verticali e cosparsa di segni.
In genere le sfere girevoli venivano adoperate nell’antichità per seguire le lunazioni, come dire il più antico astrolabio del mondo. Il movimento della luna veniva eseguito manualmente rispetto ad un’altra sfera fissa.
Ne vidi uno simile etrusco in piombo, con un’asta su cui si fissavano i bastoni e le sfere.
Ma la cosa strabiliante è che il basamento delle capanne ha una caratteristica geometrica di tipo euclideo, ricavate da un modulo di triangolo equilatero che ne prevede quattro alla base, poi tre e due, e l’ultimo al vertice manca.
Come potevano uomini di 8-9000 anni fa conoscere i numeri e la geometria euclidea quando non c’era ancora nè in Grecia nè in Egitto? Mistero. L’uomo di Cromagnon era decisamente incapace di tanto. Che civiltà era e quali uomini c’erano in quell’epoca così intelligenti da poter avere una tale cultura? Mistero.
Si ha l’impressione che molta parte della preistoria sia da riscrivere.
Ecco la struttura di una casa:
Disponevano di una evoluta architettura, per giunta totalmente diversa dal modello storico-culturale preistorico d’Europa. Lepenski Vir è un fenomeno isolato, senza altre corrispondenze europee, una civiltà che non ha avuto antenati nè eredi.
Tocca rivedere la nomenclatura archeologica, soprattutto del Paleolitico, Mesolitico e Neolitico, periodi che noi riteniamo età della pietra. Ma del resto non si pensa che la Sfinge sia datata bel duemila anni antecedenti alle piramidi? E che Stonehenge dal 700 a.c. sia stato retrodatato al 1500 a.c.?
Ogni casa ha al suo interno un camino in forma di rettangolo allungato lungo l’asse della planimetria, costruito da massicci blocchi di pietra di forma rettangolare, una specie di divani su cui sedeva la famiglia in raccoglimento, sicuramente anche rituale dato i bassorilievi con spirali, teste, corna e forme serpentine.
In più dispone di tavoli in pietra, forse per resistere all’acqa che avvolte invadeva le case nell’inondazione.
In alcune di queste case sono state rinvenite uova in pietra al centro del camino, ancora il simbolo della vita e della Grande Madre.
Il camino continua con blocchi di pietra fino al fondo posteriore della casa e oltre, per creare un piccolo santuario esterno con decorazione a massicce pietre tonde di fiume e raccoglie sepolture importanti che fanno pensare al culto degli antenati .
Al centro esatto della casa una depressione circolare dove si pensa ci fosse un altare, penso poco probabile visto che le suppellettili per le ragioni di cui sopra erano in pietra, più facile pensare fosse un luogo dove effettuare i riti, una piccola cisterna dove raccogliere gli arnesi e l’acqua per il rito.
Da notare che per quanto gli insediamenti siano tanto sulla riva destra quanto sulla sinistra del fiume, il loro orientamento sia il medesimo, il che rafforza l’idea di un contesto fortemente religioso.


Non mancano oggetti religiosi e ornamentali: di cui il primo fa pensare a una figura umana stilizzata, una specie di Ank serba, e utensili come vasi, aghi, coltelli, armi, uncini: e il figlio metà umano e metà uovo, la creatura della Dea Madre tipo embrione.
Il Danubio inondava il sito regolarmente, forse due volte l’anno, per cui il sito si svuotava, per poi riprendere la residenza dopo le inondazioni. Ricorda un po’ le piene del Nilo. Essendo un sito di connotazione agricola, il terreno inondato doveva offrire una ricca base per l’agricoltura.
Ho letto il libro dell’archeologo Srejovic che esprime il suo grande stupore quando con la sua equipe scoprì la conoscenza euclidea di quella civiltà. Tutta la storia era da riscrivere, ovvero la preistoria troppo ignorata doveva entrare nella storia.
Ma il tutto viene come sempre ignorato e il sito addirittura allagato. Del resto Bachofen, l’autore del matriarcato, fu ostacolato nella pubblicazione per quell’inconscia avversione maschile alla realtà del matriarcato. In Italia se ne pubblicò un manualetto minuscolo e dovettero passare circa 100 anni prima della pubblicazione del massiccio volume.
Quando la curiosità scientifica è soverchiata dalle illusioni dell’inconscio, la scientificità muore.

martedì 12 maggio 2009

Persi in amore per Plushenko !



Che emozione ogni volta che guardo questo favoloso campione. Non per niente è chiamato il re del ghiaccio.
Il mio innamoramento risale all'anno delle olimpiadi torinesi. Ogni volta che Plushenko pattinava, Torino si fermava a guardare lui, vuoi dalla tv di casa, che dai maxischermi in città.
E' divino, mai un errore o un segno di difficoltà. Mi ricordo i pattinatori italiani e la fatica che facevano sul ghiaccio, poi entrava lui e sembrava che avessero cambiato la pista, che avessero fermato l'attrito. E' meraviglioso.


La madre di Plushenko, amante del pattinaggio di figura, stimola Evgeni a provare il ghiaccio sin dal suo quarto anno d'età. Raggiunti gli undici anni, per mezzo di alcune conoscenze materne Plushenko si trasferisce a San Pietroburgo,dapprima con la madre; ciò gli permette di avere come maestro il leggendario allenatore russo Alexei Mishin. Questo è il periodo più brutto della vita di Evgeni; il padre, carpentiere, non riesce a sostenere con il suo lavoro la moglie, la figlia Elena e gli studi di Evgeni. La dolorosa decisione spetta alla madre, che affida alle cure sportive e affettive il piccolo Evgeni ad Alexei Mishin, per accettare un lavoro che le avrebbe assicurato più stabilità economica. Evgeni Plushenko non ha un grande ricordo della propria infanzia proprio perché costretto a maturare in fretta alla sola età di 11anni. Mishin è molto severo ,ma si prende cura di lui come un secondo padre, anche economicamente, avendo intuito le capacità potenziali del ragazzo. I risultati non tardano ad arrivare: nel 1997 diviene campione mondiale juniores; nel 1998 arriva terzo al campionato mondiale; nel 1999 conquista il suo primo importante titolo diventando campione nazionale; nel 2000 bissa il successo in patria e soprattutto conquista il campionato europeo. Il 2001 per Plushenko è l'anno della definitiva consacrazione: conquista campionato nazionale, campionato europeo e campionato mondiale, oltre ad una serie di vittorie in altre manifestazioni importanti (come la finale del Grand Prix). Il 2002 è, invece, l'anno della delusione: argento alle olimpiadi di Salt Lake City, a causa di una caduta nel programma libero, dietro al suo grande rivale il connazionale Alexei Yagudin con il quale c'è sempre stato un rapporto freddamente convenzionale. Nel 2003 Plushenko riconquista il titolo europeo e mondiale, quest ultimo bissato anche l'anno successivo.



All' Olimpiade di Torino 2006, Plushenko si presenta come l'unico grande favorito a causa del ritiro di Yagudin. Il russo mantiene le promesse con un programma perfetto che ottiene il record di punteggio sia nel programma breve sulla musica della Tosca di Puccini, che nel libero sulle musiche del film "Il padrino".


Quando ho visto Plushenko all'Eurofestival a Belgrado lo scorso anno, ho mandato un sms ai miei amici serbi dicendo che avrebbe vinto quella canzone e così è stato.
E' troppo divino !!




Ecco il video della medaglia d'oro di Torino. Tenete il fiato dall'inizio alla fine !!!