venerdì 30 luglio 2010
Qofte Te Ferguara
Per ringraziare Albanianews che è diventato un sito interessantissimo da leggere e molto ben condotto da una nuova redazione, parliamo di cucina albanese.
Ingredienti
200g agnello, manzo o pollo
sale e pepe
1 fetta di pane secco, tagliato a pezzi
Foglie di mentuccia secche
2 cucchiai di Feta a pezzi
1/2 bicchiere di farina
1 cipolla, grattugiata
1 cucchiaio olio
Mischiate la carne, il pane a pezzi piccoli o tritato, il formaggio, la cipolla, il sale, il pepe e la mentuccia. Lavorate a forma di polpette, avvolgetele nella farina e friggete in olio caldo (350 gradi o 365 gradi). Servite calde con patatine o purè.
Interessantissimo il post Cucina come luogo di integrazione
mercoledì 28 luglio 2010
Sedam i po...
Da quando Beppe ci ha parlato di questo film, mi sono riempita di curiosità. Vi avviso che tutto quello che leggete qui è frutto di mie traduzioni quindi potrebbe anche non essere vero niente.
Io credo di aver capito che questo film parla di sette storie che si intrecciano tra loro nella vita quotidiana di Belgrado.
Nella storia:
due barboni vogliono ingannare la leggenda del calcio Diego Armando Maradona e mandargli foto patetiche per chiedere un aiuto finanziario a causa di un problema di salute falso
La rabbia è la storia di un culturista che vuole vendicarsi di un'umiliazione.
Nella storia di LUST due ragazzi condividono le stesse passioni e rispondono da internet e chat ad appuntamenti falsificando la vera identità. Amano guardare le immagini di giovani ragazze, ma mai attraversare la linea della pedofilia.
In un'altra storia una coppia di innamorati, che visitano mostre d'arte al fine di mangiare e bere, accidentalmente hanno mangiato gelatina di grasso umano.
In un'altra storia una coppia sposata espone i panni sporchi davanti a milioni di spettatori di un programma TV.
In "pigrizia" due sofisticati ladri sono un po' scoraggiati a salire fine in punta al grattacielo per rubare.
Un'altra storia parla di due fannulloni che invidiano un rifugiato bosniaco, un uomo che ha iniziato la propria attività di fast food.
Sedam i po
martedì 27 luglio 2010
Viaggio in Vojvodina 5 - 8 agosto 2010
Per chi cerca un idea di viaggio nei balcani ed è disposto a partire adesso, segnaliamo che ci sarebbero ancora 3 posti liberi per il tour "Vojvodina e i monasteri della Fruska Gora" di cui ne abbiamo parlato qui.
Si tratta di un tour di 4 giorni (3 pernottamenti) a partire da Belgrado (vi daremo una mano a trovare un volo conveniente per Belgrado).
Si tratta di un itinerario specializzato su storia, religione e architettura dei monasteri.
Qui il programma di viaggio:
1. giorno
Monastero Rakovica vicino a Belgrado,Tempio Sveti Sava,Chiesa San Marco,Saborna Crkva e chiesa di Santa Petra a Belgrado e chiesa dell'arcangelo Gavrilo a Zemun.
2. giorno
Monastero Bavaniste vicino a Pancevo ,Monastero Malo Srediste vicino a Vrsac, monastero Mesic a Vrsac e visita di Vrsac
3. giorno
Monastero Hajducica vicino a Vrsac,Monastero Sveta Melanija a Zrenjanin visita di Novi Sad e visita al Monastero Bodjani
4. giorno
Giornata dedicata ai monasteri della fruska Gora: Velika Remeta, Krusedol, Grgeteg, Novo Hopovo, Jazak, Ravanica, Beocin.
Ritorno a Belgrado.
Se siete interessati mandate un email a spiritualserbia@gmail.com oppure contattate la balkan-crew.
Monastero Rakovica vicino a Belgrado,Tempio Sveti Sava,Chiesa San Marco,Saborna Crkva e chiesa di Santa Petra a Belgrado e chiesa dell'arcangelo Gavrilo a Zemun.
2. giorno
Monastero Bavaniste vicino a Pancevo ,Monastero Malo Srediste vicino a Vrsac, monastero Mesic a Vrsac e visita di Vrsac
Monastero Hajducica vicino a Vrsac,Monastero Sveta Melanija a Zrenjanin visita di Novi Sad e visita al Monastero Bodjani
4. giorno
Giornata dedicata ai monasteri della fruska Gora: Velika Remeta, Krusedol, Grgeteg, Novo Hopovo, Jazak, Ravanica, Beocin.
Ritorno a Belgrado.
Se siete interessati mandate un email a spiritualserbia@gmail.com oppure contattate la balkan-crew.
Ukoliko neko zeli da putuje i duhovno upozna glavni grad Srbije,Beograd i prelepu Vojvodinu neka se prijavi sada i moze sa nama da putuje,slobodna su jos 3.mesta za sledecu turu:
"Vojvodina i Fruskogorski manastiri" o istoj turi smo pisali tu.
Tura traje 4.dana (3.noci) polazak je iz Beograda 5.Avgusta a povratak u glavni grad je 8.Avgusta. Svu pomoc putnicima pri dolasku i odlasku iz Beograda pruza vam sa zadovoljstvom vas tim "Duhovna Srbija".
1.dan
Poseta manastiru Rakovica,Hramu Svetog Save,Crkvi Svetog Marka,poseta Sabornoj Crkvi,crkvi Svete Petke i crkvi Svetog Arhangela Gavrila.
Dorucak,Rucak i Vecera,prenociste u Beogradu.
2.dan
Polazak iz Beograda,poseta manastiru Bavaniste kod Panceva,poseta manastiru Malo Srediste kod Vrsca,poseta manastiru Mesic,obilazak Vrsacke kule i grada.
Dorucak,Rucak i Vecera,prenociste u Vrscu.
3.dan
Poseta manastiru Hajducica kod Vrsca,poseta manastiru Svete Melanije u Zrenjaninu odlazak u Novi Sad,poseta manastiru Bodjani,obilazak Novog Sada i Petrovaradinske Tvrdjave.
Dorucak,Rucak i Vecera,prenociste u Novom sadu.
4.dan
Poseta Fruskogorskim manastirima Velika Remeta,Krusedol,Grgeteg,Novo Hopovo,Jazak,Ravanica,Beocin.
Dorucak,Rucak i Vecera . Povratak u Beograd.
domenica 25 luglio 2010
sabato 24 luglio 2010
Bruschetta
Sempre onorando Pino e Roberto di Napoli, in un caldo soffocante, parliamo di bruschette. E' un piatto internazionale anche se Wiky dice che appartiene alla cultura contadina italiana.
In Toscana viene chiamato fettunta, in altri luoghi panunto. Quando il pane è caldo e croccante si strofina uno spicchio d'aglio sulla superficie e quindi si condisce con olio extra vergine di oliva, sale e pepe. Si ritiene che questo cibo povero sia nato come spuntino per i lavoratori dei campi. Veniva preparato con il pane casereccio, anche raffermo, ed insaporito con carni e salsiccia.
Esiste un tipo di bruschetta chiamata in piemontese soma d'aj, di origine tipicamente monferrina e langarola o della zona delle sorgenti del Po ( saluzzese e pinerolese ). Gli spicchi d'aglio vengono sfregati sulla crosta del pane abbrustolito. Le fette di pane, così trattate, sono solitamente richiuse a formare un panino, con dentro fette di pomodoro, olio e sale. La soma era il cibo dei vendemmiatori quando, durante la pausa per il pranzo, veniva accompagnata con un grappolo d’uva dolcetto o moscato.
A questo proposito chiedete a mio marito cosa ha passato in tanti anni di vendemmia, nel Monferrato, con i miei paesani che mangiavano continuamente la soma d'aj !!!!
giovedì 22 luglio 2010
Uck : l'armata dell'ombra.
Sandro Provvisionato
Uck: l'armata dell'ombra.
L'esercito di liberazione del Kosovo. Una guerra tra mafia, politica e terrorismo
Gamberetti 2000
Era passato un anno esatto dalle prime bombe lanciate dalla Nato sulla Jugoslavia per guarirla dal suo male incurabile. A dodici mesi di distanza da quando l'Occidente aveva fatto calare dall'alto la sua umanità sulla Serbia, sul Kosovo, sul Montenegro, nell'ospedale di Pancevo, che sta a quattro passi da ciò che resta del Petrolchimico bombardato, cominciavano a registrarsi i primi casi di malformazioni neonatali. Per dirla più seccamente, stavano nascendo bambini deformi. Ricordo lucidamente gli occhi penetranti della dottoressa Mica Saric-Tanaskovic, responsabile dell'ufficio di igiene e tutela ambientale di quella città martire, mentre mi riversava addosso i numeri della catastrofe ambientale, e i suoi effetti sugli uomini, gli animali, la terra, l'aria, il Danubio e gli altri corsi d'acqua violentati. Poi passammo a parlare del popolo serbo, del popolo albanese, dei popoli dei paesi occidentali che avevano partecipato alla guerra 'umanitaria', a parole contro un uomo, nei fatti contro un solo popolo, il popolo 'nemico'. Preso da un senso di orgoglio che mi aiutava a nascondere un, forse insensato o forse no, senso di colpa, sfoderai il meglio della mia cultura, una frase molto 'politically correct': non ci sono popoli buoni e popoli cattivi. "Lei ha ragione" mi rispose senza batter ciglio la dottoressa "non ci sono popoli buoni e popoli cattivi. Ma purtroppo ci sono popoli che hanno perduto sensibilità e valori".
Sono parole che colpiscono al cuore, e fanno riflettere. Mi sono tornate in mente leggendo il bel libro di Sandro Provvisionato (1.) Quando soldati morti nei combattimenti vengono spogliati della divisa e rivestiti da civili; quando ai civili uccisi vengono deturpati i corpi per far inorridire il mondo civile (cioè quello occidentale); quando donne e bambini già morti di morte naturale vengono fucilati alla schiena; quando tutti questi poveri corpi vengono spostati da una parte all'altra del Kosovo e sotterrati insieme per costruire una 'fossa comune', da offrire al raccapriccio generale attraverso l'ufficio stampa della Nato; quando tutti questi fatti vengono testimoniati fedelmente, le parole della dottoressa di Pancevo rimbombano nelle orecchie: "Ci sono popoli che hanno perduto sensibilità e valori".
E Provvisionato è un testimone straordinario, senza pruriti etnici, di quel che è successo prima, durante e dopo i 78 giorni della guerra non dichiarata, combattuta dall'alto in nome dell'umanità. E allora, leggendo la cronaca impietosa del caporedattore del Tg5, non puoi fare a meno di interrogarti, certamente sulle responsabilità politiche di Milosevic, di Clinton, di D'Alema e di tutti gli altri a cui spetterebbe di sedere sul banco degli imputati all'Aja, al tribunale contro i crimini di guerra, ma anche sui comportamenti dei popoli, quello serbo, quello albanese, quelli occidentali. Popoli che "hanno perduto sensibilità e valori".
Sulle colpe dei serbi sappiamo tutto, ce le hanno raccontate (ma non molto documentate) in tutte le salse, con verità, e soprattutto menzogne. Provvisionato ci racconta (documentandoli) i crimini di parte kosovara-albanese, la complicità di una parte della popolazione e quel che è capitato e continua a capitare dopo la 'liberazione' agli albanesi non complici: la stessa sorte dei non albanesi, dei serbi, dei rom, dei gorani, dei turchi.
Uck: l'armata dell'ombra è un testo impegnativo che ricostruisce la genesi del dramma kosovaro, in particolare rifacendo la storia dell'Uck dalle sue origini più lontane e dai suoi antenati. Da quando, ai tempi di Tito e fino a pochi anni fa, il nazionalismo della maggioranza albanese della regione era di marca strettamente marxista-leninista in quanto legato idealmente all'enverismo, cioè a quell'Enver Hoxha che nella vicina Repubblica delle aquile aveva scelto come faro la Cina e aveva chiuso un'intero popolo in un'isola strappata al mondo circostante.
Fino alla caduta del 'muro', gli albanesi kosovari non ebbero mai aiuti concreti dal paese di lingua madre: Hoxha non aveva interesse ad acutizzare il conflitto con Belgrado e l'isolamento del paese. E tutti gli aiuti che essi ricevettero successivamente dall'Albania, fosse a guida di destra (Berisha) o di sinistra (Nano prima e Meta poi), non favorirono certo una soluzione politica del conflitto con Belgrado. Dal faro Enver Hoxha al faro Bill Clinton, 300 pagine fitte fitte di eventi raccontano la nascita di un'armata che non ha mai combattuto, o meglio, quando l'ha fatto, ha perduto rovinosamente mandando al massacro uomini e ragazzi e provocando stragi tra i civili: direttamente con azioni terroristiche contro la popolazione serba, indirettamente abbandonando i civili albanesi nelle mani dell'esercito di Belgrado e della rappresaglia. Un esercito, quello dell'Uck, come testimonia Provvisionato in ogni passaggio del suo libro, che ha sempre puntato solo e soltanto sull'azione dell'Occidente - pronto a credere a false stragi e a false fosse comuni - delegando ad altri la sua liberazione.
Ci è totalmente estraneo il giudizio secondo il quale il popolo albanese ha perso sensibilità e valori più del popolo serbo. Non è certamente questa l'intenzione dell'inviato di guerra né la nostra. Viene piuttosto da riflettere sui nostri, di popoli, e non solo di governi. Chi ha caricato, armato, sostenuto l'Uck è forse ancor più responsabile dei crimini che in Kosovo si sono perpetrati.
Tutte le guerre sono sporche, dietro ogni guerra si nascondono i 'crimini efferati', e davanti gli interessi economici. Spesso compaiono mafie nei conflitti armati. Sempre più spesso si tentano delle guerre letture in chiave religiosa ed etnica. È difficile dunque sostenere che l'ultima (speriamo, ma è solo una speranza) guerra balcanica sia stata più sporca di quelle che l'hanno preceduta o che si svolgono in altre parti del mondo. E che la prima vittima della guerra sia la verità, è vero da che mondo è mondo e da che guerra è guerra. Quel che si può dire 'in più', in questo caso, è che mai una guerra è stata motivata e condita con tanto revisionismo linguistico: è stata chiamata umanitaria una guerra che ha provocato migliaia di morti tra i serbi e tra gli albanesi, un milione di profughi albanesi durante e almeno 250.000 tra serbi e rom dopo; e i civili ammazzati, contadini, operai, viaggiatori nei treni e nei pullman, profughi incolonnati in fuga da bombe e repressione, giornalisti al lavoro erano 'effetti collaterali'. Quasi unici obiettivi colpiti, visto che l'armata di Belgrado è uscita praticamente indenne dalla 'pulizia' della Nato.
I nomi suscitano emozioni conseguenti: i kosovari albanesi in fuga verso le coste pugliesi sono stati profughi fino alle ore 21.49 del 9 giugno 1999, per poi ridiventare clandestini indesiderati da affondare nel mare Adriatico o da rimandare in fretta fra le macerie delle loro case. I rom, invece, zingari erano e zingari sono rimasti, indesiderati sempre e comunque, fino a rimpatriarli a forza nelle loro case occupate dai 'vincitori' di etnia albanese.
Anche le bugie pesano di più se provengono dalla bocca dei potenti, e potenti non erano e non sono né gli albanesi né i serbi. Chi non ricorda il mezzo milione di albanesi ammazzati da Milosevic secondo la Nato? E poi i duecentomila, i centomila, fino ai duemilacento (in qualche modo) accertati dal magistrato Carla Del Ponte? E la strage di Racak? E le fosse comuni che andavano e venivano come folate di vento balcanico? E le videocassette manipolate dal comando Nato per dimostrare che il missile che ha colpito e dilaniato quel treno sul ponte di Grdelica non poteva essere fermato?
Ma le bugie più terribili, per gli effetti che hanno provocato, sono quelle di Rambouillet e della finta ricerca di una soluzione non militare per il Kosovo, quando la guerra era già stata decisa. Ma di questo, i lettori della "rivista" sanno già tutto. L'autore della prefazione al libro di Provvisionato, Tommaso Di Francesco, ha già scritto quel che c'era da scivere. Lo stesso si può dire per la pulizia etnica al rovescio, degli albanesi contro i serbi, i rom, i goranci, i turchi, gli albanesi 'collaborazionisti', iniziata il giorno della fine della guerra e in corso ancora oggi.
Quel che colpisce positivamente nel libro, è la ricchezza delle fonti (e la documentazione internazionale) a sostegno delle tesi - più che tesi sono cronache - dell'autore. Se si potesse fare una sintesi di Uck: l'armata dell'ombra, essa andrebbe inserita tra i libri di testo nelle scuole dell'obbligo. Non soltanto per non costringere gli studenti a studiare una storia sempre scritta dai vincitori, ma anche per le riflessioni stimolate dal libro di Provvisionato. Del resto, questa recensione non è un riassunto del libro ma un insieme di suggestioni e riflessioni.
Abbiamo usato il termine 'vincitori'. C'è scappato di penna. La guerra in Kosovo l'hanno persa tutti: le popolazioni che l'hanno vista scendere dall'alto, i profughi di ogni colore ed etnia, i bambini di ogni fede ed etnia che saltano e continueranno a saltare sulle cluster bomb. L'ha persa lo sconfitto Milosevic e l'ha persa il vincitore Occidente, che lungi dall'aver risolto il conflitto kosovaro ha legittimato una terribile pulizia etnica. Una sola cosa non si può dire: che la fermezza della Nato abbia liberato, sia pure un anno e mezzo dopo, i serbi dal giogo di 'Slobo': se Milosevic ha resistito per tanto tempo al potere è proprio grazie alla politica criminale e dissennata dell'Occidente, prima con l'embargo, poi con le bombe, infine di nuovo con l'embargo. Come sempre, i popoli, o si liberano da soli, o non saranno mai liberi. I kosovari albanesi di oggi ce lo ricordano, insieme all'Uck in doppio petto, pronta per le prime elezioni monoetniche del Kosovo.
note:
1. Sandro Provvisionato, Uck: l'armata dell'ombra. L'esercito di liberazione del Kosovo. Una guerra tra mafia, politica e terrorismo, prefazione di Tommaso Di Francesco, Gamberetti, 2000, pp. 304, lire 30.000.
Loris Campetti
Sandro Provvisionato
Uck: l'armata dell'ombra.
L'esercito di liberazione del Kosovo. Una guerra tra mafia, politica e terrorismo
Gamberetti 2000
Era passato un anno esatto dalle prime bombe lanciate dalla Nato sulla Jugoslavia per guarirla dal suo male incurabile. A dodici mesi di distanza da quando l'Occidente aveva fatto calare dall'alto la sua umanità sulla Serbia, sul Kosovo, sul Montenegro, nell'ospedale di Pancevo, che sta a quattro passi da ciò che resta del Petrolchimico bombardato, cominciavano a registrarsi i primi casi di malformazioni neonatali. Per dirla più seccamente, stavano nascendo bambini deformi. Ricordo lucidamente gli occhi penetranti della dottoressa Mica Saric-Tanaskovic, responsabile dell'ufficio di igiene e tutela ambientale di quella città martire, mentre mi riversava addosso i numeri della catastrofe ambientale, e i suoi effetti sugli uomini, gli animali, la terra, l'aria, il Danubio e gli altri corsi d'acqua violentati. Poi passammo a parlare del popolo serbo, del popolo albanese, dei popoli dei paesi occidentali che avevano partecipato alla guerra 'umanitaria', a parole contro un uomo, nei fatti contro un solo popolo, il popolo 'nemico'. Preso da un senso di orgoglio che mi aiutava a nascondere un, forse insensato o forse no, senso di colpa, sfoderai il meglio della mia cultura, una frase molto 'politically correct': non ci sono popoli buoni e popoli cattivi. "Lei ha ragione" mi rispose senza batter ciglio la dottoressa "non ci sono popoli buoni e popoli cattivi. Ma purtroppo ci sono popoli che hanno perduto sensibilità e valori".
Sono parole che colpiscono al cuore, e fanno riflettere. Mi sono tornate in mente leggendo il bel libro di Sandro Provvisionato (1.) Quando soldati morti nei combattimenti vengono spogliati della divisa e rivestiti da civili; quando ai civili uccisi vengono deturpati i corpi per far inorridire il mondo civile (cioè quello occidentale); quando donne e bambini già morti di morte naturale vengono fucilati alla schiena; quando tutti questi poveri corpi vengono spostati da una parte all'altra del Kosovo e sotterrati insieme per costruire una 'fossa comune', da offrire al raccapriccio generale attraverso l'ufficio stampa della Nato; quando tutti questi fatti vengono testimoniati fedelmente, le parole della dottoressa di Pancevo rimbombano nelle orecchie: "Ci sono popoli che hanno perduto sensibilità e valori".
E Provvisionato è un testimone straordinario, senza pruriti etnici, di quel che è successo prima, durante e dopo i 78 giorni della guerra non dichiarata, combattuta dall'alto in nome dell'umanità. E allora, leggendo la cronaca impietosa del caporedattore del Tg5, non puoi fare a meno di interrogarti, certamente sulle responsabilità politiche di Milosevic, di Clinton, di D'Alema e di tutti gli altri a cui spetterebbe di sedere sul banco degli imputati all'Aja, al tribunale contro i crimini di guerra, ma anche sui comportamenti dei popoli, quello serbo, quello albanese, quelli occidentali. Popoli che "hanno perduto sensibilità e valori".
Sulle colpe dei serbi sappiamo tutto, ce le hanno raccontate (ma non molto documentate) in tutte le salse, con verità, e soprattutto menzogne. Provvisionato ci racconta (documentandoli) i crimini di parte kosovara-albanese, la complicità di una parte della popolazione e quel che è capitato e continua a capitare dopo la 'liberazione' agli albanesi non complici: la stessa sorte dei non albanesi, dei serbi, dei rom, dei gorani, dei turchi.
Uck: l'armata dell'ombra è un testo impegnativo che ricostruisce la genesi del dramma kosovaro, in particolare rifacendo la storia dell'Uck dalle sue origini più lontane e dai suoi antenati. Da quando, ai tempi di Tito e fino a pochi anni fa, il nazionalismo della maggioranza albanese della regione era di marca strettamente marxista-leninista in quanto legato idealmente all'enverismo, cioè a quell'Enver Hoxha che nella vicina Repubblica delle aquile aveva scelto come faro la Cina e aveva chiuso un'intero popolo in un'isola strappata al mondo circostante.
Fino alla caduta del 'muro', gli albanesi kosovari non ebbero mai aiuti concreti dal paese di lingua madre: Hoxha non aveva interesse ad acutizzare il conflitto con Belgrado e l'isolamento del paese. E tutti gli aiuti che essi ricevettero successivamente dall'Albania, fosse a guida di destra (Berisha) o di sinistra (Nano prima e Meta poi), non favorirono certo una soluzione politica del conflitto con Belgrado. Dal faro Enver Hoxha al faro Bill Clinton, 300 pagine fitte fitte di eventi raccontano la nascita di un'armata che non ha mai combattuto, o meglio, quando l'ha fatto, ha perduto rovinosamente mandando al massacro uomini e ragazzi e provocando stragi tra i civili: direttamente con azioni terroristiche contro la popolazione serba, indirettamente abbandonando i civili albanesi nelle mani dell'esercito di Belgrado e della rappresaglia. Un esercito, quello dell'Uck, come testimonia Provvisionato in ogni passaggio del suo libro, che ha sempre puntato solo e soltanto sull'azione dell'Occidente - pronto a credere a false stragi e a false fosse comuni - delegando ad altri la sua liberazione.
Ci è totalmente estraneo il giudizio secondo il quale il popolo albanese ha perso sensibilità e valori più del popolo serbo. Non è certamente questa l'intenzione dell'inviato di guerra né la nostra. Viene piuttosto da riflettere sui nostri, di popoli, e non solo di governi. Chi ha caricato, armato, sostenuto l'Uck è forse ancor più responsabile dei crimini che in Kosovo si sono perpetrati.
Tutte le guerre sono sporche, dietro ogni guerra si nascondono i 'crimini efferati', e davanti gli interessi economici. Spesso compaiono mafie nei conflitti armati. Sempre più spesso si tentano delle guerre letture in chiave religiosa ed etnica. È difficile dunque sostenere che l'ultima (speriamo, ma è solo una speranza) guerra balcanica sia stata più sporca di quelle che l'hanno preceduta o che si svolgono in altre parti del mondo. E che la prima vittima della guerra sia la verità, è vero da che mondo è mondo e da che guerra è guerra. Quel che si può dire 'in più', in questo caso, è che mai una guerra è stata motivata e condita con tanto revisionismo linguistico: è stata chiamata umanitaria una guerra che ha provocato migliaia di morti tra i serbi e tra gli albanesi, un milione di profughi albanesi durante e almeno 250.000 tra serbi e rom dopo; e i civili ammazzati, contadini, operai, viaggiatori nei treni e nei pullman, profughi incolonnati in fuga da bombe e repressione, giornalisti al lavoro erano 'effetti collaterali'. Quasi unici obiettivi colpiti, visto che l'armata di Belgrado è uscita praticamente indenne dalla 'pulizia' della Nato.
I nomi suscitano emozioni conseguenti: i kosovari albanesi in fuga verso le coste pugliesi sono stati profughi fino alle ore 21.49 del 9 giugno 1999, per poi ridiventare clandestini indesiderati da affondare nel mare Adriatico o da rimandare in fretta fra le macerie delle loro case. I rom, invece, zingari erano e zingari sono rimasti, indesiderati sempre e comunque, fino a rimpatriarli a forza nelle loro case occupate dai 'vincitori' di etnia albanese.
Anche le bugie pesano di più se provengono dalla bocca dei potenti, e potenti non erano e non sono né gli albanesi né i serbi. Chi non ricorda il mezzo milione di albanesi ammazzati da Milosevic secondo la Nato? E poi i duecentomila, i centomila, fino ai duemilacento (in qualche modo) accertati dal magistrato Carla Del Ponte? E la strage di Racak? E le fosse comuni che andavano e venivano come folate di vento balcanico? E le videocassette manipolate dal comando Nato per dimostrare che il missile che ha colpito e dilaniato quel treno sul ponte di Grdelica non poteva essere fermato?
Ma le bugie più terribili, per gli effetti che hanno provocato, sono quelle di Rambouillet e della finta ricerca di una soluzione non militare per il Kosovo, quando la guerra era già stata decisa. Ma di questo, i lettori della "rivista" sanno già tutto. L'autore della prefazione al libro di Provvisionato, Tommaso Di Francesco, ha già scritto quel che c'era da scivere. Lo stesso si può dire per la pulizia etnica al rovescio, degli albanesi contro i serbi, i rom, i goranci, i turchi, gli albanesi 'collaborazionisti', iniziata il giorno della fine della guerra e in corso ancora oggi.
Quel che colpisce positivamente nel libro, è la ricchezza delle fonti (e la documentazione internazionale) a sostegno delle tesi - più che tesi sono cronache - dell'autore. Se si potesse fare una sintesi di Uck: l'armata dell'ombra, essa andrebbe inserita tra i libri di testo nelle scuole dell'obbligo. Non soltanto per non costringere gli studenti a studiare una storia sempre scritta dai vincitori, ma anche per le riflessioni stimolate dal libro di Provvisionato. Del resto, questa recensione non è un riassunto del libro ma un insieme di suggestioni e riflessioni.
Abbiamo usato il termine 'vincitori'. C'è scappato di penna. La guerra in Kosovo l'hanno persa tutti: le popolazioni che l'hanno vista scendere dall'alto, i profughi di ogni colore ed etnia, i bambini di ogni fede ed etnia che saltano e continueranno a saltare sulle cluster bomb. L'ha persa lo sconfitto Milosevic e l'ha persa il vincitore Occidente, che lungi dall'aver risolto il conflitto kosovaro ha legittimato una terribile pulizia etnica. Una sola cosa non si può dire: che la fermezza della Nato abbia liberato, sia pure un anno e mezzo dopo, i serbi dal giogo di 'Slobo': se Milosevic ha resistito per tanto tempo al potere è proprio grazie alla politica criminale e dissennata dell'Occidente, prima con l'embargo, poi con le bombe, infine di nuovo con l'embargo. Come sempre, i popoli, o si liberano da soli, o non saranno mai liberi. I kosovari albanesi di oggi ce lo ricordano, insieme all'Uck in doppio petto, pronta per le prime elezioni monoetniche del Kosovo.
note:
1. Sandro Provvisionato, Uck: l'armata dell'ombra. L'esercito di liberazione del Kosovo. Una guerra tra mafia, politica e terrorismo, prefazione di Tommaso Di Francesco, Gamberetti, 2000, pp. 304, lire 30.000.
Loris Campetti
Sandro Provvisionato
mercoledì 21 luglio 2010
Duilio Fantò
Dentro al dolore
Un uomo e una telecamera
dentro al dolore degli altri
che diventava mano a mano
anche il suo
Una faccia scavata dal male
e due occhi
che hanno visto
Sarajevo in quei giorni
Un uomo che dimentico
della sua malattia
sciogliendola nei mali
del suo prossimo
diventava uno di loro
Uno degli abitanti di Serajevo
o di Vucovar
Era l'occhio che guardava
gli orrori di quei giorni
Era la testimonianza
delle grida di aiuto
che uscivano dalle bocche
Tremava facendo tremolare
tutte le cose
da lui inquadrate
le facce delle persone in fila
per attingere l'acqua alla fontana
la loro fatica
per cercare un po' di pane
le strade... le case...
tutto tremava
Nadia Mazzocco
Dedicata a Duilio Fantò un testimone e alle vittime di quella sanguinosa guerra Per non dimenticare
"As you pour yourself a scotch, crush a roach,
or check your watch/as your hand adjusts your tie, people die"
"Mentre tu ti versi uno scotch, schiacci uno scarafaggio,
o controlli l'orologio/mentre la tua mano sistema la cravatta, la gente muore"
Dentro al dolore
lunedì 19 luglio 2010
In Montenegro con "Viaggiare i Balcani"
Davvero carino questo video di Claudia sul Montenegro.
Io non sento più l'audio e non so' se è un problema del mio pc.
Complimenti vivissimi al gruppo "Viaggiare i Balcani" !!!
Montenegro
Viaggiare i Balcani
domenica 18 luglio 2010
Il concerto di Muti a Trieste
«Il filo della musica unisce il nostro vasto mondo». Così disse un anno fa Giorgio Napolitano offrendo al Papa un concerto sinfonico. E con questo motto il capo dello Stato ha assistito a Trieste al “Concerto dell’amicizia”, voluto e diretto dal maestro Riccardo Muti nel segno dell’amicizia e della riconciliazione fra tre popoli che si affacciano sull’Adriatico: italiani, sloveni e croati. La magica bacchetta di Muti ricuce antiche ferite che tardano a rimaginarsi. Presenti il presidente croato e quello sloveno.
sabato 17 luglio 2010
Lasagne al forno. Лазање
Accidenti... dalla Serbia mi hanno chiesto la ricetta delle lasagne ! Chi traduce ?
Ingredienti per 6/8 persone:
Lasagne secche o fresche
mozzarella
formaggio grana
Per il ragù:
1/2 kg di carne macinata di manzo
1/2 bottiglia di salsa
una cipolla
carote
dado
vino secco
mazzetto di salvia e rosmarino
sale
pepe
olio
Per la besciamella:
50 gr. farina
50 gr. burro
1/2 litro di latte
noce moscata
sale
Preparazione:
Preparate il ragù:
Far soffriggere la cipolla e le carote con l'olio, appena la cipolla ha preso colore aggiungete la carne macinata e fatela rosolarla un po', mettete poi un po' di vino secco e lasciatelo evaporare.
Aggiungete la salsa e fate un mazzetto con salvia e rosmarino, chiudendoli con un filo bianco da sarta. Mettete il dado o sale aggiungete un po' di acqua e fatelo andare anche un'ora e più.
Note: Se avete poco tempo potete utilizzare la pentola a pressione, con lo stesso procedimento sopra indicato e quando mettete la salsa gli aromi e il dado chiudete con il coperchio e da quando la pentola fischia contate 30 minuti.
Preparate la beschiamella:
fate sciogliere il burro, aggiugete piano la farina aiutandovi con la frusta in modo che non si formino grumi e poi piano piano aggiungete il latte. Deve diventare abbastanza denso ma non troppo. Alla fine aggiungete noce moscata e sale.
Prendete una pirofila ungete con un po' di olio o ragu' e iniziate a fare gli strati:
uno strato di lasagne mettete sopra un po' di ragù e di besciamella e una spolveratina di formaggio grana e cosi' continuate gli starti finche' non finite tutti gli ingredienti (max 5 strati), quando avete completato l'ultimo strato con la besciamella e il formaggio grana mettete le fette di mozzarella.
Fate cuocere le lasagne in forno preriscaldato 250° per circa 30 minuti, gli ultimi 10 minuti circa usate il tasto del forno per far diventare la parte sopra dorata.
Note: per facilitare lo strato di ragù e besciamella, potete unirli nella stessa pentola cosi' saranno amalgamati.
Le lasagne se le acquistate secche passatele prima nell'acqua bollente e lasciatele cuocere, poche per volta, per 10 minuti poi mettetele ad asciugare sul tavolo sopra a degli asciugapiatti.
La fantastica Emina ha tradotto ! hvala puno !
Lazanje
Sastojci za 6/8 osoba:
Suva ili sveža testenina za lazanje
Mozzarella
Sir grana
Za ragù sos:
½ kg goveđeg mlevenog mesa
½ flaše paradajz sosa
1 glavica luka
Šargarepa
Kocka za supu
Vino
Grančica ruzmarina i žalfije
So
Biber
Maslinovo ulje
Za bešamel sos:
50 g brašna
50 gr maslaca
½ l mleka
Oraščić
So
Priprema
Ragù sos:
Propržiti luk i šargarepu na ulju. Čim luk dobije boju dodajte mleveno meso i pržite dok meso malo ne porumeni. Dodajte malo vina i ostavite da ispari. Onda dodajte paradajz sos i grančice žalfije i ruzmarina koje ste prethodno uvezali koncem za šivenje. Stavite u sve to kocku za supu ili so, i nalite vodom. Kuvajte sos oko sat, sat i po vremena.
Savet:
Ako imate malo vremena na raspolaganju možete koristiti i ekspres lonac, a postupak je isti kao gore naveden, i čim dodate paradajz sos,začine i kocku za supu, zatvorite poklopac i kuvajte 30 minuta od momenta kada čujete prvo pištanje ekspres lonca.
Bešamel sos
Otopite maslac i dodajte polako brašno, mešajte mutilicom od miksera pazeći da se ne stvore čvorići, i zatim polako dodajte mleko. Sos treba da bude gust ali ne previše. Na kraju dodate orašćic i so.
Priprema
Uzmite vatrostalnu posudu i podmažite je sa malo ulja ili ragù sosa i počnite da ređate: red testenine koju premažete sa ragù sosom i sa bešamelom i preko nabacate narezani sir granu. Onda ponovo ređate testeninu (postupak je isti, red testenine, red sosa) sve dok ne istrošite sve sastojte. (Max 5 redova) Kada i zadnji red prelite paradajz i bešamel sosom, i sa rendanim sirom grana, stavite kriške mozzarelle preko.
Pecite lazanje u rerni, koju ste prethodno ugrejali malo, na 250° oko 30 minuta. Zadnjih deset minuta možete pojačati temperaturu dok testenina ne dobije zlatkastu boju.
Savet:
Da bi vam bilo lakše da ređate ragù i bešamel sos na lazanje, možete da ih stavite u istu šerpu, tako će oba sosa lepo da se sjedine.
Lazanje ako su kupljene suve, stavite ih prvo malo u kipeću vodu i pustite da se kuvaju desetak minuta, ne sve testenine da se ne bi sjedinile već ih podelite i ponovite postupak više puta. Stavite ih posle na sto, preko krpe, da se osuše.
Ingredienti per 6/8 persone:
Lasagne secche o fresche
mozzarella
formaggio grana
Per il ragù:
1/2 kg di carne macinata di manzo
1/2 bottiglia di salsa
una cipolla
carote
dado
vino secco
mazzetto di salvia e rosmarino
sale
pepe
olio
Per la besciamella:
50 gr. farina
50 gr. burro
1/2 litro di latte
noce moscata
sale
Preparazione:
Preparate il ragù:
Far soffriggere la cipolla e le carote con l'olio, appena la cipolla ha preso colore aggiungete la carne macinata e fatela rosolarla un po', mettete poi un po' di vino secco e lasciatelo evaporare.
Aggiungete la salsa e fate un mazzetto con salvia e rosmarino, chiudendoli con un filo bianco da sarta. Mettete il dado o sale aggiungete un po' di acqua e fatelo andare anche un'ora e più.
Note: Se avete poco tempo potete utilizzare la pentola a pressione, con lo stesso procedimento sopra indicato e quando mettete la salsa gli aromi e il dado chiudete con il coperchio e da quando la pentola fischia contate 30 minuti.
Preparate la beschiamella:
fate sciogliere il burro, aggiugete piano la farina aiutandovi con la frusta in modo che non si formino grumi e poi piano piano aggiungete il latte. Deve diventare abbastanza denso ma non troppo. Alla fine aggiungete noce moscata e sale.
Prendete una pirofila ungete con un po' di olio o ragu' e iniziate a fare gli strati:
uno strato di lasagne mettete sopra un po' di ragù e di besciamella e una spolveratina di formaggio grana e cosi' continuate gli starti finche' non finite tutti gli ingredienti (max 5 strati), quando avete completato l'ultimo strato con la besciamella e il formaggio grana mettete le fette di mozzarella.
Fate cuocere le lasagne in forno preriscaldato 250° per circa 30 minuti, gli ultimi 10 minuti circa usate il tasto del forno per far diventare la parte sopra dorata.
Note: per facilitare lo strato di ragù e besciamella, potete unirli nella stessa pentola cosi' saranno amalgamati.
Le lasagne se le acquistate secche passatele prima nell'acqua bollente e lasciatele cuocere, poche per volta, per 10 minuti poi mettetele ad asciugare sul tavolo sopra a degli asciugapiatti.
La fantastica Emina ha tradotto ! hvala puno !
Lazanje
Sastojci za 6/8 osoba:
Suva ili sveža testenina za lazanje
Mozzarella
Sir grana
Za ragù sos:
½ kg goveđeg mlevenog mesa
½ flaše paradajz sosa
1 glavica luka
Šargarepa
Kocka za supu
Vino
Grančica ruzmarina i žalfije
So
Biber
Maslinovo ulje
Za bešamel sos:
50 g brašna
50 gr maslaca
½ l mleka
Oraščić
So
Priprema
Ragù sos:
Propržiti luk i šargarepu na ulju. Čim luk dobije boju dodajte mleveno meso i pržite dok meso malo ne porumeni. Dodajte malo vina i ostavite da ispari. Onda dodajte paradajz sos i grančice žalfije i ruzmarina koje ste prethodno uvezali koncem za šivenje. Stavite u sve to kocku za supu ili so, i nalite vodom. Kuvajte sos oko sat, sat i po vremena.
Savet:
Ako imate malo vremena na raspolaganju možete koristiti i ekspres lonac, a postupak je isti kao gore naveden, i čim dodate paradajz sos,začine i kocku za supu, zatvorite poklopac i kuvajte 30 minuta od momenta kada čujete prvo pištanje ekspres lonca.
Bešamel sos
Otopite maslac i dodajte polako brašno, mešajte mutilicom od miksera pazeći da se ne stvore čvorići, i zatim polako dodajte mleko. Sos treba da bude gust ali ne previše. Na kraju dodate orašćic i so.
Priprema
Uzmite vatrostalnu posudu i podmažite je sa malo ulja ili ragù sosa i počnite da ređate: red testenine koju premažete sa ragù sosom i sa bešamelom i preko nabacate narezani sir granu. Onda ponovo ređate testeninu (postupak je isti, red testenine, red sosa) sve dok ne istrošite sve sastojte. (Max 5 redova) Kada i zadnji red prelite paradajz i bešamel sosom, i sa rendanim sirom grana, stavite kriške mozzarelle preko.
Pecite lazanje u rerni, koju ste prethodno ugrejali malo, na 250° oko 30 minuta. Zadnjih deset minuta možete pojačati temperaturu dok testenina ne dobije zlatkastu boju.
Savet:
Da bi vam bilo lakše da ređate ragù i bešamel sos na lazanje, možete da ih stavite u istu šerpu, tako će oba sosa lepo da se sjedine.
Lazanje ako su kupljene suve, stavite ih prvo malo u kipeću vodu i pustite da se kuvaju desetak minuta, ne sve testenine da se ne bi sjedinile već ih podelite i ponovite postupak više puta. Stavite ih posle na sto, preko krpe, da se osuše.
giovedì 15 luglio 2010
Hibrido web radio
Sempre più persone ascoltano Hibrido Radio,
ma abbiamo un problema:
per restare indipendente e lontana dalle logiche di mercato, la radio deve tenere una certa media di streaming (= ore giornaliere di ascolto), calcolata nel periodo 15 luglio - 15 agosto, notoriamente conosciuto come momento di mortorio generale qui in Italia... se non raggiungiamo le ore di streaming, dovremo pagare i diritti d'autore (che al momento sono pagati da Radionomy, piattaforma belga a cui ci appoggiamo, nata da finanziamenti europei), il che si traduce in qualche migliaio di euro l'anno....
L’indirizzo web è hibridonet.org
vi consiglio di cliccare (tasto dx) su uno dei Player disponibili, e di salvare su desktop il collegamento, da cui potrete accedere direttamente senza usare il motore di ricercaquesto vi salva anche da eventuali piccole cadute del flusso dello streaming… e, per i più moderni, si ascolta su iTune radio!
Lunedì alle 23, mercoledì alle 4 am, giovedì alle 15, ore e ore di balkan beats! su Hibrido Web Radio
http://listen.radionomy.com/hibrido.m3u
HASTA HIBRIDO!!!!
martedì 13 luglio 2010
sabato 10 luglio 2010
Cuori di lupo
Il 24 di questo mese a Rovereto ci sara' la presentazione del libro di Marilina Veca sui crimini commmessi in Kosovo e Metohija. Spero che verrete in tanti a questo evento e che tutto cio' servira a tutti noi per capire ancora meglio tutto quello che e' successo in questa zona nel dopoguerra!
Non chiudiamo gli occhi e non facciamo finta di niente, Pristina e' a 2 ore di volo da qui e c'e' gente che vive veramente in delle prigioni a ciel' aperto dove da un giorno all'altro si rischia di sparire dalla faccia della terra!
24ог овог месеца у Роверету код Трента биће организована презнтација књиге "Вучје срце". Тај роман прича о злочинима почињеним на Космету после рата и шта се све збило доле а да о томе нико или скором не прича. Нећемо се правити глуви и слепи пред оваквом "цензуром". Наше је да се боримо колико год можемо за наш народ, нашу Државу и за истину.
Зато вас молим да дођете у што већом броју да би и Марилини Веки ,која је аутор ове књиге, послали једну лепу и позитивну поруку а то је да није сама!
Dejan
La pastiera napoletana di Roberto
Carissimi,
questo post è provvisorio. Ben presto sarà modificato e se non sarà ben presto sarà un po' più in là, perchè Roberto è stata la nostra ultima scoperta.. direi molto positiva.
Ricco industriale napoletano, Roberto, è una persona stupenda. Un uomo semplice che parla con me tranquillamente nonostante io sia la classica espressione del proletariato.
Questo post era in programma nel momento in cui Roberto avrebbe trovato (scusate la grammatica !) il tempo di farci la pastiera documentata foto per foto.
Ma nei giorni scorsi, il sant'uomo, è stato al telefono a tirarmi su il morale mentre faceva le buste paga dei suoi dipendenti. Un po' mi dava consigli e un po' mi raccontava di certi dipendenti che fanno proprio fatica poichè si vedono il guadagno lordo più che dimezzato dalle tasse. Perchè i poveri pagano più dei ricchi non l'ho mai capito, ma sentirmi fare questi discorsi da chi sta dall'altra parte della barriccata mi ha illuminato d'immenso.
Quindi.. dedicato a questo fantastico industriale anomalo, eccovi una ricetta fantastica !
200 gr – burro
350 gr – ricotta fresca
500gr – zucchero
80 gr – acqua di fiori d’arancio
150 gr – canditi, cedro, scorzette di arancia
5 – uova
2 – limoni
1 – bustina di vaniglia
200 gr – grano (messo in acqua la sera prima)
400 cc – latte
Prendere il grano, scolarlo e metterlo una pentola a fuoco basso insieme al latte, il burro, la vaniglia e 200 gr di zucchero. Far cuocere a fuoco basso gli ingredienti continuando a mescolare fino a che il grano in apparirà spappolato. Lasciar riposare per un giorno.
Prendere tre bianchi e montarli a neve cliccando qui. Grattugiare la scorza dei limoni e in una ciotola separata, spezzettare i canditi in maniera fine.
Prendere la ricotta e mischiarla a 300 gr di zucchero, aggiungere cinque rossi di uovo e gli albumi montati a neve ben ferma. Mischiare accuratamente e aggiungere la scorza di limone grattugiata, l’acqua di fiori d’arancio e i canditi.
Nel frattempo preparare la pastafrolla seguendo la ricetta cliccando qui. Una volta preparata, lasciarla riposare per un’ora.
Prendere il grano del giorno precedente, unirlo al composto a base di ricotta e mescolarlo bene fino ad ottenere un composto omogeneo.
Stendere una parte di pasta frolla su della carta oleata aiutandosi con una mattarello e staccare delle striscie per fare le croci sulla parte superiore. Prendere una teglia da forno ovale imburrato e staccare la pastafrolla dalla carta e posizionarlo all’interno sistemando i bordi alti.
Mettere il ripieno dentro la pastafrolla facendo attenzione a non superare uno spessore di massimo 5 cm. Posizionare le striscie di pastafrolla sulla parte superiore formando delle croci. Mettere in forno a 150 gradi per un’ora e mezza o due ore fin quando la pastiera si sarà colorita.
Dopo averla fatta raffreddare per mezz’ora, spolverare con lo zucchero a velo e sarà pronta.
Dedicata a Roberto, bello guaglione !
giovedì 8 luglio 2010
Due anni di balkan-crew. Sajkaca
Mi sembra giusto festeggiare Francy con la sua famiglia. Tutti partecipano alla costruzione di questo blog. Che dire se non che Nemanja è diventato una perfetta guida turistica e chissà che presto non ci stupiscano con effetti ancora piu' speciali !!!
A tutta la dolcissima famigliola dedichiamo un bellissimo brano.
Makedonsko etno SINTEZIS - ME FATIJE
mercoledì 7 luglio 2010
Viaggio: I Monasteri della Fruska Gora (Serbia)
Vi abbiamo promesso i viaggi, e noi che adoriamo i Balcani abbiamo tantissime idee di viaggio per i Balcani, e ci piacerebbe partire subito!
Questa idea di viaggio che vi propongo in questo post, è un giro sul monte sacro della Serbia: la Fruska Gora.
La Fruska Gora è un Parco Nazionale e l'unica catena montuosa della pianura pannonica della Vojvodina.
I monasteri della Fruška Gora furono edificati in gran parte tra il XV e il XVIII secolo.
Costruiti in un periodo di grandi migrazioni, furono protagonisti di tutta la storia della nazione serba: mete di pellegrinaggi e luoghi di rifugio durante le persecuzioni. Erano tra i fulcri della resistenza contro il potere ottomano, luoghi di conservazione dei tesori della spiritualità e dell'arte ortodossi nei secoli dell'occupazione.
In un area di 50 x 10km erano situati 35 monasteri.
Dei 35 costruiti, oggi ne rimangono solamente 15. (Quelli di Sisatovac, Novo Hopovo, Vrdnik-Ravanica, Beočin, Privina Glava e Jazak sono stati danneggiati dai bombardamenti della NATO nel 1999, e i danni prodotti ancora sono visibili. L'UNESCO li ha inseriti nel programma di protezione e conservazione.)
Grazie a Nemanja di Spirtualserbia (che organizza viaggi dalla Svizzera/Italia ai monasteri serbortodossi nei Balcani) posso postare le sue foto e farvi vedere questi affascinanti monasteri.
Il monastero di Krušedol (Крушедол)
Il monastero di Velika Remeta (Велика Ремета)
Il monastero di Novo Hopovo (Ново Хопово)
Il monastero di Jazak (Јазак)
Il monastero di Grgeteg (Гргетег)
Il monastero di Beočin (Беочин)
Il monastero di Vrdnik-Ravanica (Врдник-Раваница)
Nemanja precisa che visitare i monasteri è un'esperienza particolare: un momento anche di riflessione, di silenzio oppure può essere anche un bel dialogo con i monachi (o le monache) sorseggiando un caffè e degustando la pasticceria del monastero. Puo essere anche che i monaci invitano spontaneamente il visitatore a fermarsi per la notte, perchè alcuni monasteri hanno un "konak" (un alloggio) dove possono pernottare visitatori o pellegrini.
Per visitare la Fruska Gora basta un weekend a partire da Belgrado. In 5 giorni si può già fare un bellissimo giro per la Vojvodina (visitando Novi Sad, Vrsac e Subotica per esempio).
Nemanja sistema i suoi viaggiatori in carini Bed and Breakfast folcloristici e per i pasti conosce posti con cucina tipica in ambiente etno. Anche qui ho preso un po' di fotо da lui ...
Qui il sito di SpiritualSerbia
e
Qui il sito officiale del parco nazionale di Fruska Gora (inglese e serbo)
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