domenica 30 maggio 2010
BEOGRAD BBOYZ, DI MDJ+
Segnalato dal fantastico Piotr di Milano !
Romanzo di MDJ+ pubblicato da Castelvecchi nella collana Robba Coatta Factory (diretta da Tommaso Zanella alias Piotta).
La storia è ambientata nella recente Belgrado sotto i bombardamenti della Nato e i suoi protagonisti sono adolescenti innamorati di musica e cultura hip-hop.
Laila, Lost Eyez, June e gli altri vedono la loro vita cambiare radicalmente in quei settantanove giorni di assedio e incertezza, e soprattutto cominciano a capire e prendere decisioni importanti. Da questo punto di vista Beograd BBoyz non è un libro che parla di storia dei Balcani o di politica in senso tradizionale, come purtroppo l’ultimo decennio ci ha abituato. Si tratta piuttosto di un romanzo sulla generazione che la storia l’ha subita senza poterci fare nulla, che non capisce perché la violenza sia saltata addosso alle loro vite stravolgendole e che di certo non capirebbe le sottili disquisizioni sulle armi all’uranio impoverito o meno, né si beve le favole della guerra chirurgica.
Questi ragazzi danno per scontato non credere né al dittatore a capo del loro paese né a chi tira loro addosso le bombe. La loro personale risposta alla guerra sta in quello che amano: «June ha preso in mano la bombola come un soldato il Kalashinkov», si legge a un certo punto, dove la bombola è quella della vernice spray per dipingere muri e vagoni di treni. Può capitare di vederli protestare, ma lo fanno con un concerto o ballando breakdance in mezzo alla strada. In qualche modo è l’arte, la musica e lo spirito di reciproca appartenenza (tipico dell’hip-hop) che tiene insieme le loro vite e impedisce di «morire dentro», come dice spesso di sentirsi la protagonista.
Anche l’amore sembra quasi nascere per istinto di sopravvivenza. La storia fra Laila e Lost è intensa, fisica e soprattutto sincera, mentre nulla intorno sembra a loro che lo sia. Si nutre della disperazione di quella città e assume via via il significato di una redenzione, tanto da raggiungere i toni di una nuova religiosità.
Beograd BBoyz non è però privo delle tipiche debolezze dei romanzi che raccontano gli adolescenti “dal di dentro”. I suoi protagonisti sembrano un po’ sospesi nel vuoto, pur giustificabile, di questa loro situazione drammatica ed eccezionale. Non ci sono significative relazioni di scambio con il mondo esterno al loro giro di adepti dell’hip-hop. Alcune scene sembrano rispondere un po’ troppo meccanicamente al bisogno di spettacolarità e finiscono per non essere plausibili proprio quando vorrebbero commuovere.
La scrittura invece, seppur aderente a un vocabolario di strada (e quindi in continuo movimento), riesce nel tentativo di restituire il ritmo di chi con le parole crea una musica assolutamente unica, il b-boy che fa free style (cioè improvvisa rime). Il romanzo mescola quindi prosa e scrittura in versi (di rime rap, ovviamente) con scioltezza e convinzione, vincendo la sfida di raccontare la guerra in Serbia da un punto di vista nuovo. Un cambio di prospettiva salutare, quello messo a punto da MDJ+, che si rende comprensibile anche dalle nostre parti a lettori di ogni età.
BEOGRAD BBOYZ
venerdì 28 maggio 2010
Risotto ai funghi porcini
Continua il buon momento di Pino di Napoli e continua il brutto tempo atmosferico percui vi proponiamo un piatto che è un po' autunnale, ma troppo troppo buono !
Ho un po' di difficoltà a tradurre in serbo. Risotto si dice rizoto. Funghi si dice gljiva (almeno credo!) e risotto ai funghi si potrà dire Rizoto sa gljivama (libera traduzione !). In ogni caso : prijatno ! Buon appetito !
Ingredienti per 4 persone:
350 gr. di funghi porcini freschi
1 bustina di funghi porcini secchi
360 gr. di riso carnaroli
2.5 lt. di brodo (vegetale o di gallina)
1 cipolla bianca di media grandezza
1 bicchiere di vino bianco secco
Prezzemolo
150 gr. di formaggio grana grattugiato
2 sottilette
1 noce di burro
1 pizzico di menta
Sale
Dopo aver preparato almeno 2.5 lt di brodo, decidendo se preferite fare un risotto vegetariano o meno, mettete i funghi secchi in poca acqua tiepida per 45 minuti.
Una volta che i 2 ingredienti più laboriosi in quanto a tempo saranno pronti, potete iniziare a preparare il vostro risotto.
In una pentola, meglio se antiaderente, preparate un fondo di olio con una noce di burro che farete sciogliere.
Unite al fondo la vostra cipolla bianca tritata finemente e fatela dorare con i funghi porcini freschi che avrete tagliato a spicchietti piuttosto sottili ed a quelli secchi con un po’ dell’acqua nella quale li avete fatti riavere.
Aggiungete a questo punto il riso già porzionato secondo la quantità desiderata e fatelo “tostare” per 3 o 4 minuti a fuoco medio alto, avendo cura di unirvi il vino bianco alzando al massimo lafiamma per farlo evaporare. Una volta evaporato il vino, spegnete il fuoco e lasciate riposare il riso per una diecina di minuti.
Trascorso il tempo necessario, riaccendete la fiamma a fuoco medio e fate cuocere aggiungendo un mestolo di brodo alla volta, regolate di sale e girate frequentemente.
Quando penserete che la cotturà sarà giunta al termine o quasi potrete unire al risotto il formaggio grana grattugiato e le due sottilette a fuoco spento. Coprite con un coperchio, attendete 5 o 7 minuti e servite con una spolverata di prezzemola tritato.
Sastoici za 4 osobe
350 gr. vrganja (svese, isecene u kriskama)
1 kesica suvih vrganja (utopite vrganje u vodu i sacekajte dok omeknu)
360 gr. pirinca ( najbolji pirinac je carnaroli)
2.5 lt. pilece supe (moze i supa od povrca)
1 glavica crnog luka srednje velicine
1 casa belog vina
persun
150 gr. rendanog parmezana
2 kriske topljenog sira
malo putera
malo maslinovog ulja
so
U teflonski tiganj podgrejte malo maslinovo ulje i malo putera i poprsite crni luk, i dodajte procedjene suve vrganje i svese vrganje. Sad dodajte pirinac i prsite jos malo od 3 do 4 minuta na visokoj temperaturi i posle dodajte casu vina. Kada vino ispari ugasite vatru i sacekajte 10 minuta.
Ukljucite ponovo stednjak (postavite ringlu na umerenu temperaturu) dok se pirinac kuva dodajte polako pileca supa i stalno mesajte. Kada supa ispari posolite.
Kad je pirinac skuvan (treba oko 18 minuta) mozete da skinite sa vatre i dodate rendani parmezan i topljeni sir. Poklopite i cekajte od 5 do 7 miunta, pospite isecenim persunom i sluzite.
Komentar: To je recept od Pino iz Napolija.
Ho un po' di difficoltà a tradurre in serbo. Risotto si dice rizoto. Funghi si dice gljiva (almeno credo!) e risotto ai funghi si potrà dire Rizoto sa gljivama (libera traduzione !). In ogni caso : prijatno ! Buon appetito !
Ingredienti per 4 persone:
350 gr. di funghi porcini freschi
1 bustina di funghi porcini secchi
360 gr. di riso carnaroli
2.5 lt. di brodo (vegetale o di gallina)
1 cipolla bianca di media grandezza
1 bicchiere di vino bianco secco
Prezzemolo
150 gr. di formaggio grana grattugiato
2 sottilette
1 noce di burro
1 pizzico di menta
Sale
Dopo aver preparato almeno 2.5 lt di brodo, decidendo se preferite fare un risotto vegetariano o meno, mettete i funghi secchi in poca acqua tiepida per 45 minuti.
Una volta che i 2 ingredienti più laboriosi in quanto a tempo saranno pronti, potete iniziare a preparare il vostro risotto.
In una pentola, meglio se antiaderente, preparate un fondo di olio con una noce di burro che farete sciogliere.
Unite al fondo la vostra cipolla bianca tritata finemente e fatela dorare con i funghi porcini freschi che avrete tagliato a spicchietti piuttosto sottili ed a quelli secchi con un po’ dell’acqua nella quale li avete fatti riavere.
Aggiungete a questo punto il riso già porzionato secondo la quantità desiderata e fatelo “tostare” per 3 o 4 minuti a fuoco medio alto, avendo cura di unirvi il vino bianco alzando al massimo lafiamma per farlo evaporare. Una volta evaporato il vino, spegnete il fuoco e lasciate riposare il riso per una diecina di minuti.
Trascorso il tempo necessario, riaccendete la fiamma a fuoco medio e fate cuocere aggiungendo un mestolo di brodo alla volta, regolate di sale e girate frequentemente.
Quando penserete che la cotturà sarà giunta al termine o quasi potrete unire al risotto il formaggio grana grattugiato e le due sottilette a fuoco spento. Coprite con un coperchio, attendete 5 o 7 minuti e servite con una spolverata di prezzemola tritato.
Sastoici za 4 osobe
350 gr. vrganja (svese, isecene u kriskama)
1 kesica suvih vrganja (utopite vrganje u vodu i sacekajte dok omeknu)
360 gr. pirinca ( najbolji pirinac je carnaroli)
2.5 lt. pilece supe (moze i supa od povrca)
1 glavica crnog luka srednje velicine
1 casa belog vina
persun
150 gr. rendanog parmezana
2 kriske topljenog sira
malo putera
malo maslinovog ulja
so
U teflonski tiganj podgrejte malo maslinovo ulje i malo putera i poprsite crni luk, i dodajte procedjene suve vrganje i svese vrganje. Sad dodajte pirinac i prsite jos malo od 3 do 4 minuta na visokoj temperaturi i posle dodajte casu vina. Kada vino ispari ugasite vatru i sacekajte 10 minuta.
Ukljucite ponovo stednjak (postavite ringlu na umerenu temperaturu) dok se pirinac kuva dodajte polako pileca supa i stalno mesajte. Kada supa ispari posolite.
Kad je pirinac skuvan (treba oko 18 minuta) mozete da skinite sa vatre i dodate rendani parmezan i topljeni sir. Poklopite i cekajte od 5 do 7 miunta, pospite isecenim persunom i sluzite.
Komentar: To je recept od Pino iz Napolija.
giovedì 27 maggio 2010
Dusan Basta
È stato il vice-capitano della Stella Rossa Belgrado ed è stato il capitano della nazionale serba U-21, con la quale ha anche partecipato agli Europei di categoria 2007 classificandosi al 2° posto, dietro l'Olanda. È dal 2005 nel giro della Nazionale maggiore (prima in quella serbo-montenegrina, poi in quella serba), con la quale ha partecipato al campionato del mondo 2006, pur senza giocare.
Nell'estate 2008 si aggrega dapprima all'Udinese ma successivamente viene ceduto in prestito, nell'ultimo giorno di mercato, al Lecce. Esordisce in Serie A il 29 ottobre 2008 in Lecce-Palermo (1-1) subentrando nel secondo tempo a Fabio Caserta. Debutta con la maglia dell'Udinese il 23 settembre 2009 subentrando all'infortunato Isla nel match contro il Milan, vinto dall'Udinese per 1 - 0
Udinese, è fatta per Dusan Basta
14.06.2008 14.13 di Germano D'Ambrosio
L'Udinese ha praticamente chiuso per il serbo Dusan Basta (23), esterno destro della Stella Rossa di Belgrado. Lo riporta questa mattina il sito Udineseblog.it. Il giocatore, che vanta anche alcune presenze in Nazionale maggiore (tra cui il Mondiale 2006), è arrivato ieri ad Udine per svolgere le visite mediche. Ora il club friulano aspetta solo l'ok dalla Lega per poter acquistare un secondo extracomunitario. Basta era seguito anche da Lazio, Fiorentina, Torino e molte altre squadre estere.
Official web site
mercoledì 26 maggio 2010
Quando il mare si arrabbia
Nel nuovo porto ci aspettava la nave “La Speranza”. Questa nave era sempre appartenuta ai Lamaj, una famiglia potente, ma fuori da traffici “strani”. Per questioni conflittuali tra loro di sicurezza, il nipote più piccolo del vecchio Lamaj, Rezarti, al quale era intestata la nave, decise di mandarla in Italia. In città giravano voci che membri della mafia locale, Agroni e il suo braccio destro, Latifi, da tutti conosciuto come “Il cieco”, avrebbero chiamato Rezart e gli avrebbero chiesto di preparare la nave per spedire della gente in Italia.
A quanto pare Rezart Lamaj fu avvertito che se non portava a termine quel trasporto, gli fecevano un buco in testa …
Rezart non aveva nessun idea riguardo ai problemi tecnici della nave. Si era rotto lo zoccolo del timone della nave, ma Rezart non poteva saperlo.
Il 18 di Marzo a Valona si sparse la voce che sarebbe partita una nave piena di persona per l’Italia. La notizia arrivò quasi subito anche nella mia citta, Scutari. Mi interessai e feci tanti chilometri per andare a registrarmi. La persona che aveva contatti a Valona si trovava a Tirana. Avvicinandomi alla grande citta dell’ Albania centrale, sentivo di andare il contro alla morte. La strada era bloccata, durante tutto il tragitto incontrai pattuglie di persone armate. Spesso puntavano l’arma senza preoccuparsi che era carica. Qualcuno più in là sparava a raffica per aria. No comment. Dietro avevo i soldi che dovevo dare al “amico” per la registrazione delle partenza. Sudavo freddo. La paura era diventata parte di me. Il paese era in quella situazione da un mese ormai. Miracolosamente nessuno mi rapinò. Così quella nave divenne il mio unico pensiero. La mia unica speranza per una vita migliore. Incontrai questa “amico” a Tirana. Incontro breve. Gli diedi un milione di lire a persona. Per le mie figlie mi chiese di meno. Pagai in tutto tre millioni e cinquecento. Al ritorno il panorama era esattamente uguale a prima. Stavolta mi fermarono. Un uomo robusto mi mise la pistola in fronte e mi chiese di dargli la fede nuziale. Io non feci resistenza. Poi mi chiese se avevo dei soldi con me; gli dissi di no. Dopo aver controllato nel mio portafoglio per accertarsi che stessi dicendo la verità ordinò:
“Sali in macchina!”
Io misi in moto in fretta e furia. Ero salvo. Un frammento di sencondo mi sfiorò il pensiero che poteva anche uccidermi. Sembrava uno dal grilletto facile. Forse l’aveva intenerito la foto della mia famiglia che vide nel portafoglio. Forse anche lui aveva un cuore …
A Valona si organizzava la partenza. La persona che si occupò della raccolta dei soldi, del personale della nave, creazione delle liste dei passeggeri fu “ il cieco” . Invece Agron e gli altri vigilavano i comportamenti e minacciavano le persone che non erano più sicure di partire. Il 27 Marzo, verso le undicidi sera ci vennero a prendere. Il giorno dopo all’alba, arrivammo a Valona. Non mi ricordo se erano le sette o le otto, ricordo solo che faceva freddo. Molto freddo.
Le mie figlie dormirono durante tutto il tragitto. Meglio così. Dopo il tramonto, forse verso le 18.00 siamo partiti. La nave è piena zeppa di persone, oltre la sua capienza. Speravo che salendo su quella nave avrei salvato me stesso e la mia famiglia da quella vita di miseria in mezzo a pallottole che volavano da tutte le parti. Mia figlia dormiva sotto il letto. La paura era diventata parte della quotidianità.
Guardavo tutta quella gente come le api sopra quel corpo di ferro, e avevo poche speranze di toccare ancora una volta la terra. Eravamo così apicicati che era difficile resistere. Le donne e i bambini cercammo di sistemarle dentro la nave, assicurando a loro una protezione maggiore. Finché la nave partì, erano presenti Agron , “ il cieco” e un gruppo di persone armate. “ Il cieco” si comportava come fosse lui il padrone non solo della nave ma anche di quella massa di persone che cercava un destino migliore, una vita più dignitosa. Agron sembrava uno di quei Boss mafiosi che sovente erano presenti nei film. Attorno a lui c’erano i suoi uomini. Armati e pronti a farti fuori per niente.
Quando la nave si allontanò dalla riva e iniziò a navigare pensammo di aver lasciato l’eterna condanna.
In quel momento non vidi più nemmeno Rezart Lamaj, forse se ne andò con Agron e gli altri. Con le lacrime agli occhi cercavo di vedere per forse l’ultima volte la città di Valona. Ormai diventata un inferno. In quel momento ebbi il presentimento che non sarei più tornato nella mia terra! Circa due ore dopo la partenza scoprimmo che la nave aveva un difetto e non potevamo continuare il viaggio. Fu un momento di panico. Non si riusciva a comandare più la nave. Ormai il nostro destino e le nostre speranze si spargevano nel mare …!
Questo racconto è stato scritto da Leoreta Ndoci riferendosi a fatti realmente accaduti:
...riferendomi al 28.03.1997 quando l'Albania stava attraversando il momento più difficile della sua storia. Da poche settimane era scoppiata la guerra civile. La gente cercava di scappare da quell' inferno. Però la nave militare italiana "Sibilla" ha interrotto le loro speranze; prendendo 100 vite... :)
è la cosa triste è che poche persone si ricordano di questo "episodio" ... tanto erano solo albanesi...
lunedì 24 maggio 2010
Corrado e i viaggi in Bosnia
Davvero la "Tenda per la pace" ci ha sempre stupito e Corrado pure. E' proprio l'antidivo, un uomo semplicissimo che non se la tira, ma che fa tante belle cose..
Non so' cosa pagherei per andare in Bosnia con loro.
L'Europa Oltre i Nuovi Muri
by Primi Piani
La carovana "In Europa oltre i nuovi muri" è un'iniziativa promossa dalla "Tenda per la Pace e i Diritti" in collaborazione con la Provincia di Gorizia e l' Assessorato alle Politiche di Pace.
L'Europa oltre i nuovi muri
venerdì 21 maggio 2010
I Balcani al Eurovision Song Contest 2010
Vediamo un po' chi rapresenterà i paesi dei balcani (ex-yu e dintorni) al Eurovision Song Contest di quest'anno a Oslo che verrà trasmesso il 25, il 27 e il 29 maggio 2010. Albania,Bosnia e Erzegovina, Serbia e la Repubblica Ex Jugoslava di Macedonia cercheranno di qualificarsi per la finale nella semifinale del 25 maggio. Croazia e Slovenia invece in quella del 27 maggio. Vedremo quali partecipanti dei balcani rimangono!
ALBANIA
L'Albania va al contest con Juliana Pasha con la canzone "It's all about you" scritta da Ardit Gjebrea (cantante molto popolare in Albania e prenseta anche uno show televisivo) e Pirro Çako (un artista, cantante e compositore nato a Tirana). Juliana ha iniziato la sua carriera al Radio Television Song Contest albanese nel 1999, è stata scelta come migliore vocalista giovane nel 2000 e attualmente sta registrando un album di canzoni cristiane. Juliana canterà in inglese.
Trovo che ha una bella voce e la canzone è simpatica...ma magari niente di veramente speciale.
BOSNIA E ERZEGOVINA
La Bosnia and Herzegovina ha deciso di presentarsi con il cantante che ha vinto "«Operacija Trijumf» " della TV di BiH: Vukašin Braji, un giovane che è sulla scena da poco più di un anno.
La canzone "Thunder And Lightning" è stata composta da Dino Šaran (che ha scritto brani anche per i Crvena Jabuka e Halid Beslic)
LA BiH gioca la carta della canzone con messaggio "politically correct": infatti la canzone (cantata in inglese) tratta di pace e co-esistenza.
Non è che non mi piaca il brano...è che penso ancora ai "Regina" con "Bistra Voda" dell'anno scorso...oppure quando la BIH ha mandato Hari Mata Hari con "Lejla"...e così questa non mi sembra al livello...scusate!
REPUBLICA EX JUGOSLAVA DI MACEDONIA
Gjoko Taneski che è dal 1996 (dopo aver partecipato al Makfest il festival macedone)che è conosciuto come ottimo cantante e compositore rapresentera la Repubblica Ex Jugoslava di Macedonia. Il suo più grande sucesso è stato nel 2007 con l'album "Zbogum Najmila".
La canzone che ci presenterà "Jas Ja Imam Silata" l'ha scritta Kristijan Gabroski, uno dei più popolari comositore e producenti della Macedonia (era anche il leader del gruppo rap-rock-folk "Risto Bombata i Kuceska Tenija").
Un cantante con una bella voce, sopratutto mi piace il pezzeto dove compare il giovane rapper e che la canzone è cantata in macedone.
SERBIA
La Serbia ha puntato su un valore sicuro, facendo scegliere al pubblico tra tre canzoni scritte dal mitico Goran Bregovic. È stata scelta quella cantata dal 22-enne Milan Stanković, uno dei vincitori dell'emissione "Zvezda Grande" nel 2007 che si distingue per il suo stile eccentrico come per esempio il suo caschetto biondo alla Twiggy.
Una canzone folk cantatata in serbo con le famose trombe à la Bregovic (ovvio) molto divertente (se poi perfezionano un po' il balletto...meglio!) secondo me non passa inosservata al Contest!
CROAZIA
Queste tre belle fanciulle hanno vinto la preselezione della TV Croata con la canzone "Lako je sve". SOno le fnaliste di Idol TV Cratia che hanno deciso di formare un delle prime girlbands della regione e si chiamano "Feminnem". Nel 2005 le "Feminnem" hanno già partecipato al eurovision Song Contest per Bosnia e Erzegovina a Kiew. Nella preseleziona croata "Dora 2010" hanno vinto con i voti sia della giuria sia del televoto.
Una ballata orecchiabile cantata in croato che potrebbe piazarsi bene anche per le belle cantanti!
SLOVENIA
CROAZIA
Questo brano mi fa pensare ai gruppi tedeschi che suonano nelle bettole di Garmisch-Patenkirchen....orribile. E pensare che "Magnifico" viene dalla Slovenia....non si poteva mandare lui?
MONTENEGRO
Il Montenegro ha disdetto la partecipazione per motivi finanziari (ehm...la Grecia invece c'è!)
giovedì 20 maggio 2010
La storia di Nadia
Nei giorni scorsi ho incontrato Z. , una ragazza moldava molto carina.
Mi piace raccontarvi la sua storia, ma per non dire il vero nome la chiameremo Nadia.
Nadia è laureata e separata con un bambino. Vive in Moldavia e lavora 12 ore a notte in una fabbrica per pochi soldi. Decide di fuggire e si fa prestare i soldi da un usuraio ad un tasso del 20%. Arriva in Italia dopo 3 giorni di viaggio in autubus e viene scaricata alla periferia di Roma. E' mattina e Nadia non conosce nessuno. Chiama l'amica, ma questa le dice che fino a sera non potrà venire. Allora Nadia si siede su una panchina e le si avvicina un uomo che parla russo. Lei ha paura, trema, ma per fortuna il signore è una brava persona che sà che ogni settimana c'è un autobus da quelle parti che scarica ragazze moldave. Il signore accompagna Nadia in banca e lei cambia i soldi, poi vanno in un supermercato e comprano qualcosa da mangiare. A sera finalmente arriva un ragazzo a prenderla. Vanno a dormire in una fabbrica abbandonata che il giorno dopo sarà sgombrata dalla polizia. Nadia parte per un'altra città, dove ha un'amica che la puo' aiutare. Lì rimarrà per qualche tempo occupandosi della villa di una ricca famiglia. Poi Nadia decide di trasferirsi a Torino e trova lavoro in una piccola fabbrica. Da quattro anni non vede il figlio e così decide di tornare in Moldavia a prenderselo. Fà tutti i documenti necessari, ma quando arrivano alla frontiera con l'Austria, Nadia si accorge che non ha il visto a posto per il bambino. Le leggi erano cambiate proprio in quei giorni. Cosi' Nadia si ferma vicino al confine e paga 2.000 euro per un visto falso. Il figlio deve viaggiare con un'altra famiglia in auto. Nadia attraversa il confine in treno e aspetta il figlio alla stazione di Udine. Ma il figlio non arriva. Passano le ore e niente. In stazione Nadia è diventata popolare. Tutti si occupano di questa giovane mamma che non sa' nulla del figlio. Finalmente una telefonata che dice che si è rotta l'auto e che il figlio arriverà il giorno dopo. Il giorno dopo Nadia è ancora in stazione e sviene dalla stanchezza. Tutti l'aiutano e a sera, la sorpresa ! Il figlio di Nadia arriva in auto con la falsa famiglia.
La vita col bambino non è facile. Nadia va a lavorare in fabbrica e il bimbo è solo, ma ha tanta voglia di integrarsi. In pochissimo tempo il bambino impara la lingua e si fa degli amici. A 10 anni il figlio di Nadia è capace a farsi da mangiare, fa i compiti e tutto sembra andare bene.
All'improvviso Nadia si deve operare e, a sorpresa, viene licenziata.
Da' fondo a tutti suoi risparmi e dopo 6 mesi senza lavoro per fortuna riesce a trovare un posto come badante .
Ora Nadia è felice. E' giovane, carina e ha tanta voglia di fare.
Da poco ha intrapreso un'attività commerciale che va molto bene nonostante la crisi.
A lei facciamo i nostri migliori auguri e complimenti.
mercoledì 19 maggio 2010
Leoreta Ndoci
Andando verso l’aeroporto, (ormai quasi quattro anni fa) mi chiedevo in continuazione: “ ma quanto devo ancora soffrire” ; ero sicura di non essere la sola alla quale frullava in testa questa domanda. Non avevo una risposta precisa ma ero sicura che per maturare, per radicarmi nella nuova realtà alla quale andavo in contro, avevo bisogno di faticare. E fatica vuol dire sofferenza. Ed ora eccomi qui ; devo dire che ho faticato tanto … quanti notti in bianco, quanti sorrisi spezzati da frasi di discriminazione; … e quel senso di non appartenenza a nessuna categoria era diventato parte di me. “Ne carne, ne pesce”. Mi sento così tutt’ora, con la differenza che questo “stato” inizia a piacermi. Certo che essere immigrati non è facile; si tratta di una sofferenza esistenziale, segreta . Differente dal dolore fisico, il quale si può curare con una medicina. Ora; studiando, imparando, vivendo molte cose mi rendo conto che la crisi esistenziale appartiene a tutti. Ora non mi vergogno più, quando i sorrisi si interrompono appena dico di essere “albanese”. Ora sorrido con ammarezza a queste persone che temono “ l’extracomunitario”, parola divenuta offensiva. Ora vedo questa follia umana di cinismo superficiale e di insicurezza. Quasi come un voluto rifugio nell’ ignoranza per non soffrire, per non capire. Perché la sapienza nasce dal dolore ed è fulcro di esso. La crescita in tutte le sue tappe, comporta l’acquisizione di una visione sempre più realistica del mondo e di conseguenza un contatto sempre più limpido con il dolore in tutte le sue sfumature. Ed ora mi pare di essere consapevole che il dolore per quanto ingiusto, non è mai inutile perché amplia il nostro angolo interiore.
Arrivo da un mondo sconosciuto
che a tanti fa paura …
Dico: “albanese”; e lo sguardo cambia
Il sorriso si gela fra le labbra,
svanisce …
Questo mi fa stare male,
mi fa sentire diversa …
ho paura del mondo
dove cercavo un rifugio
e invece mi sono persa …
E sento una fitta nel cuore
quando per essere cortese
ti presentano: “Loreta, lei è albanese” …
Allora nel silenzio
mi chiudo …
per non sentirmi abbattuta
o forse perché preferisco
essere una sconosciuta
Leoreta Ndoci
lunedì 17 maggio 2010
XXIII Salone internazionale del libro di Torino
Dedicato a Eliana, Marco e Domenico, miei compagni (occasionali) di Salone.
Oggi è stata una giornata molto complicata. Il morale era a terra causa problemi familiari e problemi dai Balkani. Ci tenevo tanto ad andare al Salone e ho fatto i salti mortali per riuscire ad andare. Sul tram discorsi razzisti e dal finestrino vedo un anziano che raccoglie la frutta da per terra al mercato di Porta Palazzo.
Arrivo al Lingotto e osserviamo un minuto di silenzio per i caduti in Afganistan.
Mi sopporto (nemmeno io so' come !) dei discorsi di politica che non stanno nè in cielo nè in terra e inizio veramente ad avere le lacrime agli occhi.
Improvvisamente la scena cambia.
Via i politici, la mia vicina di sedia zittisce i suoi discorsi assurdi e mi appaiono davanti agli occhi alcune donne che hanno dell'incredibile !
Ma davvero Nostro Signore ci ha fatto fantastiche ! Mai un uomo riuscirà a eguagliarci !
Prima di tutto che i premi sono stati consegnati da Alketa Kosova e vederla è stato emozionante.
Poi Ndoci Leoreta, una ragazza cosi' bella e solare che sprizzava vitalità da tutti i pori .
Nata nel 1986 a Shkoder, in Albania, manifesta sin da piccola la passione per i viaggi e la letteratura. Nel 2004 consegue il diploma di maturità classica. Delusa dal sistema universitario albanese, decide di abbandonare la Facoltà di Giurisprudenza per iscriversi ad un corso di italiano organizzato dall’Università di Perugia con sede a Shkoder. Nel 2006 si trasferisce in Italia. Nel 2008 scrive “Essere una sconosciuta”, libro di poesie pubblicato da Primalpe Edizioni. Iscritta alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino, vive e lavora a Cuneo. Il suo racconto “Burrnesha” ha vinto il Premio Speciale Torino Film Festival del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: una narrazione che mantiene efficacemente il senso di sviluppo del personaggio e il suo divenire. Un ritratto psicologico, sentimentale e relazionale che lascia trasparire una lucida analisi dei rapporti di genere in una società non troppo lontana. Una storia che, concentrata nella dimensione del racconto breve, riesce a contenere un'evoluzione psicologica e a consentire uno sviluppo narrativo cinematografico.
Poi Vodarich Monica con la sua gamba rotta non ha voluto perdere il momento di ringraziare la giuria per il premio ricevuto
Nata in Italia da padre croato e da madre italiana nel 1962, vive e lavora a Ravenna. Dedicatasi alla scrittura, pubblica nel 1993 il thriller Una trappola per Peggy (Tartaruga, Milano) e nel 2008 il manuale Uscire dalla violenza si può (Jar edizioni, Bologna). È autrice di numerosi racconti vincitori di premi letterari. Collabora alla realizzazione di alcuni cortometraggi tratti dai suoi racconti. Di prossima pubblicazione il romanzo dal titolo Il villaggio brucia e la vecchia si pettina, (aprile 2010, Aletti, Roma) opera che affronta il tema dell’incesto, confermando l’impegno dell’autrice nella lotta contro la violenza sulle donne. Il suo racconto “Florence e il suo mondo parallelo” ha vinto il Terzo Premio del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: l’essere straniere nel paese d’arrivo è colto in modo originale nel rapporto fra Florence e Clara, fra l’essere clandestina e il non esserlo, l’una e l’altra figure speculari dell’io narrante. La difficoltà ad accogliere, a riconoscere, viene giustificata dalla protagonista del racconto come l’incapacità ad affrontare la dura realtà rappresentata dalla fame, dalla guerra, dalle persecuzioni che caratterizzano i paesi del terzo mondo verso i quali la nostra società in qualche misura, più o meno inconscia, si sente debitrice. La clandestinità è percepita come perdita della fisicità, quasi una morte civile, in cui si diventa socialmente invisibili. La protagonista si costruisce, dapprima, un rifugio in una realtà immaginaria alla ricerca di un mondo più facile, per acquisire a poco a poco la consapevolezza del ruolo attivo che può esercitare per abbattere il muro di paura che impedisce di guardare e vedere
Poi Guza Kamela
Nata a Durazzo nel 1986, città nella quale vive fino all’età di diciotto anni, si trasferisce in Italia, dopo aver conseguito il diploma di maturità. Si stabilisce inizialmente a Venezia e quindi si trasferisce a Firenze, dove risiede tuttora. Qui intraprende gli studi di architettura e asseconda il personale desiderio di studiare e confrontarsi con realtà nuove e diverse da quelle d’origine, conosciute sino ad allora solo attraverso i libri. Il suo racconto “Il luogo dei confini” ha vinto il Primo Premio del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: il racconto colpisce per la semplicità e la pulizia dello stile. Nonostante il tema porti con sé una naturale polemica, l’autrice non cede mai alla facile retorica. Prosa fluida, organica e pulita, ricca d’immagini coinvolgenti, come forse è stata l’esperienza diretta. La perdita d’importanza del clandestino, di una persona, del soggetto in genere, rispetto alla scena dove si svolge la vicenda, la prominenza dei colori degli ombrelli sotto la pioggia e la prevalenza delle emozioni dell’autrice, sono elementi che avvicinano la storia narrata a un dipinto impressionista. La metafora dello spazio del cortile è efficace: tante vite condensate in poche pennellate, file, distinzioni inutili. Mostra come le regole rigide servono il caos e non l’ordine, come l’insensatezza possa essere molto lineare. E il finale intriso di noncuranza dice più e meglio di molte parole e giudizi arrabbiati.
E che dire di Mirkamali Leila (Iran), Alloh Alia (Palestina), Orfalian Veronica (Armenia), Silva Simone (Brasile)... donne fantastiche.
Grazie.. siete state un esempio e mi avete dato coraggio. Grazie senza fine !
Oggi è stata una giornata molto complicata. Il morale era a terra causa problemi familiari e problemi dai Balkani. Ci tenevo tanto ad andare al Salone e ho fatto i salti mortali per riuscire ad andare. Sul tram discorsi razzisti e dal finestrino vedo un anziano che raccoglie la frutta da per terra al mercato di Porta Palazzo.
Arrivo al Lingotto e osserviamo un minuto di silenzio per i caduti in Afganistan.
Mi sopporto (nemmeno io so' come !) dei discorsi di politica che non stanno nè in cielo nè in terra e inizio veramente ad avere le lacrime agli occhi.
Improvvisamente la scena cambia.
Via i politici, la mia vicina di sedia zittisce i suoi discorsi assurdi e mi appaiono davanti agli occhi alcune donne che hanno dell'incredibile !
Ma davvero Nostro Signore ci ha fatto fantastiche ! Mai un uomo riuscirà a eguagliarci !
Prima di tutto che i premi sono stati consegnati da Alketa Kosova e vederla è stato emozionante.
Poi Ndoci Leoreta, una ragazza cosi' bella e solare che sprizzava vitalità da tutti i pori .
Nata nel 1986 a Shkoder, in Albania, manifesta sin da piccola la passione per i viaggi e la letteratura. Nel 2004 consegue il diploma di maturità classica. Delusa dal sistema universitario albanese, decide di abbandonare la Facoltà di Giurisprudenza per iscriversi ad un corso di italiano organizzato dall’Università di Perugia con sede a Shkoder. Nel 2006 si trasferisce in Italia. Nel 2008 scrive “Essere una sconosciuta”, libro di poesie pubblicato da Primalpe Edizioni. Iscritta alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino, vive e lavora a Cuneo. Il suo racconto “Burrnesha” ha vinto il Premio Speciale Torino Film Festival del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: una narrazione che mantiene efficacemente il senso di sviluppo del personaggio e il suo divenire. Un ritratto psicologico, sentimentale e relazionale che lascia trasparire una lucida analisi dei rapporti di genere in una società non troppo lontana. Una storia che, concentrata nella dimensione del racconto breve, riesce a contenere un'evoluzione psicologica e a consentire uno sviluppo narrativo cinematografico.
Poi Vodarich Monica con la sua gamba rotta non ha voluto perdere il momento di ringraziare la giuria per il premio ricevuto
Nata in Italia da padre croato e da madre italiana nel 1962, vive e lavora a Ravenna. Dedicatasi alla scrittura, pubblica nel 1993 il thriller Una trappola per Peggy (Tartaruga, Milano) e nel 2008 il manuale Uscire dalla violenza si può (Jar edizioni, Bologna). È autrice di numerosi racconti vincitori di premi letterari. Collabora alla realizzazione di alcuni cortometraggi tratti dai suoi racconti. Di prossima pubblicazione il romanzo dal titolo Il villaggio brucia e la vecchia si pettina, (aprile 2010, Aletti, Roma) opera che affronta il tema dell’incesto, confermando l’impegno dell’autrice nella lotta contro la violenza sulle donne. Il suo racconto “Florence e il suo mondo parallelo” ha vinto il Terzo Premio del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: l’essere straniere nel paese d’arrivo è colto in modo originale nel rapporto fra Florence e Clara, fra l’essere clandestina e il non esserlo, l’una e l’altra figure speculari dell’io narrante. La difficoltà ad accogliere, a riconoscere, viene giustificata dalla protagonista del racconto come l’incapacità ad affrontare la dura realtà rappresentata dalla fame, dalla guerra, dalle persecuzioni che caratterizzano i paesi del terzo mondo verso i quali la nostra società in qualche misura, più o meno inconscia, si sente debitrice. La clandestinità è percepita come perdita della fisicità, quasi una morte civile, in cui si diventa socialmente invisibili. La protagonista si costruisce, dapprima, un rifugio in una realtà immaginaria alla ricerca di un mondo più facile, per acquisire a poco a poco la consapevolezza del ruolo attivo che può esercitare per abbattere il muro di paura che impedisce di guardare e vedere
Poi Guza Kamela
Nata a Durazzo nel 1986, città nella quale vive fino all’età di diciotto anni, si trasferisce in Italia, dopo aver conseguito il diploma di maturità. Si stabilisce inizialmente a Venezia e quindi si trasferisce a Firenze, dove risiede tuttora. Qui intraprende gli studi di architettura e asseconda il personale desiderio di studiare e confrontarsi con realtà nuove e diverse da quelle d’origine, conosciute sino ad allora solo attraverso i libri. Il suo racconto “Il luogo dei confini” ha vinto il Primo Premio del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: il racconto colpisce per la semplicità e la pulizia dello stile. Nonostante il tema porti con sé una naturale polemica, l’autrice non cede mai alla facile retorica. Prosa fluida, organica e pulita, ricca d’immagini coinvolgenti, come forse è stata l’esperienza diretta. La perdita d’importanza del clandestino, di una persona, del soggetto in genere, rispetto alla scena dove si svolge la vicenda, la prominenza dei colori degli ombrelli sotto la pioggia e la prevalenza delle emozioni dell’autrice, sono elementi che avvicinano la storia narrata a un dipinto impressionista. La metafora dello spazio del cortile è efficace: tante vite condensate in poche pennellate, file, distinzioni inutili. Mostra come le regole rigide servono il caos e non l’ordine, come l’insensatezza possa essere molto lineare. E il finale intriso di noncuranza dice più e meglio di molte parole e giudizi arrabbiati.
E che dire di Mirkamali Leila (Iran), Alloh Alia (Palestina), Orfalian Veronica (Armenia), Silva Simone (Brasile)... donne fantastiche.
Grazie.. siete state un esempio e mi avete dato coraggio. Grazie senza fine !
venerdì 14 maggio 2010
Antonio Evangelista
La foto è stata presa da Etleboro (credo)
Carissimi,
tempo addietro ho letto su Etlebro un bellissimo post e mi sono ripromessa di parlarvene. Purtroppo stiamo già sparaflesciando a raffica e ci sono tante scadenze da rispettare, quindi questo post era nelle bozze da tempo, con tanti altri.
Precisiamo che il post non ha nulla contro l'Islam che rispettiamo come qualsiasi altra grande religione.
Intervista ad Antonio Evangelista
mercoledì 12 maggio 2010
Chiara e l'Istria
Ciao Lina, siamo tornati dall'Istria entusiasti e già con tanta nostalgia !! Non abbiamo foto - te lo dico subito ! Libri turistici, cartoline e Najbolje Pjesme di Oliver !! Moolto romantico !!
Alcuni dei ns compagni di viaggio li ho ritrovati in questo sito che ti segnalo: i loro racconti in pulman, li ho ritrovati in queste testimonianze e in queste foto !!
Come ti ho detto il viaggio è stato ricchissimo di emozioni ma x me 3 sono stati i momenti più forti:
1° Essere presente a Valle d'Istria (Bale in croato) alla visita del Presidente croato IVO JOSIPOVIC che ha detto 2 cose FORTI:
- che la cultura italiana presente in Istria è una ricchezza x la Croazia (l'ha detto in italiano)
- che Valle è un'esempio di intercultura x tutta la Croazia (l'ha detto in croato, me lo ha tradotto la mia simpatica vicina di sedia). Che Valle sia un MODELLO di convivenza l'ho letto anche in un blog.
2° Tornare ad Abazzia (Opatjia): nel 1993/94 ero stata in quella città balneare (tipo Alassio, x intenderci) tra le profughe di VuKovar ed ora ci tornavo tra le profughe di Rovigno/Fiume ecc.. Mi ha fatto effetto....
3° La visita alla miniera di carbone ricostruita all'interno del museo di Albona...accanto a me c'era una simpatica signora che in miniera ci ha lavorato davvero !!! Impossibile le ho detto io - le donne non hanno mai in nessuna epoca e in nessun paese lavorato in miniera !! ERA LAVORO VOLONTARIO mi ha detto lei UNA GIORNATA SOLA... MA MI E' BASTATA ...ERA IL 1947
Il lavoro volontario, quello stesso lavoro volontario "ripristinato nel 1992" ... su vari fronti x coloro che non erano abbastanza nazionalisti ....
Scusa se non mi sono spiegata, sto cercando di dirti che al di là dell'entusiasmo x la bellezza della natura e dei monumenti storici, ho portato a casa un piccolo dolore: " Gli istriani hanno sofferto tantissimo (e ora qualcuno prova a continuare a illuderli e ad approfittarne ulteriormente x proprio tornaconto e mi riferisco a certi partiti politici), ci sono le loro toccanti testimonianze. E le stesse sofferenze le hanno sofferte dal 1992 altri innocenti (e non importano le appartenenze etniche e le scritte sui passaporti, non ne fanno vittime di serie A o di serie B !!) : LA STORIA SI E' RIPETUTA CON LA SUA DISUMANITA'. Altri sono ora i sofferenti ignorati nell'indiffernza (è successo alla Sarajevo assediata, ora succede x i serbi del Kosovo)
Eppure sono mondi che non si conoscono, non si riconoscono, ognuno con la sua "particolarità", l'uno non sa dell'altro, non si parlano.
Mentre continuano a vociare le propagande ed i razzismi vari
MI RITROVO A SOGNARE DI RIANNODARE FILI E RICREARE ARMONIA, MUOVENDOSI NEL TEMPO E NELLO SPAZIO CON LEGGEREZZA !!
CIAO LINA !! BUONA GIORNATA !!! CHIARA
Viaggi in Istria
martedì 11 maggio 2010
Derby Partizan Stella rossa
Sabato scorso era in programma a Belgrado il “grande derby” tra il Partizan e la Stella Rossa, le due realtà storicamente più rappresentative del calcio serbo.
La rivalità tra i due club e le rispettive tifoserie è enorme, si tramanda da padre a figlio e investe ogni sport di squadra nel paese (i due club sono associazioni polisportive e si fronteggiano in più discipline).
La partita si svolge nello stadio del Partizan, che porta ancora il nome del vecchio esercito jugoslavo (JNA) poiché il Partizan era la squadra dell’esercito (nei paesi comunisti ogni squadra calcistica apparteneva ad un ministero).
Lo stadio è esaurito, gli spettatori sono 25.000 divisi a metà fra delije (così si chiamano i fans della stella) e grobari (letteralmente “becchini”, quelli del partizan).
La partita è nervosa come ogni derby che si rispetti: la Stella Rossa è dietro di un punto rispetto ai rivali cittadini e deve vincere, al Partizan basta un pareggio: a due giornate dalla fine sarebbe una seria ipoteca sul titolo serbo.
La Stella Rossa ha giocato e vinto tre giorni prima la finale di coppa nazionale nello stadio del Partizan (battendo 3-0 il Vojvodina di Novi Sad) e ha chiesto che la partita fosse disputata la domenica: il presidente della federazione calcistica, tal Karadzic, ha risposto negativamente (la cosa non stupisce visto che è tifoso del Partizan come d’altronde la gran parte dei politici più influenti del paese; e poi come aspettarsi qualcosa di buono da uno che porta quel cognome? Peraltro gran parte dei serbi tifa per la Stella Rossa sia detto per precisione.)
Durante il match le opposte tifoserie – entrambe molto nazionaliste – si scambiano “insulti”, o perlomeno epiteti considerati tali da un hooligan medio quali “albanesi” “jugoslavi” “zingari” “gay” e altre simpatiche definizioni del genere, sciorinando un campionario di cattivo gusto pari a ciò che vediamo settimanalmente negli stadi nostrani.
Peraltro ho scoperto che il primo presidente del Partizan era un certo Franjo Tudjman (il più giovane generale della JNA) e quando è morto il club ha fatto osservare in sua memoria un minuto di silenzio. Cosa che i grobari non hanno ancora digerito e gli avversari non perdono occasione di ricordare...
Torniamo alla partita: il Partizan è più fresco e gioca meglio: eppure la Stella Rossa reclama su due episodi da rigore (a parere mio il fallo su Lazetic non c’era, ma quello su Cadu era solare!) non sanzionati dall’arbitro.
Al minuto 73 un grande gol del bianconero Petrovic decide la sfida.
Esultanza sugli spalti e, come è purtroppo consuetudine da queste parti, violenti incidenti dopo la partita.
Da segnalare infine un durissimo comunicato della Stella Rossa, con accuse rivolte al già citato presidente della federcalcio e all’arbitro della gara, il timido signor Jovanetic.
Beppe
Balkaland
Grobari
La rivalità tra i due club e le rispettive tifoserie è enorme, si tramanda da padre a figlio e investe ogni sport di squadra nel paese (i due club sono associazioni polisportive e si fronteggiano in più discipline).
La partita si svolge nello stadio del Partizan, che porta ancora il nome del vecchio esercito jugoslavo (JNA) poiché il Partizan era la squadra dell’esercito (nei paesi comunisti ogni squadra calcistica apparteneva ad un ministero).
Lo stadio è esaurito, gli spettatori sono 25.000 divisi a metà fra delije (così si chiamano i fans della stella) e grobari (letteralmente “becchini”, quelli del partizan).
La partita è nervosa come ogni derby che si rispetti: la Stella Rossa è dietro di un punto rispetto ai rivali cittadini e deve vincere, al Partizan basta un pareggio: a due giornate dalla fine sarebbe una seria ipoteca sul titolo serbo.
La Stella Rossa ha giocato e vinto tre giorni prima la finale di coppa nazionale nello stadio del Partizan (battendo 3-0 il Vojvodina di Novi Sad) e ha chiesto che la partita fosse disputata la domenica: il presidente della federazione calcistica, tal Karadzic, ha risposto negativamente (la cosa non stupisce visto che è tifoso del Partizan come d’altronde la gran parte dei politici più influenti del paese; e poi come aspettarsi qualcosa di buono da uno che porta quel cognome? Peraltro gran parte dei serbi tifa per la Stella Rossa sia detto per precisione.)
Durante il match le opposte tifoserie – entrambe molto nazionaliste – si scambiano “insulti”, o perlomeno epiteti considerati tali da un hooligan medio quali “albanesi” “jugoslavi” “zingari” “gay” e altre simpatiche definizioni del genere, sciorinando un campionario di cattivo gusto pari a ciò che vediamo settimanalmente negli stadi nostrani.
Peraltro ho scoperto che il primo presidente del Partizan era un certo Franjo Tudjman (il più giovane generale della JNA) e quando è morto il club ha fatto osservare in sua memoria un minuto di silenzio. Cosa che i grobari non hanno ancora digerito e gli avversari non perdono occasione di ricordare...
Torniamo alla partita: il Partizan è più fresco e gioca meglio: eppure la Stella Rossa reclama su due episodi da rigore (a parere mio il fallo su Lazetic non c’era, ma quello su Cadu era solare!) non sanzionati dall’arbitro.
Al minuto 73 un grande gol del bianconero Petrovic decide la sfida.
Esultanza sugli spalti e, come è purtroppo consuetudine da queste parti, violenti incidenti dopo la partita.
Da segnalare infine un durissimo comunicato della Stella Rossa, con accuse rivolte al già citato presidente della federcalcio e all’arbitro della gara, il timido signor Jovanetic.
Beppe
Balkaland
Grobari
lunedì 10 maggio 2010
Aleksandar Lukovic
Non so' chi di voi ricorda il mio appello disperato sul post di Knezevic. Bè il mio nemico Paolo di Udine ha risposto molto bene indicandomi questa fantastica apparizione ! Un giocatore del Cacak ! Non ci posso credere !
Dopo aver giocato una stagione nello Sloga Kraljevo, squadra della sua città, con la quale gioca 21 partite segnando 3 reti, passa nel 1999 al FK Borac Čačak dove però non scende mai in campo. Nel 2000 passa alla Stella Rossa di Belgrado e vi rimane fino al 2006, giocando 64 partite e segnando 3 reti. Nel 2002 e nel 2003 viene però ceduto in prestito prima allo Sloga Kraljevo, poi allo Jedinstvo Paracin.
Nel'estate 2006 viene ceduto in compartecipazione all'Udinese, che lo gira in prestito all'Ascoli Calcio dove rimane fino a gennaio del 2007 per poi fare ritorno ad Udine. Ha esordito nella Serie A italiana il 10 settembre 2006 in Atalanta-Ascoli terminata 3-1. Il 2 ottobre 2008 segna il rigore decisivo in Udinese-Borussia Dortmund valida per l'accesso alla fase a gironi della Coppa UEFA.
Conta diverse presenze con la maglia della sua nazionale, la Serbia, con cui ha esordito il 15 agosto 2005, nella gara contro la Polonia.
Tratto da Wiki
Delusione immensa dipinta sul volto di Alexander Lukovic che al termine dell'incontro con la Roma ha spiegato le sue sensazioni. Ecco quanto riportato da Il Friuli: "Ci è mancato poco. Abbiamo fatto una bella gara: ci abbiamo messo attenzione e concentrazione, ma non siamo riusciti a recuperare".
Inutile stare a piangere sul latte versato: "Adesso pensiamo al campionato. C'è la delusione per essere arrivati vicino al traguardo, ma adesso dobbiamo pensare alla salvezza".
Se si fosse preso un gol in meno all'andata: "Quello è passato. Oggi abbiamo fatto bene. Purtroppo il calcio è così. Abbiamo dato tutto. Non era facile, non lo è mai recuperare due gol. Tanto meno ad una squadra con giocatori così forti".
Tratto da tuttomercatoweb
Lukovic al rigore
Conferenza stampa
10 min con... (ma datemene anche solo 2 !!!!)
Dopo aver giocato una stagione nello Sloga Kraljevo, squadra della sua città, con la quale gioca 21 partite segnando 3 reti, passa nel 1999 al FK Borac Čačak dove però non scende mai in campo. Nel 2000 passa alla Stella Rossa di Belgrado e vi rimane fino al 2006, giocando 64 partite e segnando 3 reti. Nel 2002 e nel 2003 viene però ceduto in prestito prima allo Sloga Kraljevo, poi allo Jedinstvo Paracin.
Nel'estate 2006 viene ceduto in compartecipazione all'Udinese, che lo gira in prestito all'Ascoli Calcio dove rimane fino a gennaio del 2007 per poi fare ritorno ad Udine. Ha esordito nella Serie A italiana il 10 settembre 2006 in Atalanta-Ascoli terminata 3-1. Il 2 ottobre 2008 segna il rigore decisivo in Udinese-Borussia Dortmund valida per l'accesso alla fase a gironi della Coppa UEFA.
Conta diverse presenze con la maglia della sua nazionale, la Serbia, con cui ha esordito il 15 agosto 2005, nella gara contro la Polonia.
Tratto da Wiki
Delusione immensa dipinta sul volto di Alexander Lukovic che al termine dell'incontro con la Roma ha spiegato le sue sensazioni. Ecco quanto riportato da Il Friuli: "Ci è mancato poco. Abbiamo fatto una bella gara: ci abbiamo messo attenzione e concentrazione, ma non siamo riusciti a recuperare".
Inutile stare a piangere sul latte versato: "Adesso pensiamo al campionato. C'è la delusione per essere arrivati vicino al traguardo, ma adesso dobbiamo pensare alla salvezza".
Se si fosse preso un gol in meno all'andata: "Quello è passato. Oggi abbiamo fatto bene. Purtroppo il calcio è così. Abbiamo dato tutto. Non era facile, non lo è mai recuperare due gol. Tanto meno ad una squadra con giocatori così forti".
Tratto da tuttomercatoweb
Lukovic al rigore
Conferenza stampa
10 min con... (ma datemene anche solo 2 !!!!)
domenica 9 maggio 2010
In Kosovo tutto ok
Perdonateci se oggi sgarriamo un po' dalla linea neutrale che cerciamo (sottolineo cerchiamo) di tenere. Questa è la pagina ufficiale del nostro blog e un blog che parla di pace non puo' schierarsi da una parte o dall'altra. Le sofferenze sono uguali sia che le patisca un bambino serbo, che albanese, che croato, che bosniaco, che italiano.....
Ma in questi ultimi giorni siamo notevolmente preoccupati per diverse cose. Naturalmente la vicenda greca tiene banco e siamo tutti preoccupati per certe situazioni, ma sta passando un po' sotto silenzio la situazione kosovara.
Se ne è occupato Beppe con il post "Ti telefono o no" e lo ringraziamo molto.
Ma le nostre voci sono molto limitate e sui mass media non c'è nemmeno una parola sulla situazione kosovara che è nell'oblio più totale causa distruzione dei ripetitori telefonici.
Capite che se già eravamo in apprensione per la situazione tragica di alcune enclavi che aspettavano la scorta per portare i bambini in ospedale, che si vedevano tolti i militari internazionali rimanendo in balia della polizia kosovara che non ha sempre dato il meglio di sè e di questo Enrico ne è testimone costante, che rimanevano spesso senza luce e senza acqua e ora anche senza telefono, capite che non riusciamo ad essere poi così sereni !
Com'è possibile chiedere aiuto in caso di bisogno senza telefono ? Com'è possibile chiamare un autoambulanza ? Un medico ?
Il destino ha voluto che in questa situazione incontrassimo il libro della scrittrice Astrid Mazzola : In Kosovo tutto ok.
Noi, di cosa sta succedendo esattamente adesso in Kosovo non abbiamo notizie certe.
Qualcosa è stato pubblicato da Cnj:
<< Quattro profughi serbi hanno abbandonato il villaggio Zac (22 aprile 2010 - fonte: www.glassrbije.org ) I rappresentanti di quattro famiglie di profughi serbi hanno abbandonato il villaggio Zac nei pressi di Istok in Kosovo e sono andati nella Serbia centrale, dopo che di notte gli albanesi hanno gettato di nuovo le pietre contro due campi nei quali vivono i profughi serbi. Due campi con le tende nelle quali 26 famiglie di profughi serbi di Zac vivono aspettando di entrare nelle proprie case, sono stati presi a puetrate martedì sera, dopo di che i profughi hanno passato tutta la notte vigilando davanti alle tende. Loro hanno dichiarato che gli albanesi hanno protestato molte volte negli ultimi trenta giorni contro il ritorno dei profughi serbi. >>
Di certo sappiamo che l'abbattimento dei ripetitori telefonici è stato un atto gravissimo e che porterà conseguenze disastrose.
Del libro di Astrid ci piacerebbe conoscere di più, per cui se qualcuno lo ha letto o ha intenzione di farlo e raccontarci il contenuto ci fa un grande regalo.
Purtroppo noi avremmo titolato : In Kosovo niente è ok !
In Kosovo tutto ok
Bepi ce polaziti
Dal nostro nemico più amico
sabato 8 maggio 2010
Cozze e calamari, dagnja i liganji
Scusateci, ma si sà che qui di cotte ce ne prendiamo spesso. Adesso è la volta di Pino di Napoli che ci ricambia di affetto e ci invia una sua ricetta.
E' un grande cuoco e anche un grande uomo ( nel senso che ha la panza !).
Ah ! Ah!
• 800 g di calamaretti freschi
• 600 g di cozze
• 400 g di pomodorini
• 4 spicchi di aglio
• 1 Cipolla Rossa di Tropea
• 1 peperoncino piccante
• 1 rametto di basilico
• 1 ciuffetto di prezzemolo
• olio extravergine di oliva
• sale
• pepe nero
Pulite bene le cozze spazzolandole sotto l’acqua corrente e fatele aprire in una casseruola su fuoco vivace; appena aperte, spegnete subito e sgusciatele, tenendo da parte il loro liquido ben filtrato.
Sbucciate i pomodorini immergendoli per qualche secondo in acqua bollente, quindi tagliateli a metà, privateli dei semi e metteteli a scolare nel colapasta.
Scaldate dell’olio in una padella insieme con 2 spicchi di aglio, sbucciati e schiacciati, qualche falda di cipolla, peperoncino a piacere e, prima che aglio e cipolla imbiondiscano, aggiungete i pomodorini. Fateli cuocere per 5-6 minuti a fuoco vivo senza aggiungere sale, quindi spegnete e mettete il tutto, tranne l’aglio, nel vaso del frullatore; azionate l’apparecchio aggiungendo il basilico e un mestolo di liquido delle cozze.
Tagliate i calamaretti a julienne, lasciando interi i tentacoli; scaldate dell’olio in una padella insieme a 2 spicchi di aglio, sbucciati e schiacciati, e unite i tentacoli; dopo circa 3 minuti aggiungete la julienne di calamaretti, regolate di sale e, sempre a fuoco vivo, cuocete per 2-3 minuti.
Versate a specchio nelle fondine individuali la salsa di pomodoro calda, aggiungete al centro gli anellini e i tentacoli dei calamaretti e le cozze, anch’esse calde, cospargete di prezzemolo e pepe e servite, condendo con un filo di olio crudo.
venerdì 7 maggio 2010
Hostel
Come ho già detto e ripetuto svariate volte, questo blog è fatto da voi. Ovvero vi sono numerose persone che ci contattano in tutti modi per proporci argomenti e noi siamo ben contenti di poter dare spazio a tante cose simpatiche o di cronaca che non è arrivata in tv (magari perchè scomoda) o di tradizioni...
Ultimamente però il mio amico Pino di Napoli mi ha sconvolto. Eravamo a pranzo assieme quando mi sento dire :
- Lina, sembra che i Balkani siano tutti rose e fiori quando so' che sono un posto pieno di criminali e perfino Quentin Tarantino ci ha fatto un film.
Tutto subito mi sono chiesta chi era Tarantino e se era balkanico, poi ho chiesto maggiori informazioni. Il mio amico mi ha detto semplicemente che dopo aver visto quel film ti passa la voglia di andare nei Balkani.
Appena sono arrivata a casa ho cercato informazioni e per fortuna ho subito letto che era ambientato in Slovacchia e non in Slovenia che molti pensano siano uno stesso paese. Poi era un "horror" e che vogliamo pretendere... che si parli di fiabe ?
E infine chi è Tarantino ? Un italoamericano e quindi si sarà ispirato sicuramente alla mafia italiana.
Ricordate, se per caso vedete Hostel, che la realtà è tutta un'altra!
Hostel
mercoledì 5 maggio 2010
Srpska kulturna zajednica Arzignano
Ringrazio tutte le persone che ci hanno scritto per spiegarci le varie associazioni serbe del nord est Italia.
Le associazioni sono diverse, nel senso di molte.
Oggi vi parliamo della "Srpska Kulturna zajednica di Arzignano".
Arzignano ci aveva risposto due anni fa, quando abbiamo cominciato l'avventura di balkan-crew. Detto tra noi, a quattr'occhi, è molto bello ricevere una risposta, sia positiva che negativa. Ti fa sentire l'altro prersente anche se, anche noi, alle volte diamo delle risposte negative, tipo quella del non inserimento in certi siti. Non crediate che sia cattiva volontà, ma il problema è il tempo.
Quindi torniamo ad Arzignano.. che figaccioni !!!!
Un saluto particolare a Vojkan Zivkovic, che ha il cognome di una cara amica, e tanti, tantissimi complimenti per le vostre attività
Arzignano
martedì 4 maggio 2010
Associazione culturale Srpska sloga
Già due anni fa avevamo contattato questa associazione che, in verità, non ci ha mai risposto. Io ho aspettato un bel po' a fare questo post poichè cercavo notizie dettagliate. Ora io scrivo e cio' che è sbagliato verrà corretto.. almeno spero !
Il popolo serbo è un popolo in diaspora come tanti altri. Anche gli italiani lo sono stati, quando abbiamo portato la mafia a New York e quando ci hanno ammazzato Sacco e Vanzetti perchè italiani. Naturalmente non abbiamo esportato solo la mafia, ma anche tante brave persone. Così è stato per i popoli balkanici. Nei film sono sempre dipinti come i cattivi e invece tra tanta brava gente c'è qualche criminale come in tutti i popoli.
Una cosa che accomuna tutti i popoli in diaspora è il bisogno di trovarsi tra connazionali e non perdere le tradizioni della patria natia. Così l'Associazione Sloga organizza diverse attività volte a questo fine.
Pericolosi questi slavi !
Srpska sloga
Presentazione dell'associazione culturale (almeno credo !)
lunedì 3 maggio 2010
I Beogradski Sindikat e la filarmonica
Scaletta sconvolta per festeggiare Fabio e Riccardo. In particolare Riky è fan dei Bg Sindikat e noi ci copiamo pari pari un suo post !
Ah! ah ! Srecan rodjendan ! Sve najbolje !
Balada disidenata
Beogradski Sindikat i Beogradska Filharmonija na koncertu zahvalnosti 16.aprila 2009.
refren (2x)
Da li se secas kako bilo nam je pre,
Posle svega sta sad ostalo je, moj Beograde
Secam se davno, jos u zlatnom bokalu,
Prvi put sam video mikrofon, staj'o na astalu,
U senci hladong kestena, gde je moja draga nestala,
Ja urez'o sam ime, bacio prve rime,
Ja sam odrast'o na pesmama gradskih boema,
I pricama alasa kojih danas vise nema,
Kalio se s najboljima, po zadimljenim birtijama,
Udvarao se damama, kockao sa limparima,
Nekad kuci srecan, nekad sve izgubio,
Nekad zenu grlio, nekad kaldrmu ljubio,
I nisam sebi sudio, gde god bi se probudio,
Bol je bio isti, s njim sam se udruzio,
Zato secanja sam skupljao, k'o oziljke da podsete,
Da nije uvek bilo samo hladno I sivo,
Da krv crvena k'o vino, bojila je noci,
Kroz odraze u casi, to su bile tvoje oci,
A ja sam morao da odem, fijaker me je cekao,
Beograde zbogom, mnoge ti stvari nisam rekao.
refren (2x)
Da li se secas kako bilo nam je pre,
Posle svega sta sad ostalo je, moj Beograde
Zaboravi me draga, zaboravi da te volim,
Nastavi da zivis, mozda vise ne postojim,
Grlim secanja u mraku, dok ih kljucom srece bojim,
Da ne mislim na krike shto cuju se niz hodnik,
Dok borim se sa ranama, sanjam da,
Opijam se vinom, rakijom I tamburama,
Starom violinom, I pocepanim glasovima,
Tuznom pesmom cigana, dimom, i polomljenim casama,
Sa boemima mojim se nadvikujem za stolom,
Gadjam, pesmama recitujem, otimam za slovom,
Zbog samo jednog stiha, moj zivot sad je gotov,
Pun stih u srcu, dok kroz prozor gledam otok,
Sanjam da mirisem tvoj pogled, dok se privijas uz mene,
Suze mi poteku kao kise u jesen,
'Ej ne svani pusta zoro, pusti me da ceznem
Nikad ne svani dok u meni ima pesme,
Al' ja sam morao da odem, jer nekome sam smetao,
Beograde zbogom ovo ti josh nisam rekao.
refren (2x)
Da li se secas kako bilo nam je pre,
Posle svega sta sad ostalo je, moj Beograde
Danas rane vise bole, nego zuce iza skole,
Nego zvuci ove strofe, ja sam morao da odem,
Al' sad sam opet ovde, al' sve nam se izgubilo,
Posekli su kesten, gde sam nekad tebe ljubio,
Ne mirisu lipe, nema stare violine,
Nema ciganina sedog da za moju tugu brine,
Moj Beograde
Izgubio sam korene, dzabe nosim ordenje,
Kad niko me ne poznaje,
Pa zvezdu Crnog Djordja, dadoh sad za bokal grozdja,
Sta ce meni orden, kad ja nemam bilo koga,
Samo nespokoj i bol, moji najbolji drugovi,
U kafani lomim case dok mi dusa ne iskrvari,
Balada disidenta, jedna tuzna srpska pesma,
Nekim buducim kafanama, za bolja vremena,
Neka zastane u grlu, kad je neko drugi peva,
Sve je isto u mom kraju, samo mene vise nema,
Ja sam morao da odem, takav nikom nisam trebao,
Beograde zbogom, pamti dobro sta sam rekao!
refren (2x)
Da li se secas kako bilo nam je pre,
Posle svega sta sad ostalo je, moj Beograde
Balada disidenata
Najveci Riky u svemiru !
Naj naj turello !
Ah! ah ! Srecan rodjendan ! Sve najbolje !
Balada disidenata
Beogradski Sindikat i Beogradska Filharmonija na koncertu zahvalnosti 16.aprila 2009.
refren (2x)
Da li se secas kako bilo nam je pre,
Posle svega sta sad ostalo je, moj Beograde
Secam se davno, jos u zlatnom bokalu,
Prvi put sam video mikrofon, staj'o na astalu,
U senci hladong kestena, gde je moja draga nestala,
Ja urez'o sam ime, bacio prve rime,
Ja sam odrast'o na pesmama gradskih boema,
I pricama alasa kojih danas vise nema,
Kalio se s najboljima, po zadimljenim birtijama,
Udvarao se damama, kockao sa limparima,
Nekad kuci srecan, nekad sve izgubio,
Nekad zenu grlio, nekad kaldrmu ljubio,
I nisam sebi sudio, gde god bi se probudio,
Bol je bio isti, s njim sam se udruzio,
Zato secanja sam skupljao, k'o oziljke da podsete,
Da nije uvek bilo samo hladno I sivo,
Da krv crvena k'o vino, bojila je noci,
Kroz odraze u casi, to su bile tvoje oci,
A ja sam morao da odem, fijaker me je cekao,
Beograde zbogom, mnoge ti stvari nisam rekao.
refren (2x)
Da li se secas kako bilo nam je pre,
Posle svega sta sad ostalo je, moj Beograde
Zaboravi me draga, zaboravi da te volim,
Nastavi da zivis, mozda vise ne postojim,
Grlim secanja u mraku, dok ih kljucom srece bojim,
Da ne mislim na krike shto cuju se niz hodnik,
Dok borim se sa ranama, sanjam da,
Opijam se vinom, rakijom I tamburama,
Starom violinom, I pocepanim glasovima,
Tuznom pesmom cigana, dimom, i polomljenim casama,
Sa boemima mojim se nadvikujem za stolom,
Gadjam, pesmama recitujem, otimam za slovom,
Zbog samo jednog stiha, moj zivot sad je gotov,
Pun stih u srcu, dok kroz prozor gledam otok,
Sanjam da mirisem tvoj pogled, dok se privijas uz mene,
Suze mi poteku kao kise u jesen,
'Ej ne svani pusta zoro, pusti me da ceznem
Nikad ne svani dok u meni ima pesme,
Al' ja sam morao da odem, jer nekome sam smetao,
Beograde zbogom ovo ti josh nisam rekao.
refren (2x)
Da li se secas kako bilo nam je pre,
Posle svega sta sad ostalo je, moj Beograde
Danas rane vise bole, nego zuce iza skole,
Nego zvuci ove strofe, ja sam morao da odem,
Al' sad sam opet ovde, al' sve nam se izgubilo,
Posekli su kesten, gde sam nekad tebe ljubio,
Ne mirisu lipe, nema stare violine,
Nema ciganina sedog da za moju tugu brine,
Moj Beograde
Izgubio sam korene, dzabe nosim ordenje,
Kad niko me ne poznaje,
Pa zvezdu Crnog Djordja, dadoh sad za bokal grozdja,
Sta ce meni orden, kad ja nemam bilo koga,
Samo nespokoj i bol, moji najbolji drugovi,
U kafani lomim case dok mi dusa ne iskrvari,
Balada disidenta, jedna tuzna srpska pesma,
Nekim buducim kafanama, za bolja vremena,
Neka zastane u grlu, kad je neko drugi peva,
Sve je isto u mom kraju, samo mene vise nema,
Ja sam morao da odem, takav nikom nisam trebao,
Beograde zbogom, pamti dobro sta sam rekao!
refren (2x)
Da li se secas kako bilo nam je pre,
Posle svega sta sad ostalo je, moj Beograde
Balada disidenata
Najveci Riky u svemiru !
Naj naj turello !
sabato 1 maggio 2010
Tommaso Di Francesco
Visto come me la sono cavata riguardo a Medjugorje ?
Bè.. qui abbiamo un'altra sfida. Succederà il finimondo ? Mi sà di si.. ma ugualmente parliamo di Tommaso Di Francesco.
Dobbiamo pensare a costruire uno spazio grande di democrazia che forse chiamiamo Europa: che non è sicuramente lo spazio che c'è adesso.
Uno spazio nel quale convivano diverse religioni, nel quale le comunità musulmane, cattoliche, cristiane, ortodosse, ebraiche non siano costrette a fuggire come la comunità ebraica di Pristina, che è stata costretta a fuggire.
E che ci siano possibilità di convivenza, di integrazione, di esaltazione delle differenze.
Ma come ci comportiamo noi con le differenze, a partire da noi stessi?
Come ci comportiamo in questo Paese qui? Parlo dell'Italia...
Tommaso Di Francesco è nato e vive a Roma dove lavora nella redazione del Manifesto. Fa parte da sempre del collettivo politico e del gruppo nato nel 1969 dalla radiazione dal Pci. Ha scritto libri di poesia, prosa e saggistica. Due libri di racconti, Doppio deserto (Roma, 1985) e La passione della distrazione (Manni, 2007, introduzione di Paolo Volponi). Due romanzi, Il giovane Mitchum (Il Lavoro Editoriale, 1987), e Hotel abisso (Mancosu, 1988). Ha curato diverse antologie di poesia, in particolare Veleno, antologia della poesia satirica contemporanea italiana (Savelli, 1981), La terra più amata, Voci della letteratura palestinese (Manifestolibri, 2002), del quale è stato co-curatore con Wasim Dahmash. Si è occupato del Laboratorio di scrittura del Santa Maria della Pietà, l'ex manicomio di Roma, collaborando all'edizione di due antologie, di poesia, La finestra sul reale, e di prosa, Padiglioni, introdotto da Roberto Roversi. ...
Tommaso Di Francesco
Bè.. qui abbiamo un'altra sfida. Succederà il finimondo ? Mi sà di si.. ma ugualmente parliamo di Tommaso Di Francesco.
Dobbiamo pensare a costruire uno spazio grande di democrazia che forse chiamiamo Europa: che non è sicuramente lo spazio che c'è adesso.
Uno spazio nel quale convivano diverse religioni, nel quale le comunità musulmane, cattoliche, cristiane, ortodosse, ebraiche non siano costrette a fuggire come la comunità ebraica di Pristina, che è stata costretta a fuggire.
E che ci siano possibilità di convivenza, di integrazione, di esaltazione delle differenze.
Ma come ci comportiamo noi con le differenze, a partire da noi stessi?
Come ci comportiamo in questo Paese qui? Parlo dell'Italia...
Tommaso Di Francesco è nato e vive a Roma dove lavora nella redazione del Manifesto. Fa parte da sempre del collettivo politico e del gruppo nato nel 1969 dalla radiazione dal Pci. Ha scritto libri di poesia, prosa e saggistica. Due libri di racconti, Doppio deserto (Roma, 1985) e La passione della distrazione (Manni, 2007, introduzione di Paolo Volponi). Due romanzi, Il giovane Mitchum (Il Lavoro Editoriale, 1987), e Hotel abisso (Mancosu, 1988). Ha curato diverse antologie di poesia, in particolare Veleno, antologia della poesia satirica contemporanea italiana (Savelli, 1981), La terra più amata, Voci della letteratura palestinese (Manifestolibri, 2002), del quale è stato co-curatore con Wasim Dahmash. Si è occupato del Laboratorio di scrittura del Santa Maria della Pietà, l'ex manicomio di Roma, collaborando all'edizione di due antologie, di poesia, La finestra sul reale, e di prosa, Padiglioni, introdotto da Roberto Roversi. ...
Tommaso Di Francesco
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