mercoledì 22 settembre 2010

Il viaggio di Rita. Terza parte

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Alloggiamo in un hotel sulla strada che collega l'aeroporto a Skopje, scelto proprio per questo, anche se i miei 3 compagni di viaggio ne avrebbero preferito uno in pieno centro.
Tuttavia essi devono presto ricredersi, visto che, per le solite combinazioni balcaniche, il padre dei due gestori è un neopensionato della facoltà di filologia, e pur essendo specializzato in lingua russa, parla l'italiano, appreso durante vari soggiorni in Calabria a studiare la lingua delle comunità albanesi ivi residenti.
In Kosovo più del 70% della popolazione ha meno di 35 anni e pare non avere ricordi vividi del passato, neanche recente, mentre da un sessantenne si possono conoscere più cose.
Trascorriamo quindi volentieri del tempo con lui e con la sua amabile signora; ci mostrano le foto del loro matrimonio, un matrimonio misto, fra un musulmano ed una cattolica, scattate quarant'anni fa, quando erano belli, giovani e pieni di ideali.
Fra queste troviamo anche quelle di una vecchia Mercedes che pare incidentata, mentre in realtà mostra i danni subiti solo pochi anni fa, mentre si recavano a prestare aiuto ad una famiglia serba.
I loro occhi ne hanno viste di tutti i colori e le loro vite si trascinano nel ricordo del loro vissuto.


Pristina ha 600mila abitanti, è priva di moneta propria, si usa infatti l'euro e ovunque ci si trova in un cantiere aperto, tanto che l'aspetto della città è in continua fase di stravolgimento.
Frotte di giovani la gremiscono, eleganti di bell'aspetto e nulla facenti.
Grosse auto senza targa circolano liberamente e il mercato nero dilaga.
Fra gli altri, la presidiano i nostri carabinieri, ma ben poco di più possono fare, se non regalare caramelle ai bambini, che ovviamente li adorano.
Tutti parlano un ottimo inglese e sono molto accoglienti, forse consapevoli della necessità dei vari investimenti ed aiuti stranieri per la sopravvivenza dello stato.


Visitiamo Gracanice, una piccola enclave serba a soli 5 km dalla capitale.
Qui si parla serbo, la moneta è quella di Belgrado e le targhe delle auto sono ancora quelle vecchie, ma la vita pare tranquilla.
Scorgiamo alcuni ufficiali dell'esercito svedese, che molto gentilmente ci “prestano” la loro guida locale; un capitano si disarma e ci accompagna nella visita della splendida chiesa ortodossa adiacente al monastero del XIV secolo, che l'Unesco nel 2006 ha proclamato patrimonio dell'umanità.
Grazie alla sua torcia possiamo ammirare gli splendidi affreschi, visto che è molto buio e soltanto qui dall'interno della chiesa, riusciamo a renderci conto dell'altissima silhouette dell'edificio.
A quanto pare gli svedesi sono al termine della loro missione in questo luogo.


Decidiamo quindi di recarci nella ben più tristemente famosa Mitrovica, la città spaccata in due dal fiume Ibar, dove vivono circa metà dei 120mila serbi di tutto il Kosovo.
Parcheggiamo l'auto all'inizio del ponte, guardata dalla Gendarmerie Francaise, dato che qui, diversamente che a Gracanice, nella zona serba possono circolare solo le auto con la vecchia targa, mentre quelle con la nuova targa kosovara vanno tolte prima di varcare il ponte per non incorrere in spiacevoli incidenti.

Kosovo me fat ?

6 commenti:

  1. Fantastici i Balcani e Balkan crew!

    A dire il vero il Kosovo sembra, come dire, irreale
    e devo ancora "metabolizzarlo"..

    Baci - Rita

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  2. siamo fantastici perchè c'è tanta gente come te !
    cmokic''

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  3. Veramente straordinari questi appunti di viaggio in una Terra martoriata... c' ero stata attraverso i racconti di mia madre, partigiana proprio in quei luoghi, ma vederli con i tuoi occhi e testimonianze dirette è diverso... più attuale e coinvolgente. Grazie di cuore Rita,
    Taty

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  4. non so' che darei per farvi conoscere rita
    è la persona piu' fantastica dell'universo !
    e poi è bellissima !
    la vedete qui
    balkan-crew.blogspot.com/
    2009/02/
    un-piccolo-favoloso-pezzettino-di.html

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  5. Lina nn esagerare.. comunque grazie delle lusinghe.
    Tatiana, mi sembra di conoscerti..
    Avrei voluto scrivere una marea di cose, che però non si possono scrivere..
    Un abbraccio - Rita

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