venerdì 31 luglio 2009
Staniero = criminale
Non sò chi di voi si ricorda Zdravetts.
Lui è bulgaro, nato a Vidim. Lo scorso Novembre è venuto a Torino per lavoro ed è venuto a trovarmi. Lui si è laureato in Bulgaria in una cosa tipo il nostro DAMS ed è venuto in Italia giovanissimo. Ha subito iniziato a lavorare e non è mai rimasto senza lavoro, anzi le aziende lo cercavano e lo pagavano anche bene, perchè ha sempre avuto tanta voglia di lavorare. A furia di essere apprezzato e richiesto, ha fatto passi avanti nel suo lavoro e adesso non dico che diriga un'azienda, ma poco ci manca.
Quando è venuto a Torino lo scorso Novembre ha voluto provare a modulare dalla mia stazione radio.
Ho già detto che sono radioamatrice ed è tramite la radio che ho conosciuto i Balkani. La radio è una cosa che in tempo di pace serve ad unire i popoli e a fare nuove amicizie.
Quel giorno di Novembre è anche stato il penultimo giorno in cui ho modulato io, perchè i miei amici (direi.. nemici) hanno iniziato ad insultare Zdravetts appena hanno sentito che era straniero.
Il giorno sucessivo ho chiesto ai miei amici se davano di testa e loro mi hanno detto che se parlo con gli stranieri sono una criminale anche io.
Dato che tutti i nodi vengono al pettine, oggi ho incontrato faccia a faccia uno di quelle persone che hanno insultato Zdravetts.
All'inizio ha cercato di spostarsi, ma dato che io sono la peggior strega esistente sulla terra, gli sono andata davanti e l'ho salutato.
Che ti vengo a sapere ? Che il caro "amico" ha chiuso per fallimento la sua impresa di pulizie, perchè le sue donne italiane erano sempre in mutua, ha riaperto con tutte donne straniere (in regola dice lui!) e si gode la bella vita perchè, se sono malate, sono loro stesse che trovano una sostituta.
Quindi cosa c'è da avercela con gli stranieri, mi sono chiesta io !?!?
"Ah.. ma quello è lavoro, al di fuori di quello non voglio aver niente a che fare con loro!"
A questo punto chiunque avrebbe salutato e chiuso, ma dato che io sono sempre la strega piu' tremenda, gli ho detto :
- E tua figlia quando si sposa ?
- Non è manco fidanzata !
- Come no ! me l'ha presentato a me un giorno qui in centro. Mi stavo giusto giusto chiedendo se avevi qualcosa contro i negri... perchè sai, uno così nero non l'avevo mai visto prima !
giovedì 30 luglio 2009
Il diario di viaggio di Gennaro (quinta parte)
Erano le 11.30, e l’appuntamento con quello dell’appartamento era per le 12.00, ma giunse solo un’ora più tardi a causa di un contrattempo che mi comunicò con sms.
Intanto mangiai una focaccia acquistata in una panetteria di fronte (pekara, se ne trovano dappertutto in gran copia) bevvi una bottiglia d’acqua presa al bar (Kafana) di fianco e aspettai all’ingresso del palazzone osservando il rado e pigro via vai di passanti.
Mi si rivolse un cinquantenne basso, magro e dall’aspetto atletico, in italiano, e riconosciutomi per l’inquilino senza perdere troppo tempo mi portò nell’appartamento al terzo piano del palazzo (con l’ascensore con la lampadina fulminata). Le rifiniture del palazzo sono pari a zero, in tutto simili a quelle delle nostre prime case popolari costruite subito dopo la guerra.
L’appartamento, veramente minuscolo si compone di una stanza (completa di frigorifero, lavatrice, televisione con antenna satellitare, ed aria condizionata) con angolo cottura ed un bagno abbastanza confortevole ma senza bidet. Scandaloso, sconcertante è l’intrico di fili e tubi che costituiscono gli impianti idrico, fognante ed elettrico; frutto di successive stratificazioni e di un mancato tentativo di razionalizzazione, forse pericolosi.
Presi una rapida doccia e me ne tornai per strada cercandomi un posto per andare a mangiare.
La Dubrovacka è uno strada che interseca a 90° la Kneza Mihailovna che dista, dal punto dove abitavo io, circa ottocento metri. Strada facendo mi fermai ad menianicnica a cambiare un pò di soldi mentre la casa l’avevo pagata in anticipo in euro ( tre giorni 108 euro, conservando con attenzione la ricevuta di pagamento che in caso di bisogno va esibita alle autorità).
Man mano che ci si avvicina al corso principale gli edifici hanno un aspetto gradualmente più curato fino ad essere perfetti ed elegantissimi nelle immediate adiacenze.
Camminai per un pò sulla Kneza Mihailovna, chiesi per un ristorante e mi spedirono in un elegante ristorante di cucina internazionale, ma volevo mangiare serbo (devo dire che mi piace molto: è nutriente e non fa ingrassare) e mi diressi in un altro ristorante “Donna Klara” che cucina anche serbo ed altrettanto elegante (1500 din). Me ne tornai a casa a riposare.
Nel pomeriggio me ne tornai nelle Kneza Mihailovna e me la girai in lungo ed in largo.
Si tratta di un enorme viale a circolazione esclusivamente pedonale, caratterizzato dal fatto di essere sempre affollatissimo, con la consueta, infinita sequela di bar e gelaterie all’aperto. Vi si svolgono numerosissimi microeventi: dal raffinato cantante Jazz, ai giocolieri, ad artisti di cabaret, pittori, al finto cetnico col cappelluccio e la zampogna o la ciaramella.
Non ci si annoia, insomma: lungo i vicoli, locali di tendenza, forse, più frequentati l’inverno.
Ero stanco e mi avviai verso casa, a cento metri dal palazzone, mi fermò una ragazza. Piccolina, sulla ventina, bionda con gli occhi azzurrissimi, carina. Farfugliò qualcosa di, per me, incomprensibile, in serbo; le dissi, in inglese, che ero italiano, ma non parlava inglese. La sentii pronunciare qualcosa tipo “sex “ ma non ci badai. Mi riavviai verso casa, vidi che mi seguiva a qualche passo di distanza, pensai che abitasse nello stesso portone. Una volta a casa mi sentii scombussolato, pensavo a quella ragazzina e a quello (di piacevole) che sarebbe potuto accadere se avessi acconsentito a quella, che a tutti gli effetti, mi era sembrata una confusa ed insieme esplicita offerta sessuale, e per un tempo impercettibile la mia volontà aveva seriamente vacillato, poi avevo comunque deciso, per il meglio (e non me ne lamento, sia chiaro). Non mi aveva nemmeno detto il suo nome quando aveva voluto sapere il mio. Fatto sta che mi sentivo agitato da sentimenti contrastanti e che se fossi rimasto in casa non sarei riuscito a dormire. Uscii e me andai dritto filato alla Kafana all’angolo del palazzone. Un locale basso, non molto ampio, pieno di fumo e di gente. Mi sedetti ad un piccolo tavolo in un angolo un pò in disparte ed ordinai al ragazzo (Gorane) una Jelen grande. Attirai subito l’attenzione del proprietario del locale, Rade Ristovic: un uomo di circa 55 anni di altezza media, con i capelli bianchi e corti e gli occhi, intensamente azzurri, vivacissimi.
Mi invitò al suo tavolo ed accettai volentieri. Non parlava inglese ma con la mediazione di un avvocato (un tipo smilzo, altezza media, scuro, scuro dall’aria equivoca) presente tra gli avventori potemmo comunicare, stabilendo in breve fra noi una forte corrente di simpatia. Dopo poco smisi anche di pagare le birre bevute (offerte da Rade) che si erano nel frattempo enormemente moltiplicate. Finimmo per parlare di politica. La sua teoria è che i guai della Serbia sono causati dai Montenegrini. A sentire lui, infatti, tali erano di origine tutti i più rimarchevoli politici serbi ed in particolare coloro che erano stati la causa di tante sofferenze per il popolo.
...
Intanto mangiai una focaccia acquistata in una panetteria di fronte (pekara, se ne trovano dappertutto in gran copia) bevvi una bottiglia d’acqua presa al bar (Kafana) di fianco e aspettai all’ingresso del palazzone osservando il rado e pigro via vai di passanti.
Mi si rivolse un cinquantenne basso, magro e dall’aspetto atletico, in italiano, e riconosciutomi per l’inquilino senza perdere troppo tempo mi portò nell’appartamento al terzo piano del palazzo (con l’ascensore con la lampadina fulminata). Le rifiniture del palazzo sono pari a zero, in tutto simili a quelle delle nostre prime case popolari costruite subito dopo la guerra.
L’appartamento, veramente minuscolo si compone di una stanza (completa di frigorifero, lavatrice, televisione con antenna satellitare, ed aria condizionata) con angolo cottura ed un bagno abbastanza confortevole ma senza bidet. Scandaloso, sconcertante è l’intrico di fili e tubi che costituiscono gli impianti idrico, fognante ed elettrico; frutto di successive stratificazioni e di un mancato tentativo di razionalizzazione, forse pericolosi.
Presi una rapida doccia e me ne tornai per strada cercandomi un posto per andare a mangiare.
La Dubrovacka è uno strada che interseca a 90° la Kneza Mihailovna che dista, dal punto dove abitavo io, circa ottocento metri. Strada facendo mi fermai ad menianicnica a cambiare un pò di soldi mentre la casa l’avevo pagata in anticipo in euro ( tre giorni 108 euro, conservando con attenzione la ricevuta di pagamento che in caso di bisogno va esibita alle autorità).
Man mano che ci si avvicina al corso principale gli edifici hanno un aspetto gradualmente più curato fino ad essere perfetti ed elegantissimi nelle immediate adiacenze.
Camminai per un pò sulla Kneza Mihailovna, chiesi per un ristorante e mi spedirono in un elegante ristorante di cucina internazionale, ma volevo mangiare serbo (devo dire che mi piace molto: è nutriente e non fa ingrassare) e mi diressi in un altro ristorante “Donna Klara” che cucina anche serbo ed altrettanto elegante (1500 din). Me ne tornai a casa a riposare.
Nel pomeriggio me ne tornai nelle Kneza Mihailovna e me la girai in lungo ed in largo.
Si tratta di un enorme viale a circolazione esclusivamente pedonale, caratterizzato dal fatto di essere sempre affollatissimo, con la consueta, infinita sequela di bar e gelaterie all’aperto. Vi si svolgono numerosissimi microeventi: dal raffinato cantante Jazz, ai giocolieri, ad artisti di cabaret, pittori, al finto cetnico col cappelluccio e la zampogna o la ciaramella.
Non ci si annoia, insomma: lungo i vicoli, locali di tendenza, forse, più frequentati l’inverno.
Ero stanco e mi avviai verso casa, a cento metri dal palazzone, mi fermò una ragazza. Piccolina, sulla ventina, bionda con gli occhi azzurrissimi, carina. Farfugliò qualcosa di, per me, incomprensibile, in serbo; le dissi, in inglese, che ero italiano, ma non parlava inglese. La sentii pronunciare qualcosa tipo “sex “ ma non ci badai. Mi riavviai verso casa, vidi che mi seguiva a qualche passo di distanza, pensai che abitasse nello stesso portone. Una volta a casa mi sentii scombussolato, pensavo a quella ragazzina e a quello (di piacevole) che sarebbe potuto accadere se avessi acconsentito a quella, che a tutti gli effetti, mi era sembrata una confusa ed insieme esplicita offerta sessuale, e per un tempo impercettibile la mia volontà aveva seriamente vacillato, poi avevo comunque deciso, per il meglio (e non me ne lamento, sia chiaro). Non mi aveva nemmeno detto il suo nome quando aveva voluto sapere il mio. Fatto sta che mi sentivo agitato da sentimenti contrastanti e che se fossi rimasto in casa non sarei riuscito a dormire. Uscii e me andai dritto filato alla Kafana all’angolo del palazzone. Un locale basso, non molto ampio, pieno di fumo e di gente. Mi sedetti ad un piccolo tavolo in un angolo un pò in disparte ed ordinai al ragazzo (Gorane) una Jelen grande. Attirai subito l’attenzione del proprietario del locale, Rade Ristovic: un uomo di circa 55 anni di altezza media, con i capelli bianchi e corti e gli occhi, intensamente azzurri, vivacissimi.
Mi invitò al suo tavolo ed accettai volentieri. Non parlava inglese ma con la mediazione di un avvocato (un tipo smilzo, altezza media, scuro, scuro dall’aria equivoca) presente tra gli avventori potemmo comunicare, stabilendo in breve fra noi una forte corrente di simpatia. Dopo poco smisi anche di pagare le birre bevute (offerte da Rade) che si erano nel frattempo enormemente moltiplicate. Finimmo per parlare di politica. La sua teoria è che i guai della Serbia sono causati dai Montenegrini. A sentire lui, infatti, tali erano di origine tutti i più rimarchevoli politici serbi ed in particolare coloro che erano stati la causa di tante sofferenze per il popolo.
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mercoledì 29 luglio 2009
Milos e Rifat
Queste due storie sono completamente vere. Ce le hanno raccontate due ragazzi che leggono balkan-crew. Abbiamo cambiato i nomi e alcuni particolari, ma la sostanza è vera. Le pubblichiamo perchè alle volte arrivano alcuni estremisti e ci dicono che questi o quelli sono cattivi. Oramai non ci facciamo più caso, perchè questi estremisti sono già arrivati da ogni dove, da ogni popolo, da ogni religione e da ogni cultura.
Davanti a queste due storie però si fermano a pensare.
Milos poteva andare a far la carriera militare e ha rifiutato
Ha rimandato il militare il piu’ possibile studiando la notte e lavorando di giorno
È alto 1.80 ed è arrivato a pesare 49 kg a furia di non dormire e non mangiare per lavorare e studiare.
A 27 anni ha dovuto andare a fare il militare per forza.
Era il periodo delle bombe e lui era capitano.
Il colonnello gli ha detto:
- prendi i tuoi 5 uomini e vai a presidiare il ponte.
Milos era contento perché il ponte era l’unico ponte di Belgrado sempre pieno di gente, notte e giorno, l’unico che è rimasto in piedi, perché avrebbero ammazzato centinaia e centinaia di persone se avessero bombardato anche quello.
Non vedeva l’ora di andarsene dalla caserma, perchè sulla caserma piovevano bombe notte e giorno.
Mentre Milos e i suoi 5 stavano per partire il colonnello richiama Milos :
- contrordine, nomina un capitano e manda loro, mi servi qua.
Milos era disperato ma ha dovuto obbedire.
Cosi’ ha salutato i compagni e ha visto la camionetta allontanarsi.
Quando la camionetta è arrivata al cancello una bomba l’ha centrata in pieno.
Milos ha dovuto raccogliere i suoi amici in tanti pezzi e metterli dentro a dei sacchi neri, quelli che si usano per le immondizie.
Lo sogna ogni notte da 10 anni.
Rifat è un ragazzo kosovaro. E’ arrivato in Italia con qualche espediente, perché non aveva nessuna possibilità per togliersi definitivamente dal Kosovo.
Ma la non ci sarebbe più stato, neanche a morire.
Rifat arriva in Italia e cerca di fare qualche lavoretto, si fa degli amici.
Una sera c’è una festa in paese e ci sono i fuochi artificiali.
Rifat è contento, pensa già che passerà una serata tranquilla con gli amici e qualche birra.
Tutto è normale, fino allo scoppio dei primi fuochi.
Rifat comincia a tremare e sta male, così male che gli amici chiamano un’ambulanza e lo portano al pronto soccorso.
I medici non sanno che è successo, se non che Rifat è arrivato in stato confusionale.
Il giorno dopo gli amici gli sono ancora vicno e Rifat si è calmato. Racconta che nella mente si è ritrovato in Kosovo, quando era costretto dai terroristi a incendiare, a scappare, a sparare.
Anche lui come Milos sogna le stesse cose da 10 anni ogni notte.
Milos e Rifat sono vissuti in un medesimo tempo a poche centinaia di km uno dall’altro.
Entrambi hanno la stessa età, gli stessi sogni, li stessi incubi, la stessa voglia di vivere.
Milos è serbo, Rifat albanese.
I serbi danno la colpa agli albanesi e gli albanesi ai serbi.
Siamo sicuri che sia colpa loro ?
Una buona umanità.
Davanti a queste due storie però si fermano a pensare.
Milos poteva andare a far la carriera militare e ha rifiutato
Ha rimandato il militare il piu’ possibile studiando la notte e lavorando di giorno
È alto 1.80 ed è arrivato a pesare 49 kg a furia di non dormire e non mangiare per lavorare e studiare.
A 27 anni ha dovuto andare a fare il militare per forza.
Era il periodo delle bombe e lui era capitano.
Il colonnello gli ha detto:
- prendi i tuoi 5 uomini e vai a presidiare il ponte.
Milos era contento perché il ponte era l’unico ponte di Belgrado sempre pieno di gente, notte e giorno, l’unico che è rimasto in piedi, perché avrebbero ammazzato centinaia e centinaia di persone se avessero bombardato anche quello.
Non vedeva l’ora di andarsene dalla caserma, perchè sulla caserma piovevano bombe notte e giorno.
Mentre Milos e i suoi 5 stavano per partire il colonnello richiama Milos :
- contrordine, nomina un capitano e manda loro, mi servi qua.
Milos era disperato ma ha dovuto obbedire.
Cosi’ ha salutato i compagni e ha visto la camionetta allontanarsi.
Quando la camionetta è arrivata al cancello una bomba l’ha centrata in pieno.
Milos ha dovuto raccogliere i suoi amici in tanti pezzi e metterli dentro a dei sacchi neri, quelli che si usano per le immondizie.
Lo sogna ogni notte da 10 anni.
Rifat è un ragazzo kosovaro. E’ arrivato in Italia con qualche espediente, perché non aveva nessuna possibilità per togliersi definitivamente dal Kosovo.
Ma la non ci sarebbe più stato, neanche a morire.
Rifat arriva in Italia e cerca di fare qualche lavoretto, si fa degli amici.
Una sera c’è una festa in paese e ci sono i fuochi artificiali.
Rifat è contento, pensa già che passerà una serata tranquilla con gli amici e qualche birra.
Tutto è normale, fino allo scoppio dei primi fuochi.
Rifat comincia a tremare e sta male, così male che gli amici chiamano un’ambulanza e lo portano al pronto soccorso.
I medici non sanno che è successo, se non che Rifat è arrivato in stato confusionale.
Il giorno dopo gli amici gli sono ancora vicno e Rifat si è calmato. Racconta che nella mente si è ritrovato in Kosovo, quando era costretto dai terroristi a incendiare, a scappare, a sparare.
Anche lui come Milos sogna le stesse cose da 10 anni ogni notte.
Milos e Rifat sono vissuti in un medesimo tempo a poche centinaia di km uno dall’altro.
Entrambi hanno la stessa età, gli stessi sogni, li stessi incubi, la stessa voglia di vivere.
Milos è serbo, Rifat albanese.
I serbi danno la colpa agli albanesi e gli albanesi ai serbi.
Siamo sicuri che sia colpa loro ?
Una buona umanità.
martedì 28 luglio 2009
I Warriors a Bolzano !
Dedicato a "small biscuit Kovac".
Questa, giuro, non me la sarei mai aspettata !
I Warriors sono venuti a Bolzano e non hanno detto niente a nessuno !
Se penso a tutti i serbi che stanno nella zona di Bolzano....
Se penso a Djordje e a cosa fa per le varie associazioni balkaniche...
L'unica spiegazione che mi dò è che le loro ragazze sono gelose...
Questo è un altro problema conseguente al visto. Le ragazze serbe sono le più belle del mondo, ma non lo sanno...
Sapete che non so' ancora chi ha vinto ?
Almeno hanno fatto un viaggio ecologico !!!
Ancora non ci posso credere ! Tanti bei serbi in Italia e non l'abbiamo saputo !!!
Che bello vedere questa bandiera in Italia !
Angel warriors Cacak.
Le foto sono di proprietà delle squadre e sono protetti da Copyright
Questa, giuro, non me la sarei mai aspettata !
I Warriors sono venuti a Bolzano e non hanno detto niente a nessuno !
Se penso a tutti i serbi che stanno nella zona di Bolzano....
Se penso a Djordje e a cosa fa per le varie associazioni balkaniche...
L'unica spiegazione che mi dò è che le loro ragazze sono gelose...
Questo è un altro problema conseguente al visto. Le ragazze serbe sono le più belle del mondo, ma non lo sanno...
Sapete che non so' ancora chi ha vinto ?
Almeno hanno fatto un viaggio ecologico !!!
Ancora non ci posso credere ! Tanti bei serbi in Italia e non l'abbiamo saputo !!!
Che bello vedere questa bandiera in Italia !
Angel warriors Cacak.
Le foto sono di proprietà delle squadre e sono protetti da Copyright
domenica 26 luglio 2009
A trip to Pirot
Pirot è una città e una municipalità, nonché capoluogo, del distretto di Pirot nel sud-est della Serbia centrale, al confine con la Bulgaria
Chi volesse acquistare uno splendido tappeto, puo’ andare a Pirot. Io devo parlare di questa città in religiosa devozione poiché è la città natale del mio miglior amico e guai a parlarne meglio di Cacak (potrei essere fucilata !).
Ma noi abbiamo già parlato di Pirot qui e della sua splendida chiesa qui
Inoltre abbiamo parlato di Dojkinci, un paesino che sta sulla Stara planina sopra a Pirot.
E non vi perdete il meraviglioso lago: Zavojsko jesero con la sua limpidissima acqua.
Pensate che è stato scoperto un lago sotterraneo ancora piu' grosso di questo che potrebbe dare acqua a tutta Europa.
Quel che rimane ancora da dire è come arrivarci.
A tal proposito abbiamo solo alcune notizie che troviamo in internet, poichè il nostro amico Dejan vive a Cacak, mentre si presuppone che un visitatore parta da Belgrado.
In teoria ci dovrebbe essere un autobus da Belgrado e sicuramente c'è l'autobus che va a Nis. Da Nis a Pirot non c'è molto ed è ancora molto in uso fare l'autostop.
Se invece andate con l'auto è facilissimo. Da Belgrado c'è una comodissima autostrada fino a Nis, poi si prende la statale che porta a Sofia e sono 71 km ( Nis- Pirot).
Se vi è possibile, andate a Pirot in estate per vedere la splendida festa del folklore
Guardate che carino questo filmato
Chi volesse acquistare uno splendido tappeto, puo’ andare a Pirot. Io devo parlare di questa città in religiosa devozione poiché è la città natale del mio miglior amico e guai a parlarne meglio di Cacak (potrei essere fucilata !).
Ma noi abbiamo già parlato di Pirot qui e della sua splendida chiesa qui
Inoltre abbiamo parlato di Dojkinci, un paesino che sta sulla Stara planina sopra a Pirot.
E non vi perdete il meraviglioso lago: Zavojsko jesero con la sua limpidissima acqua.
Pensate che è stato scoperto un lago sotterraneo ancora piu' grosso di questo che potrebbe dare acqua a tutta Europa.
Quel che rimane ancora da dire è come arrivarci.
A tal proposito abbiamo solo alcune notizie che troviamo in internet, poichè il nostro amico Dejan vive a Cacak, mentre si presuppone che un visitatore parta da Belgrado.
In teoria ci dovrebbe essere un autobus da Belgrado e sicuramente c'è l'autobus che va a Nis. Da Nis a Pirot non c'è molto ed è ancora molto in uso fare l'autostop.
Se invece andate con l'auto è facilissimo. Da Belgrado c'è una comodissima autostrada fino a Nis, poi si prende la statale che porta a Sofia e sono 71 km ( Nis- Pirot).
Se vi è possibile, andate a Pirot in estate per vedere la splendida festa del folklore
Guardate che carino questo filmato
venerdì 24 luglio 2009
Paprika balkanicus
E... olè! Sbarcano in Italia questi splendidi topini !
Al loro debutto in Italia, scoperta dei Womad (World of Music Arts & Dance) di Peter Gabriel, l’ensemble è composto da cinque giovani talenti, provenienti da Romania, Serbia e Slovenia e residenti da qualche anno a Londra. Nati nel 2007, sono considerati dalla critica anglosassone i nuovi “baronetti” della world music. Lo spettacolo dei Paprika Balkanicus è elettrizzante, giocato con un'energia straordinaria, che dispensa momenti di emozione intensa. Il repertorio, tipicamente balcanico, con brani dalle velocità strabilianti, accentua la magistrale bravura del violinista romeno Bogdan Vacarescu, un talento naturale scelto nel 1997, a soli vent’anni, per far parte della World Youth Orchestra e del settetto del grande violinista Nigel Kennedy. L’ensemble si arrichisce, inoltre, della presenza del contrabbasso di Jozef Secnik (ex Terra Folk, vincitori del BBC World Music Award 2003), della chitarra ritmica di Vlad Jocic e dei pluripremiati fisarmonicisti classici Milos Milivojevic e Zivorad Nikolic.
In soli due anni contano partecipazioni a rinomati festival quali Glastonbury, Womad Charlton Park, Womad Las Palmas, Adelaide Cabaret Festival, Spraoi & Northside Music Festival, Balkan Fever London, Secret Garden Party, Exit e Edinburgh Fringe.
Sfera culture
Niska banja.
Interview.
Gli inglesi e il kolo.
Paprika Balkanicus
25/07/2009 21.30 presso Vincoli Sonori - Kletzmer & Gypsy Festival
Teatro Sociale, Piazza Vittorio Veneto, 24 - Tel. 0121 795412, Pinerolo, Torino, Italy.
KLEZMER & GYPSY FESTIVAL VINCOLI SONORI is a journey through different souls of Oriental and Balkan Europe music, a natural stage where from father to son root sounds are handed down, ethnic groups and religions meet each other to give life to musical expressions that go beyond differences. Born in 1996, KLEZMER & GYPSY FESTIVAL VINCOLI SONORI hosted in the past editions artists as The Klezmatics, Taraf de Haidouks, Maurice El Medioni, Kocani Orkestar, Fanfara Ciocarlia, Rona Hartner and Florin Niculescu, growing every year with both famous international and emerging groups.
For more info, pls visit: www.sferaculture.com & www.myspace.com/vincolisonorifestival
giovedì 23 luglio 2009
VUK KOSTIC - Intervista dedicata a Lina
Oramai non è più un segreto; a Lina e a me (Francy) piace l'attore serbo Vuk Kostic.
Ed è da un po' che ho promesso che avrei fatto un post su di lui. Ma invece di riassumere biografia e filmografia (che potete leggere tutto nell suo sito ufficiale molto bello...e pieno di foto!) vi propongo un' intervista trovata sulla rivista "story" (rivista serba di pettegolezzi!) dove le lettrici potevano fare domande e Vuk ha risposto (l'intervista in serbo qui)
Abbiamo ammirato Vuk nei bellissimi film "Absolutnih 100" , "Zivot je cudo" (che è stato girato qua) "Love & other crimes" e ne abbiamo già un po' parlato....ma eccovi la traduzione dell'intervista!
Vuk Kostić: Mi piaciono le ragazze alte!
Intervista su "Story" 21 maggio 2009
Domanda: Vuk, quando smetterai di prendere ruoli del cattivo, del mafioso e del dealer nei tuoi film? Non dico che non sei bravo in quei ruoli, ma non potresti accettare un ruolo un po' più "positivo"? (Marija Nićiforović)
- Non ne ho la più pallida idea. Meglio fare il mafioso in un film che starmene seduto a casa!
Domanda: Perchè ti vesti ancora come negli anni '90? (Maja Tarlać)
- Perchè per me sono ancora gli anni'90 (ride)
Domanda: Se ti chiedessero di presentare una trasmissione alla TV che parla di sport, caccia etc. l'accetteresti? Oppure un'emissione dove presenti ai telespettatori dove sei stato? (Jelena Matić)
- Certo, anzi ci sto proprio pensando.
Domanda: Vuk, quando verrai a Sarajevo? Ti farò da guida! (Nevena)
- Non sono mai stato a Sarajevo, ma mi piacerebbe andarci.
Domanda: Credi nella rincarnazione? Se ci credi, come cosa/chi vorresti ritornare nella prossima vita? (Ognjanović Ivana)
- Di sicuro come peccabile serbo.
Domanda: Ci sono delle avventure di scuola che con piacere ti ricordi? (Vesna Mandić)
- Ho un sacco di ricordi della scuola, tante stupidate che ho fatto, non saprei proprio quale condividere con voi .
Domanda: E vero che vai a caccia? Se si, non ti dispiace per la preda? Lo sai che i camosci piangono quando vedono un cacciatore? Meglio se vai a pesca, rilassa l'anima. E stare vicino all'acqua ripacifica. (Janja ribara starog kći)
- Orca, qui la domanda l'ha fatta di sicuro un esperto! Io la cosa non la vedo per niente così, no, non mi dispiace, la caccia è uno sport preistorico.
Domanda: Ti succede di avere contatto con delle tue fans? (Ana)
- Raramente, ma succede!
Domanda: Che tipo di ragazze ti piaciono? (Aleksandra.)
- Ragazze alte.
Domanda: C'è un posto qui a Belgrado dove potrei vederti? Non voglio conoscerti, solo vedere come sei dal vivo. (Jelena Marinković )
- Restoran Violeta kućo stara.
Domanda: Qual'è il miglior film che hai visto negli ultimi tempi? (Amina)
- Ultimamente non ho visto nessun bel film.
Domanda: So che non usi Internet, ma lo sapevi che su facebook c'è una tua pagina "fan" con 3800 fans, che ne pensi? (Milica Radifković)
- Non ho un PC, quindi non mi eccito per questo. So che al giorno d'oggi si passa per analfabeta se non si usa il Computer. Comunque mi fa piacere di avere cosi tanti fans!
Domanda: Come ti rilassi? (Sandra Pejić)
- Passo il tempo con i miei amici, vado a caccia, nel bosco oppure al mare. Questi sono i miei svaghi. Ma poi devo anche stare da solo, perchè un attore ha bisogno anche un po' di solitudine.
Domanda: Ti è mai successo che ti hanno disdetto di fare il ruolo principale nel fim, all'ultimo minuto? E se si, come reagisci a queste situazioni? (Jelena Đurđević)
- Non mi è mai sucesso che non mi hanno dato un ruolo promesso, ma mi è già sucesso che vado ad un provino e non mi danno il ruolo che desideravo. Mi riprendo andando a comprarmi qualcosa per la caccia oppure qualcosa che mi serve....
Domanda: Accetteresti un ruolo dove non saresti l'attore principale e dovresti essere un omosessuale e ci sarebbero da filmare un sacco di scene d'amore? (Jovana Pešić)
- Il ruolo dell'omosessuale lo accetterei. Per le tante scene d'amore non saprei, sicuramente non insisterei, non so se mi farebbe piacere di dovere fare un sacco di scene esplicite con una persona dello stesso sesso.
Intervista curata da Ksenija Konić per story.rs
martedì 21 luglio 2009
Il cinema contro il razzismo
Domenica 12 luglio, la diciannovenne regista romanì Laura Halilovic ha ricevuto il premio "Cinema Contro il Razzismo" durante il XV Meeting Internazionale Antirazzista di Livorno, sostenuto dalla Regione Toscana assieme a diverse amministrazioni locali ed associazioni. Halilovic ha ricevuto il riconoscimento per il suo documentario "Io la Mia Famiglia Zingara e Woody Allen", che a Giugno ha vinto il Premio UCCA 2009 al Film Festival di Bellaria. Il film ha anche ricevuto una menzione speciale dalla giuria "per l'abilità di descrivere in maniera leggera, a volte ironica, ma sempre in maniera diretta, la propria storia, quella della sua famiglia e tramite ciò le difficili condizioni degli Zingari in Italia". Il Premio UCCA viene riconosciuto ai primi due documentari del Film Festival di Bellaria, ed i film premiati ricevono l'opportunità di essere proiettati in almeno 20 città italiane.
Dopo aver ottenuto il Premio UCCA, l'ufficio regionale dell'Istruzione in Piemonte ha fatto in modo di promuovere la proiezione di "Io la Mia Famiglia Zingara e Woody Allen" in oltre 200 scuole superiori. Il film verrà presentato agli insegnanti in ottobre, e dal 2010 il documentario sarà disponibile nel catalogo di risorse per gli insegnanti. Le scuole avranno anche la possibilità di organizzare proiezioni seguite da dibattiti tra Halilovic e gli studenti.
"Io la Mia Famiglia Zingara e Woody Allen" è stato prodotto da Zenit Arti Audiovisive col supporto tra gli altri, del Fondo OSI di Corrispondenza del Decennio Rom, di RAI 3, del Ministero per le Pari Opportunità e del Fondo Film Documentari del Piemonte.
Nata a Torino nel 1989. Terminata la scuola dell'obbligo ha frequentato un corso per aiuto cuoco. Ha collaborato, tramite un progetto di borsa lavoro, in qualità di assistente alla regia, alle attività del Centro di Cultura per la Comunicazione e i Media di Via Modena a Torino (una struttura ITER/ Istituzione Torinese per un Educazione Responsabile dei Servizi Educativi della Città di Torino). Illusione (6') 2007, è il suo primo cortometraggio ed ha vinto il festival Sotto-18 . Grazie a questo cortometraggio Laura è stata ospite del programma di RAI 3 Screensaver. "Io, la Mia Famiglia Rom e Woody Allen" è il suo primo documentario.
Premi vinti da Laura Halilovic:
2009, Bellaria Film Festival:
Premio UCCA 20 (Io, la Mia Famiglia Rom e Woody Allen)
Menzioni Speciali Anteprima Doc (Io, la Mia Famiglia Rom e Woody Allen)
Premio "Avanti!" (Io, la Mia Famiglia Rom e Woody Allen)
Mi chiamo Laura Halilovic sono nata il 22 novembre del 1989. La mia passione per la regia é nata quando avevo nove anni.
Ho vissuto al campo per anni e mi trovavo benissimo, poi mi sono trasferita alla Falchera quando ci hanno dato una casa popolare. Mi trovo bene anche qui. Qui ho anche girato il mio primo cortometraggio con un gruppo di amici. Voglio fare un documentario sui Rom per far conoscere agli altri la nostra vita. I Rom, o come vengono chiamati con un tono dispregiativo, gli Zingari, per la maggior parte vivono nelle case, i loro figli vanno a scuola, a differenza di quello che tutti credono, solo alcuni di loro vivono ancora girando come facevano una volta. Sono stati fatti film e documentari sulle loro usanze, sul loro modo di vivere, ma nulla i cui loro possano veramente riconoscersi. I registi e gli sceneggiatori presentano il mondo dei Rom con idee ancora molto stereotipate. Non sanno che alcuni non si direbbe che sono Rom e che molti di quelli che ancora oggi vivono viaggiando sarebbero felici di avere una casa popolare e di poter mandare i propri figli a scuola.
La gente oggi ha ancora paura, non si fida, appena sente la parola Zingaro si allontana e questo mi da molto fastidio, non ci fa sentire accettati in un paese che non è il nostro e nel quale stiamo cercando di costruirci un futuro e di dare un futuro ai nostri figli.
Un viaggio intimo e personale tra la fine della vita nomade e lo stanziamento in una casa popolare di Torino. Laura è l'unica figlia femmina della famiglia Halilovic, una famiglia Rom arrivata in Italia dalla Bosnia negli anni sessanta. La regista diciottenne ci racconta in prima persona con ironia e senso dell’umorismo il suo rapporto con la famiglia e il suo percorso per accettare le proprie origini e allo stesso tempo realizzare il suo sogno di diventare regista.
Il documentario presenta una riflessione sulla fine della vita nomade, sulle relazioni con i parenti che ancora vivono nei campi e con i gagè, i vicini non rom. Più in generale è una riflessione sulla difficoltà nel rapporto con gli altri, sentimento che accompagna Laura sin dall’infanzia.
Tratto da Mahalla.
Una breve intervista qui.
Dopo aver ottenuto il Premio UCCA, l'ufficio regionale dell'Istruzione in Piemonte ha fatto in modo di promuovere la proiezione di "Io la Mia Famiglia Zingara e Woody Allen" in oltre 200 scuole superiori. Il film verrà presentato agli insegnanti in ottobre, e dal 2010 il documentario sarà disponibile nel catalogo di risorse per gli insegnanti. Le scuole avranno anche la possibilità di organizzare proiezioni seguite da dibattiti tra Halilovic e gli studenti.
"Io la Mia Famiglia Zingara e Woody Allen" è stato prodotto da Zenit Arti Audiovisive col supporto tra gli altri, del Fondo OSI di Corrispondenza del Decennio Rom, di RAI 3, del Ministero per le Pari Opportunità e del Fondo Film Documentari del Piemonte.
Nata a Torino nel 1989. Terminata la scuola dell'obbligo ha frequentato un corso per aiuto cuoco. Ha collaborato, tramite un progetto di borsa lavoro, in qualità di assistente alla regia, alle attività del Centro di Cultura per la Comunicazione e i Media di Via Modena a Torino (una struttura ITER/ Istituzione Torinese per un Educazione Responsabile dei Servizi Educativi della Città di Torino). Illusione (6') 2007, è il suo primo cortometraggio ed ha vinto il festival Sotto-18 . Grazie a questo cortometraggio Laura è stata ospite del programma di RAI 3 Screensaver. "Io, la Mia Famiglia Rom e Woody Allen" è il suo primo documentario.
Premi vinti da Laura Halilovic:
2009, Bellaria Film Festival:
Premio UCCA 20 (Io, la Mia Famiglia Rom e Woody Allen)
Menzioni Speciali Anteprima Doc (Io, la Mia Famiglia Rom e Woody Allen)
Premio "Avanti!" (Io, la Mia Famiglia Rom e Woody Allen)
Mi chiamo Laura Halilovic sono nata il 22 novembre del 1989. La mia passione per la regia é nata quando avevo nove anni.
Ho vissuto al campo per anni e mi trovavo benissimo, poi mi sono trasferita alla Falchera quando ci hanno dato una casa popolare. Mi trovo bene anche qui. Qui ho anche girato il mio primo cortometraggio con un gruppo di amici. Voglio fare un documentario sui Rom per far conoscere agli altri la nostra vita. I Rom, o come vengono chiamati con un tono dispregiativo, gli Zingari, per la maggior parte vivono nelle case, i loro figli vanno a scuola, a differenza di quello che tutti credono, solo alcuni di loro vivono ancora girando come facevano una volta. Sono stati fatti film e documentari sulle loro usanze, sul loro modo di vivere, ma nulla i cui loro possano veramente riconoscersi. I registi e gli sceneggiatori presentano il mondo dei Rom con idee ancora molto stereotipate. Non sanno che alcuni non si direbbe che sono Rom e che molti di quelli che ancora oggi vivono viaggiando sarebbero felici di avere una casa popolare e di poter mandare i propri figli a scuola.
La gente oggi ha ancora paura, non si fida, appena sente la parola Zingaro si allontana e questo mi da molto fastidio, non ci fa sentire accettati in un paese che non è il nostro e nel quale stiamo cercando di costruirci un futuro e di dare un futuro ai nostri figli.
Un viaggio intimo e personale tra la fine della vita nomade e lo stanziamento in una casa popolare di Torino. Laura è l'unica figlia femmina della famiglia Halilovic, una famiglia Rom arrivata in Italia dalla Bosnia negli anni sessanta. La regista diciottenne ci racconta in prima persona con ironia e senso dell’umorismo il suo rapporto con la famiglia e il suo percorso per accettare le proprie origini e allo stesso tempo realizzare il suo sogno di diventare regista.
Il documentario presenta una riflessione sulla fine della vita nomade, sulle relazioni con i parenti che ancora vivono nei campi e con i gagè, i vicini non rom. Più in generale è una riflessione sulla difficoltà nel rapporto con gli altri, sentimento che accompagna Laura sin dall’infanzia.
Tratto da Mahalla.
Una breve intervista qui.
lunedì 20 luglio 2009
Magica Svoboda !
Nei giorni scorsi è capitato questo :
- mi sveglio la mattina presto e sul pc c'è una mail del favoloso Fabrizio Casavola.
- leggo la mail e mi informo su chi sono i "Vincoli sonori" (è un festival)
- riapro la mail per scrivere ai Vincoli e trovo la mail di Diego col progetto "Adopt Srebrenica"
- faccio il post per Diego, riapro la mail e trovo la mail di Corrado di "Tenda per la pace"
- preparo il post per Corrado, riapro la mail e arriva la "Fanfara Tirana" che colgo l'occasione di salutare e ringraziare e scusarmi per il ritardo (ancora non abbiamo trovato un posticino, ma lo troveremo)
Per farla breve così sono andata avanti per 6 ore senza accorgermene, parlando sempre con delle persone meravigliose.
Ma mentre per Corrado e Diego era quasi tutto chiaro e la fanfara era ancora in dolce attesa, per quanto riguarda i Vincoli la situazione non era chiara.
Cercavo e ricercavo e più cercavo e più mi interessava questo festival che è a due passi da casa mia, ma che non conoscevo.
Così ho fatto un post, ma dopo un po' arriva la mail di Giovanni Vincoli che mi dice che tutto cio' che ho scritto riguarda lo scorso anno e mi manda il programma giusto.
Davanti a quel programma mi sono illuminata d'immenso.
Che belle cose succedono a Torino !
Sabato scorso sono così andata all'inaugurazione del festival Vincoli sonori.
E' stato bellissimo !
Eravamo a Collegno nell'ex-manicomio, perchè un po' pazzi lo siamo tutti !
Un vento e un gelo da sembrare inverno, ma era il 18 Luglio.
Tutta l'organizzazione è andata a cercare delle mollette, perchè durante le prove il vento continuava a far volare gli spartiti.
In realtà nonostante le mollette, gli spatiti voleranno ugualmente, ma il concerto si tiene lo stesso e alla perfezione.
Incontro Sandra e il marito Marko (l'uomo più timido del mondo).
Faccio una breve intervista ai componenti del gruppo Svoboda. Ma l'intervista non è semplice, perchè è buio pesto e la mia telecamera sparaflescia una luce incredibile, per cui Stefania e Claudio Svoboda hanno una luce negli occhi e sentono solo una luce che parla.
C'è da pisciarsi addosso dalle risate nel vedere la faccia di Claudio quando gli dico che è l'amore mio ! E' come terrorizzato !
Poi inizia il concerto. Dalle prime note restiamo senza parole.
Il pubblico è qualcosa che avrei voluto fotografare, perchè era un qualcosa di simpaticissimo. Prima dello spettacolo eravamo tutti a ridosso di un muro al riparo dal vento, poi ci siamo spostati con le nostre sedioline davanti al palco.
Ad un certo punto guardo il pubblico e mi viene da ridere. La maggior parte delle persone erano in piedi e ballavano. Tre signore di mezza età erano avvolte in una coperta e ballavano in una sincronia totale per cui sembrava che fosse una coperta rossa che si muovesse nella notte nera.
Dal palco Stefania con la sua voce meravigliosa ci teneva col fiato sospeso.
Brave le chiatarre, le 2 batterie, ma io sono rimasta senza parole dalla tromba,dal clarinetto e soprattutto dal sax. Divini !
E non è finita qui !! Anzi è solo l'inizio. Il festival Vincoli sonori prosegue tutta la settimana e .. sabato prossimo.. sorpresa !!
La SVOBODA ORCHESTRA è una formazione composta da voce, archi, fiati, chitarre acustiche, basso elettrico, percussioni e batteria. L’orchestra offre una sonorità insolita nel panorama attuale: l’intrecciarsi di melodie supportate da una marcata base ritmica fanno del suo sound un imprevedibile susseguirsi di atmosfere con profonde influenze etniche. Accanto a composizioni originali propone riletture “contaminate” di brani e canzoni che vanno dal Mediterraneo alla Mitteleuropa fino all’Oriente più estremo, con uno spirito da festa di matrimonio nomade.
SVOBODA ORCHESTRA non ha sposato un genere musicale preciso, ma si diverte a giocare con molti stili in modo originale, creando un percorso geografico-emotivo che supera i confini e mescola le culture.
La SVOBODA ORCHESTRA è stata definita un ensemble specializzato nel recuperare tradizione e folk viaggiando dal Manzanarre al Reno, e ancora più in là verso i Balcani, su di una trascinante e coinvolgente carovana targata world music … un circo all’incrocio tra la tradizione Klezmer e la musica da cinema.
SVOBODA ORCHESTRA ha tenuto concerti al Magazzino di Gilgamesh, al Caffè Procope/Teatro Juvarra, ai Murazzi a Torino, al Maltese di Cassinasco (AT), al Teatro Giacosa di Ivrea, al teatro Matteotti di Moncalieri, al Diavolo Rosso di Asti e in manifestazioni e festivals con il Comune e le Circoscrizioni di Torino, Asti, Moncalieri e Carmagnola. Ha partecipato nel 2001 a "Vincoli sonori 6° Festival internazionale di musica Klezmer e Gypsy di Pinerolo, alle edizioni del Festival “Lo spettacolo della Montagna” 2003 e 2005, alla 6a Rassegna “Castello in musica 2003″ di Montiglio Monferrato e ha vinto la rassegna Ivrea in Musica 2002 cui è seguita la pubblicazione del primo CD. Ha suonato al Belleville di Torino in apertura del concerto di Ivo Papasov e la Fanfara Tirana e al Teatro Piccolo Regio Puccini per la rassegna “A suon di musica 2008″ e ha partecipato all'evento speciale Gypsy Time in occasione di "Torino Spiritualità 2008" .
Giampaolo Cabutto: chitarra e voce
Stefania Cammarata: voce
Nico Casassa Vigna: violino
Laura Culver: violoncello, sax contralto
Gianni Daniello: batteria
Roberto Freggiaro: basso elettrico
Luciano Gallo: tromba
Paolo Ginanneschi: percussioni
Claudio Ricci: chitarra
Sergio Zaccardelli: sax soprano
Qui una breve intervista prima del concerto.
Magico sax svoboda !
Limonciky.
Stefania Cammarata.
Dedicato a Riccioli d'oro,Claudio Ricci.
Sonuska.
Veramente magici !
Svoboda.it
domenica 19 luglio 2009
Viaggio in Kosovo e Metohija (terza parte)
Questa è l'ultima parte del mio diario nel KOSMET (Kosovo e Metohija) e prosegue da qui.
Entrata al Monastero di Zociste del 14.secolo, vicino alla omonima cittadina, che sta a circa 5 km da Orahovac.
Monastero di Zociste
Nell'estate del 1999, dopo l'arrivo della KFOR,i terroristi del UCK, hanno aggredito il monastero, e gli hanno dato fuoco e i frati sono stati salvati all' ultimo momento.
Nel 2004 la chiesa fu ricostruita, e per rifarla, hanno riutilizzato le stesse pietre, aggiungendone di nuove.
Il monastero adesso è sotto strettisima sorveglianza della KFOR, perchè è completamente isolato in una zona completamente albanese. Questo luogo sacro viene spesso visitato da albanesi musulmani.
Tombe distrutte dai terroristi
Velika Hoca
Case paesane serbe tipiche della Metohija a Velika Hoca.
Velika Hoca è un luogo bello e culturalmente importante con 12 chiese del 12esimo, 14esimo e 16esimo secolo. Ê anche conosciuto perchè si produce il miglir vino della Metohija.
Nel 1999 ci vivevano circa 2'000 serbi, adesso ne sono rimasti 700.
La gente molto ospitale ci ha ricevuto con molto affetto.
La chiesa di Santo Stefano, una delle 12 chiese.
Una cartina con i più importanti monasteri del KOSMET che su 10'000 km sono circa 1'500.
Vicino ci sono tutte le stemme delle forze militari che hanno protetto la chiesa dal 1999 fino ad ora.
Il monastero vicino a Velika Hoca.
Vista dal monastero.
Orahovac
Entrando a Orahovac, incontriamo un grande gruppo di albanesi. Qui il nostro guidatore riflette su cosa fare. Decidiamo di passare lo stesso....
Orahovac è una grande enclave serba. Nella parte alta della cittadina vivono 1.300 serbi (nel 1999 erano 4'000).
I serbi si sono in gran parte rifugiati nel nord della Serbia.
Oggi la cittadina è sporca e disorganizzata, e piena di nuove moschee, gran parte di queste nuove moschee appartengono ai Wahhabies (setta islamica estremista)
Una delle nuove moschee. Anche se questa è un po' particolare: nel pianterreno ci hanno collogato una boutique.... :-)
Vista su Orahovac
Prizren
Eccoci nel pezzo più a sud del KOSMET che confina con l'Albania e la Repubblica di Macedonia. Si vedono i bei monti di Pastrik e Sharr che dominano il paesaggio del intero KOSMET.
Prizren, la città dello zar Dusan, era una volta la capitale della Serbia. Le numerose chiese e monasteri sembrano non volere cedere lo splendore medioevale di una volta e alle brutte ed isignificanti costruzioni degli albanesi che sono sorte negli ultimi 10 anni.
La zona intorno al fiume "Bistrica" con vista sulla fortezza "Kaljaja" di zar Dusan.
Nel 1999 a Prizren vivevano 10'000 serbi e oggi ce ne sono solo 200. Ma non solo i Serbi hanno dovuto fuggire da Prizren, anche Gorani, musulmani slavi e rom.
Tanti di loro hanno dovuto rifugiarsi nella Serbia centrale. Se nel 1999 erano in 40'000 adesso ne sono rimasti circa la metà.
Di nuovo questo modo ridicolo di mostrare una stupida gratitudine delgi albanesi verso l'America e provare a riscrivere la storia!
A qualche chilometro da Prizren sulla strada per Brezovica si arriva al Monastero degli archangeli.
Zar Dusan fece costruire il monastero nel 14esimo secolo e fu sepolto qui. Nel 17.esimo secolo, durante l'ocupazione turca, fu distrutto (come tanti altri monasteri) dai turchi. Questi rubarono le pietre per costruire la moschea "Sinan Pasa" nel centro di Prizren. Nel 1998 il monastero fu ricostruito e funzionava di nuovo quando, nemmeno un'anno dopo, nel 1999 fu saccheggiato dai terroristi del UCK. Appena si riprese un funzionaemnto normale, ecco che nel 2004, nel pogrom di marzo, il monastero è sato attaccato di nuovo. Questa volta però da giovani vandali civili di Prizren.
Adesso il monastero è sotto protezzione della KFOR germanica.
Si entra solo dopo controlli ed identificazione
La pittoresca strada per Brezovica
Una delle più belle moschee del KOSMET è quella di "Sinan Pasa".
Che ne penso adesso del mio viaggio?
Inanzi tutto ho rotto il ghiaccio con tutti i timori che avevo di andare in KOSMET. Adesso ho il desiderio di ritornarci il più presto possibile.
Con tutte le informazioni vere e false che avevo sentito su questa zona non sapevo più a chi dare retta. Adesso ho potuto vedere con i miei occhi e mi sono fatto un'immagine più chiara della situazione e posso confermare che i miei pensieri che avevo prima di partire erano purtroppo veri.
Il KOSMET era serbo e rimane serbo.
Nemanja
Entrata al Monastero di Zociste del 14.secolo, vicino alla omonima cittadina, che sta a circa 5 km da Orahovac.
Monastero di Zociste
Nell'estate del 1999, dopo l'arrivo della KFOR,i terroristi del UCK, hanno aggredito il monastero, e gli hanno dato fuoco e i frati sono stati salvati all' ultimo momento.
Nel 2004 la chiesa fu ricostruita, e per rifarla, hanno riutilizzato le stesse pietre, aggiungendone di nuove.
Il monastero adesso è sotto strettisima sorveglianza della KFOR, perchè è completamente isolato in una zona completamente albanese. Questo luogo sacro viene spesso visitato da albanesi musulmani.
Tombe distrutte dai terroristi
Velika Hoca
Case paesane serbe tipiche della Metohija a Velika Hoca.
Velika Hoca è un luogo bello e culturalmente importante con 12 chiese del 12esimo, 14esimo e 16esimo secolo. Ê anche conosciuto perchè si produce il miglir vino della Metohija.
Nel 1999 ci vivevano circa 2'000 serbi, adesso ne sono rimasti 700.
La gente molto ospitale ci ha ricevuto con molto affetto.
La chiesa di Santo Stefano, una delle 12 chiese.
Una cartina con i più importanti monasteri del KOSMET che su 10'000 km sono circa 1'500.
Vicino ci sono tutte le stemme delle forze militari che hanno protetto la chiesa dal 1999 fino ad ora.
Il monastero vicino a Velika Hoca.
Vista dal monastero.
Orahovac
Entrando a Orahovac, incontriamo un grande gruppo di albanesi. Qui il nostro guidatore riflette su cosa fare. Decidiamo di passare lo stesso....
Orahovac è una grande enclave serba. Nella parte alta della cittadina vivono 1.300 serbi (nel 1999 erano 4'000).
I serbi si sono in gran parte rifugiati nel nord della Serbia.
Oggi la cittadina è sporca e disorganizzata, e piena di nuove moschee, gran parte di queste nuove moschee appartengono ai Wahhabies (setta islamica estremista)
Una delle nuove moschee. Anche se questa è un po' particolare: nel pianterreno ci hanno collogato una boutique.... :-)
Vista su Orahovac
Prizren
Eccoci nel pezzo più a sud del KOSMET che confina con l'Albania e la Repubblica di Macedonia. Si vedono i bei monti di Pastrik e Sharr che dominano il paesaggio del intero KOSMET.
Prizren, la città dello zar Dusan, era una volta la capitale della Serbia. Le numerose chiese e monasteri sembrano non volere cedere lo splendore medioevale di una volta e alle brutte ed isignificanti costruzioni degli albanesi che sono sorte negli ultimi 10 anni.
La zona intorno al fiume "Bistrica" con vista sulla fortezza "Kaljaja" di zar Dusan.
Nel 1999 a Prizren vivevano 10'000 serbi e oggi ce ne sono solo 200. Ma non solo i Serbi hanno dovuto fuggire da Prizren, anche Gorani, musulmani slavi e rom.
Tanti di loro hanno dovuto rifugiarsi nella Serbia centrale. Se nel 1999 erano in 40'000 adesso ne sono rimasti circa la metà.
Di nuovo questo modo ridicolo di mostrare una stupida gratitudine delgi albanesi verso l'America e provare a riscrivere la storia!
A qualche chilometro da Prizren sulla strada per Brezovica si arriva al Monastero degli archangeli.
Zar Dusan fece costruire il monastero nel 14esimo secolo e fu sepolto qui. Nel 17.esimo secolo, durante l'ocupazione turca, fu distrutto (come tanti altri monasteri) dai turchi. Questi rubarono le pietre per costruire la moschea "Sinan Pasa" nel centro di Prizren. Nel 1998 il monastero fu ricostruito e funzionava di nuovo quando, nemmeno un'anno dopo, nel 1999 fu saccheggiato dai terroristi del UCK. Appena si riprese un funzionaemnto normale, ecco che nel 2004, nel pogrom di marzo, il monastero è sato attaccato di nuovo. Questa volta però da giovani vandali civili di Prizren.
Adesso il monastero è sotto protezzione della KFOR germanica.
Si entra solo dopo controlli ed identificazione
La pittoresca strada per Brezovica
Una delle più belle moschee del KOSMET è quella di "Sinan Pasa".
Che ne penso adesso del mio viaggio?
Inanzi tutto ho rotto il ghiaccio con tutti i timori che avevo di andare in KOSMET. Adesso ho il desiderio di ritornarci il più presto possibile.
Con tutte le informazioni vere e false che avevo sentito su questa zona non sapevo più a chi dare retta. Adesso ho potuto vedere con i miei occhi e mi sono fatto un'immagine più chiara della situazione e posso confermare che i miei pensieri che avevo prima di partire erano purtroppo veri.
Il KOSMET era serbo e rimane serbo.
Nemanja
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