mercoledì 23 luglio 2008

UNA LETTERA MERAVIGLIOSA

Ho ricevuto una lettera meravigliosa e ho deciso di pubblicarla. Ho omesso solo una parola per non ferire quanti non la pensano come me e l'ho lasciata anonima. Non dimentichiamo i giochi politici più grossi di noi che ci girano sulla testa e ci vorrebbero uno contro l'altro. Se l'autrice si vuole presentare è la benvenuta. Carissima xxx ti ringrazio infinitamente. Hai scritto delle cose bellissime dando un profumo di pace che dovrebbe essere d'obbligo in tutto il mondo. Ma pian piano lo costruiremo, soprattutto se ci sono tante persone come te . Hvala lepo i cmokic' !

28 giugno 1389. L'esercito del re Lazar, catturato e ucciso dopo aver consumato le proprie forze con un nemico superiore, è in rotta e il sultano Murad cammina trionfante tra i corpi martoriati e i cadaveri dei nobili cavalieri cristiani, quando anche la sua gloriosa vita viene a spegnersi ad opera del leggendario eroe Milos Obilic. Nel campo dei merli (Kosovo Polje) il regno di Serbia viene sconfitto dall'imponente esercito turco, ma quella sconfitta, conclusasi con un attentato riuscito, e la temporanea fermata dell'avanzare ottomano nei Balcani, è rimasto fino ad oggi il simbolo dell'identità nazionale e religiosa del popolo serbo.
La dominazione turca, durata più di mezzo millennio, non ha potuto creare un omogeneo melting pot culturale e religioso e le differenze etniche risultano ancora pesanti.
Il Kosovo resta la culla della civiltà serba e il sentimento popolare per queste terre è molto forte.
Qui sorgono migliaia di monasteri ortodossi (samostan) e la sacralità di questi luoghi ha recentemente subito l'ennesima profonda umiliazione e depredazione culturale, con la proclamazione d'indipendenza del Kosovo lo scorso 17 febbraio.
28 giugno 2008. E' un altro caldissimo Vidovdan (festa di San Vito) a scandire la storia balcanica.
Il Kosovo è di nuovo al centro della pace europea: a Mitrovica, città emblematica della divisione serbo-ortodossa e albanese-musulmana i serbi kosovari hanno insediato xxxx il proprio Parlamento. Questo simbolizza ancora una volta la profondamente radicata e diffusa irrequietezza che pervade il mondo serbo e non si può notarlo frettolosamente, o addirittura far finta di niente.
L'Europa infatti si trova ancora una volta seduta su una polveriera (bure baruta – come il noto film di Goran Paskaljevic) pronta ad essere incendiata dalla più piccola scintilla.
Tuttavia non sì è percepito questo pericolo a Cartigliano, nell'immediata periferia di Bassano del Grappa, dove si è semplicemente celebrato il Vidovdan secondo la tradizione.
In Veneto sono presenti ben 30mila Serbi di cui 9mila nella provincia di Vicenza, perfettamente integrati nella comunità locale, ma non dimentichi delle proprie radici e legati alla cultura d'origine.
Tale cospicua comunità, grazie alla collaborazione tra la parrocchia serbo-ortodossa di San Luca e l'associazione culturale SLOGA, ha organizzato una grande festa alla quale hanno partecipato insieme all'amministrazione locale le autorità religiose e politiche serbe. Presente in veste ufficiale persino il presidente Serbo di Bosnia, sostenitore dell'importanza di mantenere viva la propria identità culturale da parte degli emigrati dalla Serbia.
L'evento solenne - la festa di San Vito è la più importante ricorrenza per i Serbi - si è svolto con allegria e senza eccessi, in piena sicurezza, anche grazie al notevole dispiegamento di forze dell'ordine, tanto da sembrare di trovarsi addirittura nell'ex Jugoslavia, dove la pace ed il precario equilibrio, da sempre legati a questioni etniche, sono mantenuti per lo più militarmente.
Ma qui si è pregato, cantato, ballato, mangiato pesce di fiume - condito senza grassi animali ad indicare che la celebrazione di questa festività dovrebbe servire a purificare corpo e mente scongiurando possibili malattie - e si è tenuto l'immancabile torneo di scacchi.
Questo Vidovdan, trascorso a Bassano con apparente spensieratezza, sottolinea come anche attraverso giornate di questo tipo si possa creare la differenza tra guerra e pace.
E proprio il gioco degli scacchi, così diffuso nei Balcani, sembra ricordarci, a conclusione di una bellissima giornata, che le pedine, legate ai passati conflitti etnici, sono già posizionate e che sta anche, o forse soprattutto a noi, “altra Europa”, suggerire le mosse per disinnescare, piuttosto che innescare, una nuova stagione di conflitti.

2 commenti:

  1. Grazie per l'aggettivo utilizzato per definire il mio pensiero.
    Ci terrei a sottolineare che non vorrei apparire "di parte".
    Ho voluto soltanto esprimere le mie sensazioni, scaturite da una giornata particolare, e condividerle con chi ama i Balcani.
    Un caro saluto a tutti.
    Rita Bettin

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  2. grazie Rita,
    sono contenta che tu sia arrivata a firmarti..
    in realtà di parte lo siamo tutti però cerchiamo ciò che ci unisce e non ciò che ci divide consapevoli del fatto che le persone soffrono allo stesso modo al di qua e al di la della frontiera...
    se hai delle foto e qualsiasi notizia riguardante quella bella giornata o qualunque giornata passata all'insegna della pace e della fratellanza tra popoli diversi mandacela e noi la pubblicheremo alla faccia di chi ci vuol vedere divisi e litigiosi..
    e complimenti ancora..
    sentiamo più facilmente parlare di odio e vendetta che di cose belle..
    ci hai fatto un magnifico regalo !

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